“Stupido è, chi lo stupido fa!” Forrest Gump Esiste una condizione dettata da una caratteristica particolare: la passività. È una condizione in cui l’essere umano subisce la realtà circostante senza saper incidervi in alcun modo. Non solo, è anche una condizione in cui spesso si ripete un errore pur avendo i mezzi per produrre un’azione proficua e, seppur sollecitati da forze che potrebbero contrastare l’errore, si insiste nell’errore. C’è un celebre detto latino che raccoglie in poche parole questa condizione: errare humanum est, perseverare autem diabolicum, commettere errori è umano, ma perseverare nell’errore è diabolico. Nel Libro dei Mutamenti, un testo cinese del X secolo a.C. circa, ritenuto da Confucio un libro di grande saggezza, viene affermato che l’essere stolto è uno stato in cui si mescolano confusione e inesperienza. Dice anche che lo stolto dovrebbe innanzitutto riconoscere la propria inesperienza e poi cercare consiglio, cioè avere l’umiltà e l’interesse che garantiscano una sufficiente preparazione per affrontare ciò che deve affrontare. L’immagine naturale con cui descrive lo stato dello stolto è un monte con un abisso d’acqua ai suoi piedi, cioè un pericolo davanti al quale ci si arresta anziché progredire. Uno stato passivo. Se ancora non fosse chiaro, stiamo parlando della stupidità umana, dove il termine stupido è utilizzato nell’accezione moderna, cioè una condizione in cui l’intelligenza non viene utilizzata al meglio, oppure nemmeno un po’, e che non presenta alcuna logica proficua. Facciamo un esempio. Due fratelli pensionati, senza alcun problema economico, hanno ereditato una casa e decidono di venderla. Non si informano dei prezzi di vendita che può ottenere lo stabile, non si informano di nulla e, pur non conoscendo le meccaniche di vendita immobiliare, non si danno pena di chiedere consiglio a chi invece ne sa. Vanno nella prima agenzia immobiliare che trovano e l’agente, che si rende conto subito di essere davanti a due sprovveduti, li circuisce raccontando loro una montagna di frottole per abbassare la richiesta dei due fratelli (questo significa quasi immediata vendita per l’agenzia, con un profitto minore ma veloce). Non solo, li lega con un contratto di mediazione per un anno intero, in modo tale che non possano cambiare idea qualora si rendano conto del tranello in cui li sta confondendo (a meno che non paghino una penale). Coartati dall’agente, i due fratelli firmano la mediazione per una cifra che corrisponde esattamente alla metà di quello che invece potrebbero facilmente ottenere se il mediatore fosse onesto, o se i due fratelli si fossero presi la briga di curare con assennatezza i loro affari. Le due famiglie lo vengono a sapere e gli portano prove inconfutabili che hanno commesso un grosso errore. Viene fuori anche che una casa con le stesse specifiche, proprio nello stesso condominio, è stata venduta poco tempo prima per il doppio di quello proposto dall’agente. Ma pur di concludere la vendita e di non riconoscere lo sbaglio che hanno fatto, non solo i due non ascoltano, ma firmano una proposta dell’agenzia per un ulteriore abbassamento del prezzo finale che vogliono ottenere, perché l’agente ha detto loro che hanno trovato il compratore. Firma che poi condurrà al rogito, e a quel punto non potranno più ripensarci. Tenuto conto del fatto che i due fratelli abitano entrambi in case d’affitto e che non lasceranno nulla ai figli, i quali non godono di una buona posizione economica, non si capisce il motivo per cui decidano di vendere la casa ereditata a metà prezzo di quello che potrebbero ottenere, pur non avendo bisogno immediato di liquidità. La vicenda è accaduta veramente. I due fratelli scelgono di non curare i propri interessi, cioè fanno un atto stupido, e procurano un danno a se stessi e, per via indiretta, anche ai familiari, senza trarne alcun profitto. Sulla stupidità la letteratura si è sprecata. Nel Vangelo di san Marco è addirittura accomunata a una forma di peccato. Il Codice penale italiano prevede un aumento di pena pari a un terzo, se un reato è eseguito “per futili motivi”. Ne hanno parlato il tragediografo greco Euripide, il poeta satirico romano Giovenale, il filosofo tedesco Martin Heidegger, lo scrittore irlandese Oscar Wilde, il sociologo polacco Zygmunt Bauman e moltissimi altri. Negli antichi testi religiosi indiani, gli Upanisad, la divinità prima da cui tutto procede, Brahma, si esprime così in merito: “Trovandosi immersi nell’ignoranza, sicuri di sé; ritenendosi saggi, gli sciocchi si aggirano urtandosi a vicenda, come ciechi guidati da un cieco”. Il poeta e drammaturgo Friedrich Schiller disse: “Neanche gli dei possono nulla contro la stupidità umana”. Alexandre Dumas padre dichiarò, in modo simile a Einstein nella famosa frase che gli è attribuita più sopra: “Sì, sì, la terra, il cielo, gli astri, l’infinito! Ci si sente schiacciare. Ma c’è un infinito ancora più stupefacente: quello della stupidità umana”. Lo scrittore e sceneggiatore Ennio Flaiano ha detto: “La stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore intorno a sé”. L’esempio di equilibrio che offre il Dalai Lama, la massima autorità religiosa del Tibet e Premio Nobel per la pace nel 1989, costretto all’esilio dopo l’invasione del suo paese da parte della Cina, è smentito da lui stesso nel caso della stupidità. In un’intervista al Time Magazine, ha affermato: “Non si smette mai di arrabbiarsi per le piccole cose. Nel mio caso, accade quando le persone che mi stanno accanto fanno delle cose incautamente, senza prestare attenzione. In queste occasioni, il volume della mia voce aumenta, ma dopo pochi minuti mi passa tutto“. Nel famoso racconto Razza di deficienti! dello scrittore di fantascienza Isaac Asimov, pubblicato nel 1958, l’autore racconta di un alieno non meglio precisato, Naron, il quale sta scrivendo sui registri galattici i nomi delle razze con un indice di intelligenza tale da poter essere ammesse nella Federazione Galattica (attenzione, nelle seguenti righe verrà narrata la conclusione del racconto). Durante lo screening appare la Terra, inserita nei nominativi dei candidati per avere scoperto l’energia atomica. Il superiore chiede a Naron se i terrestri, avendo scoperto l’energia atomica, abbiano messo in orbita una stazione spaziale. Quando Naron risponde negativamente, il superiore domanda ancora: “Ma se hanno scoperto l’energia atomica, dove eseguono le loro prove, le esplosioni sperimentali?”. “Sul loro pianeta”, risponde Naron. Il racconto si chiude con una riga tracciata sul nome Terra, per depennarla dalle razze intelligenti, mentre il superiore di Naron esclama: “Razza di deficienti!”. Molti sono gli atti compiuti per stupidità, anche in nome della religione. Nel tardo medioevo, e per ancora molto tempo dopo, vennero perseguitate per stregoneria innumerevoli persone sulla base di accuse fantasiose, e moltissime furono condannate a morire sul rogo. Ancora oggi si riempiono saggi dove ci si fanno domande sulle reali dinamiche che hanno spinto gli inquisitori a creare una tale perdita immotivata di vite umane. La stupidità, quindi, può essere individuale o collettiva. E anche molto pericolosa. Sotto l’egida della condivisione, oggi si vedono enormi greggi umane regalare profitti altrettanto grandi a entità virtuali private che si definiscono gratuite, di socializzazione oppure fungono da bacino di ricerca. Lo fanno senza trarne alcun profitto personale e, anzi, danno modo a queste entità di creare immensi capitali e di controllare la ricerca e l’informazione, dove per altro uno dei paradossi sta nel fatto che, pur manipolando informazioni per trarne profitto, questi colossi affermano che l’informazione non è il loro business. Dove sta la stupidità? In primo luogo, nel regalare informazioni a organismi che le usano per limitare la coscienza e l’informazione dello stesso singolo che le regala, oltre ad arricchirli in modo sconsiderato, al punto tale che ultimamente stanno anche tentando di incidere nella sfera governativa. Da qui viene tutto il resto. Il web è pieno di dati, statistiche, articoli che lo stanno sempre più confermando. Basta cercare. Senza contare che, mentre una parte di umanità sta morendo di troppo cibo, un’altra parte muore perché non ne ha. Oppure c’è chi muore perché ancora non si è capito che il ciclo terrestre torna a dare quello che si dà, e prima o poi tornerà anche a chi è stato l’artefice del disastro, perché di pianeti abitabili esiste solo quello su cui viviamo, al momento. E tutto è collegato. Insomma, la lista è lunga e continuare, appunto, darebbe vita a quella operazione infinita di cui ci parlavano Dumas e Einstein. Su questo argomento, Giancarlo Livraghi, pubblicitario e cofondatore dell’Alcei, l’associazione per la libertà della comunicazione elettronica interattiva, ha scritto un libro dal titolo: Il potere della stupidità (Monti & Ambrosini, 2004, 2007, 2008, e 2009 per la prima edizione riveduta e ampliata in lingua inglese), in cui delinea una serie di tattiche per eludere gli effetti sconfortanti e dannosi provocati dalla stupidità umana. Innanzitutto Livraghi sottolinea come sia sconcertante vedere che gli stessi errori, nel corso della storia umana, continuino a ripetersi. Non esistono solo persone stupide o solo persone intelligenti, e non è vero che lo stupido sia sempre qualcun altro, spesso capita di esserlo anche fra persone intelligenti: l’importante è accorgersene, avere l’umiltà di ammetterlo e porvi riparo. Il pericolo della stupidità sta nel fatto che è imprevedibile e, al contrario di un atto malvagio che può avere una logica di profitto, esercitare la stupidità fa danno a se stessi oltre che agli altri. E diventa ancora più pericolosa perché è contagiosa e crea folle non pensanti. In questa sorta di manuale volto a limitare gli effetti deleteri della stupidità, Livraghi avverte che nella guerra alla stupidità occorre essere spietati e, allo stesso tempo, dotati della serenità necessaria per stroncarla alla nascita, unita a un po’ di umorismo (che non è la comicità, volta invece più a distrarre dalla vera natura del problema). Lo stesso Giancarlo Livraghi cita il saggio Allegro ma non troppo, con Le leggi fondamentali della stupidità umana, di Carlo M. Cipolla (Il Mulino, 1988 e successive edizioni). Carlo Cipolla era uno studioso specializzato in storia economica, le cui pubblicazioni in materia gli sono valse onorificenze che lo hanno riconosciuto come un caposcuola in materia, per l’originalità, il rigore metodologico e la vastità dell’approccio. Scritto inizialmente nel 1976 e regalato solo agli amici, questo libello ebbe così fortuna che l’autore si decise di darlo alle stampe. Si compone di due brevi trattati: il primo è un breve saggio umoristico dal titolo Il ruolo delle spezie (e del pepe nero in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo, il secondo è un vero studio scientifico sulla stupidità: Le leggi fondamentali della stupidità umana. In questo breve saggio, l’autore enuncia una teoria della stupidità e individua 5 leggi fondamentali che identificano lo stupido e ne inquadrano il comportamento. La Prima Legge Fondamentale della stupidità umana asserisce senza ambiguità di sorta che: Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione. La Seconda Legge Fondamentale dice che: La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona. La Terza (ed aurea) Legge Fondamentale chiarisce esplicitamente che: Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita. La Quarta Legge Fondamentale afferma che: Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore. La Quinta Legge Fondamentale conclude che: La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista. Corollario: Lo stupido è più pericoloso del bandito. A spiegazione del corollario della Quinta Legge, occorre specificare che, formulando la sua teoria, Cipolla individua 4 gruppi umani: gli intelligenti, gli sprovveduti, gli stupidi, i banditi (cioè chi commette un reato). Questi 4 gruppi possono interagire in vari modi. Il grafico seguente, che li rappresenta, apre a moltissime considerazioni. Questo e molto altro nel saggio di Carlo M. Cipolla. Si legge in mezz’ora, si può meditare per un tempo infinito. World ©Tea C. Blanc. 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Sì, ma le persone stupide potrebbero essere le più felici… https://www.youtube.com/watch?v=eK9qLEmPKIE Rispondi
Ne dubito, Lino, dal momento che lo stupido procura un danno a se stesso, in primo luogo. A meno che felicità sia equivalente di masochismo, ma non mi risulta. Rispondi