Il gruppo di Facebook “Fumettoso” ha colpito ancora, intervistando un Grande del fumetto italiano: Claudio Villa. Nato a Lomazzo (Varese) nel 1959, dopo avere lavorato su alcuni fumetti francesi, Claudio Villa nel 1982 inizia a collaborare con la casa editrice Bonelli disegnando Martin Mystère. Quattro anni dopo progetta graficamente Dylan Dog, del quale diventerà il primo copertinista. Infine, dal 1994, è copertinista di Tex, oltre che disegnatore principale. L’intervista con Claudio Villa, svoltasi in diretta nel gruppo di “Fumettoso”, è stata moderata da Sauro Pennacchioli. Le domande sono state poste liberamente dai membri del gruppo. Giampaolo Menicacci: Claudio Villa, dopo che avrai terminato il famoso “Texone”, pensi di continuare a disegnare Tex o hai altri progetti da parte? Non so di preciso cosa farò dopo il Texone, ma di certo sarò sempre nella riserva Navajo. O almeno spero. Giuseppe Striano: Quale storia “classica” di Tex realizzata prima del numero 200 ti piacerebbe reinterpretare? Ci sono state storie che mi sarebbe piaciuto ridisegnare, anche se non di un periodo preciso, ma penso sia meglio che rimangano nella memoria dei lettori così come sono state disegnate originariamente. Roberto Berna: Visto che in questi giorni c’è la sua mostra allo Spazio Wow di Milano, vorrei chiederti quanto ha influito Jack Kirby nel tuo modo di disegnare. Onestamente non molto. Ammiro Jack Kirby per quello che ha saputo dare con la dinamicità del suo segno, ma i miei personali gusti andavano verso autori con altri stili. Fabio Signorelli: Quale formato usi per le tue tavole? Formato A3: le tavole in carta Fabriano Tecnico6, le copertine su carta shoeller montata su cartoncino rigidissimo. Tindaro Alessandro Guadagnini: Carissimo Maestro, c’è la possibilità di vederla mai a Catania ospite di Etna Comics o dei “Bonelliani Siculi”? Difficile vedermi oltre Lucca. Sarebbe bello, ma le manifestazioni sono davvero tante e purtroppo manca il tempo per stare dietro a tutte. Galep (Aurelio Galleppini) visto da Claudio Villa Sauro Pennacchioli: Un tuo ricordo di Galep, il primo disegnatore di Tex… L’ho incontrato in un paio di occasioni (anche lui non si spostava molto) e mi è sembrato una persona d’altri tempi, molto gentile e semplice. Quasi sembrava non rendersi conto che aveva creato una leggenda a fumetti. In quelle occasioni mi ha raccontato che le sue pistole, le prime colt che disegnava, erano inventate così come le selle. Era la sua enorme fantasia, e una abilità non comune nel disegnare, che le rendevano “vere” agli occhi del lettore. Parodia del “Texone” (il numero gigante di Tex che esce una volta all’anno) Federico Castagnola: Su Facebook ho visto una tua foto con le ultime pagine del texone da te disegnate. A che punto sei arrivato e quando pensi di consegnarlo? Non dico numeri perché poi parte il “toto-quando-ha-finito”. Ma ti dico che sto lavorando più intensamente rispetto a quando dovevo fare un mucchio di copertine per i volumi di Tex allegati al quotidiano La Repubblica. Ho un termine in mente, ma anche quello resta top secret. Non vorrei creare troppe aspettative: mi hanno insegnato a dire quattro solo quando ce l’hai nel sacco. Roberto Berna: Hai mai usato le tavolette grafiche per disegnare? No, non ho mai usato tavolette grafiche: lo so, sono un dinosauro. Lavoro ancora con carta, matita, pennini e pennelli. Ci estingueremo, ma venderemo cara la pelle. Una vignetta a matita di Tex Claudio Giampaolo: Quali matite usi? Uso le portamine 0,5 e la mina morbida B o 2B. Davide Tuozzo: Qual è il tuo disegnatore di fumetti preferito? Ce ne sono tanti, annoierei a fare l’elenco. Su tutti Alex Ross, ma i suoi non si possono consiederare fumetti comuni. Al Williamson mi ha insegnato molto per le chine e il disegno, poi c’è Hermann per l’impostazione e il dinamismo, Ticci per la calligrafia… Giusto per citare dei pezzi da novanta. Illustrazione per il mensile “Gq” Sauro Pennacchioli: Quella volta che uno sceneggiatore ti ha fatto incavolare… Mah, cerco sempre di venire incontro alle “intenzioni” dello sceneggiatore. Se non ci capiamo noi due poi anche il lettore ne risente. Ricorderò un episodio buffo con il grande Alfredo Castelli, durante il mio primo lavoro su Martin Mystère. La storia aveva portato Martin in Centro America, dove era necessario far vedere la ricostruzione di una città azteca. Un bel vignettone equivalente a due strisce, con questa indicazione di Castelli: “Una ricostruzione della madonna che ti farà perdere due notti e per la quale mi maledirai tutta la vita”. Obiettivamente non fu una passeggiata, ma mi ci divertii molto! Ivan Pandozzi: Ti piacerebbe disegnare altri personaggi bonelliani, per esempio Zagor? Ogni personaggio ha il suo fascino. Zagor sarebbe bello da disegnare: fantasia pura. Ma anche Morgan Lost. Ho sentito un “click” alle mie spalle: forse Tex non è molto d’accordo. Claudio Villa disegna Batman richiamando la sua prima copertina di Dylan Dog Francesco Paris: Il personaggio extra Bonelli che ti piacerebbe disegnare? Beh, Batman e Superman. Perchè in qualche modo Devil e Capitan America li ho già disegnati (per la Panini NdR). Aldo Fici: Esiste una storia di Tex che ti ha creato difficoltà nella sua realizzazione? Si, quella di Mefisto. Dovevo confrontarmi con gli effetti speciali che il maestro Galep era riuscito a rendere con efficacia. Volendo cercare un sistema più “attuale”, ma senza rinunciare all’effetto, sono andato in crisi e pensavo francamente di non farcela. Poi le cose si sono aggiustate e ho trovato la “cifra” adatta. Alessio Campanelli: Cosa consiglieresti a un giovane che vuole intraprendere la tua carriera? Quello che hanno consigliato a me: copiare, copiare, copiare. Imparando in maniera attiva, cercando di capire perché il disegnatore ha fatto quel segno, in quel modo e in quel posto. Perché ha impostato la scena così. Questo è il solo modo per apprendere il linguaggio del fumetto. Pietro Zerella: Le tue copertine sono, ovviamente, irreprensibili dal punto di vista tecnico, ma forse peccano di una certa staticità (prendi questa osservazione per quello che vale: nella vita cerco di non fare eccessivi danni come medico). Spesso l’azione che raffiguri sembra intrappolata nell’ambra (sindrome di Alex Ross). Ora mi rendo conto che l’impianto di una cover di Tex deve rispettare determinati canoni stilistici, ma un pizzico di dinamismo e magari qualche effetto grafico non sminuirebbero le tue opere. È una corsa che non finisce mai. Il disegno migliore è sempre quello che hai in mente, ma sulla carta finisce quel che puoi fare. Sono consapevole che spesso i miei disegni non hanno quella “freschezza” che vorrei, ma come spesso ripeto, spero sempre nel prossimo. Comunque Tex ha i suoi “comandamenti” e questi si sentono nella costruzione del disegno. Claudio Giampaolo: Usi il tavolo luminoso o disegni di getto sulla tavola? Matite blu? Vado diretto sulla pagina. Niente tavolo luminoso. Illustrazione per una iniziativa speciale di Diabolik Ivan Pandozzi: Avendo il tempo e le possibilità, disegneresti con il tuo stile una delle tue storie preferite? Qual è il “mio” stile? Ho modificato lo stile quando sono passato dai fumetti francesi di Enguerrand e Nadine a Gun Gallon, perchè era necessario un segno più pulito. Poi sono approdato a Martin Mystère, dove ho dovuto ancora adattare lo stile al “tempo” in cui si muove il personaggio. Con Tex ho “risporcato” il tratto perchè nel suo mondo tutto è polveroso. Probabilmente potrei sperimentare un altro segno, provare un altro modo di disegnare con un altro personaggio, ma per ora continuo con quello che è “necessario” fare. Ivan Pandozzi: Grazie, Maestro. Niente maestro, please. Davide Tuozzo: Hai degli hobby e passioni nel tempo libero? Per ora quello che mi prende sono i simulatori di guida, nello specifico Assetto Corsa. Poi ogni tanto vado in guerra con Arma III che, per certi versi, è meglio di una partita a scacchi. Sauro Pennacchioli: Quella volta che Sergio Bonelli ti ha fatto un complimento… Sergio è sempre stato gentile ed entusiasta con i disegnatori. Non ricordo precisamente, ma vedevo la sua soddisfazione, genuina e intensa, quando osservava una tavola finita. Una grande passione, che ha permesso a tanti di poter sviluppare la propria. Marco Guidi: Di solito i “numeri 100” sono disegnati dall’autore delle copertine, però da quando le fai tu non è più cosi, come mai? La preghiera è vedere più storie disegnate da te! Ti assicuro che anch’io vorrei essere più presente nella serie. Un giorno, magari, racconterò la fatica di trovare le immagini per fare le copertine di Tex. Lo stesso Sergio Bonelli, che si è sempre occupato personalmente delle copertine, ultimamente mi parlava di “disperazione” per trovare una immagine che fosse al tempo stesso classica, “riconoscibile” come tradizionale per Tex e anche diversa da tutte le copertine già viste. Vi assicuro che a volte viene il magone. Tex è l’ammiraglia della casa editrice e Sergio mi ha sempre detto che “rompeva” più a me che ad altri per questo. Anche da qui deriva il tempo impiegato per dare a Tex una copertina “degna di Tex”. Matteo Luca Andriola Nel monografico di “Scuola di Fumetto” dedicato alla tua carriera c’è una tavola con degli schizzi preparatori che hai fatto a 18 anni sui personaggi della Marvel, all’epoca editi in Italia dalla Corno. Ho notato una certa somiglianza con il disegnatore anglo-canadese John Byrne. Ha per caso influito sul tuo stile? O ci sono stati altri autori americani che hanno condizionato il tuo tratto realistico? Molti disegnatori americani mi hanno influenzato. Di certo John Byrne è stato uno di questi, ma altri più importanti per la mia formazione sono stati Curt Swan (Superman) e Neal Adams, con il suo splendido Batman. René Faraguna: Non ho una domanda da fare. Voglio solo ricordare che ti incontrai nella mia Trieste nell’estate del 1998 alla manifestazione “Piazza Gutenberg” in piazza Unità. Nonostante fossi preso da molta gente, ti fermasti anche con me per rispondere alle mie domande su questo e su quello. Con una gentilezza rara nonostante il gran caldo e più di un’ora di conferenza da parte tua (un incontro con il pubblico con tanto di spiegazioni tecniche molto interessanti). Del resto, l’umiltà è la dote dei Grandi. Un saluto e tanti auguri per una ancora lunga strada nel mondo delle nuvole parlanti. Tra l’altro, porti lo stesso nome e cognome di un grandissimo cantante italiano del passato. Ricordo quel giorno. Mi hanno detto che tra il pubblico c’erano anche un paio di signore anziane che commentavano la mia somiglianza con il cantante. Forse pensavano fossi un parente. Fabrizio Pelizza: Mi rendo conto di arrivare in ritardo, volevo solo salutare Claudio Villa dicendo che il suo lavoro è apprezzato anche in Usa. Patrick Zircher, l’attuale disegnatore di Superman, lo stima molto. Lo so perché è rimasto colpito da una sua illustrazione che avevo postato su twitter assieme a tavole di Galep, Dino Battaglia e Hugo Pratt. Mi ha scritto dicendo di conoscere Pratt e Battaglia, chiedendomi però notizie su di lui e sul suo lavoro, dato che ne era rimasto colpito. A quel punto ha fatto un giro su Amazon e si è comprato il volumone della casa editrice Bd dedicato a Claudio Villa. Navigazione articoli TRASCURANDO TEX LA BONELLI PERDE CREDIBILITÀ LA MATITA FUORI MARGINE DI CÉSAR
Quella l’ha inventata Trapattoni. Si dice quattro da una vecchia storiella medievale di frati cercatori. Alfabetizzare non è compito mio e poi troppo intelligenti e colti non fanno più i lavori umili. Rispondi