Ecco un giovane d’oggi che non pensa solo a se stesso! Aiutare le persone in difficoltà dovrebbe essere sempre un dovere per tutti noi. Prendiamo esempio! POSTFAZIONE di J.D. LaRue Beh, che posso dire, I’m sincerely flattered. L’impostazione della storia, beffarda quanto mai, riprende i concetti dei mitici fumetti horror della Ec Comics degli anni Cinquanta, che hanno ispirato film, telefilm e hanno condizionato la cultura popolare nei decenni successivi. Probabilmente Night of the Living Dead, Fright Night, Evil Dead e Creepshow devono qualcosa agli Ec Comics. La casa editrice fondata da Max Gaines fu libera (finché lo fu) di pubblicare titoli importanti e di successo quali “Tales from the Crypt” (omaggiata da decine di telefilm e film per la TV omonimi), “The Vault of Horror”, “The Haunt of Fear”, dando lavoro ad artisti del calibro di Al Feldstein, “Ghastly” Graham Ingels, e il grandissimo Jack Davis recentemente scomparso. Chi di noi non ama leggere di macellai che vendono carne avariata costretti a cibarsi di carne umana per vendetta? O di una partita di baseball giocata con pezzi di ossa umane? O di un elefante da circo che risorge dalla tomba per calpestare il padrone che l’aveva incolpato dell’omicidio della moglie? Chi non ricorda i celeberrimi “Hosts” (anfitrioni) delle storie Ec, che ebbero un notevole successo anche in Italia soprattutto col riaccendersi dell’interesse per l’horror negli anni Novanta (sull’onda del successo di Dylan Dog)? Ecco, semmai quello che chiederei a Mattia Dossi è di inventarsi qualche “ospite” che introduca le sue storie, sul genere del Crypt Keeper, della Old Witch o magari del ben più celebre Uncle Creepy (Zio Tibia) che negli anni ’70 tenne alta la bandiera dell’Horror con la Warren Publishing, saggiamente cercando di evitare gli “eccessi” splatter che nei ’50 provocarono intervento di una vera entità malefica chiamata Fred Wertham, censore principe e ispiratore del censorio Comics Code. Se Mattia Dossi (con il suo tratto che mi ricorda il Lloyd LLewellyn di Daniel Clowes) fosse stato attivo in America nei primi anni Ottanta, avrebbe probabilmente beneficiato dell’opportunità offerta ai giovani autori da case editrici indipendenti come la benemerita (e stra-defunta) Eclipse Comics o magari la Dark Horse. Sarebbe stato probabilmente pubblicato su collane come “Mr. Monster”, che proponeva oltre alle avventure di un personaggio demenziale ma simpatico, anche alcuni omaggi alla golden age come “Cadavera” di James Clark e Mike Mc Carthy. Avrebbe conosciuto Michael T. Gilbert e Cat Yronwode, e avrebbe loro proposto come Host delle sue horror stories uno strano tipo di psicologo chiamato Doc McKunt. Loro avrebbero adorato il nome. Navigazione articoli L’UOMO TIGRE TORNA CON “TIGER MASK W” CARTONI ANIMATI E FUMETTI DA CUBA A GUGULANDIA
Caspita, che dire? Sono senza parole. Grazie davvero per il tuo pezzo. Non ho nulla da aggiungere. Anzi, forse una cosa: sei stato davvero troppo generoso nei miei confronti! Rispondi