Angelo Stano, nato nel 1953 alla periferia di Bari, si trasferisce a Milano nel 1971 per collaborare con i molti editori di fumetti allora presenti. La notorietà raggiunge Stano nel 1986, come disegnatore del primo numero di Dylan Dog, del quale, dal n. 42 (1990) al n. 361 (2016), illustra sontuosamente anche le copertine. Suoi sono pure i disegni del n. 375 di Dylan Dog, “Nel mistero”, in edicola dal 29 novembre 2017. Ai testi Tiziano Sclavi, tornato eccezionalmente al personaggio che ha creato. Due tavole di “Nel mistero”, l’ultimo episodio di Dylan Dog scritto da Tiziano Sclavi e disegnato da Angelo Stano Angelo Stano, non è ancora stanco di disegnare lo stesso personaggio? Il rischio di annoiarsi esiste e non lo si può vincere del tutto. Se si considera questo un mestiere come un altro è sicuramente inevitabile. Tuttavia se ami questo lavoro e lo fai con passione trovi comunque il modo di non annoiarti. Per esempio considerando ogni tavola, ogni singola vignetta, un’occasione per darne una rappresentazione inedita. Basta usare l’immaginazione e sforzarsi di non essere ripetitivo. Il fiume è lo stesso, ma è sempre nuova acqua quella che scorre. Naturalmente nulla ci vieta di tanto in tanto di andar per altri fiumi. I “Tarocchi di Dylan Dog”, disegnati da Angelo Stano Si reputa più personaggio lei o il Dylan Dog che disegna? Non scherziamo: io sono una persona in carne, ossa e frattaglie. Dylan è un personaggio di carta e inchiostro e, per quanto sia entrato nel cuore del lettore, rimane un personaggio di fantasia. A parte disegnarlo, io non faccio nulla di speciale o straordinario. In una vecchia intervista, lei dichiarò: «Io mi considero un artigiano. Non mi considero affatto un artista», riferendosi all’indipendenza intellettuale che induce quest’ultimo a realizzare prodotti «che non necessariamente devono avere come riferimento i gusti dell’interlocutore». Oggi si sente ancora del tutto artigiano o un po’ più artista? Non ho cambiato idea. Mi considero un artigiano e non mi sento sminuito per questo. Mi basta fare al meglio delle mie possibilità il lavoro che faccio sempre con passione e professionalità, e se qualcuno mi attribuisce meriti artistici questo rientra nella libertà di opinione. Non cambia il fatto che, almeno nel mio caso, si tratta di fumetto popolare codificato secondo un linguaggio di rappresentazione che utilizza formule grafiche ampiamente collaudate. dove non c’è nulla che non sia già stato sperimentato in precedenza nel fumetto o nella grafica pittorica. È solo una questione di scelte e concentrazione nell’ambito della direzione che si preferisce seguire. Sclavi ritratto da Stano Com’è noto, il suo tratto ricorda molto da vicino quello del pittore ed incisore austriaco Egon Schiele, ma ha avuto anche altre influenze? Mi sono formato sulle pagine del glorioso “Corriere dei piccoli” degli anni sessanta e settanta: dentro ci trovavo autori del calibro di Battaglia, Toppi, Uggeri, Di Gennaro, Nidasio, Breccia, Del Castillo, e “last but not least”, Pratt, che su tutti è stato quello che mi ha influenzato di più. Schiele è un grande pittore e un disegnatore formidabile, lo trovo perfettamente in linea con alcuni dei maestri elencati. Moderno, incisivo, inquietante e rigoroso come pochi, è l’artista che mi ha ulteriormente indicato la direzione verso cui tendo tutt’ora. Un disegno realistico ma non fotografico, che nelle intenzioni privilegia l’espressività rasentando, se il passaggio lo consente, esiti vicini all’espressionismo. Lo sceneggiatore ed editore Sergio Bonelli (1932-2011) visto da Stano Dylan Dog le ha sicuramente conferito stabilità professionale, certezza economica e prestigio. Ritiene uno scambio essenzialmente equo quello che si ripete tra lei e Dylan, o uno dei due ne ha tratto maggior beneficio? Non so se equo, senz’altro uno scambio proficuo per me, ma credo anche per Dylan. A me ha permesso di sviluppare uno stile ormai solido e maturo, oltre a riservarmi il successo professionale. Quanto alla serie spero di avere contribuito assieme ai miei colleghi nel fare di Dylan Dog un fumetto che merita il successo che si è conquistato per la qualità e l’impegno dei testi e dei disegni, rifuggendo se possibile dalla banalità. Autoritratto di Angelo Stano Freddie Mercury ha detto: « Se dovessi morire domani, non mi preoccuperei. Dalla vita ho avuto tutto. Rifarei tutto quello che ho fatto? Certo, perché no? Magari un po’ diversamente! Io cerco solo di essere genuino e sincero e spero che questo traspaia dalle mie canzoni». Condivide questo modo di pensare? Ah no! Se potessi tornare indietro ci sono tantissime esperienze nei vari ambiti che affronterei diversamente da come ho fatto, ma questo bilancio preferisco farlo in prossimità di fine corsa. Navigazione articoli LA STRADA PER PERDITION GHITA, LA PUTTANA CHE DIVENNE REGINA