Charlie Hebdo parla tedesco. Con una copertina su Angela Merkel e lo scandalo Volkswagen, la versione germanica del settimanale satirico francese ha debuttato con una tiratura di 200mila copie. Nella locandina che pubblicizza l’uscita del giornale, frau Merkel sul water con le mutande calate legge Charlie Hebdo. Chissà se alla signora l’arrivo del periodico satirico fa piacere, nel momento in cui si appresta ad affrontare la campagna elettorale del settembre 2017, nella quale è intenzionata a ricandidarsi alla cancelleria. Proprio sulla prossima tornata elettorale scherzano gli autori di Charlie Hebdo: “Con una nuova marmitta, può tirare avanti ancora quattro anni”, commenta sulla prima pagina un tetragono operaio dell’azienda teutonica davanti alla cancelliera ammaccata sbattuta sul ponte meccanico dell’officina. Nella casa madre francese si festeggia la nuova pubblicazione nata dalla costola del loro settimanale: “Charlie ha il piacere di annunciare che la barriera della lingua non sarà più un limite per apprezzare il nostro umorismo dall’altra parte del fiume Reno. Il primo numero sarà in vendita ovunque in Germania. Sarà composto per la maggior parte da testi e disegni tradotti dalla versione francese, completati da contenuti esclusivi dedicati a questa versione, con l’ambizione di cooperare con gli autori satirici tedeschi”. La redazione spiega che è stata scelta la Germania perché è là che riceve abitualmente la migliore accoglienza in occasione di incontri e conferenze, ed è ancora in quella nazione che si sono vendute più copie (70.000) dell’edizione speciale realizzata dopo la terribile strage di alcuni mesi fa. Ecco l’indirizzo per abbonarsi alla nuova versione tedesca: http://www.charliehebdo-deutschland.de Questa prima edizione estera del giornale satirico, che ha una foliazione di 16 pagine, è probabilmente anche un modo per ottimizzare la situazione diffusionale, da sempre esposta a periodici cali di vendite che ne mettono a rischio la sopravvivenza. A curarla è una giovane berlinese trentatreenne che ha lavorato per quasi dieci anni a Parigi, nascosta dietro lo pseudonimo di Minka Schneider. Anche se dopo il massacro di 12 collaboratori Charlie Hebdo viene prodotto in una località segreta, la scelta di usare un nom de plume non è dovuta a motivi di sicurezza ma, come spiega la stessa giornalista, “per evitare stupide e-mail”. In redazione c’è molta fiducia. L’editore-direttore e cartoonist Laurent “Riss” Sourisseau, uno dei feriti nell’attacco degli integralisti islamici avvenuto dopo la pubblicazione di alcune vignette su Maometto, nonché autore di un reportage intitolato “Come essere felici in Germania” che apparirà nel primo numero dell’edizione tedesca, è convinto che ci sia spazio per l’edizione teutonica. Navigazione articoli APOLOGIA DELLA SOUBRETTE TELEVISIVA NASCONDERE I REGALI PER SALVARE IL NATALE
se qualcuno passasse da queste parti, due anni e mezzo dopo la pubblicazione dell’articolo, sappia che l’edizione tedesca di “Charlie” ha chiuso nel dicembre 2017, un anno dopo la prima uscita; annunciando la chiusura, la redazione ha sottolineato che per la sopravvivenza sarebbero stati necessssari almeno 10.000 lettori (non so dire che cosa intendessero con lettori, in contrasto con copie vendute); in verità all’annuncio della versione tedesca, alcuni avevano subito avanzato dei dubbi sulla sensatezza dell’operazione, sottolineando per esempio come in Germania i fumetti godano di una presentazione pregiata su carta patinata e in quadricromia, in contrasto con la carta da rotocalco e i colori approssimativi di Charlie; in ogni caso il gusto fumettistico tedesco (a mio parere pessimo) è troppo lontano da quello di “Charlie” (che sempre a mio parere è adatto a un pubblico di persone a me sconosciute che trovano il livornese “Vernacoliere” una publicazione troppo sofisticata); chissà perché ci hanno provato, era ovvio che sarebbe finita male; Rispondi