L’inventore su cui si basa la moderna fotografia – perlomeno fino a quando non è stata introdotta la fotografia digitale – non fu Daguerre ma un inglese, William Henry Fox Talbot, il quale nel 1839 (quindi a soli pochi mesi di distanza dall’annuncio della presentazione del processo dagherrotipico) presentò, alla Royal Society di Londra, una rilevante messa a punto di un’altra forma di immagine della luce ottenuta su carta e dotata di negativo, che venne chiamata calotipo. Sebbene il dagherrotipo offrisse una grande nitidezza, aveva infatti un grosso limite, cioè rappresentava una copia unica, perché il negativo trasparente era realizzato con il vetro. William H. F. Talbot (Melbury, Dorset, 1800 – Lacock Abbey, Wiltshire, 1877) Talbot cominciò a occuparsi di fotografia durante il suo viaggio di nozze in Italia. Di ritorno in Inghilterra, si stabilì a Lacock Abbey, residenza della sua famiglia, dove creò il suo laboratorio. Il procedimento messo a punto da Talbot permetteva di produrre negativi su carta sensibilizzata da cui si potevano stampare positivi su carta in numero illimitato. Il laboratorio di W. H. F. Talbot Talbot effettuò le sue prime prove pressando foglie e fiori su fogli di carta sensibilizzata ed esponendoli alla luce. In questo modo ottenne delle copie che chiamò “fotogeniche”. Per dimostrare gli usi pratici della sua invenzione, nel 1844 pubblicò Pencil of Nature (La matita della natura), in cui per la prima volta nella storia dell’editoria compaiono illustrazioni fotografiche. I soggetti variavano da vetrine piene di porcellane a vedute dei boulevards parigini; ma le sue immagini più notevoli rimasero gli studi degli abitanti di Lacock Abbey. Per chi volesse approfondire, esiste un saggio scritto da Roberto Signorini: Alle origini del fotografico. Lettura di The Pencil of Nature (1844-46) di William Henry Fox Talbot (con traduzione a cura di Roberto Signorini e testo originale a fronte). Talbot, Articles of China, 1843 Ne propongo un breve stralcio in cui si vede bene come Talbot pervenne alla sua rivoluzionaria scoperta: “Uno dei primi giorni del mese di ottobre 1833, sulle incantevoli sponde del lago di Como, in Italia, mi divertivo a prendere degli schizzi con la Camera Lucida di Wollaston, o, per meglio dire, tentavo di prenderli, ma coi più modesti risultati possibili. Infatti quando l’occhio si allontanava dal prisma – nel quale tutto appariva bello – scoprivo che la matita infedele aveva lasciato sulla carta solo delle tracce che metteva malinconia guardare. (…) Pensai allora di ritentare un metodo che avevo tentato molti anni prima. Questo metodo consisteva nel prendere una Camera Obscura e nel proiettare l’immagine degli oggetti su un pezzo di carta da lucido trasparente, steso su una lastra di vetro posta nel fuoco dello strumento. Su questa carta gli oggetti si vedono distintamente, e possono esservi ricalcati a matita con una certa precisione, anche se non senza dispendio di tempo e fatica. (…) nella pratica lo avevo trovato piuttosto difficile da padroneggiare, perché la pressione della mano e della matita sulla carta tende a far vibrare e a spostare lo strumento (…) Fu tra questi pensieri che mi sovvenne un’idea…: come sarebbe affascinante se fosse possibile far sì che queste immagini naturali si imprimessero da sé in modo durevole, e rimanessero fissate sulla carta! E perché non dovrebbe essere possibile? (…) Ora la Luce, là dove è presente, può esercitare un’azione, e questa, in determinate circostanze, è sufficiente a causare delle modificazioni nei corpi materiali. Supponiamo, allora, che un’azione del genere possa esercitarsi sulla carta; e supponiamo che la carta possa esserne visibilmente modificata. (…)“ Velieri a Swansea, 1850 ca. Il calotipo si rivelò un ottimo mezzo per rendere l’atmosfera di un paesaggio di mare. Le fibre della carta usata per il negativo diffondono i raggi di luce abbastanza per ammorbidire l’immagine. Tale effetto ha creato una fotografia ricca di dettagli – per esempio, il sartiame e i riflessi sull’acqua – e di notevole fascino. Lacock Abbey, 1 Talbot amava scene di gusto campestre come queste che riuniscono più persone intente alle loro attività. Lacock Abbey, 2 Un’altra scena di gusto campestre, realizzata nel giardino. Il guardiano di Lacock Abbey, 1845 ca. Con le ghette bianche e il fucile in mano, il guardiacaccia di Lacock Abbey rimase immobile in posa per un minuto. Il contrasto fra il muro a mattoni sulla sinistra e i grossi blocchi di pietra della parete a destra, illustrano la varietà di stili di Lacock Abbey e denotano la buona qualità del calotipo. Falegname al lavoro Talbot eseguì fotografie molto convincenti di azione simultanea, come il falegname che sega un pezzo di legno tenuto fermo dal suo aiutante. Spesso i suoi modelli erano dipendenti della tenuta, “allenati” secondo le parole stesse di Talbot “con un po’ di pratica a restare perfettamente immobili pur dando l’impressione di eseguire i gesti della loro quotidiana attività”. Altre vedute o particolari. Talbot, The Pencil of Nature, London, 1844 Talbot, The Boulevards of Paris, 1843 Talbot, The Bridge of Sighs, St. John’s College, Cambridge, 1845 Talbot, High Street, Oxford, 1842 Talbot, Nelson’s Column under Construction, Trafalgar Square, April 1844 Talbot, The Boulevards at Paris, 1843 Talbot, Windsor Castle, 1841 E per concludere, un paio di ritratti e la famosa fotografia della porta aperta. Talbot, Man and woman sitting on garden wall in Lacock Abbey, 1835 Talbot, The Game Keeper, 1843 Talbot, The Open Door, 1843 Link con riferimento a William Henry Fox Talbot: metmuseum.org: William Henry Fox Talbot and the Invention of Photography Glascow University Library: The Pencil of Nature Fotostoria, indice degli articoli: ARTE MECCANICA E PRECURSORI (vai in calce all’articolo) World ©Tea C. Blanc. All rights reserved Navigazione articoli STELZNER, IL PRECURSORE DEI REPORTER [FOTOSTORIA 1840-1860, 2] IL MITO MISTERIOSO DELLA BEFANA
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[…] Il suo esordio fotografico, come lui stesso racconta in una pubblicazione, avvenne in occasione di ritrovamenti archeologici romani a Cirencester, una piccola città del Gloucestershire che nel quarto secolo sembra fosse stata capitale provinciale della Britannia Prima. E dove produsse i primi scatti con il metodo di William H. F. Talbot. […] Rispondi
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