La cronaca giudiziaria, tendenzialmente triste, e il fumetto, considerato allegro, sembrano due mondi con pochi punti di contatto. Eppure la realtà a volte supera la fantasia. Può capitare, addirittura, che un autore di fumetti sia arrestato per omicidio. Il caso più noto forse è quello dell’editor e disegnatore americano Bob Wood, che nel 1942, insieme a Charles Biro, ideò l’albo Crime Does Not Pay (“il crimine non paga”), caposaldo del fumetto violento e grande successo di vendite). Qualche tempo dopo la chiusura dell’albo che dirigeva, a causa delle nuove censure del Comics Code Authority, annebbiato dall’alcol uccise una prostituta a New York nel 1958. In Italia, dove pure è accaduto che un importante autore delle storie Disney sia stato arrestato per concussione, e un noto editore indagato per corruzione, non sembrano esserci precedenti così gravi. Eppure, in questo 2022, per un attimo il mondo giudiziario e quello del fumetto sono sembrati in contatto. Premessa per chi non segue la cronaca nera. La banca Monte dei Paschi di Siena, considerata la più antica al mondo perché discendente da un antico istituto fondato nel 1472, versa da anni in una grave crisi, tanto da dover essere salvata da un intervento dello Stato, che oggi ne è l’azionista di maggioranza. Diverse indagini hanno ipotizzato reati finanziari a carico dei dirigenti, e molti processi sono ancora in corso. Un dirigente non indagato, David Rossi, viene trovato morto nella strada su cui si affaccia il suo ufficio il 6 marzo 2013. Sembra un suicidio, dato che nella stanza ci sono anche dei messaggi di addio. Malgrado la conclusione di due diverse inchieste della magistratura, i misteri proseguono e la Camera dei deputati, l’11 marzo 2021, delibera l’istituzione di una commissione d’inchiesta che esegue varie audizioni. Il 16 febbraio 2022 viene sentito l’avvocato Giuseppe Mussari, ai tempi Presidente della banca. Sebbene parte dell’audizione sia stata svolta in forma secretata, i giornali danno conto di alcuni passaggi delle sue dichiarazioni, e il video è disponibile sul sito ufficiale della Camera. In particolare, quando gli si chiede se riconosce lo stile del povero Rossi in una mail ritrovata sul suo computer («stasera mi suicido, sul serio. Aiutatemi!!!!!»), l’avvocato Mussari risponde così: «Lei prenda una delle tante prefazioni che ho firmato, e in parte scritto, nelle pubblicazioni del Monte dei Paschi. Prenda quella che abbiamo fatto insieme per la mostra di Corto Maltese, e si dia una risposta da solo. Lei ha bisogno però che io le certifichi che quella introduzione è stata scritta quantomeno a quattro mani e quindi è opera anche di David Rossi. Lei guarderà lo stile di quello scritto, lo stile dello scritto che lei ha testè letto, lo paragonerà, e ne trarrà la conclusione». Lo stesso Mussari chiarisce poi che i due stili non collimano affatto. Insomma, la prefazione a una pubblicazione su Corto Maltese, il celebre eroe dei fumetti creato da Hugo Pratt, finisce negli atti di una inchiesta parlamentare. Ma di che cosa si tratta esattamente? Di mostre dedicate all’arte di Hugo Pratt ne sono state allestite parecchie, e una è tuttora in corso al Palazzo Ducale di Genova. Ma ciò a cui si fa riferimento nel verbale parlamentare non può che essere quella tenuta a Siena dal 24 marzo al 28 agosto 2005, promossa dalla Fondazione Monte dei Paschi, il cui catalogo, edito da Lizard sotto il titolo “Periplo immaginario”, reca appunto la prefazione di Giuseppe Mussari, che ora apprendiamo essere stata scritta da David Rossi (quest’ultimo esplicitamente citato nei ringraziamenti, in mezzo a tanti nomi anche del mondo del fumetto come Sergio Bonelli, Piero Dami, Vincenzo Mollica).Ecco, qui sotto, il testo in questione. Rileggere lo scritto di qualcuno che non c’è più, soprattutto se morto in circostanze tragiche e controverse, induce sempre qualche emozione. In questo caso, può indurre forse i possessori del libro a leggere per la prima volta questo testo. Perché, occorre ammetterlo, nella maggior parte dei cataloghi di mostre, le prefazioni sono firmate da illustri Autorità (sindaci, assessori, presidenti di enti) nella cui competenza fumettistica è difficile riporre una qualche fiducia. Non sono pochi, quindi, i lettori che preferiscono saltare a piè pari queste pagine “di circostanza” e iniziare direttamente a sfogliare il volume, o a leggere i testi redatti da professionisti del settore o soggetti più o meno competenti. Che cosa può dire di nuovo, per esempio, su Hugo Pratt, un Massimo Cacciari, un tempo filosofo, poi sindaco di Venezia e ora profeta televisivo no vax? Avrà utilizzato anche lui, come il presidente della banca senese, un ghost writer? Sua, apparentemente, è l’introduzione a “Il viaggiatore incantato”, catalogo della mostra tenuta a Venezia dal 23 aprile al 14 luglio 1996. Ecco il testo che l’allora primo cittadino lagunare distillò per l’occasione. Se i cataloghi di mostre (non solo quelle dedicate al fumetto, ma anche quelle d’arte nel senso tradizionalmente inteso: pittura, architettura, fotografia eccetera) continuano per prassi a presentare inutili introduzioni “presidenziali”, ben più interessanti possono essere le introduzioni che a volte impreziosiscono i libri a fumetti e che possono diventare delle chicche per collezionisti, o fare da apripista, da presentazione, per autori che si affacciano per la prima volta sul mercato delle librerie. Qualche esempio? Rimanendo nel campo delle opere di Hugo Pratt, il semiologo Umberto Eco firma una dotta introduzione alla riedizione del 1999 de “Una ballata del mare salato”, la prima storia con protagonista Corto Maltese. L’edizione postuma di “Sandokan”, un fumetto inedito scritto da Mino Milani che si riteneva perduto, la firma Alfredo Castelli, creatore del personaggio Martin Mystére, che fu anche lo riscopritore delle tavole inedite. L’edizione, altrettanto postuma, di “El cacique blanco”, reca la prestigiosa firma di José Muñoz, altro maestro del fumetto, creatore, in coppia con lo sceneggiatore Carlos Sampayo, del personaggio di Alack Sinner. Dino Buzzati, giornalista, romanziere, autore nel 1969 del graphic novel ante litteram “Poema a fumetti”, realizza una prefazione d’autore per l’Oscar Mondadori del 1968 intitolato “Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni”. Questo il celebre incipit: «Colleghi e amici, quando per caso vengono a sapere che io leggo volentieri le storie di Paperino, ridono di me, quasi fossi rimbambito. Ridano pure. Personalmente sono convinto che si tratta di una delle più grandi invenzioni narrative dei tempi moderni». Buzzati non aveva timore di esporsi, tanto da ripetere quasi uguale lo stesso attacco nella prefazione alla ristampa di “Tarzan delle scimmie”, nel 1971: «Gli amici mi danno spesso dello scemo perché mi diverto a leggere certi libri di avventure che di solito leggono soltanto i ragazzi, perché leggo le storie di Paperino, perché leggo i fumetti del brivido e dell’orrore. Mi daranno ancora dello scemo perché mi sono divertito a leggere i primi due libri di Tarzan?». Un autore di fumetti a volte accusato di egolatria, Luciano Secchi, ideatore di Kriminal, Alan Ford e altri personaggi che hanno fatto la storia del fumetto italiano, nel 1975 introdusse un volume dedicato a Bonvi con insolita umiltà e qualche impaccio lessicale: «Il prefazionare del libro solitamente serve ad un autore per avere una sorta di introduzione qualificativa, un imprimatur di riconoscimento che renda più accessibile la volgarizzazione del prodotto e che, di riflesso, fruisca della luce del suo mèntore. Non è così con Bonvi, anzi il discorso va esattamente capovolto in quanto è proprio chi propone l’introduzione ad acquisire una più specifica notorietà, quanto meno come analizzatore del fenomeno Bonvi». È interessante notare che, nel medesimo volume, Bonvi in persona cita, tra le fonti ispiratrici della sua serie più famosa, Sturmtruppen, il romanzo “Il deserto dei tartari” del già citato Buzzati, a dimostrazione che tutto si tiene, e che tra tutti i fili della cultura, nelle sue mille ramificazioni, è sempre possibile trovare dei collegamenti, solo che si abbia voglia di cercarli. Tornando a Luciano Secchi, questi ha a sua volta goduto di prefazioni illustri: il suo romanzo (non a fumetti) “Nove battute per una piece” è introdotto da Oreste Del Buono, altro nume tutelare del fumetto italiano, curatore per molti anni della rivista Linus. Può una prefazione contenere delle balle colossali? Sicuramente sì. Il volume di Francesco Meo “L’Uomo Ragno tra realtà e finzione” si fregia di una introduzione di Stan Lee, co–creatore del personaggio aracnide, nella quale egli afferma che, mentre era seduto a riflettere su un nuovo supereroe da lanciare, era stato affascinato da un insetto che camminava sul muro. Una narrazione del tutto inedita, poiché lo stesso Lee aveva dichiarato di essersi ispirato per il nome a The Spider, un personaggio dei “pulp” noto al pubblico americano sin dal 1933. Ma forse il “Sorridente” voleva solo prendere in giro il lettore e rivisitare in chiave ironica la versione ufficiale della nascita di Topolino propagandata da Walt Disney in persona, quando sosteneva di aver creato Mickey Mouse ispirandosi a un roditore che giocava sul suo tavolo da disegno a Kansas City. Esistono prefazioni “musicali”, come quella del cantautore Francesco Guccini per un libro di Vittorio Giardino e di Piero Pelù per il saggio “È tutto un manga manga”; prefazioni cinematografiche, come quella di Carlo Verdone per Disegni & Caviglia e di Ettore Scola per Bobo di Sergio Staino; e anche prefazioni politiche. L’austero Pietro Ingrao, vecchio dirigente del Partito comunista italiano, iniziò coraggiosamente la sua introduzione a un libro di Sergio Staino con queste parole: «Premetto che non me ne intendo di “strisce”, e temo di essere considerato inadatto all’umorismo. Chissà perché, dunque, sono io a presentare questo libro. Chissà perché me l’hanno chiesto». A seguire, tre pagine di riflessioni non banali sull’importanza della memoria, sulla storia, sulla nostalgia, sul senso profondo dell’idea politica in cui aveva creduto. Esistono, infine, le prefazioni “furbe”, deliberatamente affidate a personaggi che non c’entrano assolutamente nulla con ciò che devono presentare. In una collana intitolata “I classici del fumetto”, pubblicata dall’editore Rizzoli a fine anni Novanta, furono sperimentati abbinamenti arditi come Rino Tommasi (telecronista di pugilato) per Braccio di Ferro, Vittorino Andreoli (psichiatra) per Satanik, Sergio Cofferati (politico e sindacalista) per Dylan Dog, Luciano De Crescenzo (romanziere e autore televisivo) per Mandrake… Giusto? Sbagliato? “Il fumetto ai fumettisti” come “l’America agli americani” del presidente Monroe? Ma non c’è il rischio di ghettizzare la cosiddetta Nona Arte, di rinchiuderla nell’angusto recinto degli appassionati (come lettori) e del sedicenti esperti (come prefatori)? L’autore di questo pezzo si autodenuncia e confessa di non avere titoli accademici per parlare di fumetti, avendo studiato legge. Come l’avvocato che firmò una prefazione a Corto Maltese, senza sapere che quello scritto sarebbe finito agli atti di una inchiesta parlamentare. 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