Si chiama Edmond Kirazian, ma tutti lo conoscono come Kiraz. Di famiglia armena, nasce il 25 agosto 1923 in Egitto, si trasferisce però a Parigi nel 1946, dove passa il resto della sua vita specializzandosi nel disegnare eteree fanciulle che ne divengono il marchio di fabbrica. Partito come vignettista politico, nella capitale francese Kiraz affina le doti di disegnatore e di osservatore. È lui stesso a spiegare che le sue longilinee ragazze a matita ed acquerello trovano linfa vitale nella realtà, nella visione quotidiana dell’universo femminile parigino, frivolo e affascinante, consumista ed elegante. Nasce così la rubrica “Les Parisiennes”, ospitata sul settimanale Jour de France per quasi trent’anni. Vignette che ospitano fulminanti battute in grado di dipingere un’epoca, un paese, un universo (quello femminile), e in cui Kiraz dà definitivamente forma al suo modello di donna: alta, magra, seno piccolo, occhi grandi e orientaleggianti, movenze feline. Non sono ancora vere pin-up le sue ragazze, ma lo diventano quando comincia a disegnare per Playboy, negli anni settanta, consegnandole al pubblico prive di abiti eppure ancora eleganti, candide, maliziosamente innocenti. Parlando di loro Hugh Hefner, creatore ed editore della rivista, afferma: “Le sue donne frizzanti, dagli occhi di cerbiatto, vestite di fina lingerie, rappresentate in ambienti opulenti, aggiungono un tocco di sensibilità sofisticata, con una certa energia tutta parigina. Rappresentando con abilità un erotismo velato di indifferenza, le sue mademoiselles sono assolutamente uniche”. In seguito queste creature di carta subiscono alcune variazioni, in controtendenza con i tempi. Mentre negli anni cinquanta e sessanta, quando la classica figura delle pin-up prevedeva forme abbondantemente tondeggianti e invece Kiraz puntava su corpi minuti e longilinei, nei novanta l‘artista fa lievitare glutei e cosce delle sue ragazze, quasi volessero ribellarsi agli imperativi di moda e pubblicità tutte tese a cercare di imporre un modello femminile esageratamente magro. Belle sì, sembrano affermare le nuove parigine, ma mai schiave di quella bellezza. Navigazione articoli TODDI, COME SI REALIZZA UN GIORNALE GIAPPONESE SOTTOMISSIONE di Michel Houellebecq