Nell’agosto del 1975 la Marvel propone i suoi primi supereroi ambientati nel periodo prebellico e bellico in cui furono creati, unendoli nel gruppo degli Invasori, The Invaders. Un gruppo informale dei vecchi supereroi della Timely Comics si era già visto nel numero 71 degli Avengers, del dicembre del 1969: una storia scritta da Roy Thomas con i disegni di Sal Buscema e le rifiniture di Sam Grainger. In Italia questo episodio dei Vendicatori è stato pubblicato da Thor n. 86 della Editoriale Corno, uscito il 30 luglio del 1974. In questa occasione il team è formato da Capitan America, Sub-Mariner e la Torcia Umana originale, che affrontano Pantera Nera, Calabrone e Visione dei Vendicatori, in una lotta organizzata dal Gran Maestro e da Kang. Gli Invasori, nel fumetto del 1975, si uniscono nel 1941: l’America entrerà in guerra all’inizio dell’anno successivo. La formazione comprende Capitan America e il suo compagno Bucky, Sub-Mariner, la Torcia Umana originale e il compagno Toro. Gli Invasori combattono in America e in Europa contro i supercriminali nazisti, tra i quali spiccano il Teschio Rosso, Master Man, U-Man, Baron Blood e il barone Strucker. In realtà gli Invasori erano giù usciti nello speciale del giugno del 1975, Giant-Size Invaders, quindi due mesi prima della serie regolare. È lo stesso primo ministro inglese, Winston Churchill, a battezzarli Invasori al termine dell’episodio, dopo che i supereroi lo hanno salvato dalla minaccia di Master Man (un nazista che ha sperimentato su se stesso il siero del super-soldato utilizzato per creare Capitan America). Altri supereroi entrano in seguito a far parte del gruppo degli Invasori: Union Jack (padre e figlio), Spitfire, Blazing Skull, Silver Scorpion, Miss America e Trottola. Alcuni sono vecchi personaggi della Timely/Marvel, altri vengono creati apposta da Roy Thomas. L’episodio del numero 1 della serie, “Battle over Britain! – The ring of the Nebulas!”, è pubblicato in Italia nella testata dell’Editoriale Corno dedicata a Capitan America, il n. 107 del 18 maggio 1977. Il testo è di Roy Thomas, pupillo di Stan Lee, e i disegni sono di Frank Robbins, il creatore di Johnny Hazard (purtroppo non ben serviti dalle chine di Vince Colletta). Nel numero precedente del Capitan America italiano era uscito lo speciale. Jack Kirby ha disegnato varie copertine degli Invaders Nei primi numeri degli Invasori c’è un crossover con la Liberty Legion, un interessante gruppo con i supereroi minori della Seconda guerra mondiale, creato per l’occasione e che in seguito scompare nel nulla. La serie originale degli Invaders arriva a 41 numeri, l’ultimo esce nel settembre del 1979, ma in Italia l’Editoriale Corno presenta solo i primi 20 numeri. Lo fa in diverse fasi: fino al n. 113 di Capitan America del 10 agosto 1977 e poi dal n. 126 dell’8 febbraio 1978 al n. 128 dell’8 marzo dello stesso anno, quando chiude la testata di Capitan America. Gli altri numeri degli Invasori vengono pubblicati nell’albo di Thor a partire dal n. 197 del 30 ottobre 1978 fino al n. 207 del 19 marzo 1979. Nei numeri 208, 209 e 210 di Thor, viene infine pubblicato a puntate l’Invaders Annual n. 1. Dei supereroi fondatori degli Invasori, la Marvel già pubblicava dagli anni sessanta le storie della nuova Torcia Umana nei Fantastici Quattro (non un androide, come l’originale), oltre ai redivivi Sub-Mariner e Capitan America. Quindi i lettori seguivano in contemporanea le vecchie storie degli ultimi due eroi e quelle ambientate negli anni settanta. Sub-Mariner, creato da Bill Everett, compare per la prima volta in un episodio della testata antologica Motion Pictures Funnies n. 1, pubblicata nell’aprile del 1939. Ristampato lo stesso anno nell’albo Marvel Comics n. 1, ottiene una propria testata, Sub Mariner Comics, pubblicata a partire dal 1941. La Torcia Umana, creato da Carl Burgos, compare nel 1939 negli stessi albi che presentano Sub-Mariner. Le sue avventure proseguono in Marvel Mystery Comics e in altre testate della Timely. Anche lui ha una serie personale, The Human Torch, pubblicata dal 1940. Nel numero 2 di questa testata compare per la prima volta il partner della Torcia: il giovane Toro, un ragazzo orfano che lavorava in un circo come Robin, il compagno di Batman. Capitan America è stato creato da Joe Simon e Jack Kirby in Captain America Comics n. 1, che pur portando la data del mese di marzo 1941 era in edicola a partire dal dicembre 1940 (i comic book avevano la data posticipata di quattro mesi). Il personaggio viene pubblicato fino alla fine degli anni quaranta, per poi tornare fugacemente ai tempi della Atlas/Marvel nei primi anni cinquanta, come pure fanno Sub-Mariner e la Torcia Umana. Negli anni quaranta la Timely aveva effettivamente pubblicato una squadra di supereroi, che però non si chiamava The Invaders ma All-Winners Squad. Uscirono solo in due numeri del trimestrale antologico All Winners Comics, che in precedenza presentava le storie separate dei vari eroi: il 19 dell’autunno 1946 e il 21 dell’inverno 1946. Il primo scritto da Bill Finger, creatore di Batman, e il secondo da Otto Binder, principale autore di Capitan Marvel. Ai disegni Vince Alascia, Al Avison, Bob Powell e Syd Shores. Queste storie sono ambientate l’anno dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Del gruppo fanno parte Capitan America, Bucky, Sub Mariner, Torcia Umana originale, Toro, Miss America e Trottola. Roy Thomas, creatore degli Invaders e amante della Golden Age dei supereroi, negli anni ottanta, dopo aver rotto con la Marvel per divergenze con il nuovo direttore generale Jim Shooter, passa alla Dc Comics per scrivere, tra le varie cose, una nuova versione della Justice Society of America, il gruppo dei supereroi Dc dei primi anni quaranta: la All-Star Squadron. La serie parte dall’attacco giapponese della base americana di Pearl Harbor, avvenuto il 7 dicembre 1941. Navigazione articoli MISS FURY, LA PRIMA SUPEREROINA CREATA DA UNA DONNA BATMAN IN ITALIA SI CHIAMAVA ALA D’ACCIAIO
Saranno gli anni o i chilometri , come dice il mio amico Indiana Jones, ma rivedere gli Invaders di Robbins /Springer pettinati come negli anni settanta anche se cenano in un maniero inglese negli anni quaranta alla tavola di un tizio che è stato il primo Union Jack negli anni venti mi ha commosso tanto che se avessi avuto per le mani il mio Amico Jackson travestito da Johnny Azzardo lo avrei inzuppato di lacrime. Anche Bob Diso nei primi tempi al lavoro su Mister No mancava di storicizzare fino in fondo. Tutto inconsciamente post moderno prima di Tondelli e dei Valvoline e della estetica dei fratelli Scott al cine e dei video come New Moon On Monday dei Duran Duran in cui motivi di passato e presente raccontavano un futuro che sarebbe potuto essere. Grande Robbins di cui ricordo sempre una fotina in rete in cui sembra un picchiatello dei film di Mel Brooks. Rispondi
Ci sono foto dove Robbins ha un look da assassino riccone tampinato dall’ispettore Colombo. Io ho conosciuto Robbins sugli albi Marvel e solo dopo ho capito che era un grande del passato. Mi piacque subito, si vedeva che era uno della stessa generazione di Kirby, entrambi, chi più chi meno, canniffiani. Non ho capito bene perchè citi Diso però a proposito ricordo il suo Mister no che dava, in una vignetta, un calcio e due pugni contemporaneamente in una posa tipica da Johnny Hazzard. Rispondi
Bob Diso inizia a disegnare Mister No negli anni settanta e spesso, almeno nei primi albi, i personaggi di contorno hanno zazzere e basettoni degli anni delle targhe alterne la domenica e di Starsky e Hutch su Raidue. Mi pare che qualcuno gli abbia chiesto perché, forse nel volumetto intervista edito da Scuola di Fumetto. Nel tempo Diso ha preso a contestualizzare. In un certo senso è proprio il “suo” Jerry Drake con la blusa aderente, gli stivaloni, il muso puntuto e triangolare e la permanente ricciuta blandamente Liza Minnelli oriented ad essere un personaggio fuori dai fifties ed un classio, cioè sempre moderno. Robbins era un allievo -clone di Caniff. Fino a che lavorava per le strisce sindacate – Johnny Hazard – il suo tratto nervoso ed aguzzo era al massimo un Caniff sotto overdose di Nescafè. Le sue tavole per DC (Bats e The Shadow ) e per la Marvel ( Morbius, Cap, The Invaders ed un paio di Luke Cage, qualche Ghost Rider e lo one shot sulla Legione dei Mostri fino alla pensione su Daredevil che portò la Casa delle Idee a sostituirlo con un giovanissimo Frank Miller ) sono quasi ipnagogiche. Ricordo con affetto un Cap che fluttua come una odalisca sopra i passeggeri di un Boeing per arrivare al cattivone Doc Faustus. Power Man che salta il tornello per inseguire un ceffo mentre una prostituta da strada gli chiede se ha bisogno di qualcosa. Johnny Blaze contro una infermiera demoniaca. Mortale Belladonna che mesmerizza Falcon. La zucca alla Flattop di Namor. Cose così. Grande Robbins. Grande Diso. Buon anno nuovo a tutti. Rispondi
Non mi e mai sai chiaro come sia possibile che Namor e cap america siano alleati negli invasori e manco si riconoscano nelle storie degli Avengers degli anni ’60. Qualcuno può spiegarmi come mai? Rispondi
Perché nei primi anni sessanta le storie le scriveva Kirby, anche se i dialoghi erano di Stan Lee, e lui non aveva letto i comic book della Timely dopo che aveva lasciato Capitan America (a causa di Stan Lee, tra l’altro). Rispondi
Nell’immortale Avengers # 4 del 1964 – la storia in cui Namor catalizza lo scongelamento del Capitano – ad un certo punto, prima di gettarsi nella mischia, Steve Rogers emette la classica nuvoletta a pecorella di pensiero per dirci che gli sembra di ricordare il Sub-Mariner. Dopo tutto – grazie alla geniale operazione di retcon di Lee/Kirby che azzerava il Cap dei fifties a caccia di commies – la Sentinella della Libertà aveva passato vent’anni nel ghiaccio e aveva senso fosse uno zinzino frastornato una volta restituito alle pagine fumettate… Rispondi
Okay, ma perché Namor non lo riconosce? Solo 19 anni prima erano amici per la pelle…. Non e mai stata data una spiegazione? Rispondi
Namor non esiste. Esiste Kirby che non aveva letto le sue storie. In seguito credo che si sia glissato sulla faccenda. Rispondi
le amnesie di Namor e i suoi attacchi d’ira vengono spiegate sulla sua serie degli anni 90 scritta da John Byrne. Namor soffriva di scopensi a causa del troppo tempo passato fuori dall’acqua in pratica. Per questo non riconosce Cap. Rispondi
Questo viene scritto da John Byrne negli anni ottanta, non c’entra con il Jack Kirby degli anni sessanta. Però, riguardando la storia, Capitan America dentro il blocco di ghiaccio non è riconoscibile. Rispondi
Glissato sicuramente. Namor aveva perso la memoria e viveva come un clochard nel popolare quartiere della Battery fino a che un Johnny Storm in fuga dopo un litigio con la Cosa non lo aveva sbarbato e lanciato in acqua poco prima della storia di Avengers #4. Il Sub Mariner sosteneva di aver recuperato la memoria, ma probabilmente non tutta , cosa che comprendo perfettamente perchè anche io , che vagamente ricordo il principino con le alette avendo la testa piatta ed il sopracciglio demoniaco a la Spock , mi sorprendo ad aver dimenticato un passaggio importante di un libro o il finale di un fumetto che avevo letto quando Namor era uno dei riluttanti Difensori delle storie di Gerber . E’ anche possibile che sbarbare un tizio con le fiamme e poi precipitarlo nell’oceano non sia il modo migliore per curarlo da una grave forma di amnesia traumatica… Rispondi