In questo momento probabilmente il fumettista italiano più famoso e influente è Zerocalcare, all’anagrafe Michele Rech, il quale ha visto la sua fama superare i confini nazionali grazie alle due serie animate prodotte da Netflix (Strappare lungo i bordi e Questo mondo non mi renderà cattivo), dopo essersi affermato con alcune graphic novel pubblicate da Bao.

Quali sono i motivi per cui Zerocalcare sta avendo tanto successo?

 

LA VOCE DI UNA GENERAZIONE

Michele Rech nasce nel 1983 ed è quindi cresciuto negli anni novanta, l’epoca che ha formato la cosiddetta Generazione X, ossia quella generazione disincantata che, citando Wikipedia, “ha vissuto una fase storica di transazione sociale, segnando il passaggio dall’era analogica a quella digitale” (nota: alcune fonti definiscono “generazione X” i nati tra il 1965 e 1980, altre includono anche chi è nato fino al 1984).

È un periodo di cambiamenti sociali, politici e tecnologici di cui forse i più giovani non sono al corrente. L’effetto nostalgia è dunque una componente chiave nelle sue storie: Zerocalcare mette molti riferimenti alla sua gioventù, raccontando una realtà che oggi può sembrare aliena a chi non c’era, ma che scalda il cuore di chi invece l’ha vissuta. È una realtà fatta di sale giochi, centri sociali e programmi televisivi che oggi non esistono più, associata a canzoni di band dell’epoca.

La cultura pop gioca un ruolo fondamentale in tutto questo: numerose sono le citazioni in tal senso, cominciando dalle sembianze che Zerocalcare dona ai suoi genitori, disegnando la madre come Lady Cocca, la dama di compagnia di Lady Marian nel Robin Hood di Walt Disney, e suo padre come il signor Ping, il padre di Po, protagonista di Kung Fu Panda.

Zero nei suoi fumetti cita spesso I Cavalieri dello Zodiaco, i Masters of the Universe, Supermario, Star Wars, Street Fighters, i Simpson, Sailor Moon, Holly e Benji, i robottoni di Go Nagai, e tanti altri personaggi di fantasia legati ai cartoni e ai videogame della sua giovinezza, oltre che a film della commedia italiana.

 

Il tutto condito da un umorismo sottile e spesso autoreferenziale, legato a sé stesso o ai suoi compagni di periferia, su cui spiccano Secco e Sara, i suoi due migliori amici, spesso agli antipodi.

Se Sara è la voce della ragione e della razionalità, oltre che guida morale ed etica, Secco è un ribelle a cui “nun je ne frega n cazzo” la cui passione è fare risse, far scoppiare le bombe carta (i “bomboni”) e giocare a poker on line.

Oltre alla leggerezza, nelle storie c’è tutta l’amarezza e le difficoltà delle generazioni che hanno avuto a che fare con il dramma della crisi economica e della disoccupazione, costretti ad accettare contratti da fame e lavori senza prospettive, impossibilitati a poter fare progetti a lungo termine come comprarsi una casa o mettere su famiglia.

Quelle paure e insicurezze che la generazione X ha vissuto per prima, e che ha condiviso anche con le successive, cosa che rende le storie accessibili anche a quelli nati dopo.

 

LA VOCE DELLA COSCIENZA

Zerocalcare non ha puntato su un personaggio di fantasia, come ha fatto Leo Ortolani con Rat-Man, ma parla in prima persone delle proprie esperienze, mettendo sé stesso come protagonista.

È una persona reale senza gli slanci d’altruismo degli eroi, con tutti i dubbi, le incertezze e le piccole meschinità che abbiamo tutti.

Zero non nasconde le proprie vulnerabilità e le insicurezze, i propri difetti e gli errori, mostrando come questi l’abbiano fatto sentire in colpa e di come da essi ha tratto insegnamento.

 


Come, per esempio, non essersi mai fatto avanti con Lucille, il suo primo amore di gioventù, protagonista de La profezia dell’Armadillo. O di quando da bambino fece la spia verso Sara riversando però la colpa su di un’altra bambina (un Polpo alla Gola). Quando vagava tutta la mattina in metropolitana senza andare all’università perché non riusciva a dire a sua madre che si era ritirato, o quando ha accusato gratuitamente un suo vecchio amico di aver commesso un fattaccio sentito al tg (Scheletri).

Dunque una componente del suo successo sta nel permettere al lettore di immedesimarsi in questo ragazzo che nel suo essere insicuro, introverso, disordinato e pigro riesce a descrivere almeno un lato in comune con chi lo segue.

Altro personaggio chiave delle opere di Zerocalcare è la figura dell’Armadillo, avatar della sua coscienza con cui ha dialoghi profondi e spassosi. Una rappresentazione di quelle che in gergo si chiamano “seghe mentali” che ci facciamo su svariati argomenti, arrovellandoci la testa con ragionamenti inutili.

Oltre che verso sé stesso, Zerocalcare analizza le dinamiche sociali della periferia, come il bullismo, la “mascolinità tossica”, il degrado urbano, l’immigrazione, la tossicodipendenza e i difficili rapporti familiari dei personaggi. Tutte dinamiche che chi è cresciuto nelle periferie ha vissuto.

Zerocalcare percorre la strada tracciata dagli 883 e da film come Ovosodo, Caterina va in città, Santa Maradona e Tutti giù per terra, quest’ultimo interpretato nel 1997 da Valerio Mastandrea, attore romano che nella serie Netflix dà la voce al personaggio dell’Armadillo.

 

LA VOCE DELLA SINISTRA

Infine, Zerocalcare è dichiaratamente di sinistra.

Di conseguenza nelle sue opere si è espresso contro il fascismo, l’omofobia, il maschilismo e il razzismo.

Zerocalcare ha dichiarato di essere stato presente nel 2001, a 17 anni, durante i tragici eventi del G8 di Genova, esperienza che lo ha profondamente cambiato, in particolare nel suo rapporto verso le istituzioni e le forze dell’ordine, sentimento che traspare chiaramente anche nei suoi fumetti.

 


Inoltre, nel 2015 ha pubblicato Kobane calling un reportage in cui racconta la difficile situazione al confine tra Turchia e Siria, dando il proprio sostegno al Partito dei lavoratori del Kurdistan.

 

Recentemente nella serie Questo mondo non mi renderà cattivo si è espresso contro i neofascisti e a favore del centro d’accoglienza per immigrati

Tutti questi elementi fanno di Zerocalcare un autore molto particolare, un po’ fuori dagli schemi del fumettista classico. Ma evidentemente gli hanno permesso di trovare un ampio pubblico.

 

 

5 pensiero su “ZEROCALCARE, LA VOCE DELLA GENERAZIONE X”
  1. io lo trovo molto scarso nel disegno, fazioso da morire nella politica e troppo piangina. Comunque l’ultimo libro quando muori resta a me ha venduto meno degli altri, probabilmente il picco l’ha raggiunto e iniza la lenta discesa

  2. Provengo dallo stesso background di Zerocalcare , che come molti altri è stato duro&puro , finché gli ha fatto comodo …poi pecunia non olet…Essere di sinistra ( no PD , no 5 Stelle e automaticamente
    non significa Essere comunisti ) non significa accusare tutti di fascismo ,ma la storia insegna che il fascismo ( anzi i fascismi) non salgono al potere da soli. Rimanere indifferenti significa avvallarlo ed e quello che hanno fatto la maggioranza delle forze politiche non di sinistra

  3. ma quale voce della generazione x, è solo la voce dei centri sociali. Tra l’altro ha pure detto nelle ultime opere che partecipa attivamente agli scontri(gli hanno pure rotto la testa due volte, una volta la celere l’altra i fasci) e tira bombe carta

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