Quando Robert Crumb fonda la rivista Weirdo nel 1981, gli albi underground degli anni sessanta e settanta (Zap, Snatch, Bijou eccetera) sono un fuoco ormai spento. Ma la cultura che avevano generato, fatta di istanze libertarie, rivoluzione sessuale e ironia corrosiva, cova sotto la cenere. Con Weirdo, Robert Crumb la riporta in superficie, dentro una rivista che propone un modo nuovo di fare fumetto. È la nascita del post-underground, un movimento che modifica gli impulsi sovversivi dei decenni precedenti attraverso un dialogo culturale serrato con la cultura emergente, quella dell’America reaganiana, di Mtv, del punk e del consumismo. Weirdo diventa un punto d’incontro tra diverse generazioni, dove i veterani dell’underground (Crumb, Deitch e Kominsky) dialogano con i giovani arrabbiati (Bagge, Friedman e Jouflas) e le nuove voci femminili (Gloeckner, Moran, Fleener e Doucet). Con Weirdo e altre riviste coeve come Raw, il fumetto alternativo esce dall’ombra dando vita al fumetto d’autore americano. Robert Crumb Possiamo tranquillamente affermare che senza Robert Crumb, Weirdo non esisterebbe: lui la fondò, gli diede un’anima e un preciso progetto editoriale che fece uscire la cultura underground dall’angolo e la riportò al centro del discorso. Oltre a essere il fondatore e il primo direttore (1981–1984, n. 1-10) Crumb è anche l’autore bandiera della rivista, per la quale realizza fumetti, illustrazioni, collage, editoriali ed è la firma che attira lettori e collaboratori. Crumb realizza fumetti apparentemente sgangherati che rivendicano l’importanza all’interno della pop culture degli anni Ottanta di una forma espressiva “bassa” come garanzia di valori estetici e di libertà espressiva. Uno dei suoi contributi più importanti alla rivista fu “The Religious Experience of Philip K. Dick” (Weirdo n. 17), il quale racconta di una “visione dell’apocalisse “ che il famoso scrittore di fantascienza ebbe nel 1974, chiedendosi se l’episodio fosse l’inizio di una sindrome schizofrenica o altro. Aline Kominsky-Crumb Se Robert Crumb è stato il fondatore e l’icona autoriale di Weirdo, sua moglie Aline ne fu il cuore pulsante, la voce emotiva e la forza trainante. Quando Weirdo nasce nel 1981, Aline Kominsky-Crumb è già una figura nota dell’underground femminile, pioniera di Wimmen’s Comix e co-creatrice di Twisted Sisters, una delle prime antologie di fumetto femminista. In Weirdo, Aline è presente fin dall’inizio accanto al marito Robert, ma la sua importanza cresce negli anni fino a quando diventa direttrice effettiva della rivista. Con il numero 18, Aline prende ufficialmente la guida, imprimendo alla rivista un tono più femminile, ironico e inclusivo, e trasformandola in un laboratorio del fumetto autobiografico moderno. Aline pubblica su Weirdo molte delle sue storie più note, tra cui “Goldie: A Neurotic Woman”, su una donna ossessionata, fragile e autoironica, specchio perfetto della comicità nevrotica dell’autrice. Kim Deitch Kim Deitch è il “veterano” che, in Weirdo, tiene insieme due epoche: l’underground storico degli anni Sessanta-Settanta e il post-underground degli anni Ottanta. Deitch arriva in Weirdo sull’onda del prestigio acquisito su Gothic Blimp Works e su Arcade the Comics Revue, due tra le riviste guida della breve era underground. Keitch si distingue per realizzare falsi-documentari che fingono di raccontare l’archeologia del pop americano (circhi, vaudeville, burlesque) messi sulla pagina come gialli esoterici. Molto interessante la visione che Deitch ha del passato, visto non sotto una luce nostalgica ma come una specie di parco dei divertimenti dove cronaca e show business, magia e truffa si confondono. La linea di Deitch è densa, la china è stesa in modo “antico” con tratteggi rituali che danno un’impressione di rigore e profondità. Narrazione e disegno costituiscono un insieme coerente che si impose come esempio per gli autori più giovani. Peter Bagge Dopo aver frequentato la School of Visual Arts di New York City, dalla qualle sono usciti tanti fumettisti, Peter Bagge decide di dedicarsi al fumetto. Grande fan di Robert Crumb e di Weirdo fin dall’inizio, invia parecchio materiale in visione che subito viene rifiutato… ma dopo un pò Crumb comincia ad accettargli qualcosa, fino a quando nel 1984 gli chiede di diventare l’editor della rivista. Con Bagge nasce la fase detta “Bad Boys era”, che diede alla rivista un tono più punk, un ritmo più veloce e un atteggiamento più strafottente. Bagge svolse un grande lavoro di scouting, chiamando alle armi una nuova generazione di fumettisti (Kaz, Drew Friedman, J.D. King, Dennis Worden e Doug Allen) che diventeranno noti negli anni Novanta. Su Weirdo, Bagge pubblica soprattutto pezzi brevi incentrati su famiglie isteriche, genitori imbarazzanti e adolescenti rancorosi, in cui mette a punto un vocabolario postmoderno che esploderà successivamente nei suoi lavori. Ted Jouflas È uno di quegli autori minori ma affascinanti che hanno orbitato intorno alla galassia di Weirdo, rappresentando perfettamente lo spirito outsider della rivista. Jouflas, autore americano nonostante il cognome francese, viene dall’underground e collabora a Weirdo pubblicando brevi storie surreali e grottesche tra la vignetta e la grafica d’arte. Con un tratto nervoso che ricorda S. Clay Wilson spesso alterna figure schematiche e fondali densi di segni, usando un bianco e nero fortemente contrastato. I suoi testi sono scarni, talvolta volutamente privi di senso logico, come dialoghi improvvisati o schegge di cultura pop. Il risultato è un fumetto tra il grottesco e il dadaista, dove la logica narrativa implode e resta solo l’energia visiva. Crumb lo apprezza perché rappresenta la “pura anarchia” del fumetto underground, senza compromessi né patine artistiche. Il suo segno energico e volutamente “anti-estetico” incarna alla perfezione lo spirito “low art” della rivista. Drew Friedman Nato nel 1958 a New York, figlio dello scrittore satirico Bruce Jay Friedman, Drew cresce in un ambiente letterario ma sviluppa un gusto ossessivo per il trash televisivo, i freak culturali e le star dimenticate. Studia alla School of Visual Arts, dove i suoi maestri sono Will Eisner e Harvey Kurtzman (il fondatore di Mad), per poi esordire nei primi anni Ottanta sulle riviste alternative. Friedman usa una tecnica di puntinismo a penna, ispirata alla fotografia in bianco e nero e alle stampe d’epoca. Il risultato è un effetto “iper-realistico e nauseante”, ogni poro della pelle, ogni rughetta, ogni goccia di sudore viene disegnata con precisione maniacale. Le sue tavole sembrano ritratti fotografici di personaggi deformi, ma hanno la potenza grottesca di un ritratto di Otto Dix e di George Grosz. Friedman trasforma i personaggi marginali in santi deformi del trash facendo passare l’idea che anche il “cattivo gusto” può essere una forma d’arte. Phoebe Gloeckner Nata nel 1960 a Philadelphia, cresciuta a San Francisco, la Gloeckner studia anatomia e illustrazione medica avvicinandosi dopo la fine degli studi all’ambiente underground di Crumb e Aline Kominsky, con cui stringe un legame umano e artistico intenso. Negli anni Ottanta entra nel giro di Weirdo, dove pubblica per la prima volta i suoi fumetti autobiografici, spesso duri, sessuali, violenti, scritti col cuore sanguinante e disegnati con precisione da chirurgo. La Gloeckner conosce molto bene l’anatomia ma nei suoi racconti i corpi si fanno a volte caricaturali, altre volte iperrealistici, come se la percezione fosse disturbata dall’esperienza che viene raccontata. I temi affrontati sono spesso scomodi (la brutalità del desiderio, la violenza e il senso di colpa) e le protagoniste oscillano tra innocenza e consapevolezza crudele. È la voce più intensa e disturbante della gestione Kominsky, la voce stessa del trauma, la prima a usare il fumetto come referto della propria esistenza. Penny Moran Penny Moran è una figura minore ma interessante nella costellazione di Weirdo, rappresentativa della fase in cui la rivista, sotto la guida di Aline Kominsky-Crumb, cominciava a dare spazio a voci femminili nuove, ironiche e marginali, a metà strada tra diario e art brut. È una di quelle autrici “uniche” che Weirdo cercava e valorizzava: dilettanti geniali, diariste, disegnatrici spontanee. Il suo disegno è volutamente “naïf” e utilizza Linee tremolanti, corpi sproporzionati e volti abbozzati ma espressivi immersi in dialoghi fitti che realizzano una scrittura calligrafica. I temi sono quelli del quotidiano, piccoli eventi, relazioni, noia, solitudine e ironie domestiche, espressi con forza confessionale e comicità crudele. Le sue storie non sono tragiche come quelle di Phoebe Gloeckner né comiche come quelle di Aline, ma stanno in una terra di mezzo dove domina un’ironia rassegnata. Penny Moran ci mostra come l’imperfezione può essere sincerità e la goffaggine libertà. Mary Fleener Nata nel 1951 a Los Angeles, cresciuta tra surf, rock e cultura psichedelica, studia arte alla California State University e inizia a disegnare fumetti a metà anni Ottanta, ispirata da Robert Crumb, Aline Kominsky-Crumb e Kim Deitch. Frequenta la scena alternativa californiana e trova in Weirdo la prima piattaforma nazionale dove sviluppare e affinare il suo stile geometrico e psichedelico, che lei definisce cubismo organico. Si tratta di uno stile fatto di geometrie spezzate e volumi sovrapposti dove i personaggi e gli ambienti sono costituiti da piani sfaccettati che vibrano di energia e sensualità. Si colgono influssi di George Braque, Picasso e delle copertine dei dischi degli anni Sessanta; che danno vita a corpi che si frantumano e si ricompongono con ironia e dinamicità. Questo linguaggio visivo la distingue nettamente dagli altri autori di Weirdo: mentre gli altri raccontano la cupezza e il disagio, la Fleener costruisce tavole giocose e dissacranti come in un’esperienza lisergica. Julie Doucet Nata nel 1965 nel Canada francese, a Montreal, la Doucet cresce tra la cultura québecois e la comunità punk degli anni Ottanta. Esordisce con la sua fanzine autoprodotta Dirty Plotte nel 1988, scritta e disegnata interamente da lei. La sua opera, diaristica, onirica, ironica e triviale, attira presto l’attenzione di Aline Kominsky-Crumb, che la invita a pubblicare su Weirdo, allora nella sua fase finale. Il segno della Doucet è fitto, sporco, densamente nero, con un gusto per la texture e il dettaglio claustrofobico. Le tavole sono spesso ruvide, fotocopiate, volutamente “sporche”. I testi fitti rendono le tavole simili alle pagine di un quaderno pieno di pensieri, sogni, rabbie e fantasie dove la Doucet mescola quotidiano, sogni assurdi, sesso, sogni erotici, mestruazioni, violenza e autoironia. La Doucet è la protagonista assoluta dei suoi fumetti, dove rappresenta la propria vita come un caos vitale, pieno di assurdità e poesia. Oggi è considerata una delle fumettiste più interessanti. Navigazione articoli IL RITORNO DI CAPITAN FUTURO GUIDO BUZZELLI NELL’OLIMPO DEI FUMETTISTI