Al suo debutto, nel 1999, Virus venne definito “un brutto pastrocchio tra Alien e Terminator“. La stessa Jamie Lee Curtis, protagonista del film, in un’intervista rilasciata a IGN.com se ne uscì con delle belle parole. “Alla festa di compleanno, per i suoi quarant’anni, Rob Reiner organizzò un bad show. In pratica, tutti gli invitati portarono una clip del loro film/interpretazione peggiore. Nella sua, Rob interpretava un hippie nella sit-com anni sessanta Gomer Pyle: Usmc dove cantava Blowin’ in the wind. Io ho portato Virus, un film così brutto da rimanerci scioccati. Questo è l’unico motivo valido per interpretare film di merda: quando i tuoi amici credono di aver fatto dei film orrendi, puoi sempre dire Ahhhh, ce l’ho io il meglio: sto portando Virus”. Virus sarà pure poco originale e magari non riuscitissimo, ma da qui a considerarlo come uno dei peggiori film degli anni novanta… Beh, sì, in effetti fu un flop pauroso, però, secondo me andrebbe rivalutato. Il film inizia nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico. L’equipaggio della Volkov, gigantesca nave da ricerca russa, si prepara al consueto contatto radio con gli astronauti della stazione spaziale Mir. Durante lo scambio dati tra i due equipaggi, a un certo punto gli astronauti scorgono una strana forma d’energia vagante che fluttua nello spazio. Neanche il tempo di realizzare cosa sia, che questa cosa li investe facendo fuori tutti. Pochi istanti dopo, la misteriosa scarica d’energia dallo spazio si trasporta sulla nave Volkov. Una settimana più tardi, il rimorchiatore oceanico Sea Star, dell’alcolizzato capitano Everton (Donald Sutherland), si trova nel bel mezzo di un tifone. Come se non bastasse, alla nave è ancorato un pesantissimo rimorchio pieno di container, che aumenta le possibilità di farla colare a picco. La cosa più sensata sarebbe ganciare la chiatta con i container, a volerlo fare è il navigatore Kelly Foster (Jamie Lee Curtis) d’accordo con il meccanico Steve Baker (William Baldwin). Il problema è Everton: arriva a minacciare di ucciderli se solo ci provano. Il capitano, distrutto dai debiti, aveva racimolato tutto ciò che possedeva e l’aveva riposto in quel carico, l’ultima speranza di potersi rifare una vita. Peccato che il cavo si spezzi mandando tutti i container a picco. Affondato il carico, il Sea Star più o meno riesce a riprendersi, pur trovandosi ancora nel mezzo di un tifone. Con i motori danneggiati, per giunta, il che non lo manterrà a galla ancora per molto. A questo punto Foster suggerisce di attraversare le “pareti” della perturbazione, portandosi al centro dell’occhio del tifone, dove le acque sono più tranquille, per cercare di riparare la nave. Tutti d’accordo, compreso Everton, mettono in pratica il piano. Una volta raggiunto l’occhio del tifone, mentre l’equipaggio è indaffarato a cercare di rattoppare la nave, e il capitano al modo più dignitoso per far fronte alla perdita, sui radar appare d’improvviso qualcosa di molto grosso nelle vicinanze. Si tratta della Volkov. L’equipaggio si dirige immediatamente verso la nave russa, che, pensano, potrebbe aiutarli. Malgrado vari tentativi di contatto, non ricevono nessuna risposta dall’equipaggio. Ed è qui che lo sciacallaggio emerge con grazia ed eleganza: se la nave è abbandonata, come Everton spera, il “salvataggio” potrà fruttare svariati milioni di dollari. Così, dandosi un tono, il capitano Everton dà ordine di salire a bordo della Volkov. Qui si trovano davanti a una situazione a dir poco bizzarra: quasi tutti gli apparecchi elettrici sono distrutti, così come la maggior parte dei cablaggi. In ultimo, le pareti sono ricoperte da fori da proiettile. Per il capitano è tutto un chissene, perché, con tutti quei soldi che ricaverà, cosa saranno mai un po’ di disordine e due revolverate alle pareti. Quindi manda Steve e il suo compagno “Squeaky” a ripristinare l’elettricità a bordo. Una volta tornata la corrente, iniziano a capitare strane cose a bordo. Tra cui un’ancora che, staccandosi da sola, centra in pieno il Sea Star mandandolo a picco. Fortunatamente, Woods e Hiko, che si trovavano lì in quel momento, riescono a salvarsi, anche se quest’ultimo resta ferito. Trasportato Hiko nell’infermeria della Volkov, dove Foster cerca di rattoppargli la gamba, all’improvviso qualcuno in maschera antigas esce da un armadietto sparando a caso con una mitragliatrice. Incredibilmente, nessuno resta ucciso e una volta stordito l’assalitore si scopre che questi è Nadia Vinogradova, primo ufficiale scientifico di bordo, nonché unica superstite della Volkov. Com’è come non è, una volta ripresi i sensi, Nadia racconta cos’era capitato. In pratica, quella specie di scarica elettrica che aveva investito la stazione spaziale Mir è un essere alieno senziente. Sfruttando il trasferimento dati dalla Mir, aveva raggiunto la nave sull’oceano. Una volta a bordo ha preso fischi per fiaschi, scambiando gli esseri umani per dei virus. Perciò questo essere alieno ha deciso di eliminare tutti i marinai russi e utilizzare i cadaveri per strani esperimenti, dando vita a orripilanti ibridi e creature umanoidi composte di carne e metallo. Il resto del film non è altro che il solito lungo inseguimento tra il mostro e i protagonisti. Quindi passiamo direttamente a “La Domanda”: com’è Virus? Volendo restare con i piedi per terra, è un film incredibile. Intendo dire, incredibile che qualcuno abbia sul serio investito del denaro per una storia così vacua, abusata e banale. Anche se c’è da tenere in considerazione alcuni aspetti. Sul finire degli anni ottanta e nei primi novanta ci fu una specie di revival di film sui mostri marini o comunque ambientati nelle profondità oceaniche: Leviathan, The Abyss, The Rift, DeepStar Six, Proteus… ne uscirono veramente parecchi. Alla fine degli anni ottanta lo scrittore, sceneggiatore nonché ex Navy Seal americano Chuck Pfarrer, per seguire la moda, scrisse sulla falsariga di Alien la sceneggiatura di questo Virus. Il problema fu lo stesso con cui si è trovato a che fare James Cameron per Avatar: la sceneggiatura era bella che pronta da millemila anni, solo che le tecnologie nel campo degli special f/x dell’epoca non avrebbero permesso di realizzare il film così come pensato. Perciò, Pfarrer vendette la sceneggiatura alla casa editrice Dark Horse, che ne realizzò una serie a fumetti pubblicata nel 1992. Quindi, se tanto mi dà tanto, quell’aria di stantio che Virus si porta appresso proviene dall’essere un’opera che nella sua forma mentis è vecchia di almeno un decennio. Ma il punto non è solo questo. Il fatto è che Virus è un film tremendamente scontato. L’aver affidato la regia a John Bruno, mago degli effetti speciali che ha vinto pure un Oscar per The Abyss (per carità, nel suo settore è uno dei migliori), non è stata proprio una genialata. Tanto per capirci, il film è costato la bellezza di settantacinque milioni di dollari, escluse le spese di promozione, e ne recuperò poco più di trenta. Venne prodotto anche un videogame tie-in per Playstation (Virus: It is Aware) e, dulcis in fundo, una serie di action figure. Non so cosa sperasse chi ci cacciò il soldo, inutile dire che tutta ‘sta roba colò a picco malamente. Non è difficile immaginare il perché questo film venne preso a sputi quando uscì: non era originale nella storia, non era originale nella direzione artistica e manco nell’ambientazione. Persino Punto di non ritorno ci ha provato di più nel mettere in scena qualcosa un pizzico più originale. Nonostante questo, a me Virus piace. Esistono centinaia di film uguali a Virus e, di certo, questo non è il peggiore in assoluto. Tanto per dire, pochi mesi prima uscì Deep Rising, che in sostanza era praticamente identico salvo per il mostro e, per quanto mi piaccia anche quello, è un prodotto ben più scadente. Virus sarà pure emozionante come non trovare una pantofola ai piedi del letto, però si lascia guardare. Il cast è buono e ci mette del suo. Gli special f/x sono di un certo livello, con un prosthetic makeup di alta fattura e animatroni vecchia scuola quantomai credibili, che reggono ancora oggi. Certo le pretese al tempo erano ben altre, ma la storia, per quanto prevedibile, è comunque gradevole. Perciò credo che, se si è appassionati del genere, difficilmente Virus non vi prenda. Quindi facciamo che si becca tre ok di Fonzie e amen. Detto questo, credo sia tutto. Stay Tuned, ma sopratutto Stay Retro. Navigazione articoli LE SCALE NEI FILM DI STANLEY KUBRICK LA MORTE TI FA BELLA, 10 COSE CHE NON SAPEVI