In Italia tutti gli appassionati di cartoni animati giapponesi, o anche solo di cultura pop, individuano senza indugi il contesto quando si parla di Goldrake Generation, dal nome del robottone di Go Nagai trasmesso in Italia da Rai Due nel 1978. Chi scrive, come molti suoi coetanei, l’ha vissuta sulla sua pelle e ne ha ancora vivo il ricordo. Chi ha vissuto quei momenti magici davanti alla tv da bambini, sa qual è la differenza tra la storia autentica e l’universo parallelo tutto italiano che si cela dietro questo fenomeno culturale degli anni settanta e ottanta? Così nacque la Goldrake Generation “Goldrake – Atlas Ufo Robot”: già dal titolo c’è da rilevare la differenza tra l’originale serie nipponica e la trasposizione sugli schermi televisivi italiani. In Giappone il nome della serie (e del gigantesco robot protagonista) è “Ufo Robot Grendaizer”, ma questo particolare gli affezionati fan italiani lo avrebbero scoperto soltanto diversi anni dopo. La serie, che in Italia detiene la primogenitura di quelle robotiche apparse sui teleschermi, in Giappone non era stata la prima con un robot gigante da protagonista. Il suo autore, Go Nagai, aveva già in repertorio altre due serie robotiche. Sì, perché Ufo Robot Grendizer altro non è stato che il terzo capitolo di una lunga saga, come in Italia avremo scoperto soltanto in seguito. Le altre due serie appariranno a seguire sulle reti italiane tra alterne vicende, in ordine esattamente inverso a quello originale. La trilogia originale di Go Nagai Cerchiamo di riassumere in che cosa consisteva l’autentica trilogia robotica di Go Nagai, in modo da comprendere come fu stravolta nelle prime trasposizioni televisive in Italia. I protagonisti robotici della trilogia di Go Nagai L’universo in cui si muovono i personaggi della trilogia è sempre lo stesso, anche se ruotano i protagonisti delle serie e pure gli antagonisti cambiano. La presenza costante in tutte e tre le serie è quella di almeno uno dei componenti della famiglia Kabuto. Ecco la sequenza originale delle serie. Mazinga Z, 92 episodi trasmessi in Giappone dal 2 ottobre 1972 al settembre 1974. Protagonista la famiglia Kabuto quasi al completo: il professor Juzo Kabuto e i suoi due nipoti Koji e Shiro, apparentemente orfani del padre. Gli antagonisti sono il Dottor Hell, collega di studi in gioventù del professor Kabuto, che, in preda a un delirio di onnipotenza, crea un esercito di zombie dall’estinta antica civiltà micenea per conquistare il mondo. A cavallo tra l’ultima puntata di Mazinga Z e la prima de Il Grande Mazinga viene realizzato da Go Nagai per la Toei il mediometraggio di 44 minuti Mazinga Z contro il Generale Nero, che raccorda le due serie. In questa storia, subito dopo la morte del Dottor Inferno e l’apparente sconfitta della rediviva civiltà micenea, risorgono dal sottosuolo le sette armate infernali dell’Impero delle Tenebre, con in testa il Generale Nero che, ricondotte in superficie le sue truppe micenee, con l’aiuto del sopravvissuto Duca Gorgon sconfigge Mazinga Z ed è a un passo dalla conquista della Terra. Proprio quando tutto sembra perduto, un misterioso altro gigante d’acciaio interviene a salvare la situazione: è il Grande Mazinga, progettato e costruito da Kenzo Kabuto, padre di Koji e Shiro e figlio di Juzo, creduto morto ma vivo nel corpo di un androide. Arriva dunque il turno de Il Grande Mazinga, 56 episodi dall’8 settembre 1974 al 28 settembre 1975, in cui il padre di Koji e Shiro, Kenzo Kabuto, redivivo grazie a un non meglio precisato intervento che lo ha reso un androide, fronteggia servendosi del giovane Tetzuya Tzurugi, da lui adottato ed addestrato, l’Impero delle Tenebre, l’oscuro e misterioso Stato sotterraneo guidato dal Grande Imperatore. Ufo Robot Grendizer, 74 episodi dal 5 ottobre 1975 al 27 febbraio 1977, che vedono Koji Kabuto tornare in Giappone dopo un periodo di studi negli Stati Uniti con un disco volante di sua invenzione, il Tfo (Terrestrial Flying Object), per proseguire le sue attività scientifiche nel Centro di Ricerche del Professor Umon, che ha adottato il giovane Daisuke: il cui vero nome è Duke Fleed, un alieno fuggito sulla Terra, in seguito all’invasione del suo pianeta d’origine Fleed, di cui era il principe ereditario. Daisuke si trova a dover combattere contro la minaccia aliena che incombe sulla terra da parte dell’esercito di Re Vega (il tiranno che ha già conquistato il pianeta Fleed). Vediamo adesso cosa accadde nella trasposizione italiana di queste tre serie a partire dal 1978. La trasposizione italiana Ufo Robot Goldrake La terza e ultima serie della trilogia Go Nagai fu, nel paese d’origine, quella che riscosse meno successo. Sorte ben diversa ebbe in Italia. Il cast di Goldrake al completo Nel 1978 in Giappone la serie si era già conclusa da un anno, quando fu trasmessa per la prima volta alle 18:45 del 4 aprile 1978 sulla seconda rete, all’interno del contenitore serale Buonasera con…, intitolato in quell’occasione Buonasera con… Superman – Atlas Ufo Robot, presentata da Maria Giovanna Elmi, la più celebre “signorina buonasera”. La Rai acquistò i diritti della serie dalla francese Pictural Film, la quale aveva realizzato un “manuale” contenente le specifiche del programma chiamato Atlas (“atlante”). Il titolo originale giapponese “Ufo Robot Grendizer” fu inoltre contratto dalla francese Pictural Film in “Ufo Robot”, ragione per cui sul suddetto manuale campeggiava il titolo Atlas Ufo Robot. Ispirata dal termine “Atlas”, la produzione ritenne che fosse più accattivante del nome originale del disco volante di Goldrake (Spacer). Se nella versione francese il nome del robot protagonista fu cambiato da Grendeizer in Godrak, in Italia la serie fu battezzata Goldrake, Atlas Ufo Robot. Nella trasposizione italiana dei vari episodi i nomi dei personaggi mutuarono quelli francesi, stravolti rispetto alla versione originale. Ecco che Koji (Kabuto) divenne Alcor, il prof. Umon divenne Procton, Daisuke divenne Actarus ecc. Riportiamo in una tabella la trasposizione dei nomi dei personaggi: Nome Originale Nome italiano Ruolo nella serie Doppiatore italiano Daisuke Umon/Duke Fleed Actarus/Duke Fleed Coprotagonista insieme a Koji Kabuto Romano Malaspina Koji Kabuto Alcor Coprotagonista, insieme a Duke Fleed (raccordo della trilogia) Giorgio Locuratolo Prof. Umon Prof. Procton Direttore del Centro Ricerche spaziali, padre adottivo di Daisuke Elio Zamuto Dambei Makiba Rigel Capo famiglia, proprietario e gestore del Ranch di proprietà della famiglia Makiba Armando Bandini Hikaru Makiba Venusia Figlia di Dambei Rosalinda Galli Goro Makiba Mizar Figlio di Dambei Fabrizio Mazzotta Grace Mary Fleed Maria Sorella di Duke Fleed Emanuela Rossi, Liliana Sorrentino Re Vega Re Vega Sovrano delle armate del pianeta Vega Gino Donato Blackie Hydargos Comandante delle armate del pianeta Vega Aldo Barberito, Franco Odoardi, Erasmo Lo Presto Gandal Gandal Generale delle armate del pianeta Vega Guido De Salvi, Germano Longo Lady Gandal Lady Gandal/Minos Mofglie di Gandal e sua simbionte Francesca Palopoli, Anna Teresa Eugeni Zuril Zuryl Ministro delle armate del pianeta Vega Sandro Iovino, Andrea Lala, Carlo Reali Forse ispirati dal nome del sovrano e tiranno alieno Vega, che è anche il nome della stella più brillante della costellazione della Lira, i nomi europei di altri personaggi chiave della serie furono mutuati da astri celesti. Venusia, per esempio, oltre a essere un chiaro riferimento al pianeta Venere, è anche il nome di un asteroide scoperto ed osservato nel 1902, battezzato “499 Venusia”. Alcor e Mizar sono due stelle della costellazione dell’Orsa Maggiore, mentre Rigel è una stella della costellazione di Orione. L’inizio della prima puntata mostra già un dettaglio che avrebbe dovuto incuriosire (ma anche in una certa misura confondere) noi piccoli telespettatori. Uno dei protagonisti, Alcor (cioè Koji Kabuto, che nella serie capostipite della trilogia, Mazinga Z, era il pilota del robot), appena giunto sui cieli del Giappone con il suo Tfo, si perde nei ricordi delle sue trascorse battaglie con il gigantesco Mazinga Z, di cui appaiono alcune sequenze. Il riferimento alla prima delle tre serie della trilogia è evidente, ma per i telespettatori italiani è un passo oscuro. Riportiamo la sequenza: [youtube https://www.youtube.com/watch?v=djbi6O_NQXk&w=980&h=720] Al 0:27 del video con il primo episodio di Goldrake c’è il riferimento a Mazinga Z Come vedremo più avanti, la confusione aumenterà quando, sulla scia del successo delle serie televisive, verranno proposti nelle sale cinematografiche italiane i mediometraggi di Go Nagai della trilogia, dei veri e propri crossover di cui il pubblico, complice il rimontaggio e le traduzioni del tutto arbitrarie, non capirà assolutamente il senso. A conti fatti, comunque, trattandosi dell’ultimo dei tre tronconi della trilogia, la trasposizione italiana di Goldrake manterrà una certa coerenza e fedeltà all’originale, e troverà una conclusione (la sconfitta di Re Vega, la salvezza del pianeta Terra e il ritorno sul pianeta Fleed degli eredi al trono Duke Fleed e Grace Mary Fleed) perfettamente comprensibile. Particolare rilievo, riguardo a questa serie, va dato a due aspetti entrati di prepotenza nella cultura pop del nostro Paese: la colonna sonora e il doppiaggio Per quanto riguarda la colonna sonora, il singolo pubblicato nel 1978 in vinile, 45 giri, Ufo Robot (lato A) / Shooting Star (lato B), del gruppo Actarus, le cui due facce rappresentavano rispettivamente la sigla iniziale e quella finale degli episodi italiani della serie, fu pubblicato nel 1978. [youtube https://www.youtube.com/watch?v=M0T_kBtUDNI&w=980&h=720] Sigla iniziale (Ufo Robot – lato A) [youtube https://www.youtube.com/watch?v=PrU64JqBffA&w=980&h=720] Sigla finale (Shooting Star – lato B) Il brano Ufo Robot è stato scritto da Luigi Albertelli su musica e arrangiamento di Vince Tempera e Ares Tavolazzi. Il successo del disco fu enorme, tanto da ottenere il Disco d’oro per il superamento del milione di copie vendute, toccando la quarta posizione della classifica dei singoli e risultando il diciottesimo singolo più venduto in Italia nel 1978. Il team creativo pubblicò un Lp (Long Playing) in vinile, 33 giri, prodotto da Fonit Cetra, che contava 10 tracce comprendenti anche le due del singolo, sempre accreditato al misterioso gruppo degli Actarus. Dietro lo pseudonimo Actarus si nascondeva un ensemble di musicisti diretti da Vince Tempera alle tastiere, Massimo Luca alle chitarre acustiche ed elettriche, Ares Tavolazzi, ex membro degli Area, e Julius Farmer al basso, Ellade Bandini alla batteria e Renè Mantegna alle percussioni. Le voci soliste sono quelle di un giovane Fabio Concato, Michel Tadini, Dominique Regazzoni e Gianpiero Scussel, diretti da Paola Orlandi assieme al suo coro, mentre autore dei testi è Luigi Albertelli. Romano Malaspina, che ebbe l’incarico di doppiare Actarus/Duke Fleed, divenne negli anni a seguire un idolo per una intera generazione di fan di cartoni animati giapponesi. Romano Malaspina, gentiluomo d’altri tempi, racconta sé e la sua verità sul mondo del doppiaggio in una lunga intervista a cura di Andrea Razza che, per chi ha voglia di ascoltarla a questo link, è estremamente interessante. Grazie alla professionalità e all’indiscussa energia con cui dava voce ai personaggi, Malaspina divenne il doppiatore negli anni a seguire di diversi protagonisti, antagonisti e personaggi di primo piano di serie robotiche e non (Hyroshi/Jeeg Robot D’acciaio, Ryo/Getter Robot, Sanshiro/Gaiking, Colonnello M’Qve/Gundam, Generale De Jarjayes/Lady Oscar, solo per citarne alcuni). Rilievo non trascurabile ebbe il merchandising, che affiancò la prima messa in onda di Goldrake in tv. I prodotti furono tantissimi, alcuni importati dal Giappone come gli ottimi modellini giocattolo della Shogun: la versione grande del robot era alta circa 50 cm, quella piccola era solidissima con il corpo in metallo, di fattura spettacolare se le contestualizziamo nell’epoca in cui furono prodotte. Altri furono prodotti direttamente in Italia, come le Action Figure di Alcor e Actarus o i modellini in plastica flessibile in blister con protagonisti e antagonisti (Goldrake, Alcor, Actarus, Hydargos, Gandal e Vega) della padovana Fabianplastica di Monselice. L’editore Edierre, di proprietà della Rai, pubblicò due album di figurine (Goldrake fu mandato in onda in due fasi diverse, ciascuna delle quali fu associata ad un album) e diversi libri e fumetti prodotti in Italia o rimontando immagini del cartone animato, oppure ancora disegnando da zero nuovi episodi dai contenuti di qualità piuttosto scadente. La filiale italiana della Mattel dedicò a Goldrake persino un gioco da tavolo. L’album di figurine della Edierre associato alla “seconda” serie di Goldrake Il gioco da tavolo Mattel di Goldrake Il Grande Mazinga La serie centrale della trilogia, Great Mazinger, fu trasposta in Italia con il titolo de Il Grande Mazinga: delle tre versioni italiane è forse la più fedele. Il grande Mazinga I 56 episodi che compongono la serie sono stati trasmessi da varie Tv locali Italiane a partire dal 1979, dopo la prima messa in onda su Gbr il 19 maggio di quell’anno. La storia parte dal passaggio del testimone di Koji Kabuto alla guida di Mazinga Z al nuovo Robot Gigante progettato dal professor Kenzo Kabuto, suo redivivo padre-androide, il Grande Mazinga, pilotato dal giovante Tetzuya Tzurugi. Sebbene Dottor Inferno sia stato sconfitto da Mazinga Z sul finire della serie precedente, che in Italia non era ancora apparsa, in questo secondo capitolo occorre fronteggiare la nuova minaccia dell’Impero delle Tenebre, l’antica civiltà micenea riemersa dal sottosuolo, dove era stata relegata per secoli, alla testa del quale il Generale Nero, al servizio dell’Imperatore delle Tenebre, combatte con il suo esercito di sette armate mostri meccanici, ciascuna delle quali è comandata da un generale incaricato (Yuri Caesar per i mostri umani, Lord Rygan per gli altri mammiferi, Drayato per i rettili, Vardallah per gli uccelli, Scarabeth per gli insetti, Anghoras per pesci e anfibi e Hardias per gli spiriti delle tenebre). Il Generale Nero si serve dell’unico superstite delle armate del Dottor Inferno, il Duca Gorgon, per lo spionaggio e gli intrighi (più avanti quest’ultimo, sconfitto ed ucciso, verrà sostituito con la Marchesa Yanus) e quando lo stesso Generale Nero cadrà per mano di Tetzuya verrà sostituito da un redivivo Dottor Inferno, innestato su un corpo meccanico a costituire il Gran Maresciallo del Demonio. Ovviamente, pur essendo la trama di questa serie abbastanza fedele all’originale, al pubblico italiano mancarono i riferimenti con il primo capitolo, Mazinga Z, che andrà in onda su Rai Due soltanto un anno dopo. A ciò si aggiunga che questa serie fu l’unica in cui in effetti il nome di Koji, nei momenti in cui viene citato, principalmente dal fratellino Shiro e dal padre Kenzo, rimase quello originale (così come tutti gli altri, del resto), ma pronunciato male, ovvero “koi” con la “j” muta, rendendone ancora più difficile l’identificazione. Il doppiaggio fu affidato alla C.D. Cooperativa Doppiatori sotto la direzione di Enrico Bomba. Di seguito l’elenco dei doppiatori dei vari personaggi. Nome Originale Nome italiano Ruolo nella serie Doppiatore italiano Tetsuya Tsuruji Tetsuya Tsuruji Protagonista e pilota del Grande Mazinga Piero Tiberi Jun Hono Jun Hono Pilota di Venus Maria Grazia Dominici Dott. Kenzo Kabuto Dott. Kenzo Kabuto Direttore del Centro Ricerche e padre di Koji e Shiro Kabuto Gianni Marzocchi Sandro Iovino Shiro Kabuto Shiro Kabuto Figlio minore di Kenzo Kabuto Francesca Guadagno Koji Kabuto Koji Kabuto Filglio maggiore di Kenzo Kabuto e pilota di Mazinga Z Franco Aloisi Boss Boss Pilota di Boss Robot Gianfranco Bellini Gran Signore Delle Tenebre Gran Signore Delle Tenebre Luogotenente dell’Imperatore Renato Mori Sandro Iovino Generale Nero Generale Nero Luogotenente dell’Imperatore Renato Mori Sandro Iovino Imperatore Delle Tenebre Imperatore Delle Tenebre Antagonista e sovrano dell’Impero delle Tenebre Mario Mastria Mario Lombardini Gen. Birdler Gen. Birdler Generale dell’Imperato delle Tenebre Diego Michelotti Aldo Barberito Gen. Hardias Gen. Hardias Generale dell’Imperato delle Tenebre Romano Ghini Gen. Scarabeth Gen. Scarabeth Generale dell’Imperato delle Tenebre Gino Donato Sergio Matteucci Franco Latini Gen. Rigan Gen. Rigan Generale dell’Imperato delle Tenebre Franco Latini Vittorio Di Prima Gen. Angoras Gen. Angoras Generale dell’Imperato delle Tenebre Aldo Barberito Arturo Dominici Gen. Yuri Caesar Gen. Yuri Caesar Generale dell’Imperato delle Tenebre Mario Mastria Gen. Lord Drayato Gen. Lord Drayato Generale dell’Imperato delle Tenebre Aldo Barberito Alessandro Sperlì Gran Maresciallo Gran Maresciallo Generale dell’Imperato delle Tenebre Franco Odoardi Duca Gorgon Duca Gorgon Luogotenente dell’Imperatore Daniele Tedeschi Marchesa Janus Marchesa Janus Germana Dominici Sayaka Yumi Sayaka Yumi Pilota di Afrodite A, figlia del Dott. Yumi Silvia Tognoloni Dott. Yumi Dott. Yumi Direttore del Centro Ricerche Fotoatomiche Sandro Iovino Nuke Nuke copilota di Boss Robot e amico di Boss Sandro Acerbo Mucha Mucha copilota di Boss Robot e amico di Boss Giorgio Locuratolo Massimo Giuliani Principe Kerubinus Principe Kerubinus Sovrano spodestato di Micene Franco Aloisi Anche la sigla italiana Il Grande Mazinger dei Superobots fa parte della colonna sonora di una generazione, benché al tempo non ebbe la stessa fortuna discografica del suo predecessore Goldrake. Una curiosità interessante è che il Lato B del 45 giri presentava una cover della sigla di un altro anime robotico di Go Nagai, Jeeg Robot, la cui versione originale era cantata da Roberto Fogu, in arte Fogus (a dispetto delle voci degli anni a seguire che attribuivano la voce solista a Piero Pelù). [youtube https://www.youtube.com/watch?v=D5-jiZC-RgQ&w=980&h=720] Sigla iniziale de “Il Grande Mazinga” Come per Goldrake, così per il Grande Mazinga fu notevole il merchandising che accompagnò la messa in onda televisiva. Anche in questo caso furono importati dal Giappone due notevoli modelli giocattolo della Shogun, di serie analoghe a quelle prodotte per Goldrake (versione in plastica di 50 cm di altezza e in metallo, più piccolo). Chi scrive li ha avuti entrambi e ci ha giocato a lungo. L’accessorio che mi appassionava di più era il Brain Condor del modello “gigante” che si estraeva dalla testa e con il quale giocavo imitando innumerevoli volte la famosa sequenza dell’agganciamento che “attivava” il robot. https://www.youtube.com/watch?v=qJ82QbqYLQo La manovra di “agganciamento” del Brain Condor Anche per il Grande Mazinga venne prodotto un album di figurine da Edierre (anche se il Grande Mazinga veniva trasmesso dalle reti locali), nonché fumetti e libri. L’album di figurine de “Il Grande Mazinga” Mazinga Z Arriviamo al 21 gennaio del 1980, quando su Rai Uno viene trasmesso per la prima volta in Italia, finalmente, la serie capostipite della trilogia: Mazinga Z, che esordisce all’interno del programma-contenitore 3… 2… 1… Contatto!, quando ormai nel nostro paese sono già arrivate numerose altre serie robotiche. Agli occhi del pubblico Italiano, quindi, la serie sembra meno originale e innovativa delle altre, dato che non potevamo sapere che nel paese d’origine era stata l’apripista. Mazinga Z Inoltre per i telespettatori Italiani la confusione è grande, anche se, tutto sommato, inconsapevole. Inconsapevole perché nessuno di noi sapeva che queste tre serie erano in realtà capitoli della stessa storia e, per di più, trasmessi da noi in ordine inverso. La sigla italiana Mazinga Z fu pubblicata nel 1979 come singolo del Galaxy Group, pseudonimo dei Pandemonium. Il testo è stato scritto da Dino Verde su musica e arrangiamento originali di Chumei Watanabe. Sigla iniziale di “Mazinga Z” Nella traduzione e nel doppiaggio Koji diventa, inspiegabilmente Ryo. Tutti gli altri nomi non vengono modificati, se si eccettua la traduzione del Dr. Hell in Dottor Inferno, ma alla fine si può dire che il nome è fedele all’originale. Il doppiaggio fu assegnato allo studio Defis, il medesimo che aveva curato la versione italiana di Happy Days, sinonimo di garanzia. Di seguito l’elenco dei doppiatori dei vari personaggi. Nome Originale Nome italiano Ruolo nella serie Doppiatore italiano Ryo Koji Kabuto Protagonista e pilota di Mazinga Z Claudio Sorrentino Shiro Shiro Kabuto Fratellino di Koji Fabrizio Manfredi Sayaka Sayaka Yumi Pilota di Afrodite A/Venus Alfa e figlia del Prof. Yumi Liliana Sorrentino Boss Boss Pilota di Boss Robot Gil Baroni Nuke copilota di Boss Robot e amico di Boss Massimo Rossi Mucha copilota di Boss Robot e amico di Boss Vittorio Guerrieri Prof. Yumi Prof Yumi Direttore del Centro per le ricerche Fotoatomiche Aldo Massasso Dottor Hell Dottor Inferno Antagonista e capo delle Armate di Micene Lino Troisi Barone Ashura Barone Ashura Primo luogotenente del Dr Hell Antonio Colonnello (parte maschile) Laura Gianoli (parte femminile) Conte Blocken Conte Bloken Secondo luogotenente del Dt Hell Dante Biagioni Maschere di Ferro Maschere di Ferro Soldato delle armate di Michene Giancarlo Padoan Elmetti di Ferro Elmetti di Ferro Soldato delle armate di Michene Massimo Dapporto I più attenti di noi avevano notato che l’aspetto di Ryo/Koji era lo stesso di Alcor/Koji, ma del suo nome originale, Koji (nella sua pronuncia reale con la “j” dura), non c’era traccia in nessuna programmazione italiana, né in tv, né al cinema (vedremo in seguito che i mediometraggi della Toei con i cross over tra le serie di Go Nagai verranno rimontati in film del tutto privi di senso proiettati nelle sale Italiane). A rendere ancora più difficile la comprensione concorse il fatto che Mazinga Z fu interrotta dalla Rai al 51esimo, dei 92 episodi che compongono la serie, “a furor di mamme”. Vedremo in seguito come a partire da quell’anno si scatenarono insensate polemiche che portarono la Rai a sospendere la programmazione della serie. Il “lungometraggio” dei robot di Go Nagai Sulla scia dell’incredibile successo televisivo delle tre serie di Go Nagai, quando ancora i telespettatori italiani ignoravano qualsiasi legame tra i capitoli della saga, venne concepita una discutibile operazione di montaggio dei diversi mediometraggi di crossover tra le serie, del tutto indipendenti l’uno dall’altro, che la Toei aveva prodotto in Giappone. Questo strampalato “lungometraggio”, creato montando insieme pezzi dei vari originali stravolti nella traduzione e nel doppiaggio, venne prodotto come film d’animazione con il titolo di Mazinga contro Goldrake e programmato nelle sale cinematografiche italiane. A poco vale una voce fuori campo che, per la durata di tutto il film, cerca di ricucire insieme i passi che non sembrano avere (e in originale non hanno) alcun collegamento. Locandina originale di Mazinga contro Goldrake Il titolo è preso da uno dei mediometraggi “cannibalizzati”, Ufo Robot Grendizer contro Il Grande Mazinga. Oltre a questo, gli altri stralci furono prelevati da Mazinga contro gli Ufo Robot, Gli Ufo Robot contro gli Invasori Spaziali, Mazinga Z contro Devilman e Mazinga Z contro il Generale Nero. Ad aumentare la confusione dei poveri spettatori italiani c’è il fatto che Koji viene “sdoppiato” nei due personaggi Alcor e Ryo (che come sappiamo sono la stessa persona) e i nemici costringono Alcor, sotto ipnosi, a svelare i comandi segreti per pilotare il Grande Mazinga. Ma gli spettatori non riescono a capire cosa ne possa sapere Alcor di come si pilota il Grande Mazinga (perché ignorano che Alcor sia in realtà sempre Koji e che suo padre Kenzo ha costruito il Robot). Di questo già di per sé apocrifo lungometraggio, ne esiste un’ulteriore versione alternativa (la versione apocrifa del film apocrifo!) che termina con il fermo immagine del Grande Mazinga con la spada sguainata e puntata contro Goldrake ed una voce fuoricampo che dichiara che Goldrake verrà “ucciso” da Mazinga (molto probabilmente si tratta di un falso “pirata” rimontato appositamente). Nascita, gestazione e polemiche di un fenomeno mediatico Prima del fatidico aprile del 1978 soltanto due serie animate giapponesi erano giunte nel teleschermi italiani: Vicky il vichingo e Heidi. Entrambe erano piuttosto rassicuranti per i produttori televisivi e il pubblico italiano, perché presentavano storie in linea con la narrativa e l’immaginario occidentale. Accadde che una funzionaria Rai, Nicoletta Artom, insieme a Sergio Trinchero, nel 1978 furono incaricati di curare l’edizione del format televisivo “Buonasera con” e che la Artom avesse visto quegli strani cartoni animati giapponesi così diversi da quelli a cui il pubblico europeo era abituato e ne fosse rimasta particolarmente colpita. Quando Trinchero e la Artom iniziarono a progettare l’edizione di aprile del programma, affidandone la conduzione a Maria Giovanna Elmi (già conduttrice della precedente edizione), decisero di inserirvi le puntate della nuova serie animata giapponese. Trinchero così riporterà le parole con cui Nicoletta Artom lo convinse: “Sergio, ho visto dei cartoni animati giapponesi… incredibili… una cosa nuovissima… mai vista… non si può dire nemmeno che siano di fantascienza! È un mondo di robot pilotati da esseri umani. Che si trasformano. Volano. Uomini che diventano macchine… si dividono in due…”. Contro lo scetticismo dei vertici Rai, Trinchero rischia dando la sua approvazione e, a conti fatti, i due vincono la scommessa. Fu sempre la Artom ad assegnare la direzione del doppiaggio a Romano Malaspina, altra mossa vincente. Grazie all’enorme successo di Goldrake le altre serie robotiche nipponiche cominciarono a invadere i palinsesti televisivi, scatenando veri e propri comitati di mamme detrattrici preoccupate per la presunta “violenza” di questi cartoni animati. Andrea Borri, presidente democristiano della Commissione parlamentare di vigilanza, prese una netta e radicale posizione contro i cartoni animati giapponesi, indirizzando le sue proteste agli allora vertici Rai. A Imola fu organizzata una delle iniziative anti-Goldrake più eclatanti: una petizione firmata da 600 famiglie contro la serie animata. Lo stesso comitato di genitori-promotori imolesi arrivò negli studi televisivi di “Digliene Quattro”, trasmissione televisiva Rai condotta da Enzo Tortora. A difendere Goldrake scese in campo lo scrittore per l’infanzia Gianni Rodari, dimostrando come sempre lungimiranza e buon senso, che definì il protagonista della serie “un Ercole moderno metà uomo metà macchina in grado di combattere i cattivi per salvare la Terra”. Rodari firmò un articolo intitolato “In difesa di Goldrake”, spiegando come i bambini non siano soggetti passivi perché in grado di rielaborare il materiale fantastico utilizzandolo nel gioco e distinguendolo dalla vita reale. La sua conclusione fu: “Date fiducia ai vostri figli!”. La difesa di Gianni Rodari, Umberto Eco e altri intellettuali non bastò a sedare le polemiche e a farne le spese fu Mazinga Z che, come abbiamo visto, chiuse anticipatamente al 51esimo episodio su 92, non senza essere “ridimensionato” da numerosi tagli della censura quando ancora andava in onda. Occorre attendere fino al 2015 per vederne la versione integrale italiana in Dvd a cura di Yamato Video, in cui furono ripristinate anche le scene tagliate. La strenua lotta dei detrattori, a conti fatti, perse però la partita. La storia decretò il successo dirompente delle serie robotiche di Go Nagai, di quelle che ne seguirono sulla scia, nonché del trionfo indiscusso, negli anni, degli anime e dei manga nel panorama mediatico italiano… ma questa è un’altra storia. Navigazione articoli MARTEN TOONDER PER I NAZISTI ERA AMERICANO LUCIANO SALCE, IL REGISTA DI FANTOZZI
Bellissimo articolo molto interessante ! Mi piacerebbe un’articolo così chiaro sui manga di Nagai che riguardano questi personaggi, prodotti dall’autore i prima persona. Rispondi
Diversi errori scritti il gran duca gorgon e sempre stato di Micene(l’impero delle tenebre), aiutava hell per proprio rendiconto ma non e mai stato subalterno come lo furono ashura, bloken e pigman. Il mediometraggio mazinga z contro il generale delle tenebre(generale nero) era una versione alternativa dell’episodio 92 di mazinger z dove c’e la consegna effettiva tra mazinger z e great mazinger, il nome di ryo/koji invece durante grande mazinga varia da koi nei primi episodi a proprio koji con la j dura degli ultimi episodi proprio in grande mazinga e il segmento di mazinga z in goldrake nel primo episodio fu tagliato all’epoca e ripristinato nei primi dvd prodotti da d/visual e in seguito da yamato video Rispondi
Ho la registrazione del primo episodio ‘italiano’ originale (non quello di d/visual o Yamato video) di Goldrake e la scena di Koji/Alcor che ricorda il suo passato con Mazinga Z è assolutamente presente. Rispondi
Mi dispiace ma non concordo con la sua ultima affermazione,la brevissima scena di Mazinga Z nel primo episodio di Goldrake era presente,me la ricordo benissimo,invece mi sembra un imprecisione parlare di koji come primo pilota del grande Mazinga,in quanto è palese visionando l’ultima puntata di Mazinga Z che ne ingnorava totalmente l’esistenza. Rispondi
Questo articolo spiega molto bene la trilogia e permette di capire perché Mazinga Z è quello più apprezzato nel modo. Arrivato in Italia (avevo 6 anni) lo Zeta mi appariva “scarso di armi”, meno possente del Grande e anche disegnato peggio. Restano tre grandi della mia Infanzia anche se Jeeg rimane quello più apprezzato, specie per la sua storia e dispiace il fatto che la Serie fu fatta solo per supportare la vendita dei Micronauti….. Rispondi
Articolo molto interessante; in effetti la serie di Mazinga Z troncata all’episodio n.51 “Il furto della Super Lega” dava l’impressione di una serie che finisse male, ed il lungometraggio cinematografico era l’unico modo per cercare di venire a conoscere cosa fosse successo dopo. Tra i personaggi della serie di Goldrake va citato anche Banta, che però ad un certo punto scompare, e per un episodio del robottone fleediano compare anche … Boss Robot, col suo omonimo pilota, per l’occasione alleato di Goldrake. Ci sarebbe da rivedere qualcosa nelle tabelle, in particolare nella terza sono scambiati i nomi “Ryo” e “Koji Kabuto”. Rispondi
Due piccoli appunti se posso. L’editote Edierre non era di proprietá della Rai come scritto ma di De Rossi che realizzava prodotti basatu su Goldrake dopo averne acquistato la licenza dalla Sacis, consociata Rai. Digliene quattro non é una trasmissione a sé stantr.ma una rubrica inserita all’interno della trasmissione L’altra campana di Enzo Tortora 🙂 Rispondi