Numero 3628 del 4 giugno

–   Copertina di Andrea Freccero, che ci mostra Topolino e Pluto sorridenti e felici, forse per introdurre la breve storia che vede il “cane cane” dell’universo disneyano illustrare al lettore un po’ della sua vita e delle gioie che ne ricava. L’effetto tridimensionale che viene dato ai due personaggi, e che negli ultimi tempi va sempre più di moda, risulta purtroppo controproducente, e dà loro l’aspetto di gadget plasticosi e riusciti male. La fissità delle espressioni e lo sfondo anonimo, del tutto privo di dettagli, completano una copertina che non verrà certo annoverata fra le migliori dell’anno.

–   I leggerissimi fluttuafrutti, di Vito Stabile e Giampaolo Soldati: storia palesemente ispirata alle “cacce al tesoro” del grande Rodolfo Cimino, vede Paperone, “appesantito” dalla continua competizione con Rockerduck, andare in cerca dei “fluttuafrutti”, frutti capaci di far lievitare – letteralmente – chiunque se ne cibi. Come sempre in questi casi Paperone, accompagnato dai nipoti, trova i frutti magici e dopo molti sforzi riesce anche a portarne via un po’, salvo scoprire che, fuori del loro territorio di origine, vanno ben presto a male. Meglio non “dare troppo peso” alla competizione affaristica, allora!

–   Fiuto per l’amicizia, di Francesco Pelosi e Mattia Surroz: Pluto si vanta di avere un fiuto speciale per le simpatie e le antipatie e questa sua qualità viene messa alla prova quando Pippo si presenta a casa di Topolino portando con sé Rover, un cane che gli è stato affidato dal vicino. Non solo Rover e Pluto non sembrano andare d’accordo, ma Pippo e Topolino finiscono per litigare a causa di una serie di malintesi, e ci vorrà l’esempio dei due “cani cani”, che decidono di mettere da parte le loro divergenze e diventare amici, per farli rappacificare.

–   L’effetto Omega: il raggio oscuro, di Alessandro Pastrovicchio: seconda puntata dedicata al ritorno di Gamma o Geekson, il supervillain in salsa Marvel che ha dato molto filo da torcere al dottor Enigm e a Topolino e ha persino sconfitto Atomino Bip-Bip, che alla fine della scorsa puntata si era presentato dal suo amico sbruciacchiato e moribondo. In questa seconda puntata viene facilmente rimesso in sesto da Topolino, che inizia a darsi da fare per sistemare ogni cosa, dapprima recandosi nella dimensione Delta a recuperare le apposite istruzioni, poi al SERN a conferire con altri scienziati, e infine scontrandosi direttamente con Geekson, che lo sconfigge e gli sottrae l’ipercubo, un dispositivo che facilita gli spostamenti fra le varie dimensioni. Tutto storto, dunque? Ovviamente sì, come in ogni seconda puntata che si rispetti (quando in tutto ve ne sono tre). In attesa di vedere come terminerà questa storia, regna sovrana l’insoddisfazione per una trama confusionaria, con personaggi bidimensionali e un villain capace solo di battute come “fuggite come conigli di fronte alla mia potenza oscura”. Si ride a queste battute, indubbiamente, ma forse non è ciò che voleva chi ha ideato la storia. I personaggi Disney sono certamente flessibili ma, come già si è visto con i molti crossover con la Marvel, supereroi e supervillain dovrebbero rimanerne fuori. Confusionario come la trama il disegno di Pastrovicchio, con vignette a tutta pagina che senza il minimo criterio si alternano ad altre più tradizionali: peccato, perché l’espressività dei personaggi e il dinamismo delle scene di azione e combattimento non sarebbe poi così male. Ma quando si esagera, come in questo caso, i difetti finiscono per oscurare i pregi.

Pastrovicchio riesce almeno a rendere espressivi i suoi personaggi, sia Topolino che il supervillain Geekson

 

–   Dream big, Daisy, di Giada Perissinotto: storia prodotta per il mercato americano (DPW) e che ci mostra un’inedita Paperina che lavora come architetto e che, affiancata dalle sue nipotine (Emy, Ely, Evy), stila un elenco di sogni di realizzare, si mette d’impegno per realizzarli tutti e naturalmente ci riesce. L’ultimo desiderio è quello di “trovare il mio superpotere”, che si rivela essere… quello di riuscire a realizzare tutti i suoi desideri “credendoci”. Ma anche gli altri nove – come “toccare le nuvole con un dito” o “fare il bagno nella panna montata” – richiedono un grande impegno.

La Perissinotto si scatena in una serie di tavole “zuccherose” ma di grande effetto scenico

 

 

Numero 3629 dell’11 giugno

–   Copertina di Corrado Mastantuono, che in parte riprende lo stile grafico delle sei pagine scritte dal celebre youtuber “Pera Toons” e che spiegano al lettore cos’è la cosiddetta “intelligenza artificiale” (o meglio, lo fanno spiegare ad Archimede). Se “Pera Toons” tornerà a collaborare con la rivista in futuro, magari realizzando delle storie vere e proprie, non è dato sapere. La copertina di Mastantuono, invece, è davvero ben riuscita, e l’autore romano usa abilmente il suo stile surrealista per prendere in giro sia le “intelligenze artificiali” (note per produrre spesso immagini piene di errori) che lo stesso “Pera Toons” (il cui stile ricorda un po’ l’immagine nello specchio). È senza dubbio una delle migliori copertine dell’anno.

–   I sogni tesoriferi, di Danilo Deninotti e Paolo Di Lorenzi: dopo essere stato colpito dalla statua di Jack O’Pap, famoso cercatore d’oro del Klondike, Paperino inizia a fare dei sogni “tesoriferi”, nei quali cerca (e trova) dei tesori nascosti. Una volta resosi conto che i sogni sono autentici, Paperone si fa costruire da Archimede un apparato che permette dapprima di assistervi, e poi anche di parteciparvi in prima persona. Ma vedendosi portar via, anche se in sogno, i tesori trovati con tanta fatica, Paperino si risveglia, lasciando lo zio con un palmo di naso e per di più in una situazione pericolosa.

Peluche e giochi pericolosi, di Corrado Mastantuono: Paperina lavora come commessa in un grande negozio di giocattoli. I problemi iniziano subito: la caporeparto Dorothy Doll maltratta le sue dipendenti, lei compresa, mentre la direttrice, Abbie Game, è gentile con tutte. Ma i ruoli si invertono ben presto: Abbie è infatti una truffatrice e, scoperta da Dorothy, la licenzia, promuovendo Paperina al suo posto. Ma la nuova e la vecchia caporeparto si alleano e finiscono per smascherare la direttrice. Dorothy prenderà il suo posto, e Paperina resterà caporeparto.

 L’effetto Omega: un raggio di speranza, di Alessandro Pastrovicchio: si chiude il “kolossal” che vede il ritorno di Geekson, o Gamma, supervillain tipicamente marvelliano che vuole catturare l’energia oscura e con questa dominare il mondo. In realtà, come Enigm e i suoi colleghi si rendono ben presto conto, il dilagare di questo tipo di energia distruggerà l’intero universo: il tempo si va fermando, lo spazio va collassando e così via, in una catastrofe tipica del mondo supereroistico, ma del tutto estranea a quello disneyano. La complessa situazione viene risolta quando Ghimel, l’intelligenza artificiale creata da Geekson, preoccupata per le conseguenze delle azioni del suo padrone, lo tradisce e va in aiuto di Topolino e di Atomino (che non avrebbero scampo contro di lui, come si era visto nella seconda puntata), disattivando la sua armatura e sottraendogli l’energia oscura. Tutto è bene quel che finisce bene: l’universo tira un sospiro di sollievo e Basettoni riporta in carcere il supervillain. Fra due o tre anni evaderà di nuovo e saremo da capo. È con un certo piacere che il lettore accoglie la fine di una storia confusionaria, dove il supervillain è solo una macchietta le cui battute sono più comiche che minacciose, e i cui scopi non vanno oltre la sete di vendetta o il desiderio di dominare il mondo. Confusionario anche il disegno di Pastrovicchio, come nelle puntate precedenti, con inquadrature spesso prive di senso e che mortificano le sue buone capacità espressive e dinamiche.

Pastrovicchio esagera, con le vignette e i balloon che si sovrappongono a vicenda nascondendo dettagli e aumentando la confusione

 

–   A spasso con Pippo, di Francesco Pelosi e Mattia Surroz: nuova storia della serie “Vita da Pluto”, che vede il cane di Topolino raccontare ai lettori il suo punto di vista sulle cose del mondo. Questa volta Pluto dispensa giudizi su amici e conoscenti di Topolino, che gli sono tutti simpatici: Clarabella, Orazio, Minni, e alla fine anche Basettoni, Manetta e persino Gambadilegno. Il suo preferito è però Pippo, col quale condivide molte cose, in particolare la voglia di girare senza meta. Alla fine della storia dovrà condividere con lui anche la sua cuccia, che Pippo utilizza per dormire al riparo della pioggia

–   Paperino diventa Iron Man, di Steve Behling/Luca Barbieri e Donald Soffritti: Paperino, che nel settembre scorso era già diventato Thor, stavolta diventa Iron Man, o, come lui stesso si definisce, Iron Duck. L’armatura del noto supereroe è in realtà una “tuta da giardinaggio” progettata da Archimede per disboscare il suo giardino, un po’ troppo trascurato, ma Paperino, rapito dai Bassotti perché gli costruisca una “trivellatrice aurifera”, usa i rottami che gli sono stati messi a disposizione per costruirsi la tuta, i cui gadget gli consentono di sbarazzarsi facilmente dei suoi nemici. Paperino, già grande protagonista quando si era trasformato in Thor dove averne ritrovato il Martello, eccelle in quella che è – finalmente! – una parodia decisamente ben riuscita di un personaggio Marvel, con tutti i personaggi di contorno che non appaiono fuori parte, anzi, riescono a dare spessore a una storia che sarebbe stata di ottimo livello anche se non avesse a che fare con la Marvel. Come sempre quando la sceneggiatura è ottima, il disegnatore si esalta: Soffritti, che non è tra i pochi veramente indimenticabili, sforna un vero capolavoro, in cui l’uso dei chiaroscuri esalta l’espressività dei personaggi e le loro interazioni, senza il minimo passaggio a vuoto. La scelta di una colorazione smorta, che mette “in ombra” tutte le vignette, lascia qualche perplessità, ma almeno consente al disegnatore di Ferrara di usare al meglio le luci e le ombre per evidenziare i passaggi chiave della storia. Non è purtroppo dello stesso livello la copertina “rovesciata” (come tutta la storia) di Mark Brooks, disegnatore della Marvel che evidentemente non conosce bene i personaggi disneyani, specialmente nella loro versione italiana. Chissà cosa avrebbe disegnato Soffritti.

Un grandissimo Soffritti utilizza i chiaroscuri per sottolineare il momento cruciale della storia



 

Numero 3630 del 18 giugno

–   Copertina di Andrea Freccero, dedicata non già ad una storia particolare o al mondo disneyano in generale, ma ad una nuova manifestazione calcistica, citata direttamente in copertina: la Fifa Club World Cup, ennesimo torneo del tutto inutile, creato al solo scopo di aumentare i soldi che girano intorno al pallone e che avrà conseguenze devastanti sul fisico di giocatori già stremati dalle troppe partite ufficiali, conseguenze delle quali nessuno si interessa. Paperino si improvvisa quindi calciatore, su uno sfondo “rovente” come il clima di giugno: bello il disegno, veramente plastica la posa del papero più famoso del mondo, meno nobile la sua finalità, soprattutto considerando che questo numero offre diverse storie interessanti e che avrebbero ampiamente meritato la copertina.

–   Nemici pubblici, prima e seconda puntata, di Tito Faraci e Lorenzo Pastrovicchio: buon ritorno di Faraci ai “noir” complessi e intriganti dopo anni passati a sceneggiare storie brevi e umoristiche. L’idea di fondo è interessante: i Bassotti e Gambadilegno si scambiano le città, con i primi che iniziano a saccheggiare Topolinia servendosi delle talpe meccaniche che usano solitamente contro il deposito, e il secondo che servendosi solo del suo grimaldello riesce a penetrarvi, a stordire Paperone e a scappare con un bottino di circa diecimila dollari. Topolino e Paperone scoprono ben presto che non è il caso di sottovalutare questi “nuovi” avversari, di fronte ai quali sono poco preparati non avendoli mai affrontati, e cominciano a contattarsi per trovare una soluzione al problema. Il guaio di questa storia sta nel fatto che la premessa è buona, ma Faraci resta lontano dalle sue sceneggiature migliori, e non riesce a dare credibilità alle minacce venutesi a creare in seguito allo scambio dei criminali. Basettoni e Topolino hanno ragione a considerare i Bassotti dei grandi pasticcioni, ma allora non dovrebbero incontrare difficoltà ad arrestarli; analogamente sembra poco credibile che il deposito di Paperone, progettato per reggere alle talpe meccaniche e agli incantesimi di Amelia, ceda facilmente di fronte a un banale grimaldello. È vero che nel mondo disneyano tutto è possibile, ma la “sospensione dell’incredulità” va fatta funzionare e Faraci, che un tempo ci riusciva, non sembra più esserne capace. Ne risente pesantemente anche il disegno di Pastrovicchio, frettoloso, carente di dettagli, appesantito da un’inchiostratura tutt’altro che fine. L’impressione è quella di una storia concepita e realizzata in fretta, nei ritagli di tempo, e che per qualche ragione andava pubblicata prima che finisse il mese (il che spiegherebbe anche la strana scelta di pubblicare insieme le prime due puntate, lasciando la terza al prossimo numero). Non resta che sperare in un finale brillante, ma le premesse non sembrano ottimali.

 

Topolino disegnato con poca cura e Basettoni inchiostrato pesantemente: non sembra neanche il vero Pastrovicchio

 

–   I piani infiniti, di Pietro Zemelo e Nico Picone: Pippo e Topolino vanno al museo di Topolinia, dove Zapotec e Marlin mostreranno loro, in anteprima, una mostra dedicata al popolo dei Caucachow, famoso per le sue statue dai poteri magici. Una di queste, come si scoprirà, punisce chi dice le bugie: Topolino ne dice una a Pippo, non avendo il coraggio di confessare che non gli piace la sua vellutata, e la punizione arriva subito: le scale del museo diventano infinite e i due amici ne escono solo quando Topolino ammetterà di aver detto una bugia. Ma anche Zapotec e Marlin faranno la stessa fine…

–   La critica del pisolo, di Niccolò Testi e Davide Percoco: Paperino è diventato influencer del… poltrire! Le sue stroncature di amache, materassi, letti e così via, hanno un tale successo da creare problemi agli affari di zio Paperone, che vi rimedia incaricandolo di realizzare l’amaca “perfetta”, l’unica che godrà di recensioni positive: Paperino spende un capitale, riesce nell’impresa ma scopre che tutti, dopo aver visto un suo video nel quale compariva casualmente Ciccio addormentato contro un albero, non ne hanno più bisogno. Paperone aggiungerà altri 150 metri alla famosa lista dei debiti.

–   Il cane sorprendente, di Marco Bosco e Marco/Stefano Rota: Paperino collauda l’ultima invenzione di Archimede: un guinzaglio per illusionisti capace di far credere alla presenza di un cane invisibile riproducendone i movimenti tipici (tirare, fermarsi all’improvviso eccetera). Incontrato Paperoga in un parco, decide di fargli uno scherzo e quindi gli fa credere di avere effettivamente con sé un cane invisibile, un “pastore del babbonese”, e poi di averlo perso. Il cugino inizia a cercare il cane “invisibile” e finisce per trovarne uno vero e ben visibile, ottenendo anche una lauta ricompensa.

–   Il salto nel buio, di Corrado Mastantuono: Bum Bum Ghigno, bizzarro personaggio creato dall’autore romano molti anni fa, torna in una storia lunga di cui è assoluto protagonista, e i cui risvolti surreali sono così inquietanti da far quasi pensare che sia narrata da Lord Hatequack. Bum Bum, con i suoi due grandi amici, Paperino e Archimede, rimane vittima di un incidente nel laboratorio dell’inventore e, quando si sveglia dal coma in cui è piombato, non li ricorda più, pensa di chiamarsi Orson e ha persino due zie, mai viste e mai conosciute prima di allora, che badano (sin troppo) a lui. A poco a poco Paperino e Archimede lo convincono che il suo è solo un brutto sogno e riescono a svegliarlo. Tutto sembra tornato normale, ma ricompaiono le zie e le stranezze, fino a un terzo risveglio, che tuttavia non è ancora quello definitivo: si viene a scoprire che è Archimede, non Bum Bum, ad essere finito in coma, e che tutto quanto è successo sino a quel momento è stato solo un sogno dell’inventore. I veri Paperino e Bum Bum non sanno che Archimede si sta “divertendo” alle loro spalle… che Mastantuono abbia visto “Inception”? Tutto lo lascia pensare, con i sogni che si stratificano e i “salti” che permettono di uscirne e, come già nel film di Nolan, il risultato è straordinario, oltretutto pienamente adeguato alle stranezze del personaggio. Il disegno di Mastantuono, nonostante diventi sempre più spigoloso e surreale col passare degli anni, valorizza ulteriormente una storia che è di gran lunga la migliore del numero e che avrebbe meritato la copertina. Ma il Dio del pallone non sente ragioni.

Le terribili zie di Bum Bum, che Mastantuono rende veramente minacciose

 

 

Numero 3631 del 25 giugno

–   Copertina di Andrea Freccero, che presenta il dualismo fra Paperino e il suo alter ego Paperinik, presente in una delle storie del numero. Se da un lato è innegabile che Freccero abbia fatto un lavoro coi fiocchi, con le due metà del Papero che si contrappongono in maniera quasi brutale, a partire dalla colorazione, dall’altro ci si chiede: Perché? Tutti conoscono Paperinik, questo curioso alter ego del papero più famoso del mondo che Barks non avrebbe mai creato, e che invece Martina ha fatto diventare uno dei protagonisti dell’universo disneyano: c’era bisogno di ricordare che Paperinik è semplicemente Paperino? O non si poteva disegnare qualcosa che richiamasse le storie presenti in questo numero? Il mistero si infittisce (c).

–   Il pozzo del destino: lontano da casa, di Sergio Cabella e Roberto Vian: a Rottam, deposito di navi spaziali abbandonate, dove si trova Top, un alter ego di Topolino che si definisce “meccanico” ma non è quello che sembra, compare Minnhi (alter ego di Minni) in un lampo di luce azzurra, e per di più con un bel vuoto di memoria (ricorda solo delle mani nere). Più tardi arriva anche Phip, con tanto di Plut al seguito (non è vero, al cane di Topolino non viene dato, non ancora, un nome alternativo). Misteri come se piovessero, e intanto una figura sinistra sembra tramare nell’ombra, chissà dove, in quella che sembra l’ennesima saga futuristica dove ci sono i soliti alter ego dei personaggi, una trama in cui non succede nulla, molte chiacchiere inutili e tanti misteri che non vengono mai risolti. C’è poco da stupirsi dello scarso entusiasmo mostrato dai lettori per le troppe storie come questa e per l’eccessiva lunghezza delle vicende narrate, nonché per la poca simpatia che suscitano gli alter ego e le difficoltà degli autori nel trovare dei buoni finali a trame molto complesse: tutto questo non sembra arrivare alle orecchie della redazione (o della direzione), che dimostra solo di non avere abbastanza idee per produrre abbastanza storie “normali”, e quindi si serve, troppo spesso, di contesti fantasy (Ducktopia) o fantascientifici (Terravento). A volte il risultato è buono, ma altre volte non lo è, e le recenti delusioni delle “Comete” e di “Terravento” non sembrano avere insegnato nulla. Roberto Vian disegna passabilmente, senza però raggiungere l’eccellenza, una storia lenta e macchinosa. Incomprensibili, però, certe scelte grafiche che rischiano di affossare definitivamente una storia già compromessa in partenza.

Vian sembra voler disegnare non già Topolino e Minni, ma le loro caricature

 

–   Nemici pubblici, terza puntata, di Tito Faraci e Lorenzo Pastrovicchio: si chiude il “crossover” fra Topi e Paperi, con le rispettive bande criminali (i Bassotti da un lato, Gambadilegno e i suoi complici dall’altro) che si sono scambiati le città, e con i tutori della legge in difficoltà di fronte a tecniche per loro inedite. Dopo una consultazione telefonica Topolino e Paperone si scambiano le residenze, col primo che si trasferisce nel deposito e diventa amico di Battista, e il secondo che deve badare a Pluto e tenta invano di fare una doccia coi pochi soldi trovati in casa. Lo scambio dà i suoi frutti: Paperone si fa prestare una ruspa più grande di quella dei Bassotti, li affronta e li sconfigge, mentre Topolino e Battista seguono Gambadilegno, Sgrinfia e Plottigat, in fuga dopo avere assaltato anche il club dei miliardari e, dopo essere stati catturati, si liberano e riescono a metterli fuori combattimento. Faraci, ormai, eccelle più come umorista che come autore di complesse trame noir, e infatti le parti migliori della storia sono le interazioni di Topolino con Battista (troppo abituato ai capricci del suo capo) e i problemi che Paperone incontra in una casa che non è la sua. Sviluppo e risoluzione delle vicende criminali, invece, non appassionano più di tanto, anche perché sono prevedibili, col solito scontro fra Paperone e i Bassotti (ben più interessante sarebbe stato vedere Topolino occuparsi di loro) e una prova di astuzia di Topolino, che prevede facilmente ogni mossa di Gambadilegno (ben più interessante sarebbe stato vedere Paperone affrontare e sconfiggere un nemico inedito). Un’occasione sprecata? Purtroppo sì. E il disegno di Pastrovicchio, molto al di sotto dei suoi standard, ce lo conferma.

Pastrovicchio al suo meglio solo quando gli si presenta una rara occasione di sfuggire alle censure e disegnare un combattimento come ormai si vedono di rado

 

–   Il raggio car-can, di Roberto Gagnor e Ottavio Panaro: Archimede consegna a Paperinik una penna “car-can”, che emette un raggio in grado di far dimenticare a tutti i presenti chi si nasconda dietro la sua maschera (funziona come le caramelle “car-can” che Paperinik usa da sempre a questo scopo). Smascherato nel corso di un combattimento coi Bassotti, Paperinik si serve del raggio, che però colpisce anche Archimede che non lo riconosce più come Paperino. Solo l’intervento di Edy salverà la situazione, ma al momento di tornare a casa anche Paperino sarà colpito dal terribile raggio…

–   Il persuasore intimorente, di Roberto Moscato e Francesco Guerrini: un certo Terry Terror vende ai passanti il suo “decalamitatore”, un oggetto in grado di allontanare le “calamità” che incombono su di loro. Come è ovvio si tratta di un truffatore, che gioca abilmente con le paure dei passanti così da vendergli un oggetto inutile. Quando però si imbatte in Paperoga scopre che nessuna calamità può fargli paura (invece lo può interessare) e non riesce a vendergli nulla. La discussione viene filmata e trasmessa da alcuni streamer e, vedendola, tutti i passanti che erano stati truffati si ricredono.

–   Paperofonte e le consegne alate, di Roberto Gagnor e Carlo Limido: nei tempi antichi gli Dei si dividono le zone di loro competenza: Zeus Paperonio ottiene la terra, Rockerone il mare. La gara per la creazione di nuovi “brand”, cioè di nuovi animali, vede Rockerone ideare Pegaso, il cavallo alato. Questi però gli sfugge, e viene domato da Paperofonte con l’aiuto del cugino Paperogate. Appare allora Atena Paperina, che predice loro una “grande impresa”: questa consisterà nello sconfiggere la terribile Chimera, in realtà buona, gentile e solo un po’ arrabbiata per essere considerata un “mostro”.

 

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