Numero 3602 del 4 dicembre 2024 – Copertina di Andrea Freccero, non ispirata a nessuna storia particolare, ma che si limita ad illustrare una classica situazione invernale, pre-natalizia, con Paperino e i nipotini che si divertono con lo slittino su un pendio innevato. Paperino, purtroppo, non entra bene nello slittino e quindi ha qualche problema con quello che viene chiamato solitamente “posteriore”. Interessante la presenza sullo sfondo di Paperoga, pure su uno slittino, in compagnia di suo nipote Pennino (personaggio che appare molto di rado). Buon lavoro di Freccero, nel complesso, che si conferma il copertinista più affidabile, anche se è raro che realizzi dei veri capolavori. – Fiori di melo, di Alessandro Sisti e Simona Capovilla: gran ritorno di “Cornelius”, la serie ideata da Sisti e disegnata dalla Capovilla che narra la giovinezza di Cornelius Coot, fondatore di Paperopoli e la cui vita avventurosa è stata solo accennata da Don Rosa. Una storia dopo l’altra, iniziando dalle sue origini olandesi, Sisti ha condotto il suo personaggio nell’America dei pionieri di inizio ‘800, un’America ancora in via di sviluppo, non così ostile nei confronti dei nativi, ma già vittima dei “nuovi ricchi”. Ritorna, in questa storia, uno degli amici con cui Cornelius era partito in cerca di avventure: Percy De Roquerduck, che crescendo si sta inesorabilmente trasformando in uno spietato affarista. Il conflitto fra i due è solo rimandato; per il momento Cornelius ha la meglio sui discutibili soci in affari del suo amico, la cui voglia di arricchirsi e di fare avanzare il “progresso” ha messo in pericolo una comunità di pionieri, di quelle “buone”, tanto è vero che vi si trova una figura mitica come quella di Johnny Appleseed. I due diventano amici e alla fine della storia “scoprono” la tradizionale torta di mele (una vera ossessione per tutti gli americani “doc”) che Cornelius tramanderà alla sua discendente Elvira… cioè Nonna Papera. Grande storia, indubbiamente, per quanto un po’ lenta e macchinosa, che aggiunge molti strati al personaggio di Cornelius e continua nella riscoperta di quell’America pionieristica che Sisti va costruendo un pezzo per volta in quella che alla fine diventerà probabilmente la sua opera migliore. Notevoli i disegni di Simona Capovilla, disegnatrice ancora giovane, in lento e costante miglioramento. Cornelius e il bizzarro Johnny Appleseed – In G.I.T.A., di Augusto Macchetto e Federico Franzò: G.I.T.A. sta per “Gitante Intraprendente Totalmente Affidabile”, la nuova “professione” di Paperoga (in sostanza organizza escursioni in cui fa da guida). Ad essere coinvolti in una gita alla “grotta dei sospiri” sono diversi esponenti della famiglia: Archimede, Newton, Brigitta e Pico. Paperone, sperando di trovare nella grotta delle pietre preziose, si farà vivo all’ultimo momento. Alla fine la gita, nonostante il solito pasticcio finale di Paperoga, andrà bene. – In conferenza, di Tito Faraci e Giulia La Torre: i tre cugini, Paperino, Gastone e Paperoga, tengono una teleconferenza per decidere cosa regalare allo zio Paperone per Natale. Le difficoltà sono tante, troppe (e il collegamento va e viene): cosa regalare? E con quali soldi? Alla fine la decisione inevitabile è quella di lasciar perdere e limitarsi agli auguri di rito. A loro insaputa Paperone li sta ascoltando e, contro ogni previsione, si mostra dispiaciuto perché “anche quest’anno” non avrà un regalo. – 500 piedi: Il tocco della medusa (6° puntata), di Bruno Enna e Davide Cesarello: buon finale per l’impegnativo thriller fantascientifico ideato da Bruno Enna e che riesce nella non facile impresa di rinverdire i fasti de “Gli evaporati”. Dopo due puntate dense di spiegazioni ritorna un po’ di azione nel finale della storia, con i “cattivi” che vengono sconfitti e perdono il mascheramento che gli aveva consentito di ingannare i “buoni”. Questi, grazie agli sforzi combinati di Topolino e di Orazio (vero protagonista della storia, con Pippo relegato in un ruolo secondario), trionfano su tutta la linea, in un finale molto cinematografico e ricco di effetti speciali e di rivelazioni (ormai non inaspettate). Come molte storie analoghe, anche questa si chiude con i protagonisti che perdono memoria della loro avventura; e, come molte storie analoghe, un piccolo colpo di scena finale lascia la porta aperta per eventuali seguiti o riprese della narrazione. Nell’insieme, la storia conferma da un lato l’eccezionalità dello spunto iniziale e del suo sviluppo, e non vi è dubbio che, quando ci saranno le votazioni del TopoOscar, arriverà almeno sul podio; dall’altro pure conferma la pesantezza degli “spiegoni”, necessari per dipanare l’intricatissima matassa, e che occupano quasi tutta la seconda parte della storia. Non vi è dubbio che quattro puntate, con una trama un po’ più semplice, e con le spiegazioni ridotte alla metà e soprattutto distribuite meglio, avrebbero fatto di questa storia un capolavoro. Enna, probabilmente, deve ancora trovare il giusto equilibrio tra storie “disneyane” (che per forza di cose non possono avere trame troppo complesse) e storie più tradizionali. In quanto a Cesarello, non vi sono dubbi sul fatto che questa storia sia il suo capolavoro. Come Enna, tuttavia, dovrà ancora mettere a punto qualcosa. Cesarello al suo meglio: lo spettacolare incontro, un po’ virtuale, un po’reale, fra i due eroi della storia Numero 3603 dell’11 dicembre 2024 – Copertina di Corrado Mastantuono, ispirata alla storia in quattro parti che inizia in questo numero e che, come già accaduto negli ultimi due anni, “trascina” con sé le altre: Mirror Christmas, che presenta una versione rovesciata di tutti i personaggi, e che Mastantuono raffigura per mezzo di Topolino e di Pippo che sembrano riflettersi in una specie di “specchio stellare”. Idea semplice, ma efficace, come più misurato del solito è il disegno dell’autore romano. Non una copertina indimenticabile, questa, ma se non altro è decisamente originale. – Il segreto del pianeta inosservabile, di Marco Nucci e Giuseppe Facciotto: anche quest’anno Marco Nucci regala ai lettori una storia di tale complessità da coinvolgere tutte le altre del numero (e di quello successivo) e, come aveva fatto l’anno scorso con la “lampada bisestile”, la trama presenta una situazione paradossale, con i personaggi “fuori parte”; ma se l’anno scorso le conseguenze della scomparsa del Natale non erano state così devastanti, al punto che solo Paperone era veramente cambiato, questa volta il cambiamento è totale, e tutti i personaggi si “invertono”, con i buoni che diventano cattivi e viceversa, i ricchi che diventano poveri e viceversa… forse stavolta Nucci ha esagerato. Ad ogni modo la scusa è che un pianeta, sconosciuto e inosservabile per la fitta coltre di nubi che lo circonda, si avvicini alla Terra in occasione del Natale (viene quindi chiamato Claus 24) e che abbia degli abitanti “opposti” ai loro corrispettivi terrestri: Gambadilegno e Trudy sono a capo della polizia, Basettoni e Manetta due delinquenti, Macchia Nera è diventato il Topolino della situazione, Pippo è un architetto di successo, preciso e scrupoloso, Orazio un pasticcione… Minni e Topolino sono due supercriminali. La rivelazione su come stiano veramente le cose arriva nelle ultime pagine della seconda parte (su quattro) di questa storia, quando si scopre che il “vero” Topolino è arrivato sul pianeta col dottor Enigm e altri astronauti e che la loro astronave è in avaria. Il numero lascia quindi la situazione in sospeso, un po’ meno drammatica di quanto il lettore potesse pensare inizialmente – cioè che tutti i cambiamenti fossero avvenuti sulla Terra, non su Claus 24 – ma sempre con buone aspettative per il seguito. Se non fosse che il rovesciamento di ruoli è già stato esplorato in precedenza, e non più tardi dell’anno scorso… insomma, da Nucci ci si poteva aspettare di meglio. Buoni i disegni di Facciotto, che si serve con efficacia delle gabbie tradizionali ma ricorrendo ad uno stile più moderno. Macchia Nera in versione “buona” e malinconica. È unanimemente considerato il personaggio più interessante e meglio riuscito fra quelli affetti dal rovesciamento dei ruoli – La propizia distruzione natalizia, di Andrea Malgeri e Nico Picone: nel “mondo alla rovescia” di Claus 24 Pippo è un famoso architetto (in realtà solo geometra) e Orazio un “distruttore” nato. Il primo incarica il secondo di smantellare il “palazzetto delle festività”, ormai fatiscente, ma l’intervento di uno… gnomo impedisce che questo avvenga. Dopo colpi di scena e un po’ di trattative si raggiungerà un compromesso: restauro del palazzetto (del resto caro a tutti gli abitanti di Topolinia) e riconoscimento delle grandi capacità di Orazio – sia pure come “distruttore” – da parte della sindaca della città. – La stella di giada, di Bruno Enna e Corrado Mastantuono: Paperino e Paperina, che nel mondo alla rovescia di Claus 24 non sono fidanzati, sono due attori – i loro veri nomi sono quelli americani, Daisy e Donald – che recitano le loro parti “classiche” e, non avendo molta “chimica”, finiscono per litigare spesso e volentieri. Il loro agente, Ciccio, li fa imbarcare in una crociera dove dovrebbe svolgersi una specie di reality-show e dove dovrebbero recitare la parte di un investigatore privato e della sua fidanzata. Grande è la loro sorpresa quando scopriranno che gli altri partecipanti sono ignari di tutto e che i loro gioielli, autentici, vengono rubati… e, peggio ancora, che qualcuno sta cercando di far credere che i ladri siano loro. Naturalmente i due riusciranno a superare le loro differenze e a risolvere il caso, dimostrando acume e trovando persino quella “chimica” che in precedenza gli era mancata. Enna, reduce dall’impegnativa “500 piedi”, si cimenta con una storia più leggera, ma ancora abbastanza complessa e ricca di colpi di scena, e presenta i due Paperi in una versione forse non così lontana da quella originale, ma almeno pienamente credibile. Di sicuro è questa, delle tre storie “complementari” alla principale, quella meglio riuscita, quella che prende sul serio, ma non troppo, l’idea del rovesciamento di tutti i personaggi. Aiuta il fatto che siano soltanto due (Ciccio ha una parte importante, ma piccola), con Enna che può concentrare su di loro le sue energie invece di cimentarsi con tutti i rappresentanti della famiglia. Molto buono il disegno di Mastantuono, il cui tratto squadrato si addice a una storia surreale ma ricca di risvolti umoristici. Gli eccessi stilistici di Mastantuono si sposano bene con gli elementi surreali ed umoristici della storia – Le profondità della fossa ammazzamotori, di Marco Gervasio e Libero Ermetti: altra storia ambientata su Claus 24, e che vede protagonisti, oltre a Qui, Quo e Qua, anche i ragazzi dell’area 15 (ma non “rovesciati”) oltre al Gran Mogol, che tale diventa – anche se solo di nome – solo alla fine, dopo avere aiutato i ragazzi a sconfiggere una coppia di falsari. L’elemento più interessante della storia è dato dall’identità dei falsari: miss Paperett e Battista, che in questa versione specchiata della nostra realtà “lavorano” in una versione rovesciata della collina sulla quale sorge il deposito di Paperone, una specie di “fossa”. Questa “fossa” fa parte del sistema fognario di Paperopoli e i ragazzi sono parte dei “GM”, non Giovani Marmotte, ma “Giovani Metropolitani” che si dedicano ad esplorare i luoghi più misteriosi della città; il futuro Gran Mogol è il custode della “fossa”. Tuttavia, al di là del singolare parallelo dantesco (il deposito come la collina del Purgatorio, la “fossa” come l’Inferno) la storia non decolla del tutto, anche perché i personaggi non sono veramente “rovesciati”, con l’eccezione di miss Paperett – di gran lunga il personaggio più interessante e meglio riuscito – e l’impressione che ha il lettore è semplicemente quella di un compito bene eseguito, ma niente di più. Discreti i disegni di Ermetti; anche lui, questa è l’impressione, si limita ad eseguire un compito che non sente veramente suo. Numero 3604 del 18 dicembre 2024 – Copertina di Ivan Bigarella, divisa in due parti: in questo numero la metà di sinistra, nel prossimo quella di destra. La scena è una classica riunione natalizia che include molti personaggi dell’universo disneyano, non troppo diversa da quella che si era vista l’anno scorso (addirittura su tre numeri), e ci mostra tutti quelli più importanti, inclusi, un po’ a sorpresa, Eta Beta (che ultimamente si vede poco) e Cip e Ciop. Spicca l’assenza di Orazio e Clarabella, che nelle ultime storie compaiono spesso, ma evidentemente non abbastanza. – Il segreto del pianeta inosservabile, terzo episodio, di Marco Nucci e Giuseppe Facciotto: prosegue la storia natalizia ideata da Nucci, e prosegue bene, con poche concessioni all’umorismo, una buona dose di suspence e un ritmo serrato, con poche, ben studiate pause. Topolino, Enigm e gli altri astronauti, catturati dalla polizia di Claus 24, quindi da Gambadilegno e Trudy, riescono a convincerli – col decisivo aiuto della versione “specchiata” di Macchia Nera – di provenire davvero da un altro pianeta, e infine si alleano per combattere l’arcinemico del mondo alla rovescia: il misterioso “insonne” (la versione “specchiata” di Topolino), evocato più volte ma sinora rimasto dietro le quinte. Almeno sino all’ultima pagina, quando apparirà in un messaggio video insieme alla sua folle compagna Minerva Mouse, versione “specchiata” di Minni che sembra un’ottima parodia di Harley Quinn. L’attesa per il finale, per quanto scontato, è molto alta, segno che il lavoro di Nucci è stato eccellente. Certo, rimane l’impressione che quest’anno si sia voluto un po’ forzare, finendo per stravolgere i personaggi senza che ve ne fosse realmente bisogno, ma almeno il risultato vale lo sforzo fatto. Peccato non si possa dire lo stesso delle storie di accompagnamento, ma di Nucci ce n’è uno solo… sempre buoni i disegni di Facciotto, in equilibrio tra gabbie tradizionali ed espressioni molto caricate. Equilibrio precario ma efficiente. Il Macchia Nera di Facciotto, caricato sino al punto da non sembrare più l’originale – La fortuna è cieca, di Marco Gervasio e Andrea Maccarini: in questa versione rovesciata del mondo disneyano il supereroe è Gastonik, lo scienziato che lo aiuta è Spennacchiotto, e il suo arcinemico è Archimede. Interessante l’idea di Gervasio, che per l’occasione ricicla anche i suoi “GM”, cioè i Giovani Metropolitani, esploratori dei misteri cittadini, che si rivelano preziosi alleati di Gastonik, il cui motto è “la fortuna è cieca, ma io ci vedo benissimo” e rifiuta di ammettere che la fortuna abbia un ruolo nelle sue imprese. Meno audace e più vanesio di Paperinik, questo supereroe non è tanto una versione “specchiata” di Gastone, quanto una sua versione riveduta e corretta, come lo erano stati il Gran Mogol e i GM nella storia apparsa nel numero precedente. Gervasio non sente quanto Nucci la situazione di fondo, anche perché non è stato lui a idearla, e più di tanto non stravolge i suoi personaggi (viene citato anche Fantomius, che sembra quello di sempre): il risultato è comunque buono, ma resta l’impressione di trovarsi di fronte a una storia scritta per dovere, e non per dare un vero contributo al complesso mondo disneyano. Gastonik è solo un divertissement, Fantomius rimarrà per sempre. Sufficiente, nulla più, il disegno di Andrea Maccarini, tornato a disegnare per Topolino dopo molti anni di assenza e che sembra ancora alla ricerca di un suo stile. – La laurea sotto l’albero, di Andrea Malgeri e Andrea Maccarini: nel mondo alla rovescia di Claus 24 Pico de’ Paperis è un sempliciotto che cerca invano di laurearsi ed è diventato lo zimbello dei professori. Il genio è invece Paperoga, che lo addestra sino a farlo diventare esperto in “ripetizionistica avanzata”, anche se il suo interesse, come Pico scoprirà casualmente, è dovuto a una scommessa con i professori (Dinamite Bla, Bum Bum e Anacleto): dopo l’iniziale delusione Pico rinuncerà alla laurea per diventare amico di Paperoga, dimostrando di avere imparato la “lezione più grande”. – La moneta della discordia, di Bruno Enna e Mattia Surroz: difficile e niente affatto banale, la scelta di Enna riguardo questa storia – l’ultima di quelle “rovesciate” – presenta al lettore alcune situazioni davvero estreme, con Amelia che ha preso il posto di Paperone, e quest’ultimo a capo di una compagnia teatrale ormai in bancarotta, nella quale lavorano i Bassotti(!). Paperone è anche felicemente fidanzato con Brigitta e i suoi migliori amici sono Rockerduck e Cuordipietra. Dopo molti colpi di scena, si scoprirà una verità un po’ diversa: la nonna di Amelia, che ha litigato con la nipote quando questa era ancora bambina, si è servita di un’agenzia di “specialisti”, di cui Paperone (non così povero) è a capo, per creare una elaborata messinscena (degna della serie Mission Impossible) volta a recuperare l’affetto della nipote. È però vero che Paperone, pur non essendo amico dei due famosi ricconi (che sono tali anche nel mondo alla rovescia) è fidanzato con Brigitta, lavora con i Bassotti ed è persino prodigo, come ci mostra chiaramente l’ultima vignetta. In questa storia Enna ha “rovesciato” molte cose importanti, ma senza andare sino in fondo – per esempio, Brigitta è sempre legata a Paperone – e, forse proprio a causa di questa scelta, riesce a tirar fuori una vicenda interessante e molto equilibrata, probabilmente la sola capace di aggiungere qualcosa alla trama principale e a non sembrare solo un compito da eseguire con indifferente diligenza. Surroz, che a febbraio aveva dato una prova eccezionale disegnando il capolavoro di Nucci “La signora della scogliera”, non si ripete, pur facendo balenare, qua e là, qualche sprazzo del suo talento. Amelia e Paperone, non più nemici Numero 3605 del 25 dicembre 2024 – Copertina di Ivan Bigarella: è la metà destra della copertina estesa la cui metà sinistra è stata pubblicata nel numero precedente. – Il segreto del pianeta inosservabile, quarto episodio, di Marco Nucci e Corrado Mastantuono: la storia natalizia si chiude piuttosto bene, secondo schemi prevedibili ma non troppo banali. A dominare la puntata è il Topolino “specchiato”, insieme alla sua compagna Minerva (Minni “specchiata”), che diventa uno dei villain più memorabili mai apparsi in una storia disneyana, sino al punto di ricordare un po’ il Joker – e in generale i cattivi un po’ folli della scuola fumettistica americana, soprattutto quella supereroistica – con tanto di compagna altrettanto folle, se non peggiore di lui. Lo scontro fra i due Topi, col Macchia Nera “specchiato” schierato dalla parte dei buoni, diventa la ciliegina sulla torta di una storia già ottima, che riesce anche a farsi perdonare qualche forzatura di troppo (come Basettoni e Manetta diventati due ladruncoli, o Pippo un noioso geometra). A sorpresa, non è Facciotto a disegnare questa ultima puntata, ma Mastantuono che riesce, contro ogni previsione, ad adattare il suo stile a una storia certamente surreale come quelle che disegna di solito, ma pur sempre ricca di elementi seri e persino drammatici. È certamente merito suo se il Topolino “specchiato” (o “insonne”, come è stato soprannominato su Claus 24) riesce a incutere davvero paura e se le sue minacce – far saltare in aria il commissariato di Polizia nonostante il pagamento di un riscatto – appaiono concrete. Il finale è buonista, col Topolino originale che ritorna sulla Terra in tempo per i festeggiamenti e gli abitanti di Claus 24 che si allontanano nello spazio. Scompariranno, come pensa il dr. Enigm, o torneranno prima o poi, come sperano i lettori? Nel complesso questo “pianeta inosservabile” chiude degnamente un anno nel quale non sono mancate storie di alto livello, ed è probabile che finirà per occupare uno dei tre gradini del podio quando partirà il TopoOscar (gli altri due andranno a “La Spectralia Antartica” e a “500 Piedi”, ma in che ordine?). Che sulla rivista, nonostante censure sempre più invasive ed asfissianti, si possano leggere ancora storie drammatiche come quelle di un tempo, è già un miracolo. Quanto durerà?. Mastantuono disegna un indimenticabile “insonne” e la sua compagna, la terribile Minerva – La prevedibilità natalizia, di Silvia Ziche: classica storia natalizia, piena di buoni propositi e di gentili sorprese. I paperi, uno dopo l’altro, cercano di invitare lo zio Paperone al pranzo di Natale di Nonna Papera, per ottenere da lui il “solito” rifiuto. Ma, come tutti gli anni, Paperone si farà vivo solo all’ultimo momento e porterà persino la neve (grazie a un’invenzione di Archimede, che per l’occasione verrà anche pagato). Tutti sono felici, tutti sciano, Paperi e paperopolesi. Beh, siamo a Natale. – L’igloo di Natale, di Rudy Salvagnini e Valerio Held: altra breve storia tipicamente natalizia, che vede Topolino e Pippo – principalmente quest’ultimo – costruire un igloo in giardino, tanto per fare qualcosa di diverso e festeggiare in un posto un po’ strano. Alla fine Pippo sarà costretto a scavare un tunnel per poter fare entrare nell’igloo anche un albero di Natale, preoccupando gli amici che non hanno idea di dove possa essere finito. Per fortuna l’impresa sarà coronata dal successo. – Il Natale di quartiere, di Vito Stabile e Simona Capovilla: ogni anno il comitato di quartiere organizza una festicciola a cui dovrebbero partecipare tutti i vicini di casa di Paperino – e lui stesso. Avendo terminato le scuse per defilarsi, Paperino deve andare e sarà quindi costretto ad incontrare i vicini, che sono tutti, e non solo Anacleto e Jones, in cattivi rapporti con lui. Colpito in testa da una palla di vetro vivrà un sogno molto realistico, nel quale dapprima riuscirà a far sparire tutti i vicini e poi, sentendosi un po’ troppo solo, li farà ricomparire arrivando anche a migliorare i rapporti con tutti loro. – La traversata natalizia, di Arild Midthun, Knut Nærum e Tormod Løkling: storia di produzione danese, insolitamente lunga (30 pagine) e che si inserisce perfettamente nella continuity donrosiana, mostrandoci il viaggio che Paperone compie per tornare a casa tra l’ottavo e il nono capitolo della saga. Diventato ormai ricco, Paperone porta con sé un sacco pieno di soldi, suscitando la cupidigia dei Bassotti che gli tendono un agguato dopo l’altro durante l’intero viaggio attraverso l’America (deve imbarcarsi a New York per la Scozia); ma con lui viaggia anche Doretta, un po’ per l’amore che nutre nei suoi confronti, un po’ perché spera di ottenere un prestito per ristrutturare il suo locale, e il suo aiuto sarà decisivo per respingere tutti gli assalti, anche se i Bassotti sembrano in grado di moltiplicarsi e di rialzarsi ogni volta che sembrano sconfitti, in una successione frenetica di capovolgimenti di fronte e di colpi di scena. Alla fine, dimostrando un’astuzia superiore a quella dei suoi avversari, Paperone avrà la meglio e partirà per la Scozia con i suoi soldi. Doretta avrà il suo prestito e si prenderà anche cura di una ragazzina incontrata a New York… la giovane miss Paperett, che conferma il racconto dello zio ai nipoti increduli. Grande prova dell’equipe danese, con tutti i migliori talenti impegnati in una storia natalizia, ma niente affatto banale: il grande numero di pagine a loro concesso gli permette di creare una trama ben più articolata rispetto alla solita serie di gag che caratterizzano le “10 pages” dal sapore barksiano che sembravano il loro marchio di fabbrica. Non un capolavoro, indubbiamente, ma che ci fosse del talento dietro tutte quelle storie brevi si era già intuito. Per molti lettori questa storia è stata una piacevole sorpresa; per altri, una piacevole conferma. I Bassotti, in versione newyorchese, Paperone, Doretta e la giovane miss Paperett Navigazione articoli TOP MIX, UN TOPO-WESTERN DIMENTICATO GLI ANNI QUARANTA, L’APICE DEL FUMETTO AMERICANO