The Boys, fiammante serie televisiva di Amazon disponibile su Prime Video. Distribuita dal 26 luglio 2019, a voler essere precisi. Suppongo che tutti ormai abbiano sentito parlare di The Boys. La prima domanda da farsi è… … perché spendere otto ore della mia vita per vedere The Boys? In quanti nel 2006 avevano sentito parlare del fumetto The Boys di Garth Ennis e Darick Robertson? Garth Ennis è sempre stato uno sceneggiatore piuttosto controcorrente e sopra le righe. Diciamo che non ha mai fatto mistero di un rapporto di amore e odio nei confronti dei supertizi in costume. Con The Boys ha portato questo conflitto agli estremi. La decostruzione della figura eroica tipo non è certo roba di ieri. Dozzine d’autori hanno affrontato il tema (buongiorno Alan Moore), di storie del genere ce ne sono a grappoli. Alcune viste abbastanza recentemente al cinema. Per dire, pure Batman V Superman o Captain America: Civil War affrontano il tema del danno collaterale causato dai supereroi. La conseguenza è chiedersi se ci sia bisogno di leggi e normative per tenerli sotto controllo. Il punto è che in questi fumetti e film si parte dal presupposto che tutti i supereroi abbiano una coscienza. Sono tutti belli, buoni e bravi. Perciò un semplice foglietto di carta con su scritto quattro cazzatelle basta e avanza a tenere sotto controllo un essere come Superman. #SperacieCredici. In The Boys, da grandi poteri derivano grandi responsabilità è solo un bello slogan. Perfetto per una campagna pubblicitaria. Costruita ad hoc dal settore marketing per vendere, esaltare, l’immagine di un gruppo d’ipocriti, depravati, immorali bastardi a un pubblico adorante che li acclama come dèi in terra. C’è da precisare che la crociata della presa per il culo dei supereroi intrapresa da Ennis nei fumetti, non ebbe vita lunghissima. L’equivalente di guardare oltre la staccionata e scoprire che, a luci spente, la famiglia perfetta da spot delle merendine nasconde una realtà orribile. Fatta di abusi, violenze, soprusi, maltrattamenti e perversioni sessuali. The Boys venne cancellato dopo pochi numeri dalla Dc Comics che lo pubblicava. Perciò, Ennis e Robertson, fatti armi e ritagli passarono alla Dynamite. Una casa editrice indipendente che diede loro tutta la libertà di continuare a rigurgitare allegramente veleno su mantelli e tutine colorate. Quasi quindici anni dopo prendere tutto questo e tradurlo in una serie tv era un bel problema. Non tanto per la violenza esageratissima, brutale e disturbante. Quanto per rendere credibile baracca e burattini in un contesto iper-saturo di supereroi. I quali tendono a prendersi fin troppo sul serio, nel disperato tentativo di risultare credibili. Nel primo episodio di The Boys viene introdotto Hughie Campbell (Jack Quaid, figlio di Meg Ryan e Dennis Quaid). Il classico tipetto medio, simpatico e remissivo. L’uomo qualunque, che ha un lavoro qualunque e vive una vita qualunque. A circa sei minuti dall’inizio dell’episodio, Hughie si ritrova in mano le braccia mozzate di Robin, la sua fidanzata. Parlavano del più e del meno in un giorno come tanti sul marciapiede, nei pressi del negozio di elettronica dove Hughie lavora come commesso. All’improvviso, A-Train (l’equivalente di Flash nel mondo di The Boys) travolge in pieno Robin. Le uniche cose che restano della ragazza sono le braccia e una pozza di sangue e viscere sull’asfalto. A-Train fa parte de I Sette, un supergruppo tipo Justice League o Avengers. I Sette sono proprietà privata della Vought International. Colosso multinazionale che ha il monopolio su oltre duecento supereroi. La Vought controlla ogni singolo aspetto delle vite dei suoi supereroi: dai social media alle pubbliche relazioni, fino a quale città assegnargli. Passando per i film in cui recitano (tutti realizzati da Vought Studio e appartenenti al Vought Cinematic Universe) e di quali specifici crimini devono occuparsi. Dopo l’incidente di Robin, la Vought si affretta a risarcire Hughie mettendogli in mano un accordo di non divulgazione. A questo punto subentra Billy Butcher (Karl Urban, che si riconferma re indiscusso di tutti i nerd). Il quale rivela a Hughie la triste e amara verità. Cioè che i super sono solo una manica di bastardi. Il cui unico interesse è soddisfare i propri bisogni, le proprie perversioni. Depravati che si sentono in diritto di fare qualunque cosa, crogiolandosi nel lusso. Grazie alla fama e alla gloria portate da un pubblico zombificato che venera e alimenta all’infinito il loro culto. Adattare un fumetto come The Boys in scala 1:1 per lo schermo non è cosa facile. Eppure, Eric Kripke, Seth Rogen e Evan Goldberg ci sono riusciti. Come? Perché? L’esempio migliore che mi viene è “muoia Sansone con tutti i filistei”. Incatenato ai due pilastri che reggevano il tempio e in punto di morte, Sansone invocò il Signore affinché gli desse la forza un’ultima volta. Così che, in un sol colpo, potesse vendicarsi dei suoi nemici. Dio ascoltò e acconsentì alla sua richiesta, anche perché a Sansone erano un po’ ricresciuti i capelli che gli conferivano la superforza (in precedenza tagliati a tradimento da Dalila). Quindi Sansone si puntò contro i pilastri, urlando, appunto: “Muoia Sansone con tutti i filistei!”, poi spinse con tutta la sua forza. L’edificio crollò e uccise praticamente tutti. La morale è che, in questo modo, Sansone uccise più persone con la sua morte che in tutta la sua vita. The Boys funziona per il semplice fatto che a differenza di troppi film/serie tv che abbiamo oggi non si impantana prendendosi troppo sul serio. Utilizza quello stesso realismo adoperato per rendere plausibile un film di supereroi, per dimostrare quanto questi siano posticci. Immaginiamo per un attimo il mondo così com’è. Così come lo conosciamo e viviamo, con tutti i suoi pro e i suoi (tanti) contro. Ecco, se i supereroi esistessero sul serio? Se Robert Downey Jr. fosse sul serio Iron Man, anziché un attore che interpreta un personaggio di fantasia? L’elemento fantastico rende The Boys disturbante. Perché siamo disposti a celebrare, osannare tizi che fingono di essere qualcun altro e perciò tendiamo a identificarli e idealizzarli con i personaggi di fantasia che interpretano. Tutti siamo disposti a cullarci nell’idea dell’eroe senza macchia e senza paura. Tuttavia la realtà che ci circonda, che viviamo, è piuttosto triste e squallida. Perciò cos’è più probabile? Robert Downey Jr./Iron Man eroe indefesso, oppure Robert Downey Jr./Iron Man uomo con tanti difetti e tanti scheletri nell’armadio? I riferimenti alla cultura pop contemporanea, a temi come consumismo, manipolazione mediatica e via dicendo, un realismo consapevolmente fasullo, rendono The Boys più di una semplice parodia del mondo di fantasia dei supereroi. Una sorta di gigantesca presa per il culo metareferenziale a 360° del nostro mondo. Muoia Sansone con tutti i filistei, praticamente. Per quanto The Boys serie tv si distanzi dal fumetto originale si tratta di dettagli. Differenze superficiali. Quello che conta è che la sostanza, lo spirito, il senso dell’opera di Garth Ennis siano stati rispettati e centrati. Non in pieno ma in pienissimo, proprio. The Boys non è una serie sui supereroi, ma un racconto cinico che spara a zero su tutto e tutti. Indirizzato a quelli che ce l’hanno più che piene di supereroi puri di cuore e brava gente che salva il pianeta. Era l’ora di vedere cosa accade in un mondo in cui esistono supereroi che hanno poteri devastanti, e nessuno che li tenga sotto controllo. Ebbene, detto questo credo sia tutto. Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro. Navigazione articoli I 10 PEGGIORI FILM BASATI SUI VIDEOGAME ELISABETTA PELLINI E FEDERICA FONTANA, DUE BELLEZZE BIONDE