Il giovanissimo Alfredo Castelli, intenzionato a diventare disegnatore, incontrò Luciano Secchi, il direttore della Editoriale Corno noto all’epoca soprattutto come autore di Kriminal, il quale gli suggerì di lasciar perdere il genere realistico e di dedicarsi a quello umoristico. Dopo un primo insoddisfacente tentativo con strisce su soggetto di Stanlio e Ollio, “provai a imitare lo stile di Giorgio Rebuffi, che ammiravo molto”, racconta Castelli, “disegnando due avventure di Superdan, una parodia di Superman non certo molto originale. Nella seconda storia, Superdan si scontrava in volo con Febo Conti [rinominato Fobo Canta] facendolo precipitare dalla sedia volante da cui, nel programma televisivo Chissà chi lo sa?, mostrava ai giovani spettatori le meraviglie del mondo”. “Come tantissimi miei coetanei”, prosegue Castelli, “nel 1958 avevo seguito un precedente programma presentato da Febo Conti, Il circolo dei castori alla Tv dei ragazzi. La trasmissione invitava gli spettatori a realizzare un giornalino che desse spazio a temi ecologici (ma allora quel termine era sconosciuto); i migliori sarebbero stati premiati, così decisi di partecipare al concorso; quello fu, senza dubbio, il mio primo lavoro redazionale. Scrivendo faticosamente a macchina con un dito (ora scrivo faticosamente al computer con un dito), misi insieme un fascicoletto con qualche illustrazione copiata probabilmente da Vita Meravigliosa e qualche articolo sul “grande libro della natura”. Ero abbastanza soddisfatto del risultato, se non che, per chiudere, ebbi la cattiva idea di disegnare quello che doveva essere una specie di marchio formato di vari frutti, spighe, ortaggi. Venne molto male, ma era realizzato a penna ed era impossibile cancellarlo. Allora tentai di camuffarlo aggiungendo altri frutti e altri fronzoli, e più ne aggiungevo, più il disegno peggiorava; alla fine mi arresi e spedii ugualmente il giornalino certo che non avrebbe vinto nessun premio (e non lo vinse). Febo Conti era un personaggio locale, in quanto abitava in via Stelvio, a due passi da dove stavo io, in via Farini, e immaginavo che se lo avessi incontrato per strada come spesso accadeva, mi avrebbe riconosciuto e additato al pubblico ludibrio come autore di quel disastroso pasticcio finale”. “Ebbene, vedendo il simbolo ortofrutticolo dell’Expo, la prima cosa che mi è venuta in mente non è stato l‘Arcimboldo, ma quel mio imbarazzante disegno”. Sulle avventure di Superdan scrive Castelli: “Ancor oggi mi compiaccio per aver avuto il coraggio di sottoporre a vari editori queste tavole malamente copiate dai disegni di Giorgio Rebuffi”. (Ricordi e disegni tratti, con l’autorizzazione dell’autore, dal volume: Alfredo Castelli, Il prequel!, ComicOut, Roma, 2015). Navigazione articoli LA NEBBIA PIENA DI COLORI DEL GUARDIANO DELLA DIGA BUONANOTTE DOLCE PENA: RICHARD BURTON, EDWIN BOOTH (E TEX WILLER?)