Dopo il grande raccordo anulare di Roma, vicino a Ostia, c’è un edificio pieno zeppo di oggetti raccolti in oltre cinquanta paesi, in cinquanta anni. Un posto incredibile ai confini del tempo. Si tratta della raccolta più grande mai vista di “Artigianato scomparso”. Migliaia di oggetti appoggiati, mostrati e catalogati, che raccontano la storia dell’uomo. Dall’uovo di dinosauro alla valigia del tempo, passando per una enorme collezione di bottoni si naviga a vista attraverso aneddoti ed episodi reali, che fanno volare la fantasia per ripercorrere anni e anni di tradizioni, mestieri e arti manuali che in parte non esistono più. Una fantastica e incredibile adunata di oggetti di tutti i tipi. Si trova nella frazione romana di Dragona, in un magazzino immenso chiamato Museo Agostinelli. Raccolta di arti, tradizioni e non solo. Domenico Agostinelli ha uno guardo attento e gli occhi vispi come di chi ne ha viste davvero di tutti i colori: è il fondatore di questa impresa singolare. Lui qualsiasi cosa trovasse per strada l’ha sempre portata qui, fin da piccolo. Girando l’Italia e il mondo ha raccolto oltre 800mila oggetti che, uniti ai diversi quintali di bottoni da cui ha iniziato la collezione, formano uno spazio museale di oltre 2.000 metri quadrati. Decisamente non è il classico museo. Piuttosto andrebbe definito un itinerario culturale divertente, appassionante per i più curiosi e che lascia stupefatti. Rovistare?… piuttosto vedere, toccare ma non comprare dato che qui nulla è in vendita. Vintage, retrò, antico e fané: tutto in mostra. Si tratta dell’evoluzione dell’uomo attraverso lo scorrere del tempo. Agostinelli, che si definisce un ‘poeta’, illustra il mosaico dell’Uomo, dove le cose rivivono attraverso il loro respiro. Abruzzese, venuto a Roma nel 1959 da Campli, il signor Agostinelli ha iniziato la sua immensa creazione nel 1960. Nel 1992 ha ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte della Soprintendenza alle Belle Arti. La mostra comincia da una mandibola di balena di un milione di anni fa, trovata sulla spiaggia di Fiumicino dopo una mareggiata. “Tutto ciò che l’uomo butta, il mare riporta e io lo raccolgo per non disperderlo”, dice Agostinelli. Accanto all’ingresso, in una teca vediamo un uovo di dinosauro di 65 milioni di anni fa, fossili vari del Marocco e frammenti di meteorite rinvenuti in Colorado. Una bella raccolta mixata “da non polverizzare, per offrire e non spezzare una vera e propria forza culturale”. Tra suppellettili, cappelli e aggeggi vari, fa capolino uno stereoscopio appartenuto a Mussolini. Più avanti, in un baule antico, sono custoditi quelli che il simpatico poeta definisce bagagli ingombranti: la povertà rappresentata da scarpe mai buttate del settecento, la vecchiaia simboleggiata da un bastone ricurvo, la morte vista attraverso un teschio d’ossa… che, insieme ai conflitti e alle malattie, costituisce la valigia della vita! E ancora collezioni di occhiali, bambole, carillon, cappelli, elmetti e maschere antigas accanto ad un poster che declama: “Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa”. Luminoso è, più avanti, l’angolo “osservatorio dello spazio e del tempo”, con barometri e anemometri, manometri e binocoli, bussole e telescopi in legno. Alabarde, carabine e fucili si fondono con porcellane e tavolozze di colori, vecchie cucine a legna fanno capolino dietro un’antica porta blindata di cella carceraria, nell’odore di anni trascorsi e polvere millenaria. Si respirano epoche e frammenti di vita nascosta, guerre, ma anche fasti di ricchezze nobiliari. Lampadari rococò scheggiati e lumi di ogni foggia. Ricordi da ”Viaggio al centro della terra” di Verne aleggiano nella sala che espone le lampade da minatore! Pure una vecchia e gloriosa auto d’epoca, la Balilla, regale, con le frecce direzionali che si alzano! C’è proprio tutto e anche di più qui dentro, perfino lettere autografe di Giuseppe Mazzini o quelle di Giuseppe Garibaldi alla sua bella Anita, fino ad arrivare agli scritti della povera regina Maria Antonietta. Grottesca ma reale, arriviamo alla chicca finale del viaggio attraverso la vita. Qui, Agostinelli espone con orgoglio la sua bara aperta, costruita con un coperchio tappezzato dai suoi amati bottoni e con uno spioncino di fibre ottiche per vedere, chissà, l’avvicendarsi del giorno e della notte. Non mancano le carte per un solitario e una cinepresa per riprendere l’aldilà. E dentro, oltre alle foto dei cari di famiglia, ce n’è una di Maria Grazia Cucinotta… per portare con sé anche i sogni più dolci? Museo Agostinelli. Ingresso libero, da lunedì a venerdì ore 8.30 -19.00, Sabato 8.30 -13. Via Carlo Casini, 95 – 00126 Dragona (Roma). Tel. 06 52 15 532, cell. 335 8418072. Fax: 06.52.31.91.54 www.museoagostinelli.it Navigazione articoli SERISSIMI ROMANZI CHE PARLANO DI FUMETTI LA GRANDE BUFALA DELLA SVASTICA NAZISTA