Saint Seiya
, meglio noto come I Cavalieri dello Zodiaco, è una delle opere giapponesi più amate in Occidente. Creato dal mangaka Masami Kurumada nel 1986, grazie a una fortunata versione anime ha creato un fandom che ancora oggi è vivo e attivo, a cui si sono aggiunti vari prequel e spin off nel corso degli ultimi anni.

Sebbene la serie sia incentrata sui 5 Cavalieri di bronzo – Seiya di Pegasus, Shiryu del Drago, Hyoga del Cigno, Shun di Andromeda e Ikki della Fenice – gran parte del successo della serie è dovuta alla presenza dei Cavalieri d’oro, i guerrieri più forti al servizio della dea Athena, con  armature che si rifanno ai 12 segni zodiacali.

Affascinanti e misteriosi, con dei look molto particolari (i capelli spesso hanno colori irreali) i Cavalieri d’oro sono probabilmente le vere star dell’opera, tanto da essersi meritati un manga prequel – Episode G – e un anime spin off intitolato Soul of Gold, ambientato ad Asgard, che si svolge contemporaneamente all’ultima parte della guerra contro Hades (ovvero la conclusione del manga originale), in cui i Cavalieri d’oro vengono trasportati da Odino su Asgard per impedire una sorta di colpo di stato orchestrato da Loki.

Andremo ad analizzare questi personaggi, soffermandoci sulla serie classica di anime e manga e non sui predecessori visti in prequel quali Lost Canvas o Next Dimension

 

CHI SONO I 12 CAVALIERI D’ORO

I Cavalieri d’oro (Gold Saint in originale) sono l’élite della guardia di Athena, in cima alla casta dei guerrieri. Sono dotati di splendide armature che si rifanno alle costellazioni dello zodiaco e hanno poteri immensi, possono infatti emettere colpi alla velocità della luce grazie al settimo senso, ovvero la padronanza assoluta del cosmo, l’energia spirituale che alberga in ogni essere umano e che è la fonte dei poteri dei cavalieri.

Ogni cavaliere d’oro presidia una casa al Santuario di Atene, ossia un tempio lungo una grande scalinata che porta alle stanze della dea Athena. Attraversare la casa senza il consenso del cavaliere è proibito, e significa sfidare a duello il suo custode.

I Cavalieri d’oro sono simili a divinità e sono praticamente invincibili, ecco perché l’impresa compiuta da Seiya e i suoi amici, ovvero che 5 cavalieri di bronzo – i guerrieri di più basso grado della casta – abbiano superato le 12 case del Santuario è considerata quasi un miracolo.

Si dice che i Cavalieri d’oro non dovrebbero mai combattere tra loro, le loro forze si equivalgono tanto da iniziare una lotta che può durare 1000 giorni…. ma di questo fatto l’autore se ne dimentica quasi subito (Kurumada non è noto per la coerenza narrativa) e all’interno di questa casta ci sono eccome gerarchie, spesso contraddittorie, come vedremo.

 

MU DELL’ARIETE

La prima casa è presidiata da Mu del Pamir. Originario del Tibet, Mu viene introdotto nel manga come unico uomo al mondo in grado di riparare le armature. Shiryu, cavaliere del Dragone, si reca da lui per far riparare la propria armatura e quella di Seiya. Mu è un personaggio positivo, calmo, saggio e riflessivo. Nella sua prima apparizione sembra voler avere una posizione neutrale, ma tende ad aiutare in segreto i nostri protagonisti.

Sebbene mostri fin da subito alcuni poteri psichici notevoli – come la telecinesi e il teletrasporto – pare che inizialmente Kurumada non aveva pensato a lui per il ruolo di cavaliere della prima casa, ma in seguito decise di sceglierlo per via del suo carisma e della sua eleganza.

Il ruolo di Mu all’interno della serie è sostanzialmente quello dello spiegone: ogni volta è lui che fa ai personaggi – e al lettore – rivelazioni sulle dinamiche che stanno vivendo.

Mu dunque rivela loro che per riparare le armature occorre del sangue umano, è lui che svela l’esistenza del settimo senso, ed è sempre lui a spiegare i trascorsi dei vari cavalieri del passato, e a proibire il coinvolgimento dei Cavalieri d’oro nella battaglia contro Nettuno – si tratta di una prova che la giovane Athena deve superare – oppure, durante la battaglia contro Hades, intuisce il vero significato del sacrificio Shaka (vedi il paragrafo dedicato)

Mu è di fatto il personaggio più saggio e sapiente della storia, forse persino più dell’illuminato Shaka della Vergine e del vecchio maestro Dhoko della Bilancia. Per tutta la prima parte della serie – sia anime sia manga – non lo si vede mai combattere, per cui di questo cavaliere, che si intuisce essere assai potente, non vediamo mai le tecniche di lotta.

Questa lacuna viene colmata nel terzo capitolo della saga, la guerra contro Hades, in cui il dio dell’oltretomba resuscita per 12 ore i Cavalieri d’oro defunti durante la battaglia del Santuario, per farli scontrare con i loro ex parigrado.

Mu si vede quindi costretto a battersi non solo contro i suoi ex compagni, ma persino come il suo maestro, Shion dell’Ariete, precedente Gran Sacerdote, ora servo di Hades. Mu durante la lotta mostra una serie di colpi davvero notevoli: Crystal Wall, un muro trasparente che si erge tra lui e i suoi nemici, in grado di respingere al mittente ogni attacco rivolto verso di lui; Stardust Revolution, un attacco diretto composto da fasci di luce che colpiscono direttamente l’avversario; Starlight Extiontion, una potente onda di luce che teletrasporta chi viene colpito dove Mu vuole e che eventualmente può anche uccidere sul colpo.

Calmo, pacato, riflessivo Mu è un po’ la coscienza dei 12 cavalieri d’oro e, per la sua indole pacifica, è a volte in contrapposizione con i cavalieri più sanguigni come Aiolia del Leone o Milo dello Scorpione, anche se, al contrario ad esempio di Shun di Andromeda, anch’esso di indole pacifica, si impegna senza alcuna esitazione quando si tratta di eliminare il nemico.

 

ALDEBARAN DEL TORO

Il cavaliere del Toro è probabilmente il personaggio più stereotipato e meno approfondito tra i 12 Gold Saints. Aldebaran (che prende il nome dalla stella più luminosa della costellazione del Toro) è il classico gigante buono.

Viene dal Brasile, cosa che lo ha reso molto popolare in quel paese, per cui è presumibile che  “Aldebaran” sia una sorta di pseudonimo, anche se non ci viene mai rivelato quale sia il suo nome di battesimo.

Appare per la prima volta durante la battaglia delle 12 case, mentre lotta contro Seiya. La sua forza spaventosa mette a dura prova il cavaliere di Pegaso, ma la sua perseveranza farà vacillare le certezze di Aldebaran, specie quando vedrà il colpo più potente – il devastante Great Horn, emesso dai palmi delle mani – eguagliato dalla potenza di Seiya.

Seiya riuscirà addirittura a spezzare un corno del suo elmo, dando prova di grande destrezza, cosa che, inaspettatamente, invece di far infuriare il cavaliere del Toro lo divertirà tanto che deciderà di far attraversare la propria casa ai cavalieri di bronzo.

In un dialogo con Mu, custode dalla casa adiacente e suo grande amico, capiremo come Aldebaran non abbia usato realmente tutta la sua forza – altrimenti avrebbe con tutta probabilità prevalso facilmente – ma l’indomita volontà dimostrata da Seiya, e alcuni dubbi che covava da tempo nei confronti del Grande Sacerdote, lo hanno fatto desistere.

In questa prima parte Aldebaran mostra dunque un cuore buono e un discreto intuito, ma da qui in avanti le sue apparizioni si faranno piuttosto sporadiche e non troppo lusinghiere.

Il Cavaliere del Toro, infatti, appare all’inizio della saga di Nettuno, quando deve proteggere i cavalieri di bronzo, in coma farmacologico per le ferite riportate nella battaglia delle 12 case, dal Generale degli Abissi Sorrento di Siren. Costui utilizza un flauto magico per combattere, e con la sua musica stregata è praticamente sul punto di sconfiggere Aldebaran, che viene salvato solo dal tempestivo arrivo della dea Athena.

Sebbene Sorrento sia uno dei guerrieri di Nettuno più forti (unico superstite della lotta che ne conseguirà) Aldebaran non ne esce benissimo dal confronto. E le cose non vanno tanto meglio nella serie animata, dove il ruolo di Sorrento è stato preso dal cavaliere di Asgard Syd di Mizar, sebbene in questo caso ci venga detto che Toro sia stato battuto perché è stato colpito alle spalle dal gemello di Syd, Alcor.

Anche il capitolo di Hades non regala molte gioie ad Aldebaran; ci viene mostrato come sia morto orgogliosamente in piedi difendendo la sua casa dagli Spectre del dio della morte (ispirato probabilmente al samurai Saito Benkei, che morì ucciso in piedi su un ponte permettendo la fuga al suo signore) senza però che ci venga mostrata la lotta in cui perde la vita.

Aldebaran è sostanzialmente un personaggio poco (e male) sfruttato: Kurumada in una intervista ha detto che propria a causa della sua incredibile potenza e della sua mole, una sua sconfitta in battaglia era l’ideale per mostrare la portata della nuova minaccia che i 5 protagonisti avrebbero dovuto affrontare.

A nostro parere il Cavaliere del Toro avrebbe meritato un trattamento migliore, magari facendolo morire in battaglia affrontando uno dei cavalieri d’oro ribelli, e non ucciso fuoriscena da uno dei servi di Hades, per di più di basso rango.

 

SAGA DEI GEMELLI

Il potentissimo Saga dei Gemelli è di fatto il personaggio più rilevante dell’intera serie, il motore scatenante di tutti gli eventi che avvengono nel corso della storia. È stato lui a uccidere il precedente Gran Sacerdote (ossia Shion dell’Ariete), prendendone il posto e cercando di uccidere Athena quando questa era solo un infante, venendo fermato da Aiolos del Sagittario. Dopodiché ha dichiarato quest’ultimo traditore, marchiandolo d’infamia, e ha dominato sul Grande Tempio di Atene fino all’inizio della storia.

Kurumada ha deciso fin dall’inizio che nel ruolo di villain doveva esserci il cavaliere dei Gemelli, era indeciso se doveva essere un personaggio affetto da doppia personalità o se di fatto dovevano essere realmente due gemelli come la costellazione; come vedremo riuscirà a utilizzare entrambe le soluzioni.

Saga è un uomo tormentato da un lato buono e uno malvagio: quest’ultimo inizierà a prendere il sopravvento, iniziando a mettere in moto la sequenza di eventi che porteranno alla battaglia delle 12 case fra i cavalieri d’oro, agli ordini del Grande Tempio, e i 5 cavalieri di bronzo in difesa di Saori Kido (Lady Isabel nella trasposizione italiana), reincarnazione di Athena ma ritenuta da Gold Saints una millantatrice.

Per tutto il corso della storia tra i cavalieri inizieranno a sollevarsi dubbi sull’identità del Gran Sacerdote, sconosciuta praticamente a chiunque… tranne che al lettore, che fin dalla battaglia alla terza casa scopre che colui che tira la fila è proprio il cavaliere dei Gemelli.

Saga è con tutta probabilità il Gold Saint più potente in assoluto (primato contestato solo da un altro pretendente, come vedremo) con una gamma di poteri straordinaria.

È in grado di combattere da grande distanza, creando un labirinto di illusioni dall’interno della propria casa e manipolando la sua armatura come se vi fosse qualcuno dentro, come ci viene mostrato nella lotta contro Shun di Andromeda.

È capace di emettere colpi dalla potenza straordinaria: l’Antoher Dimension capace di creare una distorsione nello spazio-tempo che inghiotte l’avversario, e la Galaxian Explotion devastante colpo con cui è in grado “perfino di frantumare le stelle” e con cui polverizza i nemici.

Può inoltre manipolare la mente degli avversari grazie al Genro Mao Ken, colpo col quale riesce a piegare la volontà del nemico costringendolo ad obbedire ai suoi ordini.

Un avversario astuto, diabolico e fortissimo, che va a un passo dall’uccidere Athena, ostacolato solo dalla sua parte buona, che ne limita gli istinti omicidi, e dalla perseveranza dei cavalieri di bronzo, che alla fine riusciranno, non senza sacrifici, a sconfiggerlo.

Saga in realtà sopravvive allo scontro delle 12 case, e si vede la sua anima malvagia abbandonarne il corpo, ma sceglie spontaneamente di suicidarsi al cospetto di Athena, mostrandosi pentito per le azioni malvagie compiute dal suo alter ego.

Kurumada comunque recupera in qualche modo il personaggio nella saga di Nettuno, quando ci viene mostrato che uno dei 7 generali di Nettuno è in realtà Kanon, gemello di Saga, uguale in tutto e per tutto a lui.

È stato Kanon a risvegliare lo spirito dormiente di Nettuno e a metterlo in lotta con i cavalieri d’Athena. Al contrario del fratello, Kanon non è afflitto da una doppia personalità, ha un animo che definisce malvagio, e il suo piano è impadronirsi della terra una volta che Nettuno ne abbia sterminato la maggior parte degli abitanti grazie ad un nuovo diluvio universale.

Kanon però si pentirà, compiendo un arco di redenzione che vedremo nel terzo capitolo, quello dedicato alla lotta contro Hades.

In questa terza parte della storia, anche Saga tornerà a recitare una parte da protagonista: resuscitato per 12 ore dal dio della morte, guiderà una squadra composta da cavalieri d’oro ribelli per attraversare il Grande Tempio e uccidere Athena; in cambio Hades donerà loro la vita eterna.

I due fratelli avranno anche un breve confronto alla terza casa, dove Kanon, ora ravveduto è passato dalla parte della dea e cercherà di fermare la corsa del fratello.

Saga, insieme a Shura del Capricorno e Camus dell’Acquario, arriverà ad utilizzare l’Athena Exclamation, un colpo proibito dalla stessa dea (in quanto si esegue in tre contro un solo avversario), per uccidere Shaka della Vergine pur di riuscire nella sua impresa.

Scopriamo però, colpo di scena, che Saga, Shion e gli altri cavalieri non sono passati dalla parte di Hades come ci hanno fatto credere; in realtà il loro scopo è quello di risvegliare l’armatura di Athena (e per farlo occorreva il sangue della stessa dea) e fornirgliela per la battaglia contro Hades che si terrà negli inferi.

Saga dunque si è rivelato un leale servitore di Athena, e muore da eroe passando il testimone a Seiya e gli altri.

Kurumada si mostra molto attaccato a questo personaggio, infatti nella seconda parte della storia, che si svolge negli inferi, ripropone Kanon tra gli eroi, con indosso l’armatura d’oro dei Gemelli ed elargendolo a uno dei principali antagonisti delle forze del male, portando a compimento il suo arco di redenzione.

 

DEATH MASK DEL CANCRO

Italiano proveniente dalla Sicilia, Death Mask del Cancro è senza dubbio il più malvagio dei 12 cavalieri d’oro. Il suo soprannome (anche qui, non ci viene rivelato quale sia il nome di battesimo) deriva dal fatto che gli piace adornare le pareti della propria casa con i volti delle anime delle proprie vittime. Crudele e spietato, ritiene che chi abbia il potere debba amministrare la giustizia, e che il fine giustifichi i mezzi. Ecco perché sceglie spontaneamente di giurare fedeltà al Gran Sacerdote pur sapendo che si tratta di un uomo malvagio.

Il fatto che il cavaliere della quarta casa sia così lugubre e malvagio è legato al folklore giapponese, che ritiene che il numero 4 sia infausto e legato alla malasorte, in quanto la parola “quattro” si pronuncia shi che foneticamente risulta identico alla parola “morte”. Oltre a questo, nella costellazione del Cancro è presente l’ammasso di Presepe, che nella tradizione asiatica è considerato il passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Death Mask viene mandato dal Gran Sacerdote  a uccidere Dhoko della bilancia, perché si rifiuta di obbedire agli ordini, ma l’intervento prima di Shiryu, allievo di Dhoko, e poi di Mu dell’Ariete lo fanno desistere.

Dragone e Deathsmak avranno un secondo scontro proprio alla quarta casa, dove il cavaliere del Cancro si rivela un avversario fortissimo; grazie al suo colpo speciale, lo Sekishiki Maikai Ha, spedisce l’anima di Shiryu nel Yomotsu Hirasaka ossia il luogo di passaggio verso il mondo dei morti (nonostante il suo paese d’origine, Death Mask ha parecchi elementi della mitologia asiatica).

In questa sorta di limbo però l’armatura d’oro di Death Mask sembra avere una volontà propria e si ribella al suo crudele possessore, abbandonando e svestendo il cavaliere durante la sua lotta contro Shiryu, permettendo al cavaliere del Dragone di prevalere e di uccidere l’avversario, liberando così tutte le anime da lui tenute prigioniere.

Nella saga di Hades lui e il cavaliere dei Pesci Aphrodite sono i primi a venire resuscitati e a ribellarsi ad Athena, ma vengono sconfitti piuttosto facilmente (troppo facilmente, secondo molti fan, considerando che sono pur sempre cavalieri d’oro) da Mu dell’Ariete alle porte della prima casa.

Death Mask sembra crudele e spietato come sempre, sebbene nel finale ci viene rivelato come anche lui facesse parte del piano di Saga e Shion di fingersi ribelli solo per permettere il recuperò dell’armatura di Athena, mostrando così un certo pentimento e una sorta di redenzione.

La saga di Hades non ha avuto una trasposizione animata fino al 2002, ma nel 1988 esce il film d’animazione La leggenda dei Guerrieri Scarlatti, che nella prima parte ne ricalca la trama, con il dio Apollo che resuscita i Cavalieri d’oro defunti.

Qui Death Mask, al contrario dei suoi compagni, non mostra alcun segno di redenzione, anzi cerca una rivincita contro Shinryu, venendo però battuto.

Death Mask è senza dubbio un personaggio negativo, creato così appositamente da Kurumada, ma il grande successo ottenuto dai Gold Saints lo ha spinto ad ammorbidirne molti aspetti, cercando di darne una versione più umana e meno stereotipata.

Nello spin off Soul of Gold, Death Mask mostra una certa umanità e ha abbandonato quel suo lato sanguinario, anzi affezionandosi a una ragazza e ai suoi fratellini, combatte contro l’asgardiano Fafner per proteggerli.

 

AIOLIA DEL LEONE

Nobile, fiero e valoroso, Aiolia del Leone è per certi aspetti il protagonista fra i Cavalieri d’oro. Su di lui sono incentrati sia il prequel Episode G che lo spin off Soul fo Gold. Inizialmente pare che dovesse essere il cavaliere della costellazione del Leone il personaggio principale della storia, ma in un secondo momento Kurumada preferì assegnare al protagonista la costellazione di Pegaso.

Aiolia vive in Grecia ed è stato una sorta di mentore per Seiya durante l’addestramento. È il fratello di Aiolos del Sagittario, creduto per anni un traditore, cosa che ha fatto crescere Aiolia tra i pregiudizi. Per questo gli sforzi del ragazzo per mostrarsi un degno cavaliere di Athena sono stati molto duri, nonostante il marchio dell’infamia che pesava sulla sua famiglia.

Questo lo ha reso molto rispettato al Grande Tempio, nonostante alcuni cavalieri, come Milo dello Scorpione, nutrano dubbi sulla sua fedeltà.

Aiolia è cresciuto con un sentimento ambivalente per suo fratello: da una parte ha grande affetto, ma allo stesso tempo prova un senso di vergogna da dover riscattare. Viene scelto per recuperare l’armatura del Sagittario (in possesso di Saori Kido) e per eliminare i Cavalieri di bronzo dopo che questi hanno sconfitto i Cavalieri d’argento. Aiolia così ha modo di confrontarsi con Seiya, che nulla può davanti alla sua potenza… tuttavia, quando l’armatura del Sagittario veste spontaneamente il cavaliere di Pegaso, dandogli la possibilità di combattere alla pari, Aiolia capisce che Saori è davvero la dea Athena e che suo fratello non è mai stato un traditore, uscendo sconfitto dal duello ma rinfrancato nel cuore e nello spirito.

Quando fa ritorno al Grande Tempio decide di affrontare il Gran Sacerdote, ma si vede costretto a lottare con il parigrado Shaka della Vergine. I due iniziano a scambiarsi colpi quando il Sacerdote ne approfitta per colpire il cavaliere del Leone con il Genro Mao Ken, obbligandolo a obbedirgli e a uccidere chiunque voglia attraversare la quinta casa.

Per questo motivo quando Seiya si presenta davanti a lui alla quinta casa e nonostante il loro precedente chiarimento, i due iniziano a combattere. Sarà soltanto il sacrificio di Cassios, rivale di Seiya ai tempi dell’addestramento, che morendo davanti gli occhi di Aiolia gli permetterà di uscire dal controllo mentale.

Cavaliere dotato di una grande potenza distruttrice, attraverso il suo colpo, il Lightning Bolt, può sferrare dal pugno una sfera di energia che viaggia alla velocità della luce. Una variante di questo colpo è il Lightning Plasma, un reticolato di fulmini che colpisce l’avversario da più parti contemporaneamente.

Aiolia è un cavaliere valoroso e sempre pronto ad agire, poco incline alla diplomazia e all’attesa, cosa che lo colloca agli antipodi di Mu; nonostante il rispetto reciproco, i due si sono trovati in disaccordo in diverse occasioni, come quando Aiolia voleva recarsi al tempio di Nettuno e abbattere i nemici mentre il cavaliere dell’ariete ordinava di lasciar fare a Seiya e gli altri.

Anche durante la saga di Hades i due hanno un battibecco, quando Aiolia intende uccidere Saga e gli altri, colpevoli di aver ucciso (apparentemente) Shaka della Vergine, mentre Mu ancora una volta cerca di trovare una via diversa.

I due comunque uniranno le forze – insieme a Milo dello Scorpione – per utilizzare l’Athena Exclamation contro Saga, Shura e Camus, in uno scontro tre-vs-tre che per poco distrugge l’intero Grande Tempio.

Aiolia, come detto, è il protagonista nel manga Episode G scritto da Megumu Okada, ambientato circa 7 anni prima degli eventi della serie classica, in cui Aiolia e gli altri cavalieri d’oro proteggono il Santuario di Athena dal risveglio dei Titani. Nella serie ci vengono mostrati alcuni nuovi personaggi legati a lui, come il suo servitore Galan e la sorellina Lythos, dando dei risvolti comici mostrando un Aiolia più leggero rispetto a quello serio e duro della serie classica.

Aiolia è anche il protagonista di Soul of Gold, serie animata dove insieme ai suoi compagni si vedrà costretto a combattere contro i nuovi cavalieri di Asgard, agli ordini del ministro Andreas, che in realtà è una pedina del dio degli inganni Loki.

Per l’occasione lui, e in seguito anche i suoi compagni, svilupperanno l’armatura divina, un’evoluzione della classica armatura d’oro che ne incrementerà la già formidabile forza.

Soul of Gold è stata semplicemente l’occasione della Toei Animation di rilanciare nel 2015 il franchising per vendere nuovi modellini di armature, tuttavia ha riscosso un certo successo tra i fan.

Aiolia è probabilmente il più eroico tra i 12 Gold Saints.

 

SHAKA DELLA VERGINE

L’Uomo più vicino a dio” in quanto incarnazione del Buddha, Shaka della Vergine è uno dei cavalieri d’oro più noti e amati. Questo perché la famosa battaglia alla sesta casa tra lui e Ikki della Fenice è un costante sfoggio di filosofia e cultura buddista, che rendono questo personaggio esotico e affascinante.

Shaka è il primo cavaliere d’oro che ci viene mostrato nei flashback di Ikki; si era recato sull’Isola della Regina Nera per eliminare i Cavalieri neri, cosa però già compiuta dallo stesso Ikki. Il nostro prova a sfidarlo ma viene sconfitto senza il minimo sforzo. Tuttavia Shaka, non percependo malvagità nell’animo del ragazzo, decide di risparmiarlo.

Shaka è un illuminato, mantiene sempre la calma e la concentrazione; ha perennemente gli occhi chiusi per accumulare il suo cosmo e si dice che, quando li apra, chi gli sta attorno muore.

In seguito, come detto, Shaka si opporrà a Aiolia quando questi vorrà risposte dal Grande Sacerdote, per poi tornare alla sesta casa, dove avrà vittoria facile contro Seiya, Shiryu e Shun. Sarò però Ikki il suo avversario, dando vita a uno degli scontri più epici della saga.

Dotato di un cosmo terribilmente potente, Shaka procura a Ikki delle visioni spaventose, come quando gli mostra una scena in cui lui bambino trasporta suo fratello Shun in fasce, ma questi si fa sempre più pesante fino a procurargli una terribile sofferenza. Oppure quando per sfuggire ad un suo colpo Ikki crede di essersi allontanato di milioni e milioni di chilometri, trovandosi invece nel palmo della statua del Buddha.

Notevoli sono i colpi in possesso di Shaka. Tenma Kofku, in cui accumula il cosmo nei palmi delle mani e lo rilascia in una luce distruttiva, Rikudo Rinne, in grado di spedire l’anima del nemico in uni dei sei mondi della Ruota dell’Esistenza della filosofia buddista: Inferno, Mondo degli Spiriti, Mondo delle Bestie, Mondo della Guerra, Mondo degli Uomini e il Mondo Celeste. Ma il più temibile, quello che emette quando apre gli occhi, è il Tembu Horin, in cui imprigiona lo spirito dei nemici in una sorta di prigione onirica in cui non ci si può difendere e attaccare, e si viene privati di tutti i cinque sensi.

Questo fa di Shaka, secondo molti fan, il più potente tra i 12 Cavalieri d’Oro, cosa che effettivamente non può non venire presa in considerazione. Kurumanda, pur avendo ribadito più volte che è Saga il Gold Saint più forte, ci ha mostrato uno Shaka praticamente invincibile quando apre gli occhi.

I due contendenti si sono anche affrontanti nel terzo capitolo dedicato ad Hades, quando il redivivo Saga si è scontrato con il Cavaliere della Vergine. Per poter prevalere l’ex Gran Sacerdote ha dovuto unire le forze a quelle di altri due Gold Saints, Shura del Capricorno e Camus dell’Acquario, per eseguire l’Athena Exclamation, colpo d’immane potenza eseguito dal cosmo di tre cavalieri.

Shaka quindi pare morire, ma scopriamo che in realtà la scomparsa del cavaliere della Vergine nasconde un significato più profondo: egli infatti ha risvegliato l’Araya Shiki, ovvero l’ottavo senso, la capacità di recarsi nell’oltretomba da vivi e coscienti, cosa fondamentale per la battaglia negli inferi che si sta per scatenare.

Questo messaggio, arrivato anche ad Athena e agli altri cavalieri, si rivelerà il primo passo verso la vittoria contro Hades.

Shaka della Vergine è senza dubbio uno dei personaggi meglio riusciti a Kurumada, così misterioso e affascinante grazie ai numerosi riferimenti al buddismo, uno dei motivi per cui Saint Seiya è un’opera ancora oggi tanto amata dai fan. Resta però il dubbio di come un essere tanto illuminato non sia stato capace di scoprire il mistero dietro il Gran Sacerdote e le sue menzogne, cosa che lo rende meno acuto e intuitivo di Mu dell’Ariete nonostante la nomea di “uomo più vicino a Dio”.

 

DHOKO DELLA BILANCIA

Il Vecchio Maestro della Bilancia, così ci viene presentato all’inizio, è l’insegnante di Shiryu il Dragone. Vive in Cina, a Goro Ho, presso le cascate del monte Ro, ha 261 anni e ha un aspetto simile a Yoda di Guerre Stellari. È stato il cavaliere d’oro della Bilancia nella guerra santa contro Hades di 243 anni fa, anche se ora è troppo anziano per combattere. Durante la prima parte della saga resta fermo costantemente davanti alla sua cascata, comunicando telepaticamente quando è necessario con il suo allievo, dandogli sempre consigli utili.

Nonostante il suo ruolo passivo è spesso utile alla causa dei Cavalieri di Athena, come quando concede loro di utilizzare l’armatura della Bilancia per abbattere le colonne di Nettuno.

La sua armatura ha una peculiarità unica: è composta da alcune parti che sono in realtà sei coppie di armi (scudi, spade, nunchaku, lance, tonfa e triple rod), una per ogni cavaliere d’oro, anche se è solo il cavaliere della Bilancia a decidere se è il caso di consegnarle o meno.

Questo ha fatto speculare per anni i fan sulla reale potenza del cavaliere quando era giovane, cosa che è stato un mistero almeno fino alla terza parte.

Durante la battaglia contro Hades scopriamo molte cose su questo personaggio; ci viene rivelato il vero nome per bocca di Shion dell’Ariete, suo vecchio compagno d’armi e come lui unico sopravvissuto alla precedente guerra contro il dio degli inferi. I due vecchi amici si trovano uno contro l’altro, con Dhoko ormai anziano, impossibilitato a combattere, ma il vecchio maestro sorprende tutti, lettore incluso, quando improvvisamente comincia a ringiovanire davanti agli occhi stupiti del rivale.

Il cavaliere della Bilancia rivela che Athena gli ha donato un potere il Misophetamenos, grazie al quale il suo cuore ha rallentato il battito, compiendo in un anno il numero di battiti che una persona compie mediamente in un solo giorno; per questo motivo il suo corpo è in grado di recuperare l’antico vigore, mostrandocelo come un giovane dai capelli bruni e un tatuaggio di una tigre sulla schiena. Dhoko indossa nuovamente la sua armatura e ingaggia un duello alla pari con Shion.

Nonostante questo imprevedibile colpo di scena, il ruolo di Dhoko nella saga non sarà molto attivo o di rilievo, limitandosi al solito a quello di elargire utili consigli. Un peccato, se pensiamo all’enorme potenziale del personaggio.

Dhoko ha un ruolo più attivo nel manga prequel The Lost Canvas di Shiori Teshirogi, ambientato durante la precedente guerra sacra di 243 anni prima, e in Next Dimension, sequel scritto da Kurumada ma che mostra scene ambientate anch’esse nel medesimo periodo.

Qui il nostro appare come un giovane piuttosto immaturo ed emotivo, molto diverso dalla sua versione classica, facendo perdere un po’ di quel fascino e del carisma che aveva caratterizzato il personaggio, equilibrato e saggio come il suo segno suggerisce.

Anche nella sua versione giovanile utilizzerà di rado le armi della sua armatura, ma mostrerà una nuova tecnica, il Colpo dei Centro Draghi, una versione più potente del celebre Colpo del Drago Nascente mostratoci più volte dal suo allevo Shiryu nel corso della serie. Lo stesso Shiryu riuscirà a replicarne la tecnica, come omaggio al maestro tanto amato a cui è devoto.

 

MILO DELLO SCORPIONE

Il cavaliere dello Scorpione ci viene presentato all’indomani della sconfitta dei Cavalieri d’argento per mano dei 5 Cavalieri di bronzo. Il Gran Sacerdote ordina a lui e Aiolia di recarsi in Giappone per recuperare l’armatura del Sagittario ed eliminare i cavalieri ribelli, incarico che però il cavaliere del Leone svolgerà da solo in quanto ritiene sia uno spreco mandare due Gold Saints per un compito tanto semplice, a suo dire.

In quest’occasione Milo mostra di nutrire dubbi sulla fedeltà di Aiolia, essendo il fratello di un traditore, ma anche di non riuscire a capire le motivazioni del Gran Sacerdote, in quanto il suo modo di fare è a volte contraddittorio (non sapendo, in quel momento che si tratta di un uomo afflitto da doppia personalità).

Tuttavia la sua fedeltà e la sua obbedienza non vengono mai messi in discussione; Milo è uno dei più devoti e leali tra i 12 cavalieri. Soltanto durante la sua battaglia all’ottava con Hyoga del Cigno sorgono in lui dei dubbi. Milo possiede un colpo chiamato Scarlet Needle in grado di colpire con il suo dito indice i centri nervosi degli avversari, provocando loro dolori lancinanti e copiose emorragie.
È una tecnica dolorosa, ma al contrario di Death Mask, Milo non è un sadico; non prova piacere a infliggere dolore agli avversari, anzi cerca sempre di farli arrendere per evitare loro inutili sofferenza.

I colpi che può lanciare sono 15 – una per ogni stella della costellazione dello Scorpione – e l’ultimo colpo, chiamato Antares (come la stella più luminosa al centro della sua costellazione) è quello mortale.

Hyoga subisce tutti e 15 i colpi, soffrendo in modo allucinante, ma anche in questo stato trova la forza per colpire Milo con il suo potere congelante (da cui il Gold Saint si salva solo grazie alle proprietà delle sue vestigia) e continuare a trascinarsi, sanguinante e in agonia, verso l’uscita dell’ottava casa.

Questa devozione alla causa commuove Milo, tanto da spingerlo a chiedersi se non stia dalla parte sbagliata e la vera Athena sia proprio Saori Kido. Decide quindi di annullare gli effetti mortali del suo colpo premendo alcuni punti vitali nel corpo di Hyoga, permettendogli di proseguire nella propria corsa.

Un altro esempio del carattere orgoglioso e fiero di Milo e della sua fedeltà lo abbiamo nella terza parte della saga, quando trova Kanon dei Gemelli nelle stanze di Athena. Sebbene abbia ricevuto il perdono della dea, Milo ritiene che l’uomo debba pagare per i suoi crimini, e gli infligge 14 dei suoi colpi mortali; Kanon li subisce volontariamente, non accennando ad alcuna resistenza, mostrando il desiderio di espiare le sue colpe.

Solo allora Milo ne annulla gli effetti, mostrando rispetto al cavaliere dei Gemelli e riconoscendolo come compagno d’armi.

Alla morte di Shaka Milo abbandona l’ottava casa per scaricare la sua furia verso Saga e gli altri ribelli, quindi si unisce a Mu e Aiolia per eseguire l’Athena Exclamation contro i tre traditori.

Nel manga viene accennata una particolare amicizia con Camus dell’Acquario, mostrando rispetto verso l’allievo di quest’ultimo, Hyoga appunto. Questo aspetto viene approfondito maggiormente nei vari prequel e spin off, come Episode G e Soul of Gold, in cui i due sembrano maggiormente in confidenza rispetto agli altri compagni.

Milo è senza dubbio un cavaliere leale e fedele ad Athena, sebbene alla fin fine non risulti avere un ruolo tra i più rilevanti della serie.

 

AIOLOS DEL SAGITTARIO

Il cavaliere del Sagittario è per certi versi il più misterioso della saga. Aiolos muore praticamente all’inizio della storia, e di lui scopriremo alcune cose solo in seguito.

Il ruolo che gioca all’interno della storia avviene nella premessa, in quella che è chiamata la notte degli inganni, in cui Saga uccide il Gran Sacerdote e spacciandosi per lui cerca di assassinare la reincarnazione di Athena appena nata. Aiolos interviene giusto in tempo per impedire l’infanticidio, poi fugge con la bambina, braccato dal resto del Grande Tempio con l’accusa di tradimento.

A cercare di fermarlo sono il cavaliere dei pesci ma soprattutto quello del Capricorno, Shura, che sarà colui che gli procurerà la ferita mortale che da lì a poco ucciderà il valoroso Aiolos. Egli infatti viene ritrovato qualche giorno dopo nei pressi del Grande Tempio, nascosto e moribondo, dal ricco turista giapponese Mitsusama Kido, a cui affiderà la piccola Athena e l’armatura del Sagittario, spronando l’uomo a radunare dei giovani, farli addestrare come cavalieri e a dare la sua armatura al più valoroso di essi, prima di spirare tra le sue braccia.

Così comincia la nostra storia, con la piccola Athena spacciata per la nipote di Kido, Saori, e Seiya e gli altri orfani mandati in giro per il mondo per iniziare l’addestramento a cavaliere.

Prima della sua fuga Aiolos lascerà una sorta di testamento sulla parete della sua casa, in cui affida Athena alla prossima generazione. Il testo verrà ritrovato da Seiya e gli altri durante la battaglia delle 12 case.

Lo spirito nobile di Aiolos però è una costante presenza per tutta la storia, dove il cavaliere del Sagittario diventa un riferimento per ogni cavaliere di Athena. Sembra inoltre che la sua anima alberghi dentro l’armatura; questa è corsa in aiuto di Seiya in più di un’occasione, in particolare nei film Oav usciti tra il 1987 e il 1989 (La dea della discordia, L’ardente scontro degli dei, La leggenda dei guerrieri scarlatti e L’ultima battaglia) Seiya che risolve la situazione indossando l’armatura del Sagittario era divenuto il prevedibile e ripetitivo finale.

Seiya, il protagonista della storia, è di fatto l’erede spirituale di Aiolos, il cavaliere prediletto di Athena, destinato anche a ereditarne l’armatura, come abbiamo visto nella parte finale della lotta contro Nettuno, per esempio.

Pare che Aiolos fosse stato scelto come erede del Gran Sacerdote, e che questa cosa innescò la personalità malvagia di Saga a prendere il sopravvento. Sappiamo poco altro su di lui; anche i vari prequel e spin off non aggiungono molto alla sua storia. Non sappiamo neppure quale sia la sua reale potenza, dato che non ce l’hai mai mostrata.

Aiolos è quasi una figura mitologica all’interno della serie, il cavaliere che ha sacrificato la propria vita per salvare la propria dea, e per questo motivo è considerato il più valoroso tra i cavalieri.

 

SHURA DEL CAPRICORNO

A dispetto del nome, che si rifà ai demoni della mitologia indiana, Shura è spagnolo, addestratosi sui monti Pirenei. Appare per la prima volta durante la battaglia alla decima casa da lui custodita, in cui ingaggia un duello con Shiryu il Dragone. Si presenta come “colui che ha ucciso Aiolos” senza mostrare alcun rimorso, anche se come vedremo le cose sono ben diverse da come appaiono.

Shura viene mostrato inizialmente da Kurumada come uno spietato esecutore agli ordini del Gran Sacerdote e che, al pari di Death Mask del Cancro e di Aphrodite dei Pesci, sia al corrente della sua malvagità e lo segua spontaneamente.

La sua peculiare tecnica di lotta si chiama Excalibur, si tratta di un colpo in grado di tagliare qualsiasi cosa. Le sue braccia e le sue gambe sono come una spada affilata, cosa che fa di Shura un temibile avversario. Per sconfiggerlo, Shiryu è costretto a ricorrere alla Pienezza del Dragone, una tecnica suicida che proietta lui e l’avversario oltre la stratosfera, finendo inceneriti.

La tenacia e il coraggio dimostrato dal giovane cavaliere spinge Shura a ricredersi, pentendosi per le proprie azioni, e facendo ammenda e sacrificando la propria vita per salvare quella di Shiryu, rinunciando all’armatura e rimandandolo sulla terra.

Shura così compie un’azione eroica prima di morire, mostrandosi pentito e venendo quindi riabilitato come cavaliere di Athena. Successivamente lo spirito del cavaliere del Capricorno appare a Shiryu durante alcuni combattimenti, contro il generale degli abissi Krisaore o, nell’anime, contro il guerriero di Asgard Luxor, in cui sprona Shiryu a non arrendersi e a riprendere a combattere, rivelandogli come nel suo braccio adesso alberghi Excalibur, la sua tecnica segreta.

Di fatto, Kurumada riabilita Shura come una sorta di secondo mentore per Shiryu, che è destinato all’armatura della Bilancia ma è allo stesso tempo l’erede spirituale del Saint del Capricorno.

Nei vari prequel la figura di Shura viene ulteriormente nobilitata, venendo spiegato come lui e Aiolos fossero grandi amici, e che quando questi ha tradito Shura ha dovuto battersi con lui a malincuore. Addirittura, nella serie Episode G rivela come Shura abbia subito il Genro Mao Ken da Saga, ma che ha funzionato solo parzialmente; pare che la sua forza di volontà abbia impedito al cavaliere dei Gemelli di piegarne la mente, ma che ne abbia comunque eliminato l’impulso a ribellarsi a lui.

Anche Shura viene resuscitato da Hades (nota: il suo corpo dovrebbe essere stato incenerito nella stratosfera, per cui è deducibile che il dio abbia ricreato il suo corpo) allo scopo di assassinare Athena entro 12 ore, e Shura insieme a Saga e a Camus dell’Acquario sembrano voler obbedire, anche se realmente non hanno mai smesso di combattere dalla parte di Athena.

Shura muore una seconda volta allo scadere delle 12 ore, salutandosi per l’ultima volta con Shiryu, rinnovando la fiducia riposta in lui.

 

CAMUS DELL’ACQUARIO

Il cavaliere dell’acquario è un personaggio alquanto contraddittorio, questo lo rende più o meno interessante a seconda di come lo si vuole interpretare. È il maestro di Hyoga del Cigno, e come lui manipola le “energie fredde”.

Anche lui emette colpi glaciali in grado di congelare l’avversario come la Diamond Dust, l’Aurora Thunder Attack e soprattutto l’Aurora Execution. Per tutta la serie Camus (il cui nome è un rimando allo scrittore Albert Camus, infatti anche lui è francese) insiste a spiegare a Hyoga a rimanere freddo davanti al nemico, a distaccarsi dall’emotività e soprattutto dal ricordo doloroso della madre defunta. Per far sì che questo accada, scatena un maremoto facendo precipitare il relitto dove riposa la sua defunta madre di Hyoga in una profondità oceanica, cosa che scatena la rabbia dell’allievo, rendendolo ulteriormente emotivo e coinvolto.

Maestro e allievo si incontrano alla sesta casa della Bilancia, ormai disabitata, ove Hyoga precipita dopo aver attraversato l’Another Dimension di Saga. Camus spinge l’allievo ad abbandonare la lotta, in quanto lo ritiene troppo immaturo per battersi contro i Cavalieri d’oro, e che vada incontro a morte certa.

Per evitargli ulteriori scontri, Camus rinchiude Hyoga in un sarcofago di ghiaccio, dove il ragazzo sarebbe stato preservato fino a tempi migliori. Nel compiere il gesto, a Camus scappa una lacrima, a dispetto del suo apparente atteggiamento distaccato.

Hyoga però viene liberato da Shiryu grazie all’armatura della Bilancia e a una delle armi da cui essa è composta. In questo modo il ragazzo può riprendere la lotta, prima contro Milo dello Scorpione, rimasto impressionato dal suo coraggio, e infine all’undicesima casa, per una rivincita contro il maestro.

Qui Camus si ostina a battersi contro l’allievo: lo scopo del cavaliere dell’Acquario sembra quello di far migliorare il proprio allievo, rimanendo estraneo alle questioni legate al Grande Sacerdote e di Athena. Questo coinvolgimento emotivo, trascurando anche i propri doveri come custode dell’undicesima casa, è proprio l’esatto opposto di quello che sta cercando di insegnare a Hyoga.

Alla fine Hyoga dimostrerà di aver addirittura superato il proprio maestro, riuscendo a emettere un colpo in grado di raggiungere lo zero assoluto, cosa di cui neppure Camus era capace. Il cavaliere dell’Acquario muore così, soddisfatto e orgoglioso nel vedere il proprio allievo divenuto così forte.

Camus è tra i cavalieri d’oro che vengono resuscitati da Hades per uccidere Athena; al pari dei suoi compagni finge di accettare l’offerta del dio degli inferi, solo per poi rivelare che è sempre stato dalla parte di Athena. Camus infine muore ancora una volta tra le braccia dell’amato allievo

L’anime Soul of Gold aggiunge qualcosa al suo passato e alla sua personalità: scopriamo che ha un debito morale verso il cavaliere di Asgard Surt, in quanto da ragazzo, quando era ancora un allievo, ha provocato per sbaglio una valanga di neve che ha ucciso accidentalmente la sorella di questi. Decide dunque di schierarsi contro i suoi compagni per saldare questo antico debito (mostrandosi ancora una volta piuttosto emotivo e molto poco freddo), dando una delusione al suo amico Milo, ma quando Surt ferisce gravemente Shura del Capricorno, Camus decide di tornare sui suoi passi e di combattere contro l’asgardiano.

All’interno della macrotrama dei cavalieri Camus ha un ruolo abbastanza passivo, ma il suo conflittuale rapporto con Hyoga lo rende una presenza assai rilevante durante i combattimenti di quest’ultimo.

 

APHRODITE DEI PESCI

Chiudiamo la rassegna sui Cavalieri d’oro con il custode dell’ultima casa, Aphrodite dei Pesci. Chiamato come la dea dell’amore in quanto in diverse versioni del mito greco la costellazione dei pesci è collegata ad Aphrodite e a suo figlio Eros e alla loro fuga da Tifone attraversando l’Eufrate.

Il cavaliere dei pesci è ritenuto il più bello dei 12 Cavalieri d’oro, di una bellezza androgina e di un fascino algido. Nonostante il suo aspetto e il suo amore per la bellezza, non presenta tratti narcisistici come altri personaggi apparsi nella serie, per esempio Eris, il cavaliere d’argento della Lucertola, ucciso in battaglia da Seiya.

Caratteristica peculiare di Aphrodite è utilizzare delle rose in battaglia, ognuna con effetti diversi:

Royal Demon Rose, la rosa rossa, uccide senza provocare dolore ma dando una dolce agonia. L’ultimo tratto della scalinata che porta dalla dodicesima casa alle stanze di Athena è ricoperto di queste rose, che rendono impossibile attraversarlo.

Piranha Rose, la rosa nera: divora e disintegra tutto quello con cui entra in contatto, producendo un dolore immane al nemico.

Bloody Rose, la rosa bianca, il colpo più letale di Aphrodite. Una volta lanciata, la rosa non si può evitare e si dirige al cuore dell’avversario, assorbendone il sangue e cambiando colore da bianco a rosso, finché il nemico non muoia dissanguato.

Il Saint dei Pesci è a conoscenza delle vere intenzioni del Gran Sacerdote, e sceglie volontariamente di appoggiarlo; al pari di Death Mask del Cancro, personaggio i cui i destini sono legati, crede che chi ha la forza debba amministrare la giustizia. Per questo Aphrodite accetta di eliminare Dedalus di Cefeo, il cavaliere d’argento maestro di Shun d’Andromeda, colpevole di non aver risposto alla convocazione del Gran Sacerdote, guadagnandosi così l’astio da parte del giovane cavaliere.

Shun lo raggiunge alla dodicesima, intenzionato di vendicare il proprio maestro. Lo scontro tra i due è piuttosto cruento, Shun si ritrova in breve privato delle catene e dell’armature dalle rose piranha, ed è costretto ad utilizzare il suo colpo più forte, la Nebula Storm, per avere la meglio sul nemico… non prima però di venire colpito a sua volta dalla Bloody Rose di Aphrodite. Shun riuscirà comunque a sopravvivere – seppure a stento – mentre il cavaliere dei Pesci muore in duello.

Questo è sostanzialmente tutto quello di rilevante che questo personaggio fa nel corso della storia; al pari di Aldebaran del Toro, Kurumada non si è concentrato molto sul personaggio, dandogli una caratterizzazione abbastanza piatta e senza particolari motivazioni.

Da questo momento in poi il suo destino segue di pari passo quello di Death Mask; anche lui infatti viene resuscitato da Hades allo scopo di ammazzare Athena e anche lui viene battuto senza troppi patemi alle porte della casa dell’Ariete.

Nel Ova La Leggenda dei Guerrieri Scarlatti viene resuscitato da Apollo e gli giura fedeltà, cercando nuovamente di uccidere Shun, che però viene soccorso dal fratello Ikki, che uccide il redivivo Gold Saint rivolgendo contro di lui la fatale rosa bianca.

Aphrodite dei Pesci è con tutta probabilità il più debole dei 12 Cavalieri d’oro, sia in fatto di forza che nelle motivazioni e nella personalità.

 

CONCLUDENDO…
Infine vale la pena dire che nei capitoli conclusivi della saga, Kurumada mostra tutti e 12 i Cavalieri riuniti negli inferi, intenti a distruggere il Muro del Pianto per permettere ai 5 protagonisti di raggiungere Athena nei campi elisi. Per farlo, tutti e 12 devono imprimere la loro potenza nella freccia del Sagittario scoccata da Aiolos, ma il contraccolpo che ne viene fuori sarà talmente potente da distruggere persino le loro anime.

L’autore così permette a tutti i Cavalieri d’oro, sia a quelli meglio caratterizzati sia quelli meno utilizzati, di morire per una nobile causa, saldando ogni debito e venendo ricordati in eterno come eroi.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *