SONO POSSIBILI GLI ZOO DI DINOSAURI?

Da ormai 30 anni, l’idea di un parco-zoo popolato da dinosauri non-aviani vivi e vegeti è divenuta mainstream, grazie a un film talmente celebre che non occorre nemmeno menzionarne il titolo. E altrettanto mainstream è l’idea che un simile progetto sia una pazzia suicida destinata a un tragico epilogo, con morti e distruzione. C’è persino un intero franchise dedicato a sviluppare questo concetto: un parco con dinosauri è una follia, perché i dinosauri sono impossibili da contenere in un parco, perché “LIFE FINDS A WAY (to destroy everything)”. 

Chiamo questo concetto ormai popolarissimo con l’acronimo DANZA, “Dinosaurs Are Not Zoo Animals”. Contrapposto a DANZA c’è il peccato originale di John Hammond, Henry Wu, Robert Muldoon e di tutti i loro emuli successivi di cui nessuno (a parte i fanboy) ricorda il nome: DAZA, “Dinosaurs are Zoo Animals”.

Sappiamo tutti, dalla visione del film, che Ian Malcolm aveva sempre ragione e Hammond torto marcio: DANZA è un fatto oggettivo e inappellabile! Almeno se vivete dentro il mondo fittizio del film. Ma quale sarebbe l’esito di un simile parco, nella realtà? Ovviamente, dinosauri non-aviani e zooparchi sono due entità separate da 66 milioni di anni di storia planetaria, quindi all’atto pratico non disponiamo di una validazione oggettiva né di DANZA né di DAZA. Tuttavia, possiamo analizzare la faccenda in base a ciò che sappiamo degli zoo e dei dinosauri non-aviani, e provare a dare una risposta plausibile a questo importantissimo quesito su cui si regge un trentennio di narrativa dinomaniacale.

Partiamo dal romanzo/film Jurassic Park. L’obiettivo degli autori del film/romanzo è sostenere DANZA, e ciò per ovvie ragioni narrative. Jurassic Park è una metafora del capitalismo scientifico, della manipolazione della Natura, dei rischi delle biotecnologie, e di tutta la sequela di messaggi pessimistici e antiscientifici che Michael Crichton ha inserito in questa storia. Il parco deve fallire altrimenti il messaggio del romanzo non può essere esplicitato, e quindi lo stesso romanzo non avrebbe alcun senso di esistere. Sì, il romanzo è pretestuosamente costruito con l’obiettivo di far andare tutto alla malora, anche perché altrimenti non avrebbe senso mettere come voce dell’autore interna al romanzo proprio il cinico e sarcastico matematico della Teoria del Caos, Ian Malcolm. 

Eppure, a essere sinceri, il parco non fallisce a causa dei dinosauri, non fallisce perché DANZA è una ineluttabile legge di Natura, ma fallisce a causa di banalissimi eventi legati ai rapporti umani tra alcuni dei protagonisti (in particolare, l’avidità di Hammond e la corruttibilità di Nedry). Sostituite l’odioso Hammond del romanzo con un miliardario più lungimirante e l’altrettanto odioso Nedry con un onesto lavoratore, e non ci sarebbe alcun incidente a Isla Nublar nell’agosto del 1989 nei modi e con le conseguenze che leggiamo in quel romanzo…

Quindi, appurato che il parco fallisce per motivi umani e non a causa dei dinosauri, andiamo ad analizzare i vari espedienti nella organizzazione e gestione del parco che Crichton elabora proprio al fine di farlo fallire.

I recinti elettrificati.

Il parco è circondato da una recinzione elettrificata in cui circola una corrente con una tensione di 10 mila volt, il cui scopo è impedire che i dinosauri evadano dalle loro aree di contenimento. Questo accorgimento del romanzo permette di far evadere gli animali semplicemente togliendo corrente alla recinzione. Ha senso usare una recinzione elettrificata (per giunta a un voltaggio così alto) per impedire ai dinosauri di evadere? No, è solo un espediente spettacolare con cui si può far commettere il proprio crimine a Dennis Nedry semplicemente premendo un tasto del mouse. Per contenere i dinosauri basterebbe una qualunque recinzione non-elettrificata, come quelle che esistono in tutti gli zoo e i parchi biologici al mondo. Non serve l’alta tensione per contenere un dinosauro, e ve lo spiego introducendo uno dei grafici fondamentali per capire i dinosauri, il rapporto AP, agilità-potenza.

Il rapporto AP mette in relazione l’agilità di un animale (ovvero, l’accelerazione che l’animale può raggiungere quando si muove) rispetto alla potenza che l’animale produce muovendosi. L’agilità è una funzione dell’efficienza muscolare, la quale è legata alla sezione trasversale della muscolatura coinvolta. In breve, negli animali, l’agilità tende a diminuire con l’aumento della massa, a causa di vincoli biomeccanici dovuti alla allometria del lavoro muscolare. La potenza è invece legata alla effettiva energia prodotta dai muscoli, combinata con la resistenza dello scheletro, che non deve rompersi se sottoposto a certe sollecitazioni meccaniche. In breve, la potenza muscolare aumenta con la massa dell’animale, ma anche in questo caso, essa non può andare oltre i limiti biomeccanici delle ossa.

Se confrontiamo agilità e potenza negli animali, vedremo che le specie con massa ridotta hanno maggiore agilità ma minore potenza delle specie di grande massa, e queste, viceversa, hanno minore agilità ma maggiore potenza. Gli animali con le migliori prestazioni meccaniche sono “a metà strada” nello spettro di dimensioni, poiché hanno “ancora” una discreta agilità (rispetto alle specie di grande massa) ma anche un accenno di potenza non indifferente.

Non vi serve una laurea in biomeccanica per sapere che un coniglio è più agile di un cavallo, che è più agile di una giraffa, che è più agile di un elefante, e che, allo stesso tempo, un elefante è più potente di una giraffa, che è più potente di un cavallo, che è più potente di un coniglio. Lo stesso discorso vale per i dinosauri.

Non potendo osservare i dinosauri mesozoici dal vivo, possiamo solo fare delle stime generali sulle prestazioni meccaniche delle varie specie, ma è ragionevole supporre che i dinosauri di dimensioni medio-grandi, con masse di alcune tonnellate, rientrino più nel range di prestazioni degli elefanti che in quelle dei cavalli. Un Tyrannosaurus adulto non correva come un cavallo, ma probabilmente aveva la potenza muscolare simile a quella di un elefante africano adulto. I sauropodi, con masse ancora maggiori, erano quindi ancor meno agili degli elefanti, ma avevano sicuramente una potenza muscolare superiore a qualunque animale terrestre vivente.

Tradotto in un manuale di istruzioni per costruire un parco con dinosauri, questa regola generale ci dice che le recinzioni ottimali per contenere i dinosauri giganti non devono contenere l’agilità (che nelle specie giganti è scarsa) bensì la potenza. Un recinto quindi deve essere robusto, possibilmente in cemento armato, un muro piuttosto che una palizzata. Al tempo stesso, il recinto non ha bisogno di essere troppo alto, dato che, comunque, i dinosauri giganti non hanno l’agilità necessaria a scavalcarli. In conclusione, per contenere i tuoi dinosauri giganti è sufficiente un muro in cemento armato alto un paio di metri e sufficientemente spesso da non poter essere abbattuto da alcun animale (i dinosauri non sono carri armati, e come tutti gli animali non si avventano contro i muri allo scopo di demolirli). Questo muro è sicuramente più efficiente e sicuro di qualunque recinto elettrificato, e continua a funzionare anche senza corrente elettrica (alla faccia di Dennis Nedry!). Inoltre, richiede una spesa energetica infinitamente minore di quella che serve a far andare in continuazione 10 mila volt per chilometri di cavi. 

Un parco giurassico quindi ricorderebbe più un fortino che una staccionata. E Homo sapiens è un maestro nella costruzione di fortificazioni in muratura.

Inutile rimarcare che per le specie di dinosauro con dimensioni analoghe a quelle degli animali moderni che vivono negli zoo non occorra alcun accorgimento speciale che non sia già quello di costruire un normale zoo.

La produzione di sole femmine.

L’altro espediente introdotto nel romanzo per impedire la proliferazione degli animali è la produzione di soli individui di sesso femminile. Faccio subito notare che se proprio vogliamo una popolazione che non può riprodursi è molto meglio produrla di soli maschi rispetto che di femmine, dato che i maschi non producono uova in grado di svilupparsi per partenogenesi, mentre le femmine sì (come dimostrano i casi di popolazioni, sia naturali sia artificiali, di alcune specie composte da sole femmine che si riproducono partenogeneticamente e proliferano senza la presenza di maschi). Inoltre, non è detto (come si accenna nel film) che il “sesso default” nei dinosauri sia quello femminile, dato che non è noto il meccanismo di determinazione del sesso nei dinosauri non-aviani. Negli uccelli, a differenza della maggioranza degli animali (noi compresi), il sesso omogametico è quello maschile, non il femminile, ma non sappiamo se ciò valga anche per i dinosauri non-aviani. Inoltre, in vari rettili, il sesso è determinato dalla temperatura di incubazione. In breve, non sappiamo come nei dinosauri si determinasse il sesso del nascituro. In ogni caso ciò è del tutto irrilevante, dato che esiste un metodo molto più semplice e pratico per impedire la riproduzione degli animali: la sterilizzazione! Forse che per avere un gatto che non si riproduce voi chiamate in causa l’ingegneria genetica? No, lo portate dal veterinario e risolvete la questione alla radice! Un parco costato milioni di dollari e con solo qualche dozzina di dinosauri al suo interno può permettersi un paio di veterinari che praticano la sterilizzazione agli animali, specialmente se l’operazione è fatta su individui ancora giovani. Un modo pratico, veloce, sicuro, e soprattutto irreversibile, per impedire che il vostro parco divenga una bomba ecologica.

Concludendo, a differenza delle astruse contorsioni narrative con cui è necessariamente costruito Jurassic Park (contorsioni necessarie per i fini esterni alla trama, ma del tutto ridicole se viste da dentro la vicenda), uno zoo con dinosauri mesozoici sarebbe relativamente semplice da gestire, né più né meno di qualunque altro zoo contenente specie moderne. I dinosauri erano animali, non mostri atomici con pelle di adamantio, e la loro gestione in un contesto artificiale sarebbe stata né più né meno analoga a quella con cui, ogni giorno, Homo sapiens tiene sotto controllo e in condizioni sicure i milioni di animali delle centinaia di specie diverse che usa per i propri scopi.

PS: ah, sì, nel film/romanzo c’è anche la storiella dell’aminoacido lisina, la cui sintesi viene manipolata per rendere i dinosauri incapaci di produrla e quindi impossibilitati a vivere autonomamente allo stato selvatico… Quella è una scemenza senza alcun senso biologico! Ognuno di voi (me compreso) è incapace di sintetizzare la lisina, e la assume naturalmente dall’alimentazione. Se non siete morti voi, non morirebbe nemmeno un dinosauro nel parco giurassico…



(Da Theropoda).



In apertura dell’articolo un fotogramma del film Jurassic Park di Steve Spielberg, 1993.


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