Alta, statuaria, sexy e indipendente: She-Hulk, detta la Gigantessa di Giada, è una delle eroine di punta della Marvel. Creata come versione femminile dell’Incredibile Hulk, con il trascorrere degli anni ha saputo ritagliarsi uno spazio tutto suo, sia nel variegato universo della Casa delle Idee sia nel cuore dei lettori, prendendo una strada ben diversa da quella del più famoso pelleverde. Le origini di She-Hulk She-Hulk viene creata nel 1980, quando il telefilm di Hulk con Lou Ferrigno spopolava nelle tv di tutto il mondo. Temendo che la Cbs, la rete televisiva creatrice del programma, potesse ricavarne uno spin-off al femminile (dalla serie L’Uomo da sei milioni di dollari avevano ricavato il telefilm La donna bionica), per evitare una confusione sui diritti del personaggio, la Marvel decide di creare una versione a fumetti come accadde a metà degli anni settanta con la Donna Ragno (Spider-Woman). Scritto da Stan Lee e disegnato da John Buscema, nel febbraio del 1980 esce il primo numero di The Savage She Hulk. Jennifer Walters, avvocatessa di Los Angeles, è la cugina di Bruce Banner, alias l’Incredibile Hulk. Rimasta ferita in uno scontro a fuoco con i gangster ostili al padre (sceriffo della contea), Jenny viene salvata da una trasfusione di sangue da parte del cugino. Il quale, contaminandola con le radiazioni gamma, condivide con lei la sua maledizione: anche la mite avvocatessa, nei momenti di tensione, si trasforma in una creatura forzuta dalla pelle verde simile a Hulk. She-Hulk è l’ultimo personaggio co-creato da Stan Lee per l’universo Marvel (anche se per la precisione nel 1992 co-creerà Ravage, facente parte del futuro alternativo 2099 e non dell’universo convenzionale). A curare la serie arriva subito dopo David Kraft per i testi e Mike Vosburg i disegni. L’albo The Savage She-Hulk dura 25 numeri, fino al 1982. All’inizio She-Hulk è letteralmente una versione femminile del Golia Verde, ossia una virago selvaggia e brutale come da titolo. Disegnata spesso in modo poco attraente tende sempre a perdere le staffe e ad arrivare alle mani. Con la chiusura della serie personale, She-Hulk si unisce ai Vendicatori in Avengers n. 221 (luglio 1982). Dai Fantastici Quattro a eroina autonoma L’ironia, la forte personalità e la superforza di She-Hulk sono qualità che ben si sposano con gli “Eroi più potenti della terra”. Roger Stern, sceneggiatore degli Avengers in quegli anni, punta molto su di lei, che in breve tempo diventa una delle protagoniste principali. Dal carattere sempre più indipendente, nei primi anni ottanta She-Hulk non ha una relazione fissa, vivendo la sua sessualità in modo libero. In Avengers n. 234, per esempio, ha una notte di sesso senza impegno con Starfox, affascinante playboy stellare new entry dei Vendicatori. Sempre insieme ai Vendicatori, She-Hulk prende parte al crossover Guerre Segrete, e la sua vita, editoriale e non, cambia direzione. Al termine della saga, la Cosa, membro fondatore dei Fantastici Quattro, lascia lo storico team per vivere avventure da solo (sarà protagonista di una serie stand alone) e il ruolo di “forzuto del gruppo” viene preso da She-Hulk. John Byrne, all’epoca sceneggiatore e disegnatore della serie dei Fantastici Quattro, nutre un vero e proprio amore verso She-Hulk, tanto da metterla al centro della sua run (e non solo, come vedremo). Byrne disegna She-Hulk in modo diverso da com’era stata rappresentata fino a quel momento. La rende bella, sensuale, non più incline alla furia che ne distorce i lineamenti. Anzi, ne fa una donna allegra, piena di vita, molto intelligente, sorridente e sarcastica, spesso al centro di gag. In un episodio dei Fantastici Quattro, per esempio, Jennifer viene paparazzata mentre prende il sole in topless sul tetto del Baxter Building: dovrà ricorrere a tutta la sua abilità di avvocatessa per riuscire a non far pubblicare le foto. John Byrne va oltre e, nel 1989, la rende protagonista di una serie personale, The Sensational She-Hulk, di cui cura i disegni e i testi. La peculiarità della serie è che Jennifer spesso rompe la “quarta parete”, rivolgendosi direttamente al lettore o all’autore stesso, rimproverandolo e facendo battuta sarcastiche, conscia di essere un personaggio dei fumetti. Anticipa in tal senso quello che sarà Deadpool. Gioca anche sulla propria sensualità prorompente, un po’ per “femminismo” e un po’ come pretesto per rappresentare situazioni blandamente erotiche. Spesso le copertina sono umoristiche e prendono in giro il mondo del fumetto e non solo. Andatosene Byrne, Sensational She-Hulk dura complessivamente 60 numeri, fino al 1994: i suoi 5 anni di pubblicazione ne fanno una delle testate più longeve tra quelle delle eroine Marvel. Anche dopo la chiusura del suo albo, She-Hulk rimane un personaggio attivo nel Marvel Universe, apparendo con una certa continuità nelle serie dei Vendicatori e dei Fantastici Quattro, partecipando anche ai mega eventi della Marvel. She-Hulk, per esempio, in Civil War prende la difesa legale di Speedball, uno dei giovani supereroi artefici della catastrofe che ha generato il conflitto. Anche in Civil War II ha un ruolo rilevante, cadendo in coma dopo aver combattuto Thanos e divenendo uno dei pomi della discordia tra Carol Danvers e Tony Stark. She-Hulk ha una seconda serie regolare nel 2004, prima scritta da Dan Slott e poi da Peter David. In questa serie convola a nozze con John Jameson, con la terribile conseguenza di avere Jonah Jameson, il nevrotico editore-direttore del Daily Bugle, come suocero. In questo periodo tratta il tema delle aggressioni sessuali (She Hulk vol. 2 6/7, del 2005) assumendo la difesa di Starfox, accusato di usare i propri poteri di stimolazione dei centri del piacere del cervello per ottenere favori sessuali. Jennifer arriva a sospettare che pure il loro flirt precedente sia stato provocato in questo modo. Di certo la sua infatuazione per John Jameson è stata provocata da Starfox, e per questo fa annullare il matrimonio. She-Hulk partecipa anche a team esclusivamente formati da donne, come Le Liberatrici e la A-Force, di cui è la leader indiscussa. Una terza serie da solista dedicata all’eroina verde arriva nel 2014. Scritta da Charles Soule (uno sceneggiatore che fa l’avvocato di professione), vede Jennifer aprire uno studio legale tutto suo per gestire casi legati alla comunità supereroistica, come la richiesta di asilo politico di Kristoff Vernard, figlio adottivo del Dottor Destino ed erede al trono di Latveria. La serie, sulla falsariga di serie televisive come Ally McBeal, risulta piuttosto spiritosa. Di tutt’altra natura è la quarta serie dedicata a She-Hulk, del 2018, dove diventa grigia allo stesso modo in cui è accaduto a Hulk. Si trasforma in una virago ipertrofica che perde il controllo, diventando una minaccia come il suo più celebre cugino. Si tratta di una serie dai risvolti tetri scritta da Mariko Tamaki. She-Hulk, una donna libera La principale caratteristica di She-Hulk è quella di avere rotto alcune convenzioni dei personaggi femminili del fumetto, specie quelle legate alla libertà sessuale. La maggior parte delle colleghe eroine ha relazioni fisse, anche se più o meno durature: Sue Storm e Reed Richards, Visione e Scarlet, Wasp e Hank Pym, Jean Grey e Ciclope, Rogue e Gambit. Persiono bad girl come Elektra, Domino e la Gatta Nera sono legate a Devil, Cable e l’Uomo Ragno. She-Hulk, invece, raramente ha relazioni durature. Si concentra piuttosto sulla propria carriera di avvocato e di eroina, non disdegnando avventure occasionali. Non scade mai nel cliché della donna “di facili costumi”, assomigliando piuttosto alle protagoniste della serie televisiva Sex and the City. Durante il periodo di John Byrne, She-Hulk ha comunque avuto un fidanzato ufficiale, il pellerossa Wyatt Wingfoot (storico comprimario dei Fantastici Quattro). Da allora, fatta eccezione per il matrimonio con John Jameson dovuto alle circostanze particolare di cui abbiamo parlato, non ha più avuto storie fisse. I suoi flirt più celebri sono stati con l’agente dello Shield Clay Quatermain, con il semidio Ercole (che ha lasciato subito per il suo maschilismo) il citato Starfox, Tony Stark e il Fenomeno, nemico di lunga data degli X-Men. Rispetto a Hulk, le radiazioni gamma non hanno rovinato la vita di Jennifer Walters, dato che hanno trasformato la timida cugina di Banner in una donna forte e sicura di sé, che prende le parti dei più deboli in tribunale e sul campo di battaglia. Lo sceneggiatore Peter David ha detto che She-Hulk “ha il potenziale per essere la Wonder Woman della Marvel: una donna fortissima di grande moralità e la determinazione per fare ciò che è giusto”. La versione Ultimate La versione Ultimate (ossia appartenente a un universo alternativo della Marvel) di She Hulk differisce di molto da quella tradizionale. In questa linea narrativa Jennifer Walters non è un’avvocatessa, ma una biologa che realizza un siero per creare un Hulk senza la sua furia. Non è Jennifer a beneficiare della trasformazione bensì Betty Ross, vecchia fidanzata di Bruce Banner, che assume il siero per impedire a Wolverine di uccidere Hulk. Tutto questo accade nella miniserie scritta da David Lindelof e disegnata da Leinil Francis Yu. La serie tv di She-Hulk Negli anni ottanta si è parlato di un film su She-Hulk, intepretata dalla scultorea modella Brigitte Nielsen, all’epoca moglie di Sylvester Stallone. Sono state anche girate alcune scene di lei in costume, ma il progetto non è mai andato in porto. Nel corso del 2022 vedremo finalmente una serie dedicata a She-Hulk sul canale Disney Plus, legata al Mcu. Protagonista sarà l’attrice Tatiana Maslany, che interagirà con Mark Ruffalo, il Bruce Banner dei film Marvel, e Tim Roth, interprete di Abominio nell’ultimo film dedicato a Hulk. La serie dovrebbe prendere spunto dai fumetti di John Byrne, e quindi vedrà Jennifer Walters rompere la quarta parete e comunicare direttamente con lo spettatore. Non ci stupiremmo se la serie tv farà diventare She-Hulk una beniamina del grande pubblico… Navigazione articoli PV – DATEMI LA FORZA MATITE BLU 278
Di questo personaggio mi interessa soprattutto l’ambientazione processuale di alcune storie; una in particolare è stata citata nel catalogo della motra che ho curato anni fa, GIUSTIZIA A STRISCE. Se a qualcuno interessa, incollo qui di seguito la parte del testo che la riguarda: “Tra le tante storie del personaggio, molte delle quali tradotte in italiano, ci limitiamo a citarne una, apparsa sulla rivista-contenitore Star Magazine n. 3 (1990), intitolata, con un simpatico gioco di parole, “Court costs”. Jennifer Walters compare a Washington, davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, per difendere una mutante ed eccepire l’illegittimità di un atto del governo che impone il censimento di tali esseri (soggetti che hanno acquisito poteri super umani semplicemente per esposizione a radiazioni e altri fattori che hanno indotto mutazioni genetiche). Tesissima per la delicatezza del caso, inibita dalla presenza della Corte schierata innanzi a lei come un plotone di esecuzione, per nulla rincuorata dalla altezza di oltre due metri e dalla pelle verde, Jennifer comincia la sua accorata esposizione del caso, quando viene interrotta da una richiesta di aiuto: una supercriminale sta distruggendo i dintorni della Corte, e nessuno riesce a fermarla. L’episodio si sviluppa così, non senza robuste dosi di ironia, tra continui rientri in aula dell’avvocatessa, e ritorni all’esterno della supereroina, sino a che la Corte decide di rinviare l’udienza. È interessante notare che, nonostante l’ossessione per il realismo che affligge spesso i fumetti della Marvel (nelle cui storie sono apparsi anche numerosi presidenti degli Stati Uniti), la rappresentazione della Corte Suprema operata dal disegnatore Alan Davis, e dallo sceneggiatore Chris Claremont, sfugge a questa regola. L’organo giurisdizionale è rappresentato come composto da nove membri, di cui solo uno di sesso femminile, com’era effettivamente nel 1989; ma l’unica donna non presenta rassomiglianza con Sandra Day O’Connor (prima giudicessa del consesso, nominata da Ronald Reagan nel 1981), così come il presidente non presenta particolari analogie grafiche con il vero William Rehnquist, sedicesimo “Chief Justice” degli Stati Uniti. Si può ipotizzare che, dovendosi rappresentare personaggi non noti al grande pubblico, gli autori abbiano ritenuto non necessaria una effettiva fedeltà; oppure che, per rispetto verso le più alte autorità giudiziarie degli USA (nominati a vita, in grado di influire, con le loro decisioni, su aspetti rilevantissimi della politica del loro paese), sia stata giudicata inopportuna una rappresentazione realistica”. Rispondi