Quando si vuole sostenere che un libro sia di scarso valore, che i personaggi non siano approfonditi, che le azioni siano di facile presa e non credibili si dice che è “un fumettone”. Chi dà questa definizione ignora che ci sono anche fumetti di valore con personaggi approfonditi, e che i loro autori si pongono il problema di essere credibili e, se non se lo pongono, lo fanno per scelta, come avviene per certi romanzi. (La definizione “fumettone”, comunque, aveva origine dai fotoromanzi ed era rivolta ai film strappalacrime – NdR).

Ma cosa succede quando a trattare di fumetti sono invece dei romanzi profondi e complessi? Non sto parlando della riscrittura in prosa di Diabolik, Tex o altri personaggi e nemmeno del rifacimento in forma grafica di opere letterarie, ma di storie originali scritte da autori importanti, in alcuni casi capolavori, che parlano di fumetti. Ne esistono più di quanto si creda e sicuramente più di quanto io stesso conosca e ricordi, ma per cominciare ve ne propongo alcuni iniziando da un premio Pulitzer.

 

MICHAEL CHABON
LE FANTASTICHE AVVENTURE DI KAVALIER E CLAY
Il romanzo narra la storia di un giovane artista ebreo, Josef (Joe) Kavalier, che in fuga dalla Praga invasa dai nazisti giunge a New York, la città in cui “gli emigranti diventano americani e gli orfani supereroi”. A Brooklyn incontra suo cugino Samuel Klayman (Sammy Clay), uno scrittore. I due diventano inseparabili e iniziano una collaborazione dando vita a un nuovo eroe a fumetti, l’Escapista: un maestro della fuga, in lotta contro i nazisti del terribile Attila Haxoff. In questa complessa e voluminosa opera l’autore affronta gli orrori della guerra, il sogno americano e la cultura pop, gli eroi dei fumetti e i loro creatori, le celebrità del cinema, dell’arte, della musica. Spesso le vicende sono tratte dalle vite reali di autori di fumetto come Stan Lee e Jack Kirby, i creatori della Marvel. Anche celebrità storiche come Salvador Dalì, Orson Welles ed altri fanno capolino nel libro.

La fantastiche avventure di Kavalier e Clay raccontano tutto questo con grazia e con uno stile esilarante, che intreccia storia e finzione narrativa. I diritti del romanzo sono stati acquistati per la realizzazione di un lungometraggio e la casa editrice, la Dark Horse, ha pubblicato una serie di fumetti in cui vengono riprese le avventure del supereroe creato (nel romanzo di Chabon) da Kavalier e Clay, intitolata L’Escapista. Lo stesso Chabon ha curato la sceneggiatura di alcuni episodi.

 

JONATHAN LETHEM
LA FORTEZZA DELLA SOLITUDINE
Anche se il titolo fa pensare a un romanzo esistenzialista, la fortezza della solitudine è il rifugio segreto di Superman. Il libro racconta la difficile ma profonda amicizia tra due ragazzi: Dylan Ebdus, bianco e figlio di hippies che hanno scelto di farlo crescere in un quartiere di neri e portoricani, e Mingus Rude, nero figlio di un musicista soul cocainomane. È un grande affresco, veritiero e in parte autobiografico, della Brooklyn degli anni settanta. I due protagonisti sono ossessionati dai supereroi al punto da immaginare di avere superpoteri grazie ad un anello. Complesso romanzo di formazione con una presenza importante di fumetti, soprattutto Marvel, e tantissima musica: dalla new wave americana alle prime esibizioni hip hop, fino alla soul music. Un libro pop e commovente al tempo stesso.

Dello stesso autore, vero appassionato di comics, consiglio anche: JONATHAN LETHEM MEN AND CARTOONS, una raccolta di nove racconti che hanno in comune un’interessante e divertente miscela di personaggi reali con elementi della cultura pop. C’è un ragazzo chiamato Visione come il personaggio degli Avengers, per la sua freddezza ed impalpabilità, un improbabile supereroe ecologista e vagamente freak inteso sia come mostro che come hippie, inserito però in un contesto realista. È un racconto kafkiano su uno scrittore di distopie. L’autore colpisce il lettore con il suo stile personale, ironico ed arguto.

 

GIUSEPPE CULICCHIA
IL PAESE DELLE MERAVIGLIE
Un altro romanzo che parla di adolescenza e ancora una volta dell’amicizia tra due ragazzi diversissimi. Stavolta siamo a Torino nel 1977. Attila, il protagonista e voce narrante (che in realtà si chiama Attilio), è timido, riflessivo e introverso. Vicino alla sinistra extraparlamentare nel modo in cui può esserlo un ragazzo di 14 anni, influenzato dalla sorella e dal nonno, quest’ultimo un po’ fuori di testa ed ex partigiano. Pessimi invece i rapporti con i genitori, un padre operaio assente, sopraffatto dalla moglie bigotta. Francesco Zazzi detto Franz, l’amico, è invece fascista a modo suo e al tempo stesso anarcoide: una specie di Punk. Il libro racconta l’Italia di quegli anni sebbene sia scritto da un autore nato nel 1965, che quindi all’epoca era ancora molto giovane. Culicchia però ne ha subito il fascino e la ricostruzione risulta credibile e divertente. Del movimento del settantasette ci sono tutte le contraddizioni: il terrorismo, i punk, il femminismo, ma anche i fustini del Dash usati come batteria per suonare e i cataloghi Vestro come materiale pornografico.

 

Un libro che può essere letto con piacere da chi quegli anni li ha vissuti, ma anche da chi è nato molto dopo. L’adolescenza è raccontata in modo sincero, quindi universale e, aldilà di tutto, è a tratti esilarante, basti leggere il capitolo sull’utilizzo del volgare. Nella divertita ricostruzione dell’epoca spiccano le radio libere, Lucio Battisti, il Torino di Gigi Radice, i fumetti come Kriminal, Satanik e soprattutto Pentothal di Andrea Pazienza, scritto, disegnato e ambientato nella Bologna di quegli anni.

 

ENRICO BRIZZI
BASTOGNE
Romanzo italiano che con il precedente ha in comune l’amore per Andrea Pazienza. Qui la citazione inizia dalla copertina in cui viene raffigurato il personaggio Zanardi (ma questa potrebbe essere una scelta dell’editore, all’epoca depositario dei diritti). In effetti le avventure di Ermanno Claypool, suo cugino e i loro amici nella Nizza dei primi anni ottanta fanno pensare in parte a quelle dei giovani teppisti creati da Pazienza. Anche se il riferimento principale sembra più essere Arancia Meccanica, con tanto di furti e violenza gratuita, quindi diversa da quella cinica e spietata, ma comunque ragionata, di Zanna e soci. La scrittura è veloce, irriverente, cruda, espressa con neologismi, linguaggio scurrile e sboccato, alcune scene sono volutamente disturbanti. Il libro è diviso in sequenze temporali, come un vero e proprio diario di bordo dove, a ogni capitolo, è legata un’avventura dei cugini terribili e dei loro amici.

Anche in questo caso la cultura pop è predominante attraverso la musica: laddove nel romanzo di Culicchia si citava il protopunk di Iggy Pop e il primo punk del settantasette, qui fanno da vera e propria colonna sonora i gruppi delle scena alternativa dei primi anni ottanta inglesi e italiani. A essere citati sono anche i film di serie b, “Supertognazzi”, presenti nell’episodio più divertente del libro. I riferimenti ai fumetti di Andrea Pazienza sono evidenziati anche dal nome del gatto del protagonista “Pentothal”.

 

UMBERTO ECO
LA MISTERIOSA FIAMMA DELLA REGINA LOANA
Resto in Italia cambiando però decisamente registro. Forse non il miglior romanzo di Umberto Eco, sicuramente non il più venduto, ma con molti spunti interessanti. Il protagonista, in seguito a un incidente, perde la memoria e con essa la propria identità. Decide di cercarla nella vecchia villa dei nonni in campagna, nel cui solaio troverà giornalini, libri, dischi e tutti gli oggetti legati alla sua infanzia e adolescenza. La ricerca della memoria perduta diventa l’espediente letterario per raccontare il passato attraverso foto, vecchi temi scolastici e personaggi della letteratura disegnata o meno. Il tentativo di guarigione avverrà attraverso la grande emozione nel riscoprire i romanzi di Salgari, ma anche Topolino, Mandrake, Rita Hayworth, fino alla Regina Loana del titolo, personaggio di un’avventura di Cino e Franco. Un libro che testimonia ancora una volta l’amore del semiologo per la buona letteratura colta o popolare che sia, quindi anche i fumetti: Umberto Eco è stato tra i primi intellettuali italiani a riconoscerne il valore.

Suggestiva la scelta di pubblicare immagini d’epoca: riviste, libri e albi ritrovati dallo smemorato. Un libro, insomma, in grado di proporre citazioni colte insieme ad altre che potremmo definire nazional-popolari.

 

Di Marbuse

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