Le peggiori serie animate anni ottanta sono basate sui film e non solo, perché sono basate pure su presupposti completamente sbagliati. Cioè, ammettiamolo: guardare le cose a posteriori, con il proverbiale senno di poi, è una cosa tremendamente “infognante”. Nel senso che durante i secoli bui conosciuti come anni ottanta (e anche buona parte dei primi novanta) il piccolo schermo ha visto il suo periodo aureo. Era un tempo in cui pareva non esistesse idea troppo scema per essere prodotta.

Tutto sembrava essere lecito e tutto sembrava potesse andar bene. Perciò quale sarebbe il problema nel fare cartoni animati indirizzati ai bambini basati su film spesso violenti, che i bambini a priori non avrebbero potuto vedere?

Ragazzini di ieri, oggi adulti in possesso di pieno potere d’acquisto, trasformati letteralmente in bersagli su cui, negli ultimi dodici-tredici anni o giù di lì, son stati scaricati da parte di Hollywood un bel po’ di proiettili con su scritto nostalgia. La cosa buffa sta nel fatto che, senza manco accorgercene, siamo arrivati praticamente agli antipodi: oggi abbiamo film basati sulle serie animate anni ottanta, come Tartarughe Ninja, Transformers e G.I. Joe, mentre negli anni ottanta, avevamo serie animate basate sui film.

Mister T (1983)

SERIE ANIMATE ANNI OTTANTA BASATE SUI FILM



O, come in questo caso, serie animate su personaggi che con i cartoni animati avevano da spartire poco e niente. Ad esempio Laurence Tureaud, meglio conosciuto come Mr. T.
Nel 1983, la Ruby-Spears Productions, sussidiaria della Hanna-Barbera per cui ha realizzato cose come Gli Erculoidi, Thundarr il Barbaro e Scooby-Doo, se ne uscì con questa serie piuttosto agghiacciante basata su Mr. T.

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Fare un cartone animato basato su un tizio diventato famoso per ruoli come il violento pugile Clubber Lang in Rocky III e il mercenario latitante Bosco “P.E.” Baracus in A-Team, è un’idea sensatissima. Andata avanti dal 1983 al 1986 per un totale di trenta episodi divisi in tre stagioni, la serie vedeva Mr. T allenatore di una stereotipata squadra di ginnastica multietnica politicamente corretta che andava in giro per il mondo a risolvere crimini e misteri.

In altra parole, una versione di Scooby-Doo più coatta e con almeno il 65%  di stereotipi razziali in più.

Chuck Norris: Karate Kommandos (1986)

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A proposito di cose che c’entrano come le Timberland in spiaggia ad agosto. Difficile crederlo, ma… sì: davvero hanno fatto un cartone animato su Chuck Norris. Realizzato sempre dalla Ruby-Spears, Chuck Norris: Karate Kommandos è praticamente la stessa paccottiglia della precedente serie su Mr. T. Ogni episodio iniziava e finiva con Chuck Norris in una palestra a dispensare preziose perle di saggezza morale ai giovini telespettatori.

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Più o meno in linea con il personaggio che si era creato, qui Chuck Norris era il capo di una squadra di guerrieri “radicalmente diversi” (qualunque cosa significhi) in lotta contro la malvagia organizzazione Vulture guidata da The Claw e dal suo braccio destro Super Ninja.
Che te lo dico a fare, un successone proprio. Infatti, la serie è durata giusto cinque episodi.

Rambo: The Force of Freedom (1986)

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Il bello degli anni ottanta sta nel fatto che qualsiasi idea venuta in mente all’ultimo dei disadattati poteva trasformarsi in una solida realtà. In questo caso, alla solita Ruby-Spears, visto che con Chuck Norris non erano andati da nessuna parte, pensarono che forse, magari, John Rambo avrebbe potuto essere il modello ideale per il pubblico di bambini dell’epoca. Quindi, ecco che ti ciccia fuori Rambo: The Force of Freedom.

Sulla falsariga dei G.I. Joe, Rambo, un reduce del Vietnam, psicolabile e gravemente disturbato, protagonista del romanzo originale “First Blood di David Morell” (in cui fa letteralmente una strage) da cui è tratto il film R-Rated con Sylvester Stallone, si trasforma in un cartone animato per famiglie. In Force of Freedom, Rambo fa parte della solita squadra che esporta democrazia e civiltà, con educazione e bombe a mano. 

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I cattivi della serie sono una organizzazione neonazista chiamata Savage. Nessuno è mai morto in questo cartone, né c’è mai stata alcuna menzione del Vietnam. Solo gente contenta di essere salvata dagli americani.

RoboCop: The Animated Series (1988)

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Allora, se uno magari volesse approfondire meglio il discorso sul film di Paul Verhoeven e di quanto fondamentalmente sia una satira pungente della società americana dell’epoca, due righe su RoboCop stanno qua e basta cliccare sul link. Questo, magari, aiuterebbe a non capire il nonsenso di come pure lui sia stato sbattuto nel mischione di serie animate anni ottanta.

A questo punto, se Chuck Norris e Rambo possono diventare cartoni animati, perché sorprendersi di RoboCop? È uno dei film più violenti degli anni ottanta, dove l’agente Alex Murphy viene torturato e massacrato a fucilate. I resti del suo cadavere scannato, sono trattati come materiali di scarto senza valore. Quel poco di salvabile che c’era del suo corpo viene messo assieme e trasformato in un cyborg che ammazza i criminali senza tanti complimenti e… ? Niente, facciamoci un cartone animato.

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Il “merito” di RoboCop: The Animated Series, cioè di aver completamente snaturato RoboCop trasformandolo in un innocuo spettacolo indirizzato a un pubblico di giovini telespettatori, è tutto della Marvel. Un fatto divertente, qui, tanto per dire, sono le armi: non potendo mostrare gente ammazzata malissimo in un lago di sangue, hanno sostituito le armi da fuoco con armi che stordiscono i cattivi. Perfetto.

Scuola di polizia: la serie animata (1988)

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Situazioni sessualmente esplicite, nudità gratuita, volgarità generale: tutte cose per cui ogni bambino sicuramente impazzirebbe. Prendere una commedia vietata ai minori di sedici anni e trasformarla in un cartone animato? Questo sì che ha senso. Ambientato tra il quarto e il quinto film della serie Scuola di polizia, il cartone includeva quasi tutti personaggi del franchise.

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La grande differenza tra i due stava nel fatto che il cartone non ha smorzato più di tanto i toni dei film. Semmai ha sfruttato la forma animata per aumentarne a dismisura la stravaganza. Appunto, qui vengono introdotti “supercriminali” che sono una versione senza copyright di Kingpin della Marvel, cambiata quel tanto che bastava. Ah, e poi c’era l’agente Debbie Callahan, sexy come sempre. Un bambino cosa avrebbe potuto desiderare di più dalle serie animate anni ottanta?

The Karate Kid (1989)

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Ecco pure Karate Kid: nell’ottica delle serie animate anni ottanta si provava a strafogarsi con tutto il possibile. Intanto, adattare un film come Karate Kid in un cartone animato ha già un pochino più di senso rispetto a Rambo o RoboCop. Sì, la trama di Karate Kid si basava su questo tizio che impara le arti marziali per fare il culo ai bulli, ma non c’erano sparatorie, morti ammazzati e sangue a iosa, almeno.



La serie animata è stata impostata su un setting action/adventure piuttosto classico, sullo stile di Carmen Sandiego, tanto per capirci. Con il maestro Miyagi alla ricerca di una statuetta dai poteri magici rubata dal suo tempio a Okinawa e Daniel LaRusso che lo accompagna in giro per il mondo nel tentativo di recuperarla, su carta la cosa pare pure carina. 

Infatti la Columbia Pictures ci credeva malamente, tanto malamente che programmò sessantacinque episodi da dividere in due stagioni. Peccato che alla fine la serie venne cancellata dopo il tredicesimo episodio.

Beetlejuice: The Animated Series (1989)



Un anno dopo l’uscita del film, visto il successo dello “Spiritello Porcello”, quello che canticchiava “Io inghiotto, vomito, sputo e rutto, faccio porcate, chiedetemi tutto!”, la Warner Bros ha pensato fosse una buona idea portarlo sul piccolo schermo per mostrarlo agli spettatori più giovani. Sì, il cartone animato è altrettanto strano e bizzarro del film di Tim Burton, ma i toni sono molto più smorzati e Beetlejuice è… fondamentalmente meno odioso.

Invece di essere uno spostato e probabilmente pure sessualmente deviato (visto che prova a circuire una minorenne), qui, Lydia e Beetlejuice sono amici che vivono insieme fantastiche avventure attraverso il Neitherworld, incontrando ogni sorta di creatura stravagante lungo la strada. La cosa buffa è che anche Beetlejuice, nella sua versione animata, è stato un gran successo.



È stato così bene accolto che la serie è stata uno dei primi spettacoli in assoluto a essere trasmessa su due reti americane diverse. Gli episodi inediti andavano in prima tv su Abc, mentre le repliche andavano in onda su Fox. Inoltre, Beetlejuice ha vinto un Emmy per il miglior programma d’animazione. Questo dimostra che non è cosa fai, ma come lo fai a fare la differenza.

Back to the Future: The Animated Series (1991)



A questo mondo due sole cose sono sicure: la morte e il fatto che se qualcosa ha avuto anche solo quel minimo accenno di pulciosissimo, micragnoso successo, allora deve essere strizzata fino al midollo. In questo senso, appena conclusa la trilogia, nel 1991 venne prodotta e mandata in onda la serie animata basata su Ritorno al futuro.



Nonostante il protagonista dei film fosse Marty, nella serie animata il timone passa a Doc Brown, protagonista con la moglie Clara e i due figli, Jules e Verne. Oltre alcuni segmenti live action in cui Christopher Lloyd nei panni di Doc mostrava piccoli esperimenti, c’era pure Thomas F. Wilson che riprendeva il ruolo di Biff Tannen e raccontava una barzelletta alla fine di ogni episodio.

Toxic Crusaders (1991)



Capiamoci: la Troma sta ai bambini come la cioccolata sta a… ? In altre parole, le robe della Troma diciamo che non sono proprio proprio adattissime ai bambini. Ora, vattelapesca a chi sia mai potuto venire in mente, ma sta di fatto che hanno preso The Toxic Avenger e l’hanno trasformato in un cartone animato. Tra l’altro, sulla scia della moda del momento, con tutta quella roba ambientalista tipo Capitan Planet.


Lo show è andato avanti per soli tredici annacquatissimi episodi, da cui è stata eliminata ogni traccia di violenza, sesso, sangue e volgarità che in sostanza erano l’anima del film. Anche se a ben guardare, rivedendolo, più che il tentativo di far passare un messaggio ambientalista questa serie pare piuttosto un tentativo di plagio delle Tartarughe Ninja.

Conan The Adventurer (1992)



Conan il barbaro: guerriero, mercenario, ladro, assassino e puttaniere incallitissimo. Nel film del 1982 di John Milius con Arnold Schwarzenegger c’è una linea di dialogo magnifica. Gli viene chiesto: “Conan, qual è il meglio della vita?”; e lui risponde: “Schiacciare i nemici, inseguirli mentre fuggono e ascoltare i lamenti delle loro femmine”.

Da qualche parte qualcuno l’avrà visto e deve aver pensato questo sì che è materiale adatto per farci una serie animata per bambini. Ovviamente la serie animata di Conan sorvola e tralascia quasi per intero gli aspetti più marcati del personaggio, lasciando spazio all’avventura legittima, pura e semplice. Cosa che ha reso Conan molto più simile a un clone di He-Man senza tinta e messa in piega anzichenò. 



Già all’epoca la faccenda della spada che rivelava la vera natura degli uomini-serpente e li spediva in un’altra dimensione pareva una scemenza, ma tant’è. Alla fine, con il senno di poi, non era un’idea tanto malvagia. Tanto che a differenza di quasi tutte le altre serie animate anni ottanta viste finora, Conan The Adventurer ha avuto successo, tanto da andare avanti per ben sessantacinque episodi.

Highlander: The Animated Series (1994)


Highlander presenta una caratteristica piuttosto affascinante pur essendo un film orribile: l’idea su cui si basava era assolutamente fantastica. Cosa che, insieme ad alcuni momenti topici, ha finito per renderlo un film di culto ricordato ancora oggi. Al contrario, questa serie animata (come qualsiasi altra cosa tratta dal primo film) era orribile e punto.

La storia è ambientata ben settecento anni nel futuro (apocalittico, tra l’altro), in cui un meteorite ha quasi spazzato via la vita dal pianeta. Il protagonista è Quentin MacLeod, discendente di Connor MacLeod, che insieme agli immortali rimasti che hanno abbandonato il “gioco” cerca di rimettere a posto le cose e nel frattempo sconfiggere il malvagio Kortan. L’unico immortale che ha rifiutato di rinunciare al gioco e alla ricompensa.

Animazioni scadenti, una storia delirante, confusa e vagamente connessa al materiale originale. La pur minima violenza del film viene del tutto a mancare (dopotutto, gli immortali dovrebbero tagliarsi la testa a vicenda)… insomma, i quaranta episodi della serie sono stati troppissimi.

The Mask (1995)



In realtà il personaggio, cioè chiunque indossasse la Maschera trasformandosi, avrebbe dovuto chiamarsi Big Head (“testona”). La cosa buffa, però, sai qual è? Tutti quelli che indossano la Maschera, al di là delle intenzioni si trasformano in spostati, sadici e con tendenze ultraviolente. Appunto, il primo a indossare la Maschera è stato Stanley Ipkiss, un vero mostro, ucciso poi dalla sua fidanzata, Kathy.



Leggermente diverso dal film con Jim Carrey, eh? Alla fine del film, comunque, Carrey getta via la maschera rendendosi conto che può trovare la felicità per conto proprio, senza il bisogno di essere posseduto da un oggetto maledetto. Immagina se, invece di buttarla a mare, Ipkiss tenesse la maschera e la usasse per combattere il crimine. Ecco, appunto.

Era tutto così, così… tremendamente strano. Probabilmente, però, la parte più strana della serie animata non era manco questa, visto che apparentemente esisteva nello stesso universo di Ace Ventura.

Ace Ventura: Pet Detective (1995)



Quindi, siamo partiti con le serie animate anni ottanta basate sui film e siamo arrivati a metà degli anni novanta e alla fine di questa carrellata di materiale abbiamo trovato tutto tranne che personaggi adatti ai bambini. Apparentemente.
Quindi, prendere Ace Ventura, con il suo umorismo demenziale e sicuramente “accessibile” ai più piccoli, per trasformarlo in un cartone animato è comprensibile, dopotutto. Tuttavia, ciò non significa necessariamente che il suo film fosse adatto ai bambini. 

In altre parole, Ace Ventura era volgare. Decisamente molto volgare. Faceva continue allusioni sessuali e una delle gag ricorrenti era quella dove parlava col culo. Per non parlare, poi, del “più grave caso di emorroidi della storia” alla fine del film. Naturalmente, la serie animata si concentrava maggiormente sui casi e sugli aspetti stravaganti del personaggio.



Un grosso accento era posto sullo slapstick, mentre l’umorismo adulto venne quasi totalmente tagliato via. Quasi, perché in alcuni episodi The Mask si attacca al culo di Ace Ventura trasformandosi, beh… in una faccia da culo. Letteralmente. Incredibile ma vero, la cosa ha funzionato. Tanto che la serie di Ace Ventura è andata avanti per cinque anni. Alé.

Ebbene, detto questo anche per stavolta è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.




(Da Il sotterraneo del Retronauta).





Un pensiero su “SERIE ANIMATE ANNI OTTANTA BASATE SUI FILM”
  1. Le serie animate degli anni 80 e 90 basate sui film sono tutte migliori invece, perchè i cartoni animati americani di The Mask, Ritorno al futuro e soprattutto la famosissima Scuola di polizia, sono popolari, indimenticabili, famosi e amatissimi dagli fans italiani.

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