In questi giorni di novembre Valentina Lodovini è in tournée con lo spettacolo teatrale Tutta casa, letto e chiesa e nelle sale con il film Cosa fai a Capodanno? (ma la sua è poco più di un’apparizione). Vogliamo giusto approfittare dell’occasione per rendere omaggio a una delle migliori attrici italiane. Breve premessa: se si scrive su un’attrice è giusto focalizzare l’attenzione il più possibile sulle sue peculiarità, comprendendo quelle fisiche, anche se a volte l’immagine parla da sola. Perciò, senza voler togliere nulla al talento innegabile di Valentina Lodovini, né alla bellezza del suo viso, degli occhi neri, del sorriso, alla sua luminosa espressività e via scrivendo, non si può evitare di porre l’attenzione sull’importanza che ha, in vari film, la scollatura e di conseguenza il suo seno. Non pare affatto limitante sottolinearlo, tanto più che la stessa attrice in un’intervista ha dichiarato di essere orgogliosa della sua quarta misura. Dal punto di vista cinematografico, si tratta in sostanza di riproporre la figura della maggiorata di stampo mediterraneo in maniera del tutto consapevole, in un contesto peraltro diverso (l’esibizione del corpo femminile e le sottolineature erotiche sono molto limitate) e abbinando inoltre alla procacità doti recitative non comuni. La riproposizione di questo archetipo segue logiche varie e a volte incomprensibili, ma di sicuro non condannabili a priori. Il personaggio tipo della Lodovini presenta oltretutto più sfumature di quanto si pensi (nel film Tre tocchi le viene chiesto di rifare addirittura Marilyn Monroe) e le qualità estetiche e interpretative sono di tale portata da risultare vincenti anche nei confronti di taluni, contraddittori, vincoli imposti dalle strategie produttive. Ciononostante l’attrice in alcune interviste ha fatto trapelare una certa insoddisfazione artistica. Per esempio in quella rilasciata a Valentina D’Amico per movieplayer.it (20 giugno 2017): “A me piacerebbe avere a disposizione una maggior scelta per non rischiare di essere rinchiusa in uno stereotipo, ma in Italia siamo un po’ indietro (…) Mi sento fortunata a fare quello che faccio, ma sento anche che il grande ruolo, quello che fa la differenza in una carriera, non l’ho ancora avuto”. Nata a Umbertide, in provincia di Perugia, il 14 maggio del 1978, Valentina Lodovini ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Sansepolcro, un comune aretino della Valtiberina toscana. Nel 2004 si diploma al Centro sperimentale di cinematografia di Roma ed esordisce nel film di Michele Placido Ovunque sei. L’anno successivo partecipa all’horror realizzato come un documentario Il mistero di Lovecraft – Road to L., diretto da Federico Greco e Roberto Leggio, interessante e in alcuni passaggi realmente inquietante. Nel 2006 è la volta di un film che riscuote un discreto successo, con protagonista femminile Laura Chiatti, altra giovane attrice emergente. In L’amico di famiglia (regia di Paolo Sorrentino), uno dei momenti più riusciti però vede in scena proprio Valentina Lodovini. Nella prima ora più qualche minuto Valentina Lodovini è la mattatrice assoluta di La giusta distanza (2007), diretto dal compianto Carlo Mazzacurati. Nella parte di Mara, giovane e affascinante maestra che arriva in un paese del Polesine per insegnare nella scuola elementare, attira lo sguardo di tutti gli uomini, compreso il meccanico tunisino Hassan, che di notte la spia dalla finestra mentre gira seminuda per la casa, e con cui poi intreccia una relazione. Curiosamente vi sono altri riferimenti, forse non voluti, alle situazioni tipiche del cinema sexy anni settanta (il rapporto tra il giovane protagonista e Mara, per esempio). Anche se poi il tono è ben diverso. Il film ingrana la marcia quando la Lodovini è il fulcro dell’inquadratura. Nell’ultima mezz’ora Mara viene assassinata, e La giusta distanza tra aule di tribunali e l’indagine per scoprire il colpevole sbanda, sembra diventare un’altra cosa, più in linea con la produzione (Fandango) che con la regia. In ogni caso, resta una delle vette espressive dell’attrice, che dà vita a un personaggio memorabile, cosa non frequente nel cinema italiano contemporaneo. Ambientato a Monaco di Baviera negli anni settanta, il quasi sconosciuto Pornorama (Pornorama, oder Die Bekenntnisse der mannstollen Näherin Rita Brauchts, 2007), del tedesco Marc Rothemund, racconta il nascente mondo dell’hard-core, ma anche la contestazione e la liberazione sessuale nei modi della commedia. Le idee dei realizzatori non sono molto chiare per quel che riguarda la ricostruzione del periodo sociale, ma lo sono di sicuro nel valorizzare Valentina Lodovini che interpreta l’italiana Gina Ferrari, pornostar per caso. https://www.youtube.com/watch?v=iYAyoGa2CAE In Fortapàsc, regia di Marco Risi (2009), Valentina Lodovini interpreta Daniela, fidanzata del giornalista Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra nel 1985. https://www.youtube.com/watch?v=EjmUOQWxNn4 Alcuni cortometraggi permettono alla Lodovini di muoversi in contesti meno usuali del solito. È il caso di Corporate, diretto da Valentina Bertuzzi nel 2009. Science-fiction all’italiana, girata ovviamente con pochi mezzi ma con qualche idea non banale. https://vimeo.com/42577296 Tra le serie tv italiane a cui ha preso parte, una delle più conosciute è senz’altro L’ispettore Coliandro. Appare in un solo episodio, intitolato Mai rubare a casa dei ladri, il quarto della seconda stagione, diretto dai Manetti Bros., trasmesso da Rai Due nel febbraio del 2009. https://www.youtube.com/watch?v=dFbcSFobrwo Piuttosto riduttiva in Generazione 1000 euro, regia di Massimo Venier (2009), la contrapposizione tra le due figure femminili. La bionda, Angelica, che fa carriera come manager (“stronza e perfettina”, viene definita) e la bruna, Beatrice, insegnante elementare idealista e innamorata. La volontà evidente del cinema italiano di internazionalizzare il prodotto finisce per partorire delle opere che imitano le commedie straniere con poco brio. D’altra parte gli stessi autori fanno harakiri, mettendo in bocca a uno dei personaggi, in pratica, la recensione del film: “Sei in piena commedia sentimentale: regia di servizio, sceneggiatura prevedibile, belle le musiche. Ma sai quanti ne ho visti io di film così. Un pallino e mezzo proprio perché sono di manica larga”. Tuttavia, a un certo punto Beatrice invita un allievo privatista a ripetere la lezione “senza guardarmi le tette”. Il fare proprio un particolare fisico affatto secondario, ponendolo in rilievo con una battuta (mentre per lo sguardo maschile non può certo essere liquidato così), alzano almeno per pochi secondi il livello del film. https://www.youtube.com/watch?v=YBgZxl5qwlw Il film che ha fatto registrare il maggiore incasso tra quelli di cui è protagonista Valentina Lodovini è Benvenuti al Sud (2010), regia di Luca Miniero. Versione italiana del francese Giù al Nord (2008), di Dany Boon. La Lodovini è Maria, una delle impiegate (assunta temporaneamente) dell’ufficio postale di Castellabate, in provincia di Napoli, dove viene trasferito per punizione, con la qualifica di direttore, il milanese pieno di pregiudizi Alberto. Mattia (Alessandro Siani) è innamorato di lei, ma non riesce a dirglielo. Un paio di scene esaltano il lato sexy della Lodovini. Nella prima vediamo Maria arrivare all’ufficio postale, che ricorda, pur nella sua brevità, quelle della commedia scollacciata anni settanta. Poi Alberto si trova con il viso all’altezza del seno di Maria. https://www.youtube.com/watch?v=QFdFHaONMZU La donna della mia vita (2010), diretto da Luca Lucini, è costruito su una sceneggiatura che usa in maniera cinica e disonesta personaggi (soprattutto femminili) e situazioni. Basta vedere la scena in cui Giorgio e Sara hanno un rapporto sessuale (uno dei due tentativi di erotizzare il film) montata in parallelo con Carolina che fa il test di gravidanza per rendersene conto. L’ipocrisia borghese, che decenni fa veniva messa alla berlina, qua diventa qualcosa di cui vantarsi. Restano due o tre sequenze discrete, ben girate e recitate, e in una la Lodovini si esibisce in un vero e proprio pezzo di bravura. Tra il 2010 e il 2011 l’attrice prende parte a due produzioni televisive. Nella prima, Boris (prodotta da Fox International e trasmessa dal canale satellitare Fox, poi su quello del digitale terrestre Cielo), appare solo negli episodi La qualità non basta e La clip (terzo e quarto della terza stagione), diretti da Davide Marengo. Interpreta Jasmine, scelta come protagonista della fiction Medical Dimension ma poi sostituita perché giudicata poco adatta dal regista. Successivamente Valentina Lodovini è tra i protagonisti della fiction poliziesca in sei puntate Il segreto dell’acqua, di Renato De Maria, in onda su Rai Uno a settembre e ottobre del 2011. La vicenda si svolge a Palermo, dove il vicequestore Caronia viene trasferito per punizione. Ovviamente si trova coinvolto in un’intricata indagine a sfondo mafioso che coinvolge anche i familiari. Nel 2011 torna a interpretare una maestra elementare in Cose dell’altro mondo, regia di Francesco Patierno, ispirato al film messicano A Day Without a Mexican (2004), di Sergio Arau. Laura, figlia dell’imprenditore razzista Mariso (Diego Abatantuono) ed ex fidanzata del commissario Ariele, ha una relazione con un ragazzo di colore che lavora nella fabbrica del padre, e da cui aspetta un bambino. Dopo un discorso dell’imprenditore a una tv locale, tutti gli abitanti stranieri del paese spariscono misteriosamente. Da notare la scollatura iniziale nella scena in aula, mentre in quella dove si alza dal letto viene mostrato solo in parte il corpo nudo. Sempre nel 2011 è protagonista di un altro cortometraggio a cui vale la pena di dare un’occhiata, intitolato Tutto calcolato, scritto e diretto da Alessio De Leonardis. Una commedia thriller in cui se la deve vedere con un serial-killer e che si conclude in modo geniale. Nel 2012 è impegnata sul set di Benvenuti al Nord, sempre diretto da Luca Miniero e meno riuscito del precedente (oltretutto il personaggio di moglie e madre pare scontato e costrittivo) e su quello della commedia natalizia per la tv Un Natale con i Fiocchi, che fa un po’ il verso a Drive di Winding Refn. Girato da Giambattista Avellino su una sceneggiatura alquanto improbabile, vede Valentina Lodovini nel ruolo di una squillo con figlio adolescente. Tra parentesi, sarebbe da intraprendere una ricerca sul numero di volte in cui a giovani attrici di una certa avvenenza vengono affidati ruoli da prostitute nel “nuovo” cinema italiano. Con una certa ipocrisia, oltretutto, perché poi, come in questo caso, le si trasforma in mogli affettuose coprendo la scollatura. https://www.dailymotion.com/video/xwedsj Un mezzo passo falso nella carriera di Valentina Lodovini è senza dubbio Passione sinistra, diretto da Marco Ponti nel 2013. Poco più di un fotoromanzo finto evoluto, in cui l’attrice interpreta Nina, una ragazza di sinistra che deve vendere la villa ereditata dal padre e che in questo modo conosce Giulio, un imprenditore con idee politiche all’opposto. I due però finiscono con l’innamorarsi. Buona parte dei film interpretati da Valentina Lodovini appartiene a un genere che ha sempre dominato le produzioni italiane (ancora di più negli ultimi anni): la commedia. Quasi sempre incapaci di raccontare la realtà con un minimo di senso critico, i registi e gli sceneggiatori della nostra epoca preferiscono occuparsi di situazioni sentimentali. In Una donna per amica (2014), di Giovanni Veronesi, la Lodovini è Lia, un avvocato che lavora con il protagonista, Francesco (Fabio De Luigi). I due si innamorano ma la relazione dura poco perché Francesco è molto legato all’amica del titolo, Claudia (Laetitia Casta). C’è tempo comunque per una scena blandamente erotica e per qualche risata che scaturisce dalle solite incomprensioni linguistiche (alla Benvenuti al Sud). Curioso il fatto che anche qui, come in Generazione 1000 euro, il suo personaggio abbia un incidente e debba camminare con le stampelle. Nello stesso anno appare un po’ sprecata nel ruolo di madre del piccolo protagonista nell’avventuroso per ragazzi L’inventore di giochi (The Games Maker), regia di Juan Pablo Buscarini. Sempre nel 2004 partecipa al piacevole Buoni a nulla, diretto e interpretato da Gianni Di Gregorio. Il protagonista, Gianni, è un impiegato statale che, a pochi mesi mesi dalla pensione, a causa di una nuova legge è costretto a lavorare per altri tre anni. Non solo, viene anche trasferito dal centro di Roma a un ufficio sul raccordo anulare. Qui fa amicizia col collega Marco, anche lui appartenente alla categoria dei vessati (o buoni a nulla, appunto). Entrambi però si ribellano a questa condizione. Valentina Lodovini è Cinzia, che lavora nello stesso ufficio. Facendosi desiderare, scollata e provocante, sfrutta Marco che è innamorato di lei. Almeno così sembra per più di metà film. Poi si scopre che in realtà è una brava ragazza che accudisce la madre e che ricambia l’interesse di Marco. Anche in questo caso il seno della Lodovini ha un ruolo rilevante. In una scena Gianni fa una battuta scontata (“Te fa vede le bocce che poi son pure finte”), al che Marco lo riprende subito (“No, non sono finte, si vede da come si muovono”). Nel 2014 è Rosaria, moglie di un boss della camorra in Milionari, regia di Alessandro Piva. Ancora una vicenda di malavita organizzata raccontata con intenti realistici (infatti, come Fortàpasc è ispirato a una storia vera) e intimisti, e ancora una Lodovini in versione donna del Sud. È sicuramente condivisibile quello che ha detto l’attrice in un’intervista al Corriere della Sera: “Dopo Benvenuti al Sud non volevo diventare la reginetta della commedia italiana”. Ma anche questi drammi di mafia non sono certo privi di stereotipi e ripetitività. Nel film di Alessandro Genovesi Ma che bella sorpresa, del 2015, libero rifacimento del brasiliano A mulher Invisível (2009, Cláudio Torres), Guido (Claudio Bisio) è un professore di liceo, cade in depressione dopo essere stato lasciato dalla moglie. L’uomo conosce Silvia, la nuova bellissima vicina di casa, che sembra proprio la sua donna ideale (pulisce anche casa, tanto per sottolineare il lato progressista della sceneggiatura). Salvo poi scoprire che è solo frutto della sua immaginazione. Il finale insinua il dubbio che forse Silvia possa essere vista anche da qualcun altro. Il film è squilibrato con potenzialità non sfruttate appieno, ma tutto sommato gradevole, almeno nella parte centrale. Da confrontare con il sottovalutato, e per certi versi simile, Un amore su misura, diretto e interpretato nel 2007 da Renato Pozzetto, che qui troviamo nel ruolo di Giovanni, padre di Guido. Valentina Lodovini, nel ruolo di Giada, segretamente innamorata di Guido, mostra la scollatura. In un rapido passaggio vediamo addirittura un piano molto ravvicinato del suo seno, però, rispetto ad altri film che ne fanno l’attrazione femminile principale, per buona parte della vicenda la componente erotica è appannaggio dell’esordiente modella Chiara Baschetti, che offre persino un nudo parziale a figura intera. Nei dialoghi non sempre raffinati vengono anche confrontate le misure delle due protagoniste. Guido, credendo che anche Giada sia immaginata da lui, dice: “Per fortuna questa volta mi sono ricordato di farti le tette”. Soundtrack – Ti spio, ti guardo, ti ascolto, diretto da Francesca Marra nel 2015 (e sceneggiato insieme a Enrico Oldoini), è uno dei periodici tentativi di riproporre il giallo all’italiana, con le venature erotiche che l’hanno sempre contraddistinto. La maggior parte di questi film passa nel disinteresse generale. Immeritatamente nel caso di Soundtrack, che qualche motivo di interesse ce l’ha. Forse un po’ troppo ambizioso, come testimoniano certe dichiarazioni della regista: “Volevo raccontare della poca attenzione che usiamo anche nei nostri confronti, di quanto riusciamo a sottovalutare e a non ascoltare le nostre paure, le nostre angosce, le nostre insicurezze”. In ogni caso, dal punto di vista anche solo voyeuristico (il voyeurismo d’altronde è il motore della vicenda) merita di essere visto. Il 23 novembre del 2015 Valentina Lodovini partecipa con una serie di letture a un concerto dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana organizzato al Teatro delle Muse di Ancona, per celebrare le migliori colonne sonore italiane e la storia del nostro cinema. Un ruolo diverso dal solito Valentina Lodovini lo ricopre nel film di Roberto Faenza La verità sta in cielo, del 2016. Faenza cerca di ricostruire i fatti criminosi collegati alla scomparsa della quindicenne Emanuela Orlandi nel 1983 e la Lodovini è Raffaella Notariale, giornalista Rai inviata della trasmissione “Chi l’ha visto?”. In questo caso le uniche nudità femminili sono quelle di Greta Scarano, che interpreta Sabrina Minardi, amante di Enrico De Pedis, in quegli anni boss della malavita romana. Molto sensuale invece è, l’anno successivo, il suo personaggio in Un covo di vipere, episodio della serie tv Il commissario Montalbano diretto dal regista storico Alberto Sironi, andato in onda nel febbraio del 2017. Interpreta Giovanna, figlia di un anziano e facoltoso imprenditore sulla cui morte misteriosa indaga Montalbano. Una sorta di dark lady siciliana, il cui seno rigoglioso fa bella mostra di sé anche quando è ormai priva di vita. Concludiamo citando uno dei quattro video musicali di cui è stata protagonista la Lodovini, per cui vale il discorso fatto per i corti: si respira un minimo di libertà creativa quasi sempre negata ai registi italiani di film ufficiali. In Sospesi, girato nel 2017 da Salvo Nicolosi per il brano del cantautore Colapesce (Lorenzo Urciullo), vengono addirittura evocate atmosfere da cinema del terrore. Navigazione articoli CON LO SLASHER GLI INCUBI DIVENTANO REALTÀ GHOSTBUSTERS 2016, LA MODA DEI MEDIOCRI RETCON