Rockman è un supereroe apparso per la prima volta nel n. 1 di “Usa Comics” della Timely/Marvel (1941). Anche se forse lo avrebbe meritato, non ha avuto il successo pluridecennale dei coevi Sub-Mariner, Torcia Umana e Capitan America.
277Come l’eroe a stelle e strisce, Rockman ha avuto però il privilegio di risorgere al giorno d’oggi, nella maxiserie “The Twelve” (I Dodici), di J. Michael Straczynski e Chris Weston.

 

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Straczynski ha il non invidiabile superpotere di stravolgere qualsiasi personaggio che gli viene tra le mani: è riuscito a sfasciare perfino l’Uomo Ragno. La storia dei Twelve, come oggi di moda, è di una tristezza infinita. Se le riviste porno esibivano orgogliosamente lo slogan “si leggono con una mano sola”, lo stesso slogan potrebbero adottarlo questi fumetti, nel senso che la mano libera dovrebbe stringere i c******i.

 

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Nei Twelve il nostro Rockman è solo un povero mitomane, ma ben altro spessore aveva il personaggio originale di Basil Wolverton. Come Sub-Mariner era il re dei mari, lui governava il sottosuolo (il vignettone iniziale non l’ha sicuramente disegnato lui).
268  270Si noti nella tavola precedente e in quella successiva la bellissima tecnobase sotterranea di Rockman: al confronto, la batcaverna diventa un covo per poveracci.
E volete mettere la talpamobile con la batmobile?
272Che fantasia! Che dettagli! E pensare che la Marvel si è giocata un personaggio così originale. Dobbiamo ringraziare l’americana Fantagraphics, se diverse sue storie sono state ristampate in volume.

L’autore, dicevamo, è Basil Wolverton. Nato nel 1909, è uno dei grandi del fumetto americano e, allo stesso tempo, uno dei meno conosciuti. Uno dei prefosteriti di cui abbiamo parlato a proposito di Fletcher Hanks nell’articolo “Stardust il surreale”.

Guardate i piedi “morbidosi” di questo personaggio!

 

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Mezzo Jacovitti e mezzo Al Capp, Basil Wolverton ha dato il meglio di sé durante l’età d’oro dei comic book.

Dopo aver cercato inutilmente di vendere strisce ai quotidiani, dal 1938 inizia a lavorare per i comic book che, all’epoca, prendevano cani e porci. Il genere preferito di Wolverton è la fantascienza alla Buck Rogers, quella con i bulloni in bella vista sulle lamiere delle astronavi. Spacehawks, pubblicata da “Target Comics” della casa editrice Novelty Press nel 1938 (l’anno in cui i comic book esplodono grazie a Superman), è la sua serie fantascientifica più duratura: realizzerà 30 episodi fino al 1942.

 

tumblr_ljydd9kut11qj61eqo1_1280 143190 290Nel corso degli anni quaranta, Wolverton realizza soprattutto fumetti comici.

 

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Non trascura neppure la cultura, alla quale dedica un angolo nei comic book (cioè mezza pagina).

 

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In particolare, Wolverton collabora con la Timely di Martin Goodman, la futura Marvel. Per questa casa editrice crea il forzuto Powerhouse Pepper, il più fortunato dei suoi personaggi. Le storie di Powerhouse vengono pubblicate dal 1942 al 1952, anche se il suo albo uscirà solo per cinque numeri. Wolverton non era un autore da copertina, le sue storie stavano quasi sempre in fondo ai comic book, che all’epoca avevano più pagine di oggi,

 

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Ho trovato le ristampe in bianco e nero di Powerhouse Pepper nelle riviste scollacciate di Goodman della metà degli anni settanta, pubblicate insieme alle vecchie vignette sexy di Dan De Carlo (il migliore autore di Archie) e di Bill Ward (il creatore di Torchy).

Eh, anche Powerhouse Pepper avrebbe potuto essere riproposto dalla Marvel attuale con un piccolo restyling realistico! Lo vedo bene mentre affronta la Cosa e poi fanno pace. Però credo che la Marvel non abbia rinnovato i diritti di questo esplosivo personaggio. Meglio ancora sarebbe lasciarlo umoristico, e organizzare un bel team-up con Plastic Man e con Herbie, the Fat Fury.

Nel 1946, Al Capp indice una gara che consiste nel disegnare la donna più brutta del mondo, la quale verrà poi pubblicata sulla sua celebre striscia Li’l Abner. Alla gara partecipa mezzo milione di persone: vince Basil Wolverton con Lena la Iena.

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L’ultima fase di Wolverton nei comic book è quella horror, nella prima metà degli anni cinquanta.

 

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Lo stile originale di Wolverton sfida il tempo, tanto che la copertina sopra è stata riproposta nel 1991 dalla rivista “Horror” della Comic Art diretta da Luca Boschi.

 

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I pochi fumetti di Wolverton pubblicati in Italia, tutti dell’orrore, sono usciti nella rivista di Boschi e, prima ancora, negli “Eureka Pocket” con le storie brevi della Marvel.

Ecco una tavola originale di “Mystic” n. 6 del gennaio 1952, un albo Atlas/Marvel…

 

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… e la storia tradotta in italiano, pubblicata nel 1975 su “Eureka Pocket” n. 30: “Fantaterrore”.

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E ora due tavole di una storiella in lingua originale.

 

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La rivista satirica Mad, nata nel 1952, sembrerebbe fatta apposta per lui, nel senso che Wolverton ne ha anticipato l’umorismo demenziale. Eppure, solo pochi suoi lavori vengono pubblicati dalla prestigiosa testata, soprattutto nella prima fase in versione comic book.

 

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Dopo la caccia alle streghe del fumetto, e il conseguente fallimento della maggior parte degli editori, Wolverton cerca di arrangiarsi vendendo illustrazioni, anche privatamente.

 

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Divenuto nel frattempo molto religioso, Wolverton realizza parecchie illustrazioni a tema biblico e apocalittico. (Vite parallele: anche l’autore underground Robert Crumb, che a Wolverton si è sempre ispirato, ha recentemente realizzato un volume sulla Bibbia).

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Dopo una ventina di anni, ritorna brevemente al fumetto nel 1973 con “Plop!”, un comic book antologico della Dc Comics sulla scia di Mad. Lo stile di Wolverton, pur essendo sempre interessante, denuncia un certo irrigidimento.

 

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Basil Wolverton muore nel 1978, a 69 anni.

Monte Wolverton, figlio di Basil e (anche lui) disegnatore di “Mad”, ricorda così il padre.
Quando mio padre lavorava alle storie horror e fantascientifiche nei primi anni cinquanta, io avevo 2-4 anni. A quell’epoca vivevamo in una casa di mattoni in pseudostile Tudor e lo studio di papà era (molto appropriatamente) nel seminterrato, dove io mi divertivo a giocare in mezzo alle ombre, ai ragni e alle forfecchie. Mamma lavorava tutto il giorno al distretto scolastico e io restavo solo con mio padre e Skooter, il cane. Mi ricordo che ammiravo il lavoro di mio padre sfogliando pile e pile di fumetti senza sapere ancora leggere. Ero particolarmente attratto da una storia: “L’Occhio del destino”. L’idea di giganteschi bulbi oculari fluttuanti, che spruzzano le persone con un acre vapore verde e poi le assorbono mi conquistò, come ha conquistato mia figlia Monika, quando circa vent’anni dopo le ho ripetutamente letto questa storia come favola della buona notte. Quelle che mio padre raccontava a me, erano piene di bizzarre creature e strani avvenimenti, di solito con una conclusione piacevole (dipende anche dalla definizione di “piacevole”). Sono cresciuto con un felice terrore per le anormali entità che certo erano in agguato negli angoli bui della mia stanza e, ancora oggi, mi addormento con la testa sotto il lenzuolo mentre aspetto di essere trasportato in meravigliosi mondi d’incubo. Tutti i bambini dovrebbero crescere così!
(Traduzione di J.D. La Rue).

Come detto, alcune opere di Basil Wolverton sono state ristampate in inglese dalla casa editrice americana Fantagraphics Books.

 

Di Sauro Pennacchioli

Contatto E-mail: info@giornale.pop

3 pensiero su “ROCKMAN, L’EROE DIMENTICATO DELLA MARVEL”

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