Il fumetto “No pasarán” di Vittorio Giardino vive di un equilibrio sottile tra realismo storico e finzione narrativa, collocandosi nel cuore della Guerra civile spagnola e ponendo il protagonista Max Fridman, una spia disillusa, dentro un contesto storico rigorosamente documentato.

Vittorio Giardino inserisce all’interno di una ricostruzione storica meticolosa una serie di personaggi e vicende inventate, creando una narrazione immersiva e coerente che permette al lettore di vivere eventi che avrebbero benissimo potuto verificarsi in quel contesto. Giardino non vuole solo raccontare una guerra, ma rappresentare un momento cruciale all’interno della crisi della coscienza europea.
“No Pasarán” è un’opera sulla
memoria e sull’ambiguità delle ideologie.

I richiami storici formano la spina dorsale del racconto a partire dal titolo. “No pasarán!” (Non passeranno!) è uno degli slogan più potenti e duraturi del XX secolo, simbolo della resistenza contro il fascismo e della lotta per la libertà. La frase fu usata per la prima volta dal generale francese Robert Nivelle durante la battaglia di Verdun (1916): “Ils ne passeront pas!”.
Era un grido patriottico per incitare i soldati a resistere all’attacco tedesco. La frase diventa celebre durante la guerra di Spagna per merito di
Dolores Ibárruri, detta La Pasionaria, dirigente comunista e oratrice straordinaria. Il 18 luglio 1936, durante un comizio a Madrid nei primi giorni del golpe franchista, pronuncia: “No pasarán!”, “Il fascismo non passerà! Questa è la lotta del popolo, e il popolo vincerà!”.
Presto “No pasarán” diventa
il motto delle forze repubblicane, degli anarchici, dei socialisti e delle Brigate Internazionali; scritto su manifesti, volantini, muri, e cantato dai partigiani.

Il fumetto “No pasaran” inizia con un componente delle Brigate Internazionali, il tenente Ritt, che viene condannato a morte per essersi ritirato. È credibile?
Sì, ci sono state condanne a morte all’interno delle Brigate Internazionali durante la Guerra civile spagnola, ma non erano la norma. Furono casi isolati, spesso legati a tribunali improvvisati o a decisioni prese da comandanti sul campo per questioni disciplinari o di tradimento. 

La scena seguente ci mostra una accesa discussione tra Guido Treves, comandante militare e Kusic, commissario politico. È credibile?
Sì, durante la Guerra civile nelle file repubblicane ci furono effettivamente delle tensioni e discussioni tra i comandanti militari e i commissari politici.
Questi contrasti derivavano dalle diverse prospettive e priorità: i militari cercavano di massimizzare l’efficienza combattiva delle truppe mentre i commissari miravano al controllo politico e ideologico dei combattenti. Molti storici ritengono che la mancanza di unità tra i repubblicani sia stata una delle cause principali della sconfitta militare.

Più avanti nella storia il treno che trasporta Max Fridman viene assalito da uno stormo di biplani. È credibile?
Sì, i biplani, benché tecnologicamente superati rispetto ai monoplani moderni che stavano emergendo in quegli anni, furono utilizzati nella Guerra civile spagnola, sia dalle forze nazionaliste sia da quelle repubblicane, soprattutto nella prima fase del conflitto.
Gli arei che venivano forniti dall’Unione Sovietica (ai repubblicani) e dalla Germania nazista e dall’Italia fascista (ai nazionalisti), furono, soprattutto nelle fasi iniziali, modelli in parte obsoleti. Solo a partire dal 1938 a entrambi gli schieramenti vennero forniti monoplani più avanzati.

A pagina 39 il generale russo Gaskin parlando con Max Fridman tra la fine di ottobre e i primi di novembre del 1938, afferma: “In agosto sull’Ebro gliele abbiamo suonate”. È credibile?
Sì e no,
la battaglia del fiume Ebro (luglio–novembre 1938) non fu una vittoria per i repubblicani. Anzi, segnò uno dei momenti più drammatici e devastanti per il fronte repubblicano nella fase finale della Guerra civile.
La Repubblica, ormai in difficoltà, lanciò un offensiva sull’Ebro il
25 luglio 1938 con l’attraversamento del fiume da parte dell’esercito. I repubblicani ottennero successi iniziali, sorprendendo le forze franchiste. Ma presto il generale Franco si riorganizzò e grazie alla superiorità aerea l’11 novembre 1938 l’esercito repubblicano fu costretto a ritirarsi oltre il fiume.

A pagina 50 Vittorio Giardino parlando col suo amico Eddie Cork apprende dello scioglimento delle Brigate Internazionali. È credibile?
Sì, le Brigate Internazionali, composte da volontari stranieri che combatterono a fianco della Repubblica spagnola, furono sciolte nel 1938. Questa decisione fu presa a causa delle pressioni delle democrazie occidentali che praticavano una politica di “non intervento” e portò a una parata di addio a Barcellona il 29 ottobre 1938. 

Più avanti nella storia a fumetti alcuni reporter parlano della “squadriglia di Malraux”: di cosa si tratta esattamente?
Nella Guerra civile spagnola esisteva una squadriglia aerea diretta dal grande scrittore francese André Malraux, chiamata informalmente “squadriglia di Malraux”. Questa formazione era composta da volontari stranieri che combattevano a favore della Repubblica spagnola.
Malraux, si schierò apertamente con i repubblicani e, allo scoppio della guerra, organizzò questa squadriglia, che non è mai stata una vera e propria unità militare ufficiale. La squadriglia di Malraux, come molte altre formazioni spontanee, perse importanza man mano che il governo repubblicano organizzava il proprio esercito. La sua storia è legata anche al romanzo “L’Espoir” (La Speranza) scritto dallo stesso Malraux, che racconta le vicende della guerra civile spagnola e della squadriglia. 

A pagina 89 si menzionano i “pontoneros”: chi erano esattamente costoro?
Nella Guerra civile i “pontoneros” erano soldati specializzati nella costruzione e manutenzione di ponti, passaggi e altre infrastrutture necessarie per il movimento delle truppe e il rifornimento attraverso corsi d’acqua.
Erano fondamentali per superare ostacoli naturali e creare vie di comunicazione temporanee o permanenti in un contesto di guerra. I pontoneros continuavano il loro lavoro anche in condizioni estreme, costruendo ponti e attraversamenti necessari per il movimento delle truppe e dei rifornimenti sotto il fuoco nemico e nonostante il pericolo rappresentato dai bombardamenti. 

A pagina 127 viene citato il movimento “Giustizia e libertà“, di cosa si trattava esattamente?
Il movimento Giustizia e Libertà è stato uno dei più importanti gruppi antifascisti italiani. Nato in esilio e attivo anche clandestinamente in Italia, rappresentò l’anima liberale, repubblicana e socialista della Resistenza al regime di Mussolini e fu il seme da cui nacque, dopo la guerra, il Partito d’Azione. Fondato nel 1929 a Parigi da un gruppo di fuoriusciti antifascisti italiani, tra cui Carlo Rosselli, Nello Rosselli e Gaetano Salvemini, aveva l’obiettivo di abbattere il regime fascista.

A pagina 134 si parla della liberazione di Kostler, cosa fu esattamente?
La liberazione di
Arthur Koestler fu uno dei tanti episodi che coinvolsero gli intellettuali durante Guerra civile spagnola. Scrittore, giornalista e militante comunista ungherese naturalizzato britannico, nel febbraio 1937, Koestler si trovava a Málaga, poco prima che cadesse nelle mani dei franchisti, dove agiva come spia repubblicana. Venne scoperto, arrestato e incarcerato dai nazionalisti.
Fu imprigionato prima a
Málaga, poi trasferito nel famigerato carcere di Siviglia, dove visse settimane angosciose in attesa dell’esecuzione. La liberazione avvenne grazie a una straordinaria campagna diplomatica e giornalistica internazionale. La pressione mediatica fu tale che il generale Francisco Franco per motivi di immagine internazionale accettò di liberarlo in cambio della scarcerazione di un prigioniero nazionalista detenuto dai repubblicani.

Più avanti si cita la “Notte dei cristalli”, di cosa si tratta?
La
Notte dei cristalli (in tedesco Kristallnacht) fu un pogrom antiebraico scatenato dal regime nazista tra il 9 e il 10 novembre 1938. Fu un evento drammatico che segnò una svolta irreversibile nella persecuzione degli ebrei in Germania e nei territori occupati. Centinaia di sinagoghe furono incendiate o distrutte, migliaia di negozi e uffici ebraici furono saccheggiati e le loro vetrine frantumate (da cui il nome “Notte dei cristalli). 91 furono gli ebrei uccisi e circa 30mila quelli arrestati.

A pagina 169 per le strade di Barcellona si balla “la sardana”, che viene definita “più di un ballo per i catalani”. Cosa significa?
La sardana è una danza tradizionale
di gruppo praticata in cerchio, con uomini e donne che si tengono per mano. È davvero molto più di un ballo per i catalani: è un simbolo identitario profondo, una forma di resistenza culturale e un’espressione collettiva di orgoglio nazionale. Diventa un simbolo della Catalogna moderna grazie al movimento della Renaixença, che valorizzava la cultura catalana in risposta alla centralizzazione spagnola.

A pagina 176 viene detto “si dice che Franco abbia una lista con un milione di nomi”. Cosa vuol dire?
Circolano diverse testimonianze e documenti storici secondo cui Francisco Franco e il suo regime avevano liste dettagliate di persone da arrestare, epurare o eliminare sin dall’inizio della Guerra civile spagnola (1936–1939). L’affermazione che Franco avesse “una lista di un milione di nomi” è probabilmente simbolica, ma non lontana dalla realtà per indicare la portata della repressione sistematica avviata durante e dopo il conflitto.

 

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