Richard Corben (1940-2020) è stato uno dei più grandi maestri del fumetto e dell’illustrazione fantastica, un artista che ha rivoluzionato il modo di rappresentare il corpo, la luce e il movimento nelle storie a fumetti. Il suo stile unico, caratterizzato da figure muscolose, atmosfere oniriche e un uso magistrale del colore, lo ha reso una leggenda nell’ambito dell’arte fantasy, horror e fantascientifica. Corben non si è mai limitato a seguire le convenzioni del fumetto mainstream. La sua estetica, quasi scultorea, nasceva da un’abilità straordinaria nel modellare i corpi e le espressioni con un’attenzione quasi iperrealistica. Il suo utilizzo del chiaroscuro e della colorazione (spesso sperimentale) donava alle sue opere una profondità e una fisicità che pochi altri autori riuscivano a raggiungere. Celebre per il suo uso pionieristico dell’aerografo e di tecniche di colorazione innovative, ha creato mondi allucinati e personaggi memorabili, spesso in bilico tra l’eroico e il grottesco. In Italia è noto soprattutto per la serie Den, pubblicata negli anni settanta da Alter Linus. Dopo aver esordito nei fumetti underground, Richard Corben ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del fumetto horror grazie al suo lavoro sulle storiche riviste Creepy (“Zio Tibia”) ed Eerie, pubblicate dalla Warren Publishing a partire dagli anni sessanta. Negli anni settanta il suo nome si lega a Heavy Metal, la rivista di fumetti fantascientifici e fantasy per adulti nata come versione americana della francese Métal Hurlant. Corben ha una prima collaborazione con la Marvel a metà anni settanta, quando realizza una storia per il mensile Unknow Words of Science Fiction, una rivista antologica di fumetti in bianco e nero dedicata alla fantascienza che pubblicava autori filippini in voga in quegli anni assieme a qualche raro contributo di autori Marvel storici come Colan e Buscema. L’esperienza non ebbe seguito, non si sa se a causa di Corben o della Marvel, fatto sta che bisognerà aspettare quasi trent’anni per vedere il suo nome comparire di nuovo su una rivista della Casa delle idee. Nel 2001, Richard Corben collabora nuovamente con la Marvel Comics per disegnare Startling Stories: Banner, una miniserie in quattro numeri scritta da Brian Azzarello. Questa storia rappresenta una delle interpretazioni più cupe e violente di Hulk, portando il personaggio verso territori disturbanti. Corben porta il suo inconfondibile stile nel mondo Marvel, creando un Hulk deforme, viscerale e primordiale.Il suo uso del chiaroscuro e della colorazione enfatizza la fisicità del mostro, rendendolo più simile a una creatura da incubo che a un supereroe per quanto sui generis. La pelle di Hulk appare come pietrificata e rugosa, con dettagli anatomici estremizzati che lo fanno sembrare un essere completamente fuori dall’umanità. La regia visiva di Corben, con angolazioni drammatiche e prospettive distorte, contribuisce a creare una sensazione di costante tensione e minaccia. Nel 2002, la Marvel pubblica una miniserie in cinque numeri dedicata a Luke Cage, sempre scritta da Brian Azzarello. Questo progetto, noto semplicemente come Cage, rientrava nella linea editoriale Marvel Max, destinata a un pubblico adulto, e si distaccava radicalmente dalle rappresentazioni tradizionali del personaggio. La storia di Azzarello e Corben spoglia Luke Cage del contesto supereroistico classico, immergendolo in una realtà urbana violenta e disperata. Il contributo visivo di Corben a Cage è audace, dando alla serie un’estetica unica. Luke Cage appare massiccio e ipertrofico, con un corpo imponente e una pelle dettagliata che enfatizza la sua forza sovrumana. Le espressioni facciali e i dettagli anatomici estremizzati danno ai personaggi un aspetto quasi grottesco, sottolineando il degrado morale e fisico del mondo in cui si muovono. I colori e l’illuminazione giocano con il chiaroscuro e le tinte sporche, restituendo un’atmosfera noir cupa e opprimente. Nel 2004, Richard Corben collaborò con lo sceneggiatore Garth Ennis per realizzare The Punisher: The End, una storia autoconclusiva pubblicata nella linea Marvel Max. Questo fumetto rappresenta una delle interpretazioni più cupe e definitive di Frank Castle, alias Il Punitore. La storia si svolge in un futuro post-apocalittico, in cui l’umanità è quasi estinta a causa di una guerra nucleare. Richard Corben porta il suo inconfondibile stile nel mondo del Punitore, creando un scenario desolato e infernale, perfetto per la narrazione. Il paesaggio post-apocalittico è dipinto con un dettaglio brutale, tra scheletri, città in rovina e deserti radioattivi. Frank Castle appare invecchiato e segnato dalla guerra, con una fisicità imponente e spaventosa. Questa storia è una delle più pessimistiche e definitive mai raccontate su Frank Castle, ed è considerata una delle migliori storie “alternative” sul Punitore, al di fuori della continuity regolare. Nel 2006, Richard Corben realizzò per la Marvel la miniserie Haunt of Horror: Edgar Allan Poe, pubblicata sempre sotto l’etichetta Marvel Max. Questa serie in tre numeri rappresenta una delle migliori interpretazioni a fumetti delle opere di Edgar Allan Poe, filtrate attraverso la visione di Corben. Piuttosto che una semplice trasposizione fedele delle opere di Poe, Corben adottò un’interpretazione personale, alternando versioni adattate e modernizzate dei racconti e delle poesie più celebri di Poe. Ogni racconto viene reinterpretato con uno stile onirico e spettrale, amplificandone il senso di disagio e di orrore psicologico. Lo stile di Corben, perfetto per Poe, prevede l’utilizzo di figure distorte e atmosfere malsane , che sembrano emergere da un incubo febbrile. L’autore fa un uso magistrale delle ombre e dei contrasti, che rafforza il senso di claustrofobia e terrore. Le espressioni facciali sconvolte e i corpi grotteschi sono perfetti per rappresentare la decadenza e la follia dei personaggi di Poe. Nel 2007, Richard Corben ha collaborato con la Marvel per disegnare la miniserie in due numeri Ghost Rider: Trail of Tears, scritta da Garth Ennis. Questa storia si distingue per la sua ambientazione unica e per il tono cupo e brutale, perfettamente in linea con lo stile di entrambi gli autori. Ambientata dopo la Guerra civile americana, ci presenta un Ghost Rider ottocentesco, ed è costruita attorno alla tematica della vendetta e dell’ingiustizia, elementi che Ennis e Corben trattano in modo crudo e spietato. Richard Corben costruisce con il suo stile inconfondibile un’atmosfera “western gotica”, tra polvere, sangue e fiamme infernali. Il racconto è popolato da figure grottesche e spettrali, con volti espressivi e deformati che aumentano il senso di orrore. Ghost Rider è rappresentato con un teschio infuocato ancora più inquietante del solito, circondato da un’aura di disperazione. I colori e le ombre intense esaltano la brutalità e il dolore della narrazione. Dopo il successo di Haunt of Horror: Edgar Allan Poe (2006), Richard Corben tornò a lavorare su un altro gigante della letteratura horror: H.P. Lovecraft. Nel 2008, pubblicò per Marvel Max la miniserie in tre numeri Haunt of Horror: Lovecraft, una reinterpretazione visiva dei racconti e delle poesie del maestro di Providence. Come nel precedente Haunt of Horror: Poe, Corben utilizza una struttura narrativa che prevede per ogni numero due o tre adattamenti illustrati dei racconti di Lovecraft reinterpretati con variazioni e aggiornamenti, mantenendone però lo spirito dell’originale. Corben riesce a trasformare l’orrore cosmico di Lovecraft in un’esperienza più fisica e tangibile, accentuando il disgusto e la paura primordiale. Il suo stile, che unisce grottesco e surreale, è perfetto per rappresentare le follie e gli “orrori innominabili” di Lovecraft. La miniserie ha ricevuto grande apprezzamento dai fan dell’horror e del weird, consolidando Corben come uno degli artisti più adatti a trasporre visivamente Lovecraft. Nel 2009, Richard Corben lavora per Marvel Max su una miniserie di quattro numeri intitolata Starr the Slayer, scritta da Daniel Way. Questa serie è una rivisitazione moderna di un personaggio della Marvel poco conosciuto, creato da Roy Thomas e Barry Windsor-Smith nel 1970 per l’albo antologico Chamber of Darkness n. 4. Starr è un barbaro guerriero, simile a Conan, che nasce dalla fantasia di un autore di romanzi fantasy chiamato Len Carson. Nel fumetto originale degli anni settanta, Carson scopre che Starr non è solo un personaggio di fantasia, ma esiste davvero e si ribella contro di lui per essere stato creato solo per soffrire. La versione del 2009 mantiene questo concetto, ma lo porta a livelli ancora più meta-narrativi e bizzarri, con un tono brutale e dissacrante. Questa miniserie non è una classica avventura fantasy, ma una specie di decostruzione del genere, che incorpora elementi parodistici. L’opera è stata considerata una lettera d’amore ai fumetti pulp e alla sword & sorcery, ma contiene un’ironia che potrebbe non piacere a tutti. Navigazione articoli IL PASSATO MISTERIOSO DI WOLVERINE MATITE BLU 425