Gli anni sessanta si aprono per Batman con alcune delle avventure più bizzarre mai registrate nella storia del personaggio. Batman si trovava spesso in situazioni estreme in cui veniva trasformato in un gigante o ridotto alle dimensioni di un neonato. Acquisiva superpoteri e immediatamente li perdeva. Era la linea voluta dall’editor Jack Schiff dopo l’avvento del Comics Code, la censura del fumetto, per sopravvivere Batman aveva dovuto trasformarsi da tenebroso detective urbano a pseudo-clown. Questo nuovo corso però non piaceva ai lettori, che si disamorarono del crociato incappucciato e determinarono un forte calo nelle vendite tanto che la DC arrivò a prendere in considerazione di cancellare completamente i fumetti di Batman. Fortunatamente non lo fece e si limitò a rimuovere Jack Schiff e a sostituirlo con Julius Schwartz, l’uomo dietro il rilancio di Flash e Lanterna Verde, e all’avvio della Silver Age. Julius Schwartz decise una serie di cambiamenti che riportarono Batman alle sue origini di detective. Nello stesso periodo, a metà degli anni sessanta, uscì la serie tv live action sulla rete Abc. Lo show con Adam West ebbe un successo tale che le vendite del fumetto raggiunsero il picco più alto della storia, e Batman diventò il fumetto più venduto del settore per due anni consecutivi nel 1966 e nel 1967. A seguito di questo enorme successo, i fumetti furono costretti ad adattarsi un poco allo stile “camp” utilizzato nella serie tv. Nel 1968 la serie tv fu cancellata e la popolarità di Batman crollò insieme alle vendite dei fumetti. Julius Schwartz, che mal aveva digerito lo stile camp, assunse Frank Robbins per creare nuove sceneggiature per Batman, e Bob Brown e Irv Novick come principali disegnatori. Ma i fan non erano ancora contenti perché avevano individuato sulle pagine di The Brave and the Bold un disegnatore emergente che aveva realizzato quella che consideravano la versione definitiva e autentica di Batman: un certo Neal Adams. Il Batman di Adams non era divertente ma serio, intelligente e astuto, pronto per entrare nel nuovo decennio, Julius Schwartz dovette prenderne atto. Di seguito i protagonisti della transizione. Jack Schiff Jack Schiff è stato una figura chiave alla DC Comics, nel suo ruolo di editor di Batman ha determinato l’evoluzione del personaggio durante gli anni ‘50 e i primi anni ‘60. Shiff Supervisionava il team creativo che includeva sceneggiatori come Bill Finger e Dave Wood e disegnatori come Sheldon Moldoff e Dick Sprang. Era responsabile del tono e della direzione narrativa delle storie. Sotto la sua gestione, Batman si allontanò dal noir urbano per abbracciare la Fantascienza leggera, i Mostri giganti e le Storie surreali e bizzarre (“Batman dallo spazio”, “Zebra Batman”, “Batman Sirenetto”…). Schiff cercava di allineare Batman ai gusti dei giovani lettori degli anni ’50: meno criminali reali, più avventure stravaganti. Introdusse personaggi bizzarri come Bat-Mite, Ace the Bat-Hound, e storie con elementi comici o “camp”. Sotto Schiff, Batman divenne più pop e meno tenebroso. Molti fan e storici considerano questo periodo come una sorta di “decadenza narrativa”. Dave Wood Il Batman strano di Dave Wood è una perla quasi dimenticata ma affascinante della Silver Age, un periodo in cui la testata viveva un’identità narrativa un po’ schizofrenica, sospesa tra fantascienza, surrealismo e giallo avventuroso. Dave Wood è stato uno sceneggiatore prolifico ma poco celebrato, attivo tra gli anni ’50 e ’60, e fu tra i principali autori di Batman durante l’era di Jack Schiff. In quel periodo, Batman era molto diverso da quello che conosciamo oggi: si trattava di un eroe protagonista di storie spesso assurde, ambientate in scenari improbabili o con gadget ipertecnologici. Assecondato da disegnatori come Moldoff o Dick Sprang, le storie di Wood diventavano visivamente eccentriche: costumi improbabili, effetti psichedelici ante-litteram, colori saturi, proporzioni deformate. Non si potevano più raccontare crimini urbani realistici, quindi si virava sul fantastico. A conti fatti il Batman strano di Dave Wood rimane una parentesi lisergica e affascinante nella storia editoriale del personaggio. Sheldon Moldoff Sheldon Moldoff inizia a lavorare su Batman verso la fine degli anni 40 come “ghost artist ” per Bob Kane. Era conosciuto per il suo stile dinamico e dettagliato, che contribuì a dare a Batman una maggiore definizione visiva, in particolare durante gli anni più “leggeri” e fantastici della serie. Moldoff è stato uno dei principali responsabili del design di Batman durante la fase in cui il personaggio stava evolvendo dal tipo più “noir” degli anni ’40 a quello più colorato e “camp” degli anni ’50 e ’60. Un aspetto distintivo delle storie di Moldoff era l’uso di colori brillanti e invenzioni bizzarre come i veicoli futuristici, la Batcaverna piena di gadget stravaganti e, in generale, un’atmosfera meno cupa rispetto alle origini del personaggio. Il design della Batmobile e di altri gadget bizzarri (come il Bat-ciclo e il Bat-elmetto) è in gran parte frutto del suo lavoro. Inoltre, fu proprio Moldoff a disegnare molte storie di Batman con viaggi nel tempo e incontri con alieni, che allontanavano il personaggio dalle sue origini “dark”. Julius “Julie” Schwartz Julius “Julie” Schwartz è una delle figure editoriali più importanti nella storia del fumetto americano e il suo ruolo come editor di Batman è stato fondamentale per salvare il personaggio dal declino in cui era caduto tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60. Schwartz venne chiamato per rilanciare il personaggio, dopo l’era di Jack Schiff. La prima azione di Julius Schwartz fu quella di eliminare tutti gli elementi ridicoli dai fumetti di Batman, e di chiamare John Broome e Gardner Fox, che scrissero alcune storie poliziesche, riportando Batman alle sue origini di detective. Julius inoltre scelse Carmine Infantino e Joe Giella per rinnovare il look del crociato incappucciato e modernizzarlo. Detective Comics n. 327 (maggio 1964) fu il numero che segnò l’inizio ufficiale del “New Look” e fu scritto da John Broome, con disegni di Carmine Infantino. Il titolo della storia è “The Mystery of the Menacing Mask!” . John Broome John Broome è stato uno degli autori del rilancio di Batman durante la cosiddetta era del “New Look” sotto la guida editoriale di Julius Schwartz. Anche se Broome è spesso ricordato per il suo lavoro su Green Lantern e The Flash, ha avuto un ruolo nel dare a Batman un nuovo tono più serio e moderno. Broome scrisse decine di episodi tra il 1964 e il 1968: erano storie più investigative, con meno elementi assurdi e trame più logiche. Broome tratteggia un Batman freddo, calcolatore, logico, molto più simile a un investigatore scientifico che a un giustiziere notturno. Le sue storie sono spesso dei veri e propri rompicapo, con misteri da risolvere in 8-12 pagine. Ogni storia scritta da Broome è una costruzione narrativa compatta: introduzione misteriosa, sviluppo logico e finale a sorpresa. Non si perde in lungaggini, va dritto al punto con efficacia quasi matematica. John Broome non inventò nuovi personaggi ma rinnovò il modo di usare i personaggi esistenti, specialmente Bruce Wayne, più attivo come uomo d’affari e detective, e Robin, più maturo e coinvolto nelle indagini. Gardner Fox Si dice che “se Broome ricostruì le fondamenta del nuovo Batman, Fox gli diede cervello, classe e logica”. Gardner Fox fu anch’egli una pedina fondamentale in quel momento cruciale. Il suo contributo è spesso sottovalutato, ma fu decisivo per riportare Batman su binari più moderni e logici. Fox era un veterano alla DC con oltre 4mila storie scritte, su Batman, aveva già lavorato negli anni ’40, ma tornò in grande stile negli anni ’60, durante il “New Look”. Il suo lavoro inizia nel 1964 con Detective Comics n. 327 e continua fino al 1968, in parallelo con John Broome. Fox era maestro nei misteri logici e nei twist narrativi, con lui Batman tornava a fare il detective. Rese Batman più razionale e meno supereroistico impegnandolo in storie con indagini su furti, identità segrete e trappole psicologiche. Anche se Fox non rivoluzionò Batman come farà Denny O’Neil negli anni ‘70, aiutò a traghettare il personaggio fuori dall’assurdo e verso una narrazione più coerente, elegante, e investigativa. Carmine Infantino Il ruolo di Carmine Infantino nel rilancio di Batman nel 1964 è enorme, visivo e strategico. Non solo è stato il disegnatore che ha dato il volto al “New Look”, ma è anche colui che, dietro le quinte, ha spinto perché il personaggio venisse salvato e rinnovato. Celebre per aver ridisegnato The Flash (Barry Allen), dando inizio alla Silver Age nel 1956, aveva uno stile moderno, pulito, dinamico e stilizzato, completamente diverso dal tratto pesante e rigido degli anni ’50. Julius “Julie” Schwartz nel 1964 gli disse: “Per salvare Batman, dobbiamo cambiarlo radicalmente”. A partire da Detective Comics n. 327 (maggio 1964), Infantino ridisegna Batman con linee più eleganti e meno grottesche, postura più eroica e atletica, nuovi gadget e veicoli più “moderni”. Nel 1967 Infantino diventerà art director e poi editorial director della DC, incaricando Denny O’Neil e Neal Adams nella trasformazione di Batman nel “Dark Knight”. Joe Giella Joe Giella è stato un tassello importante, anche se meno appariscente di infantino, nel rilancio di Batman durante il “New Look” del 1964. Il suo ruolo era quello dell’inchiostratore, ma in un’epoca in cui lo stile visivo contava tantissimo, il suo lavoro fu decisivo per dare coerenza grafica e solidità al nuovo Batman. Storico inker della DC Comics, attivo dagli anni ’40 fino agli anni 2000, lavorò su una quantità enorme di titoli nel classico ruolo del “artigiano invisibile”. Il suo stile era pulito, elegante, e faceva brillare i disegni dei penciler. Inchiostrò nel primo numero del “New Look”, Detective Comics #327 (maggio 1964) “The Mystery of the Menacing Mask!”, le matite di Carmine Infantino che aveva uno stile molto stilizzato per l’epoca. Giella lo ammorbidiva e lo rifiniva con tratti netti e morbidi, ordinati e ben leggibili. Grazie a lui, Batman assunse un aspetto più elegante, credibile e maturo. Frank Robbins Con Frank Robbins entriamo nel cuore della transizione tra il “New Look” di Batman degli anni ’60 e la sua trasformazione in Dark Knight degli anni ’70. Il ruolo di Frank Robbins come sceneggiatore è stato cruciale ma spesso sottovalutato: è stato uno dei precursori del ritorno al Batman cupo, urbano e serio, aprendo la strada a mostri sacri come Denny O’Neil e Neal Adams. Frank Robbins veniva dalle strisce giornaliere (era il creatore di Johnny Hazard), un mondo che negli anni ‘60 è ormai in profonda crisi. Robbins accetta quindi molto volentieri la proposta che Carmine Infantino gli fa nel 1967 di entrare a far parte della truppa di nuovi talenti con i quali intendeva rinnovare Batman. Frank Robbins, nelle sue sceneggiature, riporta Batman alle sue radici più oscure. Fu una figura chiave in questa trasformazione, introducendo atmosfere noir e crime-thriller, con trame intricate e misteriose e creando nuovi villain e personaggi secondari, tra cui Man-Bat (Kirk Langstrom), introdotto in Detective Comics n. 400. Bob Brown Bob Brown è un nome che spesso passa in secondo piano quando si parla del rilancio di Batman, ma anche lui ha avuto un ruolo non trascurabile in quella fase di transizione alla fine degli anni ’60. Bob Brown non fu il protagonista principale del rilancio di Batman, ma fu uno degli artigiani silenziosi che contribuirono a dare continuità e coerenza visiva alla testata durante un momento in cui si stavano sperimentando nuovi toni e temi. Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, Bob Brown disegnò diversi numeri di Detective Comics. Questi numeri segnarono un allontanamento progressivo dallo stile camp e una graduale adozione del tono più investigativo e noir promosso da Julius Schwartz. Bob Brown fornì un supporto essenziale nel dare forma a quel “nuovo Batman” anche fuori dalle grandi storie-evento. Il suo stile non era rivoluzionario, ma era efficace: leggibile, chiaro e adatto al tono più serio che si voleva imporre. Non puntava all’estetica estrema, ma alla solidità narrativa. In un periodo di cambiamento, questo era fondamentale per dare una struttura coerente alle testate. Irv Novick Irv Novick ha avuto un ruolo significativo nel rilancio di Batman alla fine degli anni ’60 durante il passaggio dalla fase più camp e leggera influenzata dalla serie TV con Adam West a una più drammatica, più vicina alle sue origini noir. Novick, con il suo tratto solido e realistico, contribuì a rendere Batman visivamente più serio. Il suo stile si adattava perfettamente alla nuova direzione editoriale dell’editor Julius Schwartz, che voleva riportare Batman alle atmosfere cupe e urbane del detective vigilante. Era noto per la sua chiarezza narrativa e per il modo efficace di rappresentare l’azione. Non era spettacolare come Adams, ma sapeva raccontare la storia in modo pulito e coinvolgente, il che era essenziale per il nuovo tono delle storie. Irv Novick fu una presenza costante e affidabile durante una fase chiave dell’evoluzione di Batman, aiutando a consolidare il personaggio nel suo ritorno a un tono più maturo e cupo. Neal Adams Adams iniziò la sua carriera alla DC verso la metà degli anni ’60, inizialmente lavorando su Deadman e su alcune copertine. Subito attirò l’attenzione per il suo stile dinamico, realistico e cinematografico, completamente diverso dai canoni della DC dell’epoca. Alla DC, Adams portò un linguaggio visivo moderno, influenzato dalla pubblicità, dalla fotografia e dal fumetto realistico. Adams cominciò a disegnare Batman nel 1968-69, inizialmente con storie su The Brave and the Bold (accanto a Bob Haney) e poi, in modo più diretto, con Detective Comics e Batman, in collaborazione con Dennis O’Neil. Qui avviene la vera rivoluzione: Adams restituisce a Batman la sua identità gotica, urbana, misteriosa. Lo toglie dal mondo pop della serie TV e lo riporta nei vicoli bui, tra nebbia e gargoyle. L’approdo di Neal Adams su Batman è il momento spartiacque tra il vecchio e il nuovo. Se Novick e Brown sono i pilastri che sorreggono, Adams è il fulmine che scuote le fondamenta. Con lui, Batman torna a essere l’oscuro cavaliere della notte, l’eroe gotico, il detective solitario. La seconda metà degli anni sessanta corrisponde al lancio della prima testata dedicata a Batman in Italia, pubblicata da Mondadori. In Italia, senza il traino del telefilm, Batman fu un insuccesso, tanto che la testata chiuse: i lettori rimpiangevano le storie più vivaci pubblicate anni prima su Nembo Kid. Navigazione articoli 10 STORIE +1 PER CAPIRE SUPERMAN STASERA IN RADIO TASCABILI EROTICI, COCA COLA E MUSICA
Neal Adams fece in tempo a comparire sul Batman di mondatori Quando la testata venne ereditata dalla Willims di ferruccio alessandri le vendite furono modeste e chiuse dopo 16 numeri credo Ma in quel breve ciclo neal adams ebbe una visibilita’ memorabile Gregorio Rispondi