Maria Antonietta
A chi la vide quel giorno parve “una vecchia in stato di decrepitudine” con indosso una semplice vestaglia bianca e una cuffia sul capo, nonostante avesse solo 38 anni.

Così, nella mattinata del 16 ottobre del 1793, la “vedova Capeto” a bordo di una carretta fu trasportata con le mani legate dietro alla schiena fino alla “Place de la Révolution” (oggi “della Concordia”) dove l’attendeva il patibolo sul quale circa nove mesi prima era salito anche suo marito, Luigi XVI.

Dopo un processo durato meno di 48 ore, basato su testimonianze calunniose fra cui l’abominevole accusa di aver commesso incesto col figlioletto di otto anni, alle 5 di mattina di quello stesso giorno il “cittadino” Fouquier-Tinville, presidente dello speciale tribunale rivoluzionario, l’aveva condannata a morte, con ordine di eseguire la sentenza entro le ore 12,00 di quella stessa giornata.

Con aria impassibile Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, figlia dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, che per quasi vent’anni era stata regina di Francia e di Navarra, aveva ascoltato la lettura di quella sentenza.

Era ormai riuscita a costruirsi una sorta di maschera d’imperturbabilità, che le consentiva d’isolarsi dal mondo così attutendo, per quanto possibile, le indicibili sofferenze inferte negli ultimi tempi al suo essere madre e donna.
Alle volgarità e agli insulti di cui era fatta bersaglio rispondeva con disarmante rassegnazione e un portamento fiero che mai nessuno sarebbe riuscito a levarle.

Dopo la decapitazione del marito, l’attenzione della Convenzione si puntò su di lei che, da sola, poteva coagulare sia all’interno del Paese che all’estero il malcontento e la reazione di quanti si opponevano al regime rivoluzionario.

Con lo scoppio della rivolta realista in Vandea, l’odio nei confronti della ex-regina da parte delle frange più estremiste della popolazione divenne incontenibile.

Nel luglio precedente, al termine di una scena da tragedia greca, a Maria Antonietta era stato sottratto per sempre il figlio Luigi Carlo, di soli 8 anni, per essere affidato alla rieducazione di un ciabattino rivoluzionario.

Il 2 agosto, rimasta sola, fu trasferita dalla torre del Tempio in una cella piccola e umida situata all’interno della Concièrgerie, per esservi privata di tutti gli effetti personali, compresi i pochi libri che le erano rimasti e una scatoletta contenente le ciocche di capelli dei suoi cari.

Era sorvegliata a vista, persino nei momenti in cui la decenza avrebbe voluto che un minimo di privacy fosse garantita a tutti, tanto più ad una donna.
Per quella che era la “detenuta n. 280” iniziò così l’ultima fase del calvario personale terminato con la salita su quella carretta.

Nel 2008 il Ministro degli Esteri della Repubblica Francese si scusò ufficialmente con l’Austria per la sua esecuzione.

 

(Immagine di apertura: Élisabeth Vigée Le Brun, particolare del Ritratto di Maria Antonietta con la rosa, olio su tela, 1783, Reggia di Versailles).

 

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