i fumetti

 

In un post del 19 aprile 2025, l’avvocato che si cela dietro il nome di Comix Archive e gestisce il blog Comics Word 51 ha pubblicato uno schemino con i dati vendita delle principali testate Bonelli nel 2024 e d’inizio 2025.

TEX – 120mila

DYLAN DOG – 40mila
ZAGOR – 22mila
TEX WILLER – 20mila
TEX CLASSIC – 15mila
DRAGONERO – 12mila e 500
JULIA – 11mila
NATHAN NEVER – 11mila
DAMPYR – 8mila
MARTIN MYSTERE – 3mila

In un altro post venivano comunicati anche i dati della creatura cartacea di Luciano Secchi, alias Max Bunker.

ALAN FORD – 1800 copie

Avendo ricevuto dati simili da altre fonti che ritengo affidabili, ho condiviso il post e lo schemino; avrei potuto limitarmi a “copiare” i dati, ma per rispetto della netiquette mi è sembrato giusto segnalare il post originale anche se già sapevo che la maggioranza si sarebbe scagliata contro l’autore del blog (“Le fonti!”, “È una persona disturbata!”, “È un fascista che ce l’ha con la Bonelli!”).

Vabbe’, conosco bene Comix Archive e non condivido niente delle sue convinzioni ma, come ho detto, mi interessavano i dati, perciò parliamo di quelli. Su CA tornerò in chiusura.
Dunque, i dati.

Per evitare che il problema possa apparire la gestione della SBE, allarghiamo l’analisi a un po’ tutto il fumetto da edicola. Sappiamo bene che, come vogliono i conti della serva, quando aumentano i costi di produzione e/o calano le vendite, gli editori hanno solo tre scelte per non andare in rimessa: ridurre i costi (nel nostro caso leggi: ridurre i compensi agli autori, perché su costi di stampa e distribuzione hanno poca possibilità d’intervento), aumentare i prezzi di copertina o chiudere le testate.

Sul fronte del calo delle vendite dovute all’allontamento dei lettori/lettrici per stanchezza o, brutalmente, alla loro scomparsa (si sa che il fumetto tradizionale ormai è seguito in grandissima parte da lettori abbastanza su con l’età), a peggiorare la situazione c’è anche la crisi delle edicole (ne abbiamo già parlato) alla quale alcuni editori stanno cercando di ovviare aprendo un servizio di abbonamenti alle proprie testate per raggiungere chi abita in piccoli centri dove non ci sono più punti di vendita aperti; l’hanno fatto Astorina e Bonelli, per esempio.

La prima opzione è praticata da anni da un po’ tutti gli editori. Il Giornalino, prima di interrompere del tutto la produzione di materiale italiano e smantellare la redazione affidandosi a un service esterno, ha più d’una volta ribassato i compensi; non è bastato.
La Bonelli ha varato ormai da anni la pratica di non pagare più gli autori per il loro “valore” artistico, ma in base al budget delle singole testate, così se un autore di Dylan Dog era arrivato a prendere – dico una cifra a caso – 200 euro a tavola visto che gli albi dell’Indagatore dell’Incubo vendevano decine di migliaia di copie, se fosse stato chiamato a disegnare Martin Mystère si sarebbe dovuto adeguare agli standard di quella testata accontentandosi, si fa sempre per dire, di 50 euro a tavola (a me Corrado Roi diceva che pigliano sempre lo stesso compenso per tavola – NdR).

E poi, naturalmente, si è cominciato a fare ampio spazio ad autori giovani e più economici, perché tanto le scuole di fumetto ne sfornano a decine ogni anno. Nell’ambito della riduzione dei costi, è di queste settimane il passaggio di Lanciostory e Skorpio dalla spillatura alla brossura; lo so, sembra assurdo, visto che un tempo la seconda era molto più costosa della prima, ma con le nuove tecnologie di stampa e nel contesto della produzione generale della casa editrice che pubblica molte collane di Dago brossurate, a quanto pare questo rappresenta oggi un risparmio.

La seconda opzione è ormai prassi comune, nel settore: la Panini sta rialzando tutti i suoi prezzi in questi mesi; l’Astorina ha fatto altrettanto; la Bonelli si è dovuta rassegnare a un aumento di quasi il 20 per cento di tutte le sue testate o, in alternativa, a ridurre il numero delle pagine degli albi; Alan Ford è passato alla bimestralità, riducendo le pagine di materiale inedito e alternando ristampe di vecchi episodi privi di costo, visto che la casa editrice non paga diritti d’autore sulle ristampe. Samuel Stern e Kalya, come Dampyr in casa SBE, come si è detto hanno ridotto il numero delle pagine per non aumentare i prezzi di copertina.

La terza opzione è la chiusura, o quantomeno l’abbandono dell’edicola come ha recentemente fatto Lupo Alberto passando alla distribuzione in abbonamento e vendita online, limitando la presenza in edicola solo all’ordinazione specifica con il servizio di Prima Edicola. Nel frattempo, le testate che non ce la fanno più vengono trasformate: ZagorPiù cambia foliazione, come Dylan Dog Old Boy che riparte da uno, e Le Storie Cult ospiterà un po’ di ristampe di vecchie storie di Mister No per festeggiare il cinquantennale del personaggio e poi… chissà.

Ora, non ci vuole Einstein per capire che tanta agitazione e tanti cambiamenti contemporanei in corso sono figli di un momento critico per le vendite dei fumetti (ma anche della stampa da edicola in generale, come dimostrano i dati ufficiali di quotidiani e settimanali pubblicati mensilmente da Prima Comunicazione: un giornale come Repubblica negli ultimi venticinque anni è passato da 700mila a 70mila copie con un calo di vendite del 90%! Forse non casualmente, la stessa percentuale di Dylan Dog, passato dalle 4-500mila copie del periodo d’oro alle attuali 40-50mila).

Ed eccoci ai dati propalati da Comics World 51.
Io non ho mai avuto dati ufficiali sulle vendite della Bonelli successivi a quelli che vedete qui pubblicati da Bonelli stesso su uno dei suoi albi, se non quello fornitomi in corso di discussione più di sette anni fa da Mauro Boselli su Giornale Pop. Il curatore di Tex sosteneva che la testata principale del ranger avesse venduto nell’agosto di quell’anno (guarda caso il mese in cui quel genere di pubblicazioni vende di più) 176mila copie, e perdesse il 5 per cento all’anno.

Prendendo per buona la stima di Boselli e ammettendo che la perdita si sia mantenuta stabile negli anni, facendo due conti le vendite di Tex nel 2024 dovrebbero essere state… di 120mila copie circa (come afferma Comix Archive). A me era venuta voce che fossero, a inizio di quest’anno, intorno alle 115 mila, ma non stiamo a guardare il migliaio.
Qualche altro dato che posso desumere dalle informazioni da me ricevute (le solite “voci di corridoio”, naturalmente, niente di ufficiale) che qualche anno fa, quando Nathan Never aveva semibloccato la produzione di storie nuove per smaltire il “magazzino” esistente (erano gli anni del terzultimo aumento… quattro anni fa?), la testata del “musone” vendesse intorno alle 17mila copie. Ci sta che oggi siano scese intorno alle 11mila come sostiene CA? Secondo me sì, visto l’andamento generale.

Anche per Dylan Dog la frana non si è mai arrestata. I tentativi del curatore Recchioni, che li si consideri coraggiosi o azzardati, non hanno invertito la tendenza (come detto, comune a tutta la stampa); è sceso rapidamente sotto le 100mila copie e ha continuato a scendere; già più di un anno fa le voci dalla casa editrice, rimbalzatemi da più parti e perfettamente concordanti, me lo davano a 50mila copie. Non mi meraviglia dunque che CA lo dia a 45mila nel 2024 e a 40mila oggi, migliaio più migliaio meno.

Di Zagor, un (bel) po’ di anni fa l’amico Moreno festeggiava la sostanziale tenuta della collana “stabile” a 40mila copie, corrispondenti allo “zoccolo duro” degli appassionati. Beh, tanto duro non doveva essere se negli anni i dati ufficiosi hanno riposizionato la testata a 30mila copie, e poi a 25-27mila. E’ possibile che oggi sia scesa a 22mila? Eh, penso di sì.

Di Martin Mystère si sapeva da anni che era sceso sotto le 10mila copie. Chi diceva 9 mila, chi 7mila, e certo non è mai risalito, se qualche mese fa si è deciso di ridurre le pagine della storia inedita. Oggi venderà le 3mila suggerite dal blog dell’Archivista, o sarà ancora a 4-5mila? Non cambia molto. Dopo la morte del creatore letterario del personaggio mi ero domandato su Facebook se il suo personaggio gli sarebbe sopravvissuto, ipotizzando ragionevolmente che la testata sarebbe stata chiusa una volta smaltito il materiale giù prodotto. Trovo parziale conferma alla mia previsione in un commento odierno dell’appassionato Gabriele Bernabei che sotto al post di Comics Word 51 condiviso su un gruppo alanfordiano scrive che Martin Mystère “chiuderà appena avranno esaurito il materiale ancora da pubblicare. Gli amici che ci lavoravano, al momento, sono in cerca di lavoro”.

Non ho dati sulle altre testate, ma l’esperto Alessandro Resta, ripubblicando il mio post, commenta: “I dati sono più o meno vicini alle vendite attuali degli albi mensili. Molti sono davvero vicini al venduto giusto, invece per un paio sono davvero molto distanti”. Non mi sarebbe dispiaciuto (a me come – suppongo – agli autori che collaborano a quelle due testate) sapere di quali si tratta, ma vabbe’, resta il fatto che i dati trovano generalmente ulteriore conferma (un collega a cui li ho forniti in privato, li trova a sua volta ragionevoli: “Eh,sì, direi che ci siamo”).

In chiusura, torno come promesso su Comix Archive. Come ho detto non condivido le sue convinzioni, ma in perfetta serenità gli consiglio di non perdere ancora tempo con blog che, immagino, non gli portino in tasca niente e gli consiglio invece di raccogliere le sue convinzioni sulla “deriva sinistroide” dei curatori di molte testate italiane di fumetto in un libro, di pubblicarlo senza spendere un centesimo col servizio KDP di Amazon (a proposito, ne approfitto per ringraziarlo perché fu lui a parlarmene per primo, ormai molti anni fa: mi sono trovato molto bene), di trovargli un titolo ad effetto tipo “I personaggi del fumetto traviati dalla Sinistra” o “Quel comunista di un ranger” e farsi fare da MidJourney o ChatGPT una bella illustrazione con Tex che nelle fondine ha una falce e un martello al posto delle pistole.

Se poi ne invia una copia a qualche giornalista di Repubblica che si scandalizzi e ne parli in un articolo da rilanciare sui social fino a farlo diventare virale, potrebbe diventare un “Vannacci fumettoso” e fare dei bei soldi; se poi trovasse di conseguenza anche la sponsorizzazione di Salvini, tra qualche anno potrebbe diventare un futuro ministro della Cultura. Sinceri auguri.

 

(Nell’immagine d’apertura: Mister No, Julia e Zagor – Sergio Bonelli Editore).

 

6 pensiero su “QUANTO VENDONO I FUMETTI?”
  1. Onestamente quello che non si è mai capito è per quale motivo in Italia i dati di venduto degli albi a fumetti siano sempre stati tenuti segreti che neanche i migliori servizi segreti del mondo, mentre all’estero i dati di venduto vengono comunicati senza troppi problemi e\o giri di parole.

    1. Vedendo i numeri venduti di Tex, mi pare incredibile che venda tanto di più del quotidiano più venduto – che sono numeri ufficiali sui quali si pagano le pagine pubblicitarie – o del secondo più venduto.
      Si parla di fumetti di svago, o di un fenomeno da edicola quasi unico?
      Il punto è questo: se qualcuno mi dicesse che TEX vende sempre meno, io direi beato Tex che vende ancora tanto.

  2. ma questo giggino di Comix Archive si può sapere finalmente chi è? c’è una sua foto? quali sono le sue motivazioni?

    1. CA e’ come Killing: un inafferrabile mistero di cui nessuno pare abbia mai visto il volto.
      E’ dotato di superpoteri: tra gli altri quello di fare incazzare i codini di sinistra.
      Da almeno un decennio.
      C

  3. I lettori di Tex non abbandonano Tex.
    I lettori di Tex muoiono di vecchiaia.
    Una volta avevo spicciato giu’ dei calcoli partendo dal numero per anno di maschi anziani morti e valutando la percentuale tra loro di probabili lettori di Tex.
    I conti tornavano.
    Allegria!
    Clint (anche io non piu’ giovane)

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