Figlia di un funzionario della Polizia di Stato, oggi Carmen Russo ha abbandonato quasi del tutto le scene per fare la coreografa e l’imprenditrice nel campo del body-building insieme al marito Enzo Paolo Turchi, ex ballerino televisivo. La Russo ed Enzo Paolo Turchi hanno fatto un breve ritorno sul piccolo schermo solo per partecipare al reality show “L’isola dei famosi”, che ha contribuito a un temporaneo rilancio d’immagine. Attualmente, Carmen Russo ha una palestra a Napoli, fa pubblicità alle creme antirughe, ogni tanto è ospite di programmi televisivi. Non è andata in pensione, come molte colleghe, ma continua a darsi da fare e si mantiene bene, anche se il fisico non può essere lo stesso di quando aveva vent’anni.

Carmen Russo debutta nel mondo del cinema con “Di che segno sei?” di Sergio Corbucci (1975), a fianco di Paolo Villaggio. Ha soltanto sedici anni, la sua parte è poco rilevante e quindi passa inosservata. “Di che segno sei?” è girato a Genova, la città di Carmen Russo, lei interpreta una bella ragazza che scende le scalinate di Piazza della Vittoria tra gli appezzamenti degli uomini che la ammirano Carmen Russo è la supermaggiorata per eccellenza, lanciata nel piccolo schermo da numerose trasmissioni che basano la loro principale attrattiva sull’abbondanza del suo seno.

“Ragazze in affitto spa” di Regine Deforges (1978) è il suo primo vero film, diretto da un regista che in realtà si chiama Michele Lemoine e che si fa aiutare da Mauro Ivaldi (marito di Carmen Villani, esperto di erotismo). Si tratta di un film erotico piuttosto spinto, secondo Marco Giusti “ai limiti dell’hard”, interpretato da un gruppo di attori semisconosciuti. Il titolo francese, “Contes pervers”, è tutto un programma vista la natura molto scollacciata dei tre episodi ambientati nel mondo della prostituzione. Tre call-girls sono alle prese con richieste particolari e ognuna di loro deve cavarsela da professionista.

L’episodio che vede protagonista Carmen Russo descrive il suo incontro con un esigente camionista ed è abbastanza pepato. Mauro Ivaldi gira un episodio a Roma, ma nei titoli compare solo come curatore dei dialoghi della versione italiana. La bella attrice genovese nega di aver interpretato questo film, ma ci sono prove tangibili che una delle attrici senza veli è proprio lei. Il film è uno dei più espliciti interpretati da Carmen Russo e forse il motivo di tale dimenticanza è proprio legato al ruolo scabroso che ricopre.

Il vero lancio nel mondo della celluloide però è merito nientemeno che di Federico Fellini, il quale vede Carmen e la vuole per una particina ne “La città delle donne” (1980). Il seno di Carmen Russo non poteva passare inosservato agli occhi esperti del Maestro, che sceglie Carmen dopo un provino insieme ad altre ragazze prosperose. Fellini ama il fisico di Carmen, la tratta con affetto, la chiama “la Russina”, gli piace il contrasto tra il seno procace e la vita sottile, vera bellezza della Russo, difficile a trovarsi in una donna. Carmen Russo lavora per un mese intero con Federico Fellini, anche se la sua scena dura pochi secondi, perché il grande regista romano vuole avere Carmen vicina, ama guardarla.

“Le pornokillers”
di Roberto Mauri (1980) è un film discusso nella carriera di Carmen Russo, che per l’occasione si fa chiamare Carmen Bizet. “Io me lo immaginavo come sarebbe andata a finire e volevo tutelarmi con uno pseudonimo”, confessa Carmen a Gomarasca e Pulici che la intervistano per “99 Donne”. Carmen Russo sostiene che in fase di montaggio la produzione aggiunse scene hard al film, secondo una consuetudine praticata in quel periodo. In pratica, quello che doveva essere un film erotico soft viene trasformato in un hard esplicito, utilizzando controfigure e girando parti aggiuntive. Carmen Russo recita quasi sempre nuda accanto a Cinzia Lodetti, Vassili Karis, Bruno Minniti, Mario Cutini e Manlio Cersosimo (il popolare Mark Shanon di Joe D’Amato).

Il film è un cult assoluto, perché anche se la Russo nega di aver girato scene hard pare poco probabile che non sia davvero lei. Carmen è una spietata killer che assieme all’amica Cinzia Lodetti (niente male anche lei) deve far fuori un gangster, ma la trama è solo una scusa per dare il via a una serie di situazioni erotiche molto esplicite. Ricordiamo una grande scena lesbo tra la Russo e la Lodetti, alcuni rapporti piuttosto verosimili con Mark Shanon e Bruno Minniti sotto la doccia, sui prati e in riva al mare. Pare che grazie a questo film Manlio Cersosimo scoprì di essere portato per il cinema hard per via di un’erezione notevole davanti alla bella Carmen. Fu così che, due settimane dopo, partì per Santo Domingo dove girò i primi storici hard sotto la guida di Aristide Massaccesi.

Secondo Carmen Russo, il film doveva intitolarsi “Le deliziose killer”, ma quando uscì la produzione lo ribattezzò con un titolo più esplicito dopo averlo gonfiato con scene hard girate con altre attrici. Bruno Minniti, partner erotico della Russo, ricorda di aver girato solo una scena molto casta nella doccia e confessa: “Si vedeva il mio volto e poi il pisellone di qualcun altro che entrava in azione. Ovviamente noi attori non ne sapevamo niente e so che Carmen inoltrò anche una causa”. Carmen non ricorda niente de “Le pornokiller”, dice di aver rimosso il film nella maniera più assoluta, come una brutta esperienza giovanile, soprattutto non rammenta niente dell’erezione improvvisa di Manlio Cersosimo. Secondo noi, se Carmen Russo è stata “controfigurata” nelle scene hard, la produzione e il regista hanno fatto un bel lavoro perché non si nota lo stacco e la pellicola mantiene la stessa colorazione. Verificate da soli perché ne vale la pena.

“Patrick vive ancora” è l’ultimo film diretto dal diligente Mario Landi (1980), regista televisivo interessante e autore di gialli di buon livello. Questa pellicola è piuttosto modesta, si tratta di un horror girato con poche lire che deve la sua fama come esempio di cinema trash. Carmen Russo la ricordiamo per una scena di lotta con la bella Mariangela Giordano, volto storico del cinema horror e peplum italiano. La storia vuole essere una sorta di remake di “Patrick” di Richard Franklin (1978) con Gianni Dei nei panni del morto. Nel film si ricordano molti delitti efferati, tipo la scena che vede un uomo bollito vivo nella piscina e quella dell’impalamento di una vittima. Mariangela Giordano viene stuprata con un attizzatoio da Gianni Dei, che poi la sventra e subito dopo decapita la moglie con il finestrino dell’auto. Un’infermiera (Anna Veneziano) viene violentata e poi uccisa, ma fa una brutta fine anche il padre del criminale. “Una banale scopiazzatura italiana del precedente film Patrick”, scrive il Morandini e non è facile dargli torto.

Non sono molte le commedie erotiche interpretate da Carmen Russo, che ha lavorato soprattutto in televisione come ballerina. Carmen fa parte di una generazione successiva a quella delle bellezze storiche come Barbara Bouchet, Edwige Fenech e Gloria Guida. La bella attrice genovese viene lanciata in televisione da “Drive In” di Antonio Ricci che va in onda su Italia Uno nei primi anni ottanta, quando ormai la commedia scollacciata è sul viale del tramonto. In ogni caso, non rinnega i film erotici: “Se potessi li rifarei tutti con lo stesso entusiasmo, perché erano film fatti di comicità, bellezza fisica e tanto divertimento per il pubblico, ma anche per gli attori”. Carmen Russo ha ragione da vendere e non deve certo vergognarsi di aver mostrato il suo fisco stupendo a un pubblico che non chiedeva di meglio.

“La maestra di sci” di Sandro Lucidi (1981) la vede impegnata accanto a Andy Luotto, Sonia Otero Daniele Vargas, Giacomo Rizzo, Renzo Ozzano, Ghigo Masino e Cinzia De Ponti. Si tratta di una tarda commedia erotica scritta e sceneggiata dal veterano Piero Regnoli che ambienta vecchie gag e situazioni scabrose in mezzo alle nevi. Il film è abbastanza divertente, ma è certo che Andy Luotto non vale Renzo Montagnani o Alvaro Vitali, così come la Russo non è la Fenech. I meccanismi della commedia erotica risentono del passare del tempo e le situazioni voyeuristiche sono ripetitive.

Carmen Russo è una disinibita fotomodella che, per entrare in possesso di un’eredità, cerca di ricostruirsi una rispettabilità come maestra di sci. Andy Luotto è il fotografo che scopre il gioco e manda all’aria il piano della bella Carmen. Non mancano le docce e gli allupati che spiano dal buco della serratura, il fisico della Russo è straripante, ma i temi sono sempre gli stessi. Mitico il giudizio di Paolo Mereghetti: “Qualche equivoco e pochissimi vestiti per una farsa italiana di serie Z. Primi piani in totalvision sui meloni di Carmen Russo: una pacchia per i fan”.

Mia moglie torna a scuola” di Giuliano Carnimeo (1982) è un tardo scolastico che torna su un argomento sul quale è rimasto davvero poco da dire. Renzo Montagnani riveste il ruolo del marito e strappa qualche sorriso con la sua inconfondibile verve. Nel cast troviamo la bella Cinzia De Ponti, Marisa Merlini nei panni della preside, Enzo Robutti è un professore e Toni Ucci fa il bidello. Non possono mancare Jimmy il Fenomeno ed Enzo Andronico nei tipici ruoli da caratteristi. Carnimeo non è certo uno specialista del genere comico-erotico e fa quello che può alle prese con un tema sfruttato. La sceneggiatura parla di una moglie appariscente come Carmen Russo, che decide di farsi una cultura, lascia il marito a casa ed entra in collegio.

Si tratta di una pochade scadente e raffazzonata che si regge solo sulla comicità di Renzo Montagnani e sulla bravura di Marisa Merlini. Carmen Russo viene corteggiata in modo ossessivo dal professor Pier Capponi (Enzo Robutti) e cerca di resistere come può. Renzo Montagnani, marito salumiere in astinenza, raggiunge il collegio e nottetempo cerca di recuperare la moglie. Non ci riesce, ma in compenso finisce tra le braccia di una preside vogliosa che se lo accaparra per una notte d’amore. Carmen Russo è in grandissima forma anche se si vede nuda soltanto durante un’immancabile doccia. Per buona parte del film sfoggia slip e reggiseno di pizzo, calze autoreggenti, biancheria intima sexy e sguardi ammalianti. Piero Mereghetti (forse condizionato dalle bellezze di Carmen) concede addirittura una stella e mezza a una pellicola abbastanza scadente.

“Buona come il pane”
di Riccardo Sesani (1982) è ancora peggiore del film precedente, perché qui le idee mancano completamente e anche il cast non è dei più indovinati. Saverio Marconi è del tutto fuori ruolo come innamorato della bella Carmen e non lascia un buon ricordo come attore comico. Memorabile invece la sua interpretazione di “Padre padrone” dei Fratelli Taviani (1978), pellicola che non ha niente a che spartire con questa pessima commedia erotica. Carmen Russo è protagonista indiscussa nei panni di una prostituta che soddisfa un gruppo di maniaci sessuali. Il primo maniaco si eccita travestito da ferroviere dentro a un finto scompartimento con la Russo vestita da suora che si spoglia. Il secondo è un bersagliere in pensione che vuole la prostituta vestita da soldatessa (in stile Fenech), un terzo cliente è masochista e la fa vestire da “padrona” per essere dominato come un servo, un quarto è un arzillo vecchietto che ama le moto e la velocità, un quinto fa l’attore e la vuole possedere sul palcoscenico truccata da Desdemona mentre lui recita Otello, un sesto fa il tenore e la desidera durante il canto. Saverio Marconi è un astronomo pazzo che si innamora della donna senza sapere niente della sua professione e le chiede di sposarla. I maniaci lo esaminano bene e alla fine concedono la mano della loro unica donna e si invitano pure alle nozze, come se fossero una vera famiglia.

La pellicola è davvero brutta, ai limiti dell’inguardabile, la salva soltanto Carmen Russo con una generosa esibizione della sua bellezza. Le parti ad alta gradazione erotica sono molte, anche se spesso si tratta di scene già fatte e di cose già dette nei classici della commedia erotica. Si pensi al tema della suora che si spoglia nel quale si sono cimentate quasi tutte le sexy star della commedia scollacciata italiana. Sono molti gli spogliarelli dove la Russo resta in slip, giarrettiere, calze nere e reggiseno che fa intravedere la bellezza del seno rigoglioso. Interessanti i bagni (al posto delle più tradizionali docce) con la Russo immersa nella schiuma soffice e bianca che fa intravedere i seni. Il piatto forte, come consuetudine dei film con Carmen Russo, resta l’esibizione del petto e i nudi a mezzo busto sono molto frequenti. Carmen si mostra del tutto nuda solo per un breve istante quando è sul palcoscenico, e se la fa con l’attore.

Sesani si diverte a citare in modo ironico un classico del cinema come “La corazzata Potëmkin” di Sergej M. Ejzenšenstejn (1926), quando Saverio Marconi precipita per una scalinata a bordo di una carrozzina. Ma c’è anche la citazione di Edwige Fenech, perché quando Carmen Russo si veste con una tuta mimetica sembra di vedere la versione mora della bella attrice franco-algerina sul set di film come “La soldatessa alla visita militare” (1977) e “La soldatessa alle grandi manovre” (1978). Gianfranco Barra nei panni del commissario di polizia cita ancora una serie di film con Edwige Fenech (“La poliziotta fa carriera”, del 1976, e seguenti), quando mette in scena la macchietta dell’accendino che non funziona ma si accende per miracolo tra le mani dell’assistente. Il finale del film è quanto di più trash si possa immaginare, con Saverio Marconi che porta Carmen Russo sopra una specie di modellino che raffigura la Terra, la bacia durante una sorta di rallenty prolungato e lei, con il sedere nudo in primo piano canta la terribile “Io con te lui con me”. Un film scadente, molto voyeuristico, senza storia e mordente, che si salva solo per alcune scene sexy interpretate da Carmen Russo.

“Giovani, belle… probabilmente ricche” di Michele Massimo Tarantini (1982), scritto e sceneggiato dal regista e da Tito Carpi, non fu certo un successo. La stagione dell’erotico all’italiana volgeva al termine e non bastava un cast da urlo per richiamare il pubblico. Nadia Cassini, Carmen Russo e la diva dell’hard Olivia Link vengono riunite sul set di una tarda commediaccia che vede tre signore di provincia impegnate a tradire i rispettivi mariti per riscuotere un’eredità. Ci sono anche Gianfranco D’Angelo, Nino Terzo, Michele Gammino, Sergio Leonardi, Franco Diogene e Lucio Montanaro. C’è poco nudo, ma l’unica che fa vedere qualcosa è proprio Carmen Russo, attrice sulla rampa di lancio, mentre la Cassini è al suo ultimo film in carriera. Il clima che si respira è quella della pochade con tanti luoghi comuni sulla vita in provincia, ma tutto sommato il film diverte e si può ancora vedere. Carmen Russo ricorda con affetto Michele Massimo Tarantini, uno specialista del genere sexy che aveva lavorato con Gloria Guida e con Edwige Fenech, dirigendole nei loro migliori film. Nella citata intervista rilasciata a Pulici e Gomarasca per “99 Donne”, la bella attrice genovese ricorda con piacere anche Riccardo Sesani e Nando Cicero. Tra gli attori preferisce Renzo Montagnani che le ha insegnato come si fa il doppiaggio e il felliniano Alvaro Vitali.

“Il tifoso, l’arbitro e il calciatore” di Pier Francesco Pingitore (1982) è una pellicola composta da due vere e proprie barzellette sceneggiate da Pingitore e Milizia, che mettono in mostra Carmen Russo e Daniela Poggi con la collaborazione di Alvaro Vitali e Pippo Franco. Il primo episodio, “L’arbitro e il calciatore”, è interpretato da Carmen Russo e Alvaro Vitali, ma si ricorda solo per la generosa esposizione dei glutei della bella attrice. Marisa Merlini è molto brava come suocera terribile, se la cava bene pure Enzo Cannavale, ma sono da dimenticare sia Marco Galardini come calciatore gay sia Bobby Rhodes come calciatore di colore. Alvaro Vitali è un arbitro incorruttibile, geloso della moglie Carmen Russo e soggiogato da una suocera pestifera, che sospetta di essere cornificato dal centravanti tedesco della Juventus. Non c’è niente di vero, anche perché il giocatore è gay e ha un amante brasiliano.

“Cuando calienta el sol… vamos alla playa” di Mino Guerrini (1983) è un film di grande culto per gli amanti del trash, anche perché soggetto e fotografia sono di Aristide Massaccesi. Manlio Gomarasca sostiene che il popolare Joe D’Amato lo avrebbe anche diretto, ma non ne abbiamo prove certe: sappiamo solo che lo ha prodotto con la sua Filmirage. Regia e sceneggiatura sono di Guerrini e come aiuto regista risulta un giovanissimo Michele Soavi, che si sta facendo le ossa e promette bene. Il film è un vero contenitore di successi anni sessanta con Edoardo Vianello, Little Tony, Rita Pavone e Peppino Di Capri che la fanno da padroni. Tra gli attori spicca la bella Carmen Russo, unica presenza femminile di un certo rilievo, ma sono degni di nota anche Mario Carotenuto, Gianni Agus e Jack La Cayenna. I veri protagonisti della pellicola però sono Alex Freyberger e Claudia Vegliante, che mettono in scena un amore contrastato tra un meccanico e una borghese senza pregiudizi di classe. In pieno periodo di revival anni Sessanta il buon Massaccesi non poteva esimersi dal cavalcare questa onda di ritorno. I Rigueiras cantano la colonna sonora del film e il titolo del film è un chiaro omaggio al loro grande successo del momento. Secondo Piero Mereghetti “Carmen Russo è patetica nel tentativo di sembrare sexy”, ma secondo noi resta sempre un bel vedere. Ce ne fossero di donne patetiche come lei…

“Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento”
di Nando Cicero (1983), è un film scritto anche da Luciano Martino e Francesco Milizia che rappresenta il canto del cigno della commedia sexy. Nando Cicero è un autore geniale e questa pellicola non passa inosservata in un periodo storico non molto favorevole al cinema comico-erotico. Alvaro Vitali è Paolo Roberto Cotechiño, centravanti brasiliano che viene accolto così dai tifosi: “Dal Brasile agli Appennini il terrore dei terzini, con la grinta e con il ghigno è arrivato Cotechiño, tre miliardi costo netto, garantito è lo scudetto”. Carmen Russo è Eusebia, la fidanzata prosperosa del calciatore che esibisce con generosità seni e sedere per dare un po’ di verve alla pellicola. Un film che aveva avuto la sua prova generale nel precedente di argomento calcistico, ma qui si vede la mano folle e sregolata di Nando Cicero. La cosa più bella del film è proprio quel suo essere sempre volutamente sopra le righe.

Francesco Milizia scrive il suo ultimo film e ci lascia un capolavoro del genere, un vero testamento spirituale che Vitali interpreta da par suo. Tra l’altro recita due ruoli, quello dell’italiano Alvaro Cotechino, cialtrone come pochi, e quello del brasiliano Cotechiño, irreprensibile giocoliere di classe. La storia si snoda tra nostalgia per la patria, gelosie per la fidanzata ballerina e rapimenti con sostituzione di persona. Ma a fare la parte del leone è Vitali con la sua poetica trash che a Mereghetti non piace per niente: “Il film è solo una stanca sequenza di lazzi e trivialità varie affidata a un Vitali fuori forma”. Non siamo per niente d’accordo, anche se Pino Farinotti rincara definendo il film “becero, infarcito di parolacce, una farsa da avanspettacolo”. Nando Cicero un anno prima aveva diretto “W la foca!” e non è facile dire quale dei due lavori sia il più folle. Secondo noi la forza della pellicola sta proprio nel suo essere così volgare e irriverente. Carmen Russo dà un tocco di sensualità a tanta esibizione di rutti e parolacce. Resta comunque il suo film più memorabile.

L’ultimo film interpretato da Carmen Russo è il poco interessante “Ti spacco il muso bimba”, di Mario Carbone (1983). Si tratta di un prodotto di scarso valore tratto da un romanzo di Carlo Manzoni. Carmen Russo recita accanto a Sergio Leonardi, Paola Senatore e Sergio Vastano, per una commedia che vede protagonista Chico Ball, un detective pasticcione che lavora in società con il suo cane. Il detective indaga su alcuni omicidi, ma non disdegna le belle donne e qui sta il motivo della presenza di Carmen Russo e Paola Senatore. A un certo punto viene pure arrestato e accusato di essere il responsabile dei delitti, ma alla fine riesce a provare la sua innocenza. La bellezza della Russo e della Senatore sono l’unico motivo valido per vedere questo film. Carmen Russo resta nell’immaginario collettivo come una delle ultime maggiorate del cinema italiano e la scena che meglio rappresenta la sua presenza di donna dal fisco prorompente è quella che la vede distesa con il sedere bene in mostra sopra una lettiga. Carmen Russo cita Nadia Cassini e le indimenticabili sequenze dei massaggi ai glutei prima con Banfi e poi con Cannavale. Si chiude definitivamente l’era della commedia scollacciata, ma noi vogliamo ricordarla ancora su quel lettino e dimenticare la sua triste apparizione ne “L’isola dei famosi”.

FILMOGRAFIA DI CARMEN RUSSO

Di che segno sei? di Sergio Corbucci (1975)
Ragazze in affitto spa di Regine Deforges (1978)
La città delle donne di Federico Fellini (1980)
Le pornokillers di Roberto Mauri (1980)
Patrick vive ancora di Mario Landi (1980)
La maestra di sci di Sandro Lucidi (1981)
Mia moglie torna a scuola di Giuliano Carnimeo (1982)
Buona come il pane di Riccardo Sesani (1982)
Giovani, belle… probabilmente ricche di Michele Massimo Tarantini (1982)
Il tifoso, l’arbitro e il calciatore di Pier Francesco Pingitore (1982)
Cuando calienta el sol… vamos alla playa di Mino Guerrini (1983)
Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento di Nando Cicero (1983)
Ti spacco il muso bimba di Mario Carbone (1983)


L’ultimo libro di Gordiano Lupi: “Storia della commedia sexy all’italiana, volume 1 – Da Sergio Martino a Nello Rossati”, Sensoinverso Edizioni 2017

 

Di Gordiano Lupi

Gordiano Lupi (Piombino, 1960) ha fondato nel 1999 la rivista – casa editrice "Il Foglio Letterario", che dirige. Ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Collabora con Poesia di Nicola Crocetti, Valdicornia News, Inkroci, Futuro Europa. Traduce molti scrittori e poeti cubani (Alejandro TorreguitartRuiz, Virgilio Piñera, Zoé Valdés, Felix Luis Viera …). Ha pubblicato libri monografici sul cinema italiano. Tra i suoi lavori: Cuba Magica – conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Un’isola a passo di son – viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006), Fellini – A cinema greatmaster (Mediane, 2009), Una terribile eredità (Perdisa, 2009)

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