Il tema della prostituzione maschile è presente in diversi film.

Nel tempo è stato trattato in modo molto diverso, forse perché la sua rappresentazione è veramente figlia dei tempi e può dirci molto su quale sia il comune sentire di un’epoca.

Partirò dal film più recente che ho visto su una piattaforma pochi giorni fa.

“Il piacere è tutto mio”, “Good luck to you, Leo Grande” (traduzione: Buona fortuna a te, Leo Grande), Regno Unito 2022

Un’insegnante di religione in pensione, Nancy Stokes, interpretata da Emma Tompson, prenota tramite internet un incontro in hotel con un prostituto. La donna non ha mai avuto un orgasmo in tutta la sua vita. È stata sposata per molti anni e nonostante questo non ha mai goduto. Il marito era un uomo molto rigido e riteneva che praticare il sesso orale alla moglie fosse sconveniente per lui.

Praticava il sesso solamente nella posizione del missionario, cioè con la moglie sotto stesa a pancia in su e lui coricato sopra. È morto da due anni e Nancy si sente sola, non ha un gran rapporto con i figli, ha 62 anni e ha deciso di praticare il sesso e di cercare di raggiungere l’orgasmo.

Fa anche un lista di pratiche sessuali di cui ha sentito parlare e che vorrebbe praticare prima che sia troppo tardi.

Il film è stato girato dalla registra australiana Sophie Hyde in Inghilterra nel 2022, nelle città di Londra e di Norwich. L’azione si svolge in una camera d’albergo e, prima dell’ultimo incontro, nel bar dell’hotel in cui si svolgono gli incontri.

Trovate il film sulle piattaforme, io l’ho visto su Sky. Su YouTube ci sono molti pezzi.

Ancora una volta l’Inghilterra non mi ha deluso. Negli anni sessanta per noi era in simbolo del progresso e della libertà sessuale.

 

Essere anorgasmiche

La condizione di chi non riesce a provare l’orgasmo si dice anorgasmia e a leggere le statistiche pare che ancora oggi il 19% delle donne italiane soffra di anorgasmia e il 4% degli uomini. Ma si ritiene che la percentuale degli uomini anorgasmici sia molto più alta.

Quando io ero giovane credo che il numero delle donne che non aveva mai provato un orgasmo fosse molto alto. All’epoca avevo anche chiesto discretamente in giro e mi ero fatta l’idea che circa il 50% non avesse mai provato un orgasmo durante tutta la sua vita.  C’erano pure quelle che non sapevano che esistesse l’orgasmo e alcune che sapevano che cosa era ma pensavano che fosse un mito.

Intorno ai cinquant’anni raccontai a mia madre alcune mie traumatiche esperienze infantili e, in quel clima di confidenza che si era creato, le chiesi esplicitamente se non avesse mai avuto un orgasmo e se sapesse che cosa era.

Avevo notato che era molto severa nel giudicare le donne, proprio come l’insegnante in pensione del film che aveva chiamato “troie” le sue allieve per una gonna troppo corta.

Naturalmente se non sai che cosa sia il piacere sessuale, per te il rapporto sessuale è un lavoro gravoso che si aggiunge agli altri. Le donne che cercano di accoppiarsi ti sembrano vittime di una strana perversione. Il sesso  è praticato da una donna anorgasmica per compiacere il marito  e per avere figli. Mia madre mi guardò con i suoi grandi occhi castani che ritrovo in mio fratello e cominciarono a formarsi lacrime che le cadevano in grembo. Mio padre era già morto da anni. Scosse il capo.

“Mamma, ti sei persa il meglio della vita…”. Mia madre piangeva amaramente.

 

Educazione sessuale

Credo che l’educazione sessuale degli uomini avvenisse tramite gli amici che ne sapevano di più, e le prostitute.

Per quanto riguarda le ragazze la Chiesa proibiva di toccarsi (lo vietava anche ai maschi), financo di avere pensieri “impuri”. Andavamo tutti in chiesa e il parere dei preti e delle monache aveva un grande peso. Credo ci fosse anche un diffuso pregiudizio che fosse meglio mantenere le donne ignoranti sulle funzioni del loro corpo per evitare di risvegliarne la sessualità. Una specie di infibulazione psicologica.

Io la mia educazione me la sono fatta su un libro.

«Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.»

Anche per me “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse“.

 

L’amante di Lady Chatterly

Il libro in questione fu “L’amante di Lady Chatterly” di David Herbert Lawrence. Pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1928, l’opera fu immediatamente accusata di oscenità a causa dei riferimenti espliciti di carattere sessuale e al fatto che in essa veniva descritta una relazione tra la moglie di un nobile paralizzato e un uomo appartenente alla classe lavoratrice, con relativi orgasmi. Il romanzo fu messo al bando in tutta Europa e in particolare in Inghilterra, all’epoca ancora influenzata dalla morale vittoriana. Fu pubblicato solo nel 1960 e, nonostante ciò, immediatamente sottoposto a processo. Vennero fatte molte traduzioni, alcune francamente ridicole altre fedeli. Il libro è malinconico e potente. Vengono descritti in modo esplicito i rapporti sessuali fra Costance Chatterly e il guardiacaccia.

Nel corso del romanzo Connie maturerà sia sessualmente che come donna. Con il tempo arriverà a disprezzare e ad allontanarsi così tanto dal debole e impotente marito, a causa della freddezza e dei comportamenti di lui, al punto da iniziare una relazione con Oliver Mellors, il guardacaccia della tenuta di suo marito.

 

Leo Grande: un nome italiano per un prostituto

Una curiosità: il vero nome del prostituto non è Leo Grande bensì Connor, così come il vero nome di Nancy Stokes è Susan Robinson (A proposito, la signora Robinson è la matura amante  de “Il laureato” dell’omonimo film del 1967 che seduce il ragazzo.) Leo Grande è uno  pseudonimo: evidentemente un nome italiano sembrava adatto a un prostituto. O a un uomo che ci sa fare con le donne.

 

American Gigolò (Usa, 1980)

American Gigolò (American Gigolo) è un film del 1980 sceneggiato e diretto da Paul Schrader, interpretato da Richard Gere e Lauren Hutton.

 

L’epoca reaganiana

Siamo nel 1980, negli Stati Uniti è presidente il democratico Jimmy Carter, ma proprio alla fine dell’anno vincerà le elezioni il repubblicano Ronald Reagan, un ex attore.

Gli anni ottanta, cioè “l’epoca reaganiana”, fu caratterizzata negli Stati Uniti da un grande ottimismo, grazie alla riduzione della pressione fiscale attuata da Reagan, dall’aumento della produzione industriale e dell’occupazione.

È da sottolineare l’aumento del debito pubblico dovuto alle politiche (di spesa militare e non) adottate dal congresso americano. In particolare, l’Economic Recovery Tax Act garantì rilevanti sgravi fiscali e abbatté a livello generalizzato le tasse sui redditi e sui profitti aziendali, mentre la dilatazione del deficit (200 miliardi di dollari nel solo 1983) aumentò il debito pubblico.

Nonostante ciò, è da segnalare la grande crescita economica degli Stati Uniti tra il 1982 e il 1990.  L’era reaganiana è passata alla storia come un periodo di prosperità e benessere.

 

La Milano da bere

Come dicono gli economisti, quando  va bene negli Stati Uniti va bene pure da noi, forse perché gli americani sono buoni clienti del Made in Italy, come si vede proprio in American Gigolò.

Nel 1981 finiscono gli anni di piombo che erano culminati nel 1978 con il rapimento di Aldo Moro e la sua uccisione.

Gli anni ottanta in Italia furono caratterizzati dalla cosiddetta “Milano da bere”. Negli anni ottanta la metropoli lombarda era diventata un centro di potere in cui si esercitava la leadership del Partito Socialista Italiano guidato dal discusso Bettino Craxi.  Gli anni ottanta finiranno con Tangentopoli (1992) cioè con la grande inchiesta giudiziaria che liquiderà, anche con i furori giacobini, quasi un’intera classe politica.

 

Richard Gere sex simbol

“American Gigolò” conferì immensa popolarità a Richard Gere, consacrandolo come sex symbol. Fu inoltre uno dei primi film hollywoodiani con un seguito di massa a includere scene di nudo maschile frontale del protagonista.

Julian Kay è un gigolò, nato a Torino, che ha studiato in Francia (almeno lui racconta questo) amato da numerose donne facoltose di mezza età per la sua prestanza fisica e per l’eleganza.

 

Il made in Italy

Lo stilista Giorgio Armani vestì per questa pellicola sia Richard Gere sia Lauren Hutton con risultati straordinari. Lo stilista racconta che era un grandissimo estimatore del cinema in bianco e nero degli anni ’30 e ’40 e si era ispirato agli abiti che indossavano gli attori di quegli anni: pantaloni con le pinces, impermeabili molto morbidi, spalline.

Noi non possiamo fare a meno di pensare che il bel Julian si prostituisca per potersi comprare quegli abiti magnifici. Forse non possiamo perdonarlo, ma sicuramente lo comprendiamo. Inizialmente alle dipendenze di Anne, una maîtresse di origini svedesi, Julian si ritrova a lavorare anche per Leon, un magnaccia afroamericano attivo nel giro dei club per gay. L’ambiente è più altolocato di quello del film precedente. Le donne che si accompagnano con Julian sono consapevoli di se stesse e del loro corpo. Sicuramente hanno provato un orgasmo, ma cercano tenerezza, complicità, leggerezza.

Seduto in un bar in attesa di una cliente, Julian incontra per caso l’elegante Michelle Stratton, moglie del senatore californiano Charles Stratton . Su iniziativa della donna, presto i due intrecciano una relazione adultetina. Nel frattempo, Leon induce Julian a concedere una prestazione a una coppia, i Rheyman, dedita al sadomasochismo. La signora Rheyman viene assassinata qualche ora dopo e Julian viene indicato tra i sospettati, nonostante al momento dell’omicidio si trovasse in compagnia di un’altra cliente. Quest’ultima, tuttavia, si rifiuta di testimoniare per timore di essere “svergognata”.

Julian incontra direttamente il senatore e, alla ricerca della verità, mette alle strette Leon, che accidentalmente precipita dalla finestra dopo un’accesa discussione con Julian. Quest’ultimo viene a questo punto arrestato con l’accusa di omicidio, dalla quale verrà scagionato grazie a una cameriera che lo aveva visto tentare di salvare Leon. Michelle, resasi conto del cinismo del marito e dell’amore sincero che prova per Julian, gli fornisce infine un alibi per salvarlo dall’accusa di omicidio, sostenendo che fosse con lei al momento del delitto.

Vi sembra un finale troppo ottimista? Qualcosa non vi torna? Pensate che sia un’anticipazione di “Pretty Woman”? (1990) della serie “la/il puttana/o redenta/o”? (Più che redimere, per la prima volta “Pretty Woman” tratta la prostituzione in maniera non moralistica – NdR).

Che cosa dice il poeta?

“Omnia vincit amor: et nos cedamus amori ” «L’amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all’amore»

È il primo emistichio del verso 69 dell’Egloga X di Virgilio.

 

Nel 1981 arriva l’Aids

Nel 1981, i Centers for Disease Control and Prevention (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) americani segnalano sul loro bollettino epidemiologico, il Morbidity and Mortality Weekly Report ( Rapporto sulla morbillità e mortalità settimanali), un aumento improvviso e inspiegabile di casi di polmonite da Pneumocystis carinii in giovani omosessuali e di un raro tumore dei vasi sanguigni, il sarcoma di Kaposi. Sorge così il dubbio di essere di fronte a una nuova malattia. Poi l’articolo pubblicato sul New York Times del 3 luglio 1981 parla di Rare cancer seen in 41 homosexuals (Rari tipi di cancro in 41 omosessuali). La rivista medica The Lancet parla di gay compromise syndrome, mentre sui quotidiani nazionali di numerosi Paesi compaiono espressioni come immunodeficienza gay-correlata (Grid), cancro dei gay, disfunzione immunitaria acquisita.

Alla fine del 1981 appare evidente che la malattia colpisce anche gli eterosessuali, arrivando fino in Europa. Il primo caso fuori dagli Usa viene registrato in Inghilterra. Quando poi nel giugno 1982 si viene a conoscenza di un cluster (focolaio) fra maschi omosessuali nel sud della California, comincia a serpeggiare l’ipotesi che la patologia abbia un’origine virale. Poco dopo si verificano anche i primi casi tra gli emofiliaci, cioè individui portatori di un difetto ereditario della coagulazione del sangue, obbligati a costanti trasfusioni. Durante il mese di agosto del medesimo anno, nel corso di un congresso promosso dalla Food and Drug Administration (Fda), viene utilizzato per la prima volta il termine sindrome da immuno-deficienza acquisita cioè Aids per definire la malattia.

L’espressione sta a significare l’origine non ereditaria della patologia, acquisita attraverso un meccanismo di trasmissione ancora ignoto, che consiste in una deficienza del sistema immunitario. Sindrome perché non è un’unica malattia, ma un insieme di manifestazioni patologiche. Alla fine del 1982 muore un bimbo emofiliaco a causa di una trasfusione infetta e si registra il primo caso di trasmissione materno-fetale.

 

Fine di un’epoca

Con l’arrivo dell’Aids e la scoperta delle sue conseguenze finisce un’epoca in cui la gente si illudeva di poter folleggiare liberamente, di poter partecipare alle feste trasgressive, di poter sniffare droga a fiumi (anche il bel Julian si strofina le gengive con qualcosa…), di poter scopazzare senza tanti pensieri con gli sconosciuti. Intanto parecchi si erano già presi l’Aids e se ne andarono al creatore come in uno di quegli spaventosi film di Murnau.

L’epoca di “American Gigolò” era tramontata…

Ah, direte voi: “Angela, anche tu? Allora sei una moralista, allora sotto sotto sei della serie di quelli che minacciano dicendo: Sodoma e Gomorra!!!”.

Io sono piemontese e sapete cosa diceva mia nonna, ridendo: “Se nostr Sgnur u perduneisa nen el pecò dla brajetta en Paradìs u purrejva pianteje la sciuletta” (Se nostro Signore non perdonasse il peccato della mutandina, cioè il peccato carnale, in Paradiso potrebbe piantarci la cipollina).

 

Un uomo da marciapiede

 

E adesso, ultimo dei tre film, arriva il mio amato “Un uomo da marciapiede” del 1969 (Midnight Cowboy).

Joe Buck, un babbalone texano grande e grosso che fa di mestiere il lavapiatti e si annoia, decide di partire per New York dove spera di guadagnarsi da vivere facendo il gigolò. È convinto che la grande mela sia piena di donne belle, ricche e insoddisfatte perché ai mariti non gli tira. I primi tempi sono privi di risultati, vantare le proprie doti da amatore vestito da cowboy suscita lo stupore degli smagati newyorkesi. L’unica situazione in cui riesce ad avvicinarsi ad una probabile cliente fa un buco nell’acqua: quando le chiede il denaro, la cliente scoppia a piangere ed è Joe a darle i soldi per il taxi.

 

L’italo-americano dei film prima del “Padrino” (1972)

Un giorno Joe incontra in un bar Enrico “Rico” Rizzo, un italo-americano (un’altra volta!) zoppo che tira avanti con piccole truffe e furtarelli e che tutti chiamano spregiativamente “Sozzo”. Rico Rizzo è interpretato in modo magistrale da un giovane Dustin Hofmann che aveva da poco girato “Il laureato”. Aveva accettato la parte ne “L’uomo da marciapiede” perché voleva, come attore, evitare di finire bloccato nel ruolo del ragazzo di buona famiglia.

Rico Rizzo si presenta a Joe in modo amichevole e per venti dollari gli organizza un incontro con un uomo che a suo dire è in grado di fargli da pappone, ma che si rivela un fanatico religioso con tanto di statua di Gesù luminosa nella porta del bagno.

Da quel momento le cose per Joe vanno sempre peggio: senza soldi, è costretto a lasciare la sua camera (insieme alle valigie come pegno) e cerca di prostituirsi anche con gli uomini, ma l’unico cliente che riesce a trovare è un giovane studente squattrinato e disperato.

Quasi per caso Joe ritrova Rizzo all’interno di una tavola calda e tenta di riavere i suoi soldi. Rizzo è al verde, ma si offre di aiutarlo ospitandolo nell’appartamento devastato che occupa in un palazzo pericolante. I due cercano di tirare avanti aiutandosi l’un l’altro: Joe fa da spalla a  Rico nelle sue piccole truffe, mentre Rico cerca di fare da procacciatore di affari al texano nel suo lavoro di prostituto. Ma la situazione continua a peggiorare: Joe non riesce a trovare clienti, l’appartamento non offre riparo dal freddo invernale e Rizzo vede aggravarsi le sue già precarie condizioni di salute (è tubercolotico e zoppo). Nonostante tutto tra i due si instaura una forte amicizia, che aiuta Joe a dimenticare i brutti ricordi del passato e rafforza in Rizzo l’illusione di potersi trasferire in Florida e superare i suoi problemi di salute.

I due partecipano insieme a un surreale e grottesco party dove Joe conosce Shirley, che accetta di pagarlo per passare la notte con lui. Dopo che Joe ha fatto cilecca, i due passano una notte di sesso sfrenato, tanto che al mattino la donna combina un incontro tra Joe e una sua amica. Raggiante e ottimista sul futuro, Joe torna nell’appartamento dove trova Rizzo febbricitante e incapace di camminare, ma deciso comunque a realizzare il suo sogno di andare a Miami. In cerca dei soldi necessari per la corriera, Joe viene invitato in albergo da un certo Towny, che però all’ultimo minuto si pente di ciò che sta per fare. Joe però ha bisogno del denaro e lo ruba all’uomo dopo averlo picchiato.

Dopo aver comprato i biglietti per il viaggio, Joe e Rizzo partono insieme. Nonostante le condizioni critiche di quest’ultimo, Joe cerca di fare di tutto per rendere migliore la loro situazione. Dopo che il compagno si è orinato addosso, durante una sosta scende a comprare dei vestiti nuovi per entrambi, abbandonando così la sua identità di cowboy e prostituto. Risalito sulla corriera, riprende a parlare del futuro a Rizzo, che però è ormai privo di vita.

Trovate il film sul sito di Prime video.

L’ambiente descritto è più povero di quello degli altri due film.

Forse a me sembra molto più bello degli altri due perché lo trovo più realistico. Temo però di  trovarlo più realistico perché il finale tragico meglio corrisponde ai miei pregiudizi. Voglio dire che forse posso accettare che un poveraccio si prostituisca se la storia finisce malamente (“Un uomo da marciapiede”), ma molto meno se trova una ricca divorziata che lo accoglie come un topo nel formaggio (American Gigolò).

Credo siano pregiudizi, perché chi di noi è senza peccato? Se prostituirsi significa farsi pagare una prestazione sessuale chi di noi è sempre stato onesto, non ha mai fornito prestazioni sessuali per quieto vivere, per convenienza? Anzi, paradossalmente, più si è freddi, meno si è coinvolti sessualmente più ci si sottopone a pratiche sessuali per un guadagno personale che magari non sono banconote o  bonifici bancari ma sono comunque vantaggi economicamente rilevanti tipo una buona posizione sociale, una bella casa al mare eccetera.

Quindi cercare partners che sembrano sessualmente insensibili o comunque freddi e poco interessati al sesso, per essere sicuri che non tradiranno, forse è una scelta disperata e anche inutile.

Comunque come ci diceva quella mia nonna della cipollina: “Non preoccupatevi, non è una cosa che si consumi, anzi, l’uso sviluppa l’organo”.

 

IL PIACERE È TUTTO MIO

Titolo originale Good Luck to You, Leo Grande
Lingua originale inglese
Paese di produzione Regno Unito
Anno 2022
Durata 97 min
Genere commedia, drammatico
Regia Sophie Hyde
Sceneggiatura Katy Brand
Produttore Adrian Politowski, Debbie Gray
Produttore esecutivo Katy Brand, Sophie Hyde, Alison Thompson, Mark Gleek, Martin Metz, Nessa McGill, Nadia Khamlichi
Casa di produzione Align, Corner Stone, Genesius Pictures
Distribuzione in italiano BiM Distribuzione
Fotografia Bryan Mason
Montaggio Bryan Mason
Musiche Stephen Rennicks
Scenografia Miren Maranon
Costumi Sian Jenkins
Trucco Julie Dartnell
Interpreti e personaggi
  • Emma Thompson: Nancy Stokes / Susan Robinson
  • Daryl McCormack: Leo Grande / Connor
  • Isabella Laughland: Becky
Doppiatori italiani
  • Emanuela Rossi: Nancy Stokes / Susan Robinson
  • Emanuele Ruzza: Leo Grande / Connor
  • Roisin Nicosia: Becky

AMERICAN GIGOLO

Titolo originale American Gigolo
Lingua originale inglese
Paese di produzione Stati Uniti d’America
Anno 1980
Durata 117 min
Rapporto 1,85ː1
Genere drammatico, thriller
Regia Paul Schrader
Soggetto Paul Schrader
Sceneggiatura Paul Schrader
Produttore Jerry Bruckheimer
Produttore esecutivo Freddie Fields
Casa di produzione Paramount Pictures
Fotografia John Bailey
Montaggio Richard Halsey
Musiche Giorgio Moroder
Scenografia Ed Richardson, George Gaines
Costumi Alice Rush
Trucco Daniel Striepeke
Interpreti e personaggi
  • Richard Gere: Julian Kay
  • Lauren Hutton: Michelle Stratton
  • Héctor Elizondo: detective Sunday
  • Nina Van Pallandt: Anne
  • Bill Duke: Leon
  • Brian Davies: Charles Stratton
  • K Callan: Lisa Williams
  • Tom Stewart: signor Rheiman
Doppiatori italiani
  • Gino La Monica: Julian Kay
  • Simona Izzo: Michelle Stratton
  • Sandro Iovino: detective Sunday
  • Maria Pia Di Meo: Anne
  • Michele Gammino: Leon
  • Renzo Stacchi: Charles Stratton
  • Flaminia Jandolo: Lisa Williams
  • Luciano De Ambrosis: signor Rheiman

 

  • UN UOMO DA MARCIAPIEDE
Titolo originale Midnight Cowboy
Lingua originale inglese
Paese di produzione Stati Uniti d’America
Anno 1969
Durata 108 min
Dati tecnici B/N e a colori
Genere drammatico
Regia John Schlesinger
Soggetto James Leo Herlihy
Sceneggiatura Waldo Salt
Produttore Jerome Hellman
Casa di produzione Jerome Hellman Productions
Distribuzione in italiano United Artists
Fotografia Adam Holender
Montaggio Hugh A. Robertson
Effetti speciali Joshua White
Musiche John Barry
Scenografia John Robert Lloyd, Philip Smith
Costumi Ann Roth
Trucco Irving Buchman
Interpreti e personaggi
  • Dustin Hoffman: Enrico “Rico” Rizzo
  • Jon Voight: Joe Buck
  • Sylvia Miles: Clara
  • John McGiver: signor O’Daniel
  • Brenda Vaccaro: Shirley
  • Barnard Hughes: Towny
  • Ruth White: Sally Buck
  • Jennifer Salt: Annie
  • Gilman Rankin: Woodsy Niles
  • Georgann Johnson: signora ricca
  • Jonathan Kramer: Jackie
  • Anthony Holland: predicatore televisivo
  • Bob Balaban: studente
Doppiatori italiani
  • Ferruccio Amendola: Enrico “Rico” Rizzo
  • Massimo Turci: Joe Buck
  • Anna Miserocchi: Clara
  • Rita Savagnone: Shirley
  • Vittorio Stagni: studente

 

 

 

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