Powerhouse Pepper è un personaggio comico ideato, scritto e disegnato da Basil Wolverton, uno dei più originali fumettisti americani degli anni quaranta e cinquanta. Dotato di un segno tanto immaginifico quanto grottesco, Wolverton si pone, tra l’altro, come l’anello di congiunzione tra i disegnatori della vecchia scuola di Chicago (come Harold Gray) e i posteriori autori underground (come Robert Crumb). Se il lato “oscuro” della sua opera (forse un po’ più noto a noi italiani) è rappresentato da storie fantascientifiche e dell’orrore, non possiamo dimenticare un lato più “leggero” costituito da storie comiche. Tra queste, il personaggio di maggior successo è, appunto, Powerhouse Pepper, un pugile invincibile e allo stesso tempo ingenuo, gentile e generoso. Fa il suo debutto nel comic book Joker n. 1, pubblicato nell’aprile 1942 da quella che allora si chiamava Timely e che oggi è universalmente conosciuta come Marvel. Il personaggio continua ad apparire fino al 1948, all’interno di vari albi comici antologici (Gay Comics, Tessie the Typist, Rusty, Millie the Model). Ottiene anche un albo con il proprio nome, alla chiusura del quale, con il n. 5 del novembre 1948, termina la pubblicazione delle sue storie inedite. Chiaramente, Pepper ha un forte debito verso il Popeye di Elzie Segar, ma si contraddistingue per un umorismo più sfrenato e, soprattutto, per la tendenza estrema all’uso di rime e allitterazioni. Questo legame tra Wolverton e Segar lo rende, in un certo senso, il fratello americano del nostro Benito Jacovitti, anche lui fortemente influenzato da Segar e caratterizzato da un umorismo folle. La storia qui presentata, tradotta appositamente, è stata pubblicata su Tessie the Typist n. 10 del giugno 1947. (Su Basil Wolverton, Giornale POP ha pubblicato qui un articolo esaustivo e ricco di immagini. Dove, tra l’altro, viene pubblicata questa stessa storia nella versione originale). Navigazione articoli GLI INGIUSTAMENTE DIMENTICATI MICRONAUTI LA MINISERIE INUTILE DI CICO
Jacovitti si aggira nel garage ermetico e si smarrisce tra la folla di Alieni che al mercato delle pulci di Saint Ouan cercano “L’affare”!! Dietro al suo Banco di articoli in vendita Lupus denari scruta Jacovitti e sorride furbescamente!! Denari e Ezechiel sono seduti al Bistrot “ Chez lupo in fabula” , qui in place “Contrescarpe” ospiti della linea letteraria inaugurata nel saggio commemorativo di”100 anni con Jacovitti”, già bestseller in Cappadocia nel monastoro dei frati sordomuti che hanno fatto anche il voto di non esprimere mai un parere al di fuori dei fioretti di San. Francesco, all’interno di una storia straordinaria di Caprioli quale è “Rose fra le torri” risalente al 1944!!!La storia da riassumere sarebbe piuttosto lunga, quindi mi limiterò a fare una premessa di tipo cronologico partendo dalla lontana, per spiegare la fuga in Irlanda, braccati ( io, Luca Boschi e Leonardo Gori e mi pare Sani travestito da pellegrino circense accompagnato dal suo mentore in fatto di avvenimenti di genere poliziesco, mister Sherlock Holmes, “retired” da decenni, dedito all’allevamento di api nel suo eremo ubicato in una landa quasi irraggiungibile del Sussex e tornato in attività per supportare una strana indagine dell’alter – ego di Gori, un certo Arcieri……che spesso si può contattare nei panni di lavapiatti e cuoco nei momenti di estro a Parigi in rue Guisarde nel ristorante situato al n°13, Chez Fernand. Gori dopo aver jetto “ Cento anni con Jacovitti” é rimasto apparentemente impassibile: si gratta la zucca e chiude gli occhi! Dorme???’ Mah, e chi lo sa!! Forse pensa ai primo fumetto,storia, di Jacovitti?? Primi anni sessanta??Quanti anni avevo la prima volta che mi capitò di guardare una storia a fumetti? Non posso ricordarlo, poiché nel 1937 quando ebbi la ventura di venire al mondo, mio fratello maggiore Franco, allora di anni sette, già aveva fra le mani Albi e giornali a a fumetti quali !i Corriere dei Piccoli, l’Avventuroso, Topolino giornale e relativi albi e anche Il Vittorioso allora appena uscito nelle edicole; arrivato all’età di anni cinque, nel 1942, le cose viste e poi successivamente lette, rimasero nella mia memoria. Quindi i ricordi iniziarono a sedimentarsi in qualche parte del mio cervello preposto a tale funzione! Di allora di altro ricordo Dick Fulmine Albogiornale e Jacovitti autore di storie per me allora straordinarie, quali quelle di “Cucu” e successivamente le avventure di Pippo, Pertica e Palla più cane Tom, alle prese con spie e villain vari, fra i quali l’impnotizzatore circense Putifarre!! Poi la folgorazione di Mandrake e L’Uomo Mascherato sulle pubblicazioni Nerbini! Una formazione quindi pluralistica, nella quale convivevano anime del fumetto assai diverse fra di loro, con origini eterogenee e lagate ad Immaginari fra di loro estremamente differenziati! Personalmente iniziai ad acquistare fumetti a dieci anni, nel 1947, “Il Vittorioso” per Jacovitti soprattutto, poi qualche albo di Mandrake e Phantom anche nell’edizione del romano Capriotti. Da allora non ho mai abbandonato il fumetto. Anche ora da vecchio guardo le edicole che ritengo un mondo alieno,o quasi!!, anche se sono rimasto molto legato ai fumetti del passato come Blake e Mortimer di Jacobs, anche se le storie apocrife non le trovo sempre di mio gusto!! Delitto in rue de Lancry narrato in prima persona “Roland, ehi, Roland!!” Scuoto l’amico che dorme beatamente sul divano di velluto rosso pompeiano, proprio sotto alla grande finestra che completamente aperta lascia entrare il rumore continuo del traffico che sfreccia sul boulevard sottostante, a due passi da porte Saint Cloud. Roland Topor apre gli occhi e guardandomi sorpreso sbadiglia e chiede:” ma che ore sono?”. Io indico il grande orologio a pendolo che sulla parete di fronte segna le 16,18. Ride sommessamente l’amico Roland e stirandosi un poco si mette a sedere sul divano, io subito prevengo le sue domande e dico in fretta:” ascolta bene questa storia che narrerò al presente, non in corsivo e in prima persona! Ecco si va ad incominciare! Mi schiarisco la gola e attacco: Hugo Pratt si toglie la pipa di bocca, la osserva un poco e poi la batte per farne uscire la cenere ancora fumante. Guarda con aria quasi corrucciata Luca Boschi e Leonardo Gori che stanno sorseggiando il famoso caffè irlandese che il Nostro ha imparato a fare con l’aiuto del fido maggiordomo O’ Gally, reclutato nella contea di Clare dopo il famoso caso dei delitti delle scogliere di Moher, dove un centinaio di turisti finirono al cimitero per aver bevuto tazze di caffè alla panna con stricnina al posto del liquore; non si alza dalla comoda poltrona e si avvicina alla grande portafinestra, scosta la tenda di pizzo e guardando fuori sospira dicendo:” Tomaso mio carissimo, qui al n°42 de Lancry, un posto tranquillo di questo quartiere parigino a due passi dal famoso canale di San Martin, mi trovo bene, sento un’aura positiva che mi circonda, che mi rimanda alla mente ricordi di posti lontani da me visitati innumerevoli volte. Uno di questi è sicuramente l’Irlanda. Naturalmente potrebbe continuare…….. Mi sono invece incongruamente addormentato mentre guardavo avidamente il volune Taschen con l’integrale di Little Nemo, sotto agli occhi vigili di Micia e della lupa bianca a volte suo Alter ego!! Dai loro continui miagolii e sonorità varie risvegliato con intenzionità , apro gli occhi e dalle fessure della finestra semiaperta percepisco che filtra l’incerta luce del tramonto o del primo mattino, non saprei dire… Ho avuto un incubo spaventoso, leggevo il saggio ”100 anni di Jacovitti” di Denari e Colabelli, e mi rendevo conto che era un rifacimento scritto e gonfiato !! Ma era solo un incubo, la realtà non può produrre certe cafonerie furbeschamente fritte e rifritte!! Italo Calvino sbuffa, non si cura di queste faccende di stravaganze scritte e riscritte in modo poco astutamente gonfiato e integrato da contesti complementari, è pensieroso mentre sfoglia pigramente la rivista appena arrivata per posta dall’Italia. Riesco a vedere l’intitolazione: “GULLIVER”. Ah, la creatura cartacea di Grillo! in questo numero viene ristampata la storia di Jacovitti del 1945 “Pippo sulla Luna” con l’impaginazione rimontata nel formato a tutta pagina verticale. Operazione ortodossa, perché nessun taglio di vignette od altro viene effettuato. Nemmeno il lettering ha subito gli oltraggi del cosiddetto rimodernamento, tanto caro a grafici/calligrafi di nuova generazione, va beh, meglio che niente! Però l’emozione provata da chi ha avuto modo di leggere nel corso del 1945 settimana per settimana lo svolgersi del sogno lunare è ovviamente cosa irripetibile. Calvino mi osserva attentamente e con grande calma , con voce monotona mi dice:” Già, questa storia a fumetti si presterebbe bene ad essere manipolata seguendo il metodo della combinazione .. ehm, combinatoria. Ossia una operazione che ho compiuto in età matura, quella consistente nel ricavare delle storie dalla successione delle misteriose figure dei tarocchi, interpretando la stessa figura ogni volta in maniera diversa, certamente ha le sue radici in quel mio farneticare infantile su pagine piene di figure. È una sorta di iconologia fantastica che ho tentato nel Castello dei destini incrociati. . (Cfr. A. Piacentini, Tra il cristallo e la fiamma, alle voci “Calvino, Il castello dei destini incrociati…………”; “San Gerolamo”; “San Giorgio”; e per il ruolo dei fumetti nel narrare di Calvino alle pp. 431-439). Roland Topor sorride osservando Calvino intento a parlare e parlare sdraiato su un comodo divano beve da un boccale birra chiara e dopo schiocca le labbra soddisfatto: “Mi è sempre piaciuto il personaggio di Bianconiglio… un essere dominato da impulsi al limite del maniacale, rivelatosi poi alla fine uno scherano della regina malvagia. Peccato che io non abbia mai avuto l’opportunità di illustrare “Alice nel paese delle meraviglie”! Fra tutti gli artisti che ci hanno messo mano mi piace molto Newell, un americano dell’inizio del 1900 alla corte di Carrol!!” Ride ancora Topor felice della sua battuta. Jacovitti avvolto nella nube tossica emessa dall’enorme sigaro che sta fumando sorride sornione: Guarda Roland Topor-“Ma dai Roland, qualche illustrazione con Alice protagonista l’hai pur fatta!” Topor sospira:” Beh, in verità si, ma cose da nulla, non come per Pinocchio, per il quale ho prodotto 23 illustrazioni fuori testo. Certo, una bazzecola al confronto di quanto a proposito hai combinato tu”. Così dicendo Topor ride a singhiozzo guardando Jacovitti che apertamente sogghigna. Il nostro Jac si fa improvvisamente serio. Grattandosi la testa si toglie il sigaro di bocca e lo schiaccia nel portacenere. Mi giro e mi accorgo con un brivido che la solita distorsione spazio /temporale mi ha spedito “altrove”, lontano da Roland Topor e la sua dimora parigina. Si, ma dove poi?? . Un movimento impercettibile dell’aria mi mette in allarme: Franco Benito, anima in pena, sei tu?”. Intorno al piccolo vortice una figura spettrale emerge porgendomi un libro. Ah, perbacco. Si tratta del volume edito da Taschen con la raccolta completa delle tavole di “Little Nemo, del grande Winsor McCay. Leonardo Gori nel suo blog “Fumetto Classico, nello scorso mese di Dicembre 2014 lo ha magnificato ( e in effetti il volume è stupendo), definendo una bazzecola il prezzo di cento euro e passa. A dir il vero io non la penso in questo modo nei riguardi del prezzo rapportato a che cosa significano cento euro per tutti coloro che per campare tirano la cinghia, però forse sbaglio. Mah? Guardo lo spettro/Jacovitti e in trasparenza vedo alle sue spalle la silhouette incombente di Bruno Manco Arcieri Capac: stranamente appare non avere spessore, un paradosso della fisica. Mancobruno estrae dalle pieghe del mantello di alpaca una serie di cordicelle fittamente annodate: capisco il messaggio in codice. Ho studiato per anni la scrittura a nodi inca – quipu – e ho passato un’ intera estate al museo di Cuzco a decifrare nodi con la consulenza del noto studioso americano di civiltà mesoamericane e in special modo sulla loro rete stradale di comunicazioni, Victor W. Von Hagen, eminente personalità che conobbi a Roma nel 1956 quando ero ragazzo mentre presentava il suo libro”Highway of the sun “. Beh, si il messaggio in “scrittura” quipu è in pratica una poesia d’amore dedicata ad una certa Elena Contini. Il nome non mi giunge nuovo. Ah, si,si, ora rammento, il grande amore di Arcieri sbocciato verso la seconda metà degli anni ’30, quando il nostro poeta innamorato era poco più che trentenne. Rammento una bella storia parigina… ah, l’amour! posso rimanere inattivo di fronte ai patemi amorosi di Bruno?? Certamente no! Ed eccomi quindi qui sull’Esplande des Invalides insieme ad una decina di musicisti principianti chr mi sto esercitando con il flauto peruviano. Gori,direttore onorario d’orchestra, non si vede, è certamente rimasto a banchettare da Chez Maxim, dopo una intera notte di stravizi. Ah, se non fossi diabetico, cardiopatico e con una massa oscura non meglio identificata che mi ingombra il cervello, sarei anch’io della partita. Beh, non proprio, poiché mangiare molto non mi piace, bere poi…sono astemio. Donne, dite donne?ma io sono felicemente insieme con mia moglie dal mese di Marzo 1961 e non ho mai toccato altra donna. Sono Padre e nonno felice. Insomma, vorrei solo interloquire ogni tanto con qualcuno che condivide i miei appetiti intellettuali. Già, la lettura, i fumetti che sono un prodotto di non solo intrattenimento. Chiedo troppo?? Mi devo ritirare nell’anfora che a morte avvenuta conterrà le mie ceneri?. Beh, metaforicamente lo posso fare. L’unico che mi capisce è Mancobruno Arcieri, in arte musical sonora Capac! Bordelli, voi dite anche il commissario Bordelli? Nooo, mi spiace per Marco Vichi, è pur vero che soffre costantemente per amore, ma le sue passioni sono tempeste adolescenziali, anche se ormai la sua età non è più verdeggiante. Ps. Il flauto peruviano, chiamato anche flauto di Pan o zampogna, è uno strumento a fiato sudamericano. Ci sono vari tipi di scanalature, ma il flauto peruviano è caratteristico per la sua gamma limitata di tubi. Tipicamente, esso presenta 10 tubi, talvolta suddivisi su due file da cinque. Lo strumento crea un suono unico, “legnoso”, ed è relativamente semplice da suonare, ma per perfezionare il proprio suono sullo strumento richiede anni di pratica. Anni, non so se ce la farò. Rispondi
Una biografia romanzata Il mondo di uno dei più geniali fumettisti italiani viene raccontato da Stefano Milioni e Edgardo Colabelli in un libro (100 anni con Jacovitti, Ballon’s Art, con una prefazione di Vincenzo Mollica) che con disegni inediti e foto passa in rassegna la vita dell’artista e quella del nostro paese, dal Ventennio fascista alla fine della Prima repubblica, passando per la guerra, il Dopoguerra, la difficile fase della ricostruzione, la ripresa, il boom economico, il turbinio degli anni Settanta, gli anni di piombo, e quelli che avrebbero portato a Tangentopoli. Rispondi