La nose art è una particolarissima forma artistica che ha preso piede sulle carlinghe di veri aerei da guerra. Letteralmente suona come “arte del naso”, dato che si tratta di immagini dipinte sui “musi” degli aeroplani. Nasce durante la Prima guerra mondiale, quando alcuni biplani cominciano a riportare sulla fusoliera disegni tesi a identificarli. In realtà, il primo esempio documentato di nose art è precedente, dato che è datato 1913, e si tratta di un mostro marino dipinto su un idrovolante italiano. Allo scoppiare del conflitto, i piloti tedeschi prendono l’abitudine di disegnare bocche di animali feroci sul muso dei loro aerei. Vengono presto imitati da quelli inglesi e i disegni, tutto sommato semplici, facilitano l’identificazione dei mezzi, permettendo di distinguere i nemici dagli amici. Sono pochi gli esempi di immagini più elaborate, tra queste spicca quella del cavallino rampante (poi destinato a diventare il simbolo della Ferrari) sul mezzo volante dell’asso italiano Francesco Baracca. Eugene Jacques Bullard, primo pilota afroamericano di stanza presso l’aereonautica militare francese quando gli Stati Uniti non sono ancora entrati in guerra, preferisce una cicogna (in seguito tenta invano di arruolarsi nell’aviazione americana, che all’epoca conta solo piloti bianchi). Gli animali, quindi, sembrano essere i soggetti prediletti. La nose art, che ancora non è identificata come tale, si presenta sporadicamente con disegni limitati e dal livello artistico spesso poco significativo. Più che altro si tratta di sagome piatte, mentre il colore prevalente è il nero. Per vedere una vera e propria esplosione del fenomeno bisogna attendere la Seconda guerra mondiale. Sarà forse per fare passare il tempo durante le noiose ore trascorse a terra, oppure per il desiderio di distinguersi, per scaramanzia o per la voglia di sfidare il nemico, o ancora per semplice divertimento, ma negli anni Quaranta la nose art diviene una presenza fissa sulle fusoliere, specie quelle degli aerei statunitensi. Non solo, i disegni vengono riportati anche sui giubbotti dei piloti, identificando così l’equipaggio di ogni velivolo, che è generalmente accompagnato anche da nomi stravaganti o ammiccanti, oppure da giochi di parole. Sul fronte dei soggetti a farla da padrone sono le pin-up femminili. Gli equipaggi, composti da uomini lontani per mesi o anni da casa e fidanzate, si consolano osservando le belle ragazze sulle carlinghe dei loro mezzi. Le fanciulle dipinte, dalle lunghe gambe e dal seno prosperoso, devono avere molto caldo in mezzo alla battaglia, dato che indossano pochissimi vestiti, ammesso che li indossino. Inoltre strizzano l’occhio ai militari, ammiccano, si atteggiano in pose provocanti, a cavallo di bombe o impugnando spade sguainate. I mezzi volanti prendono i loro nomi: Blonde Betty, Sal, Bomb Babe, Fabulous Fannie, Calamity Jane eccetera. Oppure puntano su slogan da battaglia, come “Peace or bust” e “Finito Benito Next Hirohito”. La qualità dei disegni varia molto a seconda degli autori, spesso sconosciuti, alcuni dei quali si improvvisano illustratori senza alcuna esperienza in materia. L’incertezza del loro tratto, tuttavia, si fa perdonare con le curve delle discinte figliole. Inoltre, gli apprendisti pittori cercano di ovviare alle loro mancanze “ispirandosi” a immagini di pennelli ben più quotati. Gli basta acquistare una qualche rivista per uomini e da lì copiare la pin-up di turno. Al tempo la rivista maschile più idonea a tale compito è Esquire, mentre l’artista più apprezzato risulta essere Alberto Vargas. Con il nome d’arte Vargas, negli anni Quaranta è sinonimo di pin-up. Nato in Perù il 9 febbraio del 1896, Alberto Vargas è figlio di un famoso fotografo che, tra l’altro, gli insegna a usare l’aerografo quando ha tredici anni. Studia in Europa, a Zurigo e Ginevra, mentre a Parigi si imbatte nella rivista La Vie Parisienne, rimanendo colpito dalle sue sensuali copertine. Durante la Prima guerra mondiale la famiglia Vargas si trasferisce negli Usa, che divengono la nuova patria di Alberto. Questa volta a colpirlo sono le ragazze americane, che trova estremamente belle e sofisticate. Alberto Vargas decide così di abbinare le due cose che apprezza di più, disegno e belle fanciulle, per diventare un illustratore. Prima si occupa di immagini di moda, poi passa a lavorare per il cinema, inizialmente per la Paramount Pictures e in seguito per altre compagnie. Infine si dedica alle pin-up approdando finalmente alla rivista Esquire, grazie alla quale viene apprezzato dai militari al fronte. La sua popolarità presso le truppe è tale che alcuni soldati gli chiedono di disegnare le loro mascotte, cosa che Vargas fa volentieri. Oltre a lavorare per Esquire, Vargas realizza pin-up patriottiche per la rivista American Weekly, rafforzando ulteriormente il legame con i soldati e con la nose art. Copie delle sue signorine in déshabillé appaiono a centinaia sulle fusoliere dei mezzi volanti a stelle e strisce. Anche altri artisti, seppur meno famosi, si cimentano nel difficile compito di creare mascotte femminili per gli aerei. Tra questi spicca Phil Brinkman, un illustratore pubblicitario che allo scoppio della guerra viene arruolato nella Army Air Corps. Non è un pilota e non ha esperienza in nessun settore della vita militare, viene adibito al semplice ruolo di sentinella in una base di Tucson, nel Texas. Nel tempo libero Brinkman si mette a dipingere murales all’interno della base e viene notato da un ufficiale che gli propone di dipingere sui musi dei bombardieri B-24 dello 834th squadrone. Dato che si tratta di dodici aerei, Brinkman pensa di dedicare a ognuno di essi un segno zodiacale, ovviamente in versione pin-up. Finito questo lavoro non si ferma, realizzando pin-up dal taglio più classico per altri velivoli, fornendo così il proprio particolarissimo contributo al conflitto. Un contributo che non è stato dimenticato, a giudicare dal numero di siti a lui dedicati che ne raccolgono la biografia e un gran numero di opere, dai disegni preparatori alle foto delle carlinghe di aeroplani. Subito dopo le pin-up, tra i soggetti preferiti dagli autori di nose art e dagli equipaggi degli aerei vi sono i personaggi dei fumetti. A volte i due filoni si fondono, dato che al centro dell’attenzione ci sono belle fanciulle uscite da qualche strip. La sensualissima Miss Lace, creata da Milton Caniff (per una serie a fumetti dal titolo Male Call diretta a sollevare il morale delle truppe), che dalla carta si trova trasposta sul metallo. La figura longilinea e formosa, gli abiti avari di stoffa e gli occhi alla orientale sono tutti elementi che contribuiscono a rendere Miss Lace estremamente popolare tra le truppe. Altra star dei fumetti adottata dalla nose art è Daisy Mae, da Li’l Abner di Al Capp. La straripante bellezza contadina non è l’unico character di Capp a finire immortalato sugli aerei, dato che anche i meno sensuali Fearless Fosdick e Big Shmoo sono spesso adottati come mascotte. Largo spazio ai personaggi Disney, tra cui un Topolino in gran forma che, impugnando delle pistole, grida “Let them come gang, I’ll take care of them!” (“Lasciateli venire, gente: me ne occupo io!”), ovviamente riferendosi agli aerei nemici. Non mancano Bugs Bunny, Little King, Maggie (da noi Petronilla), Popeye e decine di altri, resi popolari dalle strisce sui quotidiani e pronti a fare la loro parte nei cieli di guerra. A quanto pare, patriottismo e balloons insieme trionfano. (Il testo è stato originariamente pubblicato su Mister No, Edizioni If. Le immagini sono tratte da un volume giapponese interamente dedicato alle “mascotte” aeree disegnate, ispirate a fumetti e cartoni animati. In Italia può essere acquistato da fioridiciliegioadriana@gmail.com) Navigazione articoli PV – CLASSIFICHE POCO NOTE MATITE BLU 275
Non solo sugli aerei alleati Topolino è sempre presente sulla fusoliera degli aerei pilotati dall’asso tedesco Adolf Galland. E i fumetti compaiono sugli aerei anche prima della seconda guerra mondiale è abbastanza noto il Popeye presente su un Polikarpov I16 Rata dell’aviazione repubblicana spagnola, probabilmente pilotato da un volontario americano delle Brigate Internazionali. Rispondi
Bella l’idea che ha dato inizio a questa pratica…un mostro marino, simbolo delle profondità marine, dipinto su un aereo che svetta invece sui cieli 😃😃 Rispondi