La sera del 3 febbraio 2003, Phil Spector, un uomo eccentrico e facoltoso di 63 anni, si fa portare dal suo autista all’House of Blues, uno dei locali notturni più famosi di Los Angeles. Nel locale rimane colpito da una cameriera bionda di 39 anni, o hostess, per usare un termine più “glamour”. Lei si presenta come Lana Clarkson, lui le stringe la mano senza dire il proprio nome, aspettandosi di essere riconosciuto. Poi, quando finalmente si presenta, la cameriera non appare né sorpresa, né onorata. “Ma lo sai chi sono?”, sbotta offeso Spector. Il fatto è che, a parte gli addetti ai lavori, la gente ricorda solo i nomi dei cantanti famosi. Non ricorda quello di un grande musicista, compositore e produttore discografico come lui, che quei cantanti li ha portati al successo. A giustificazione della donna c’è però il fatto che Spector è fuori dal giro da molti anni. Un collega della Clarkson si avvicina sussurrandole all’orecchio: “Attenta, trattalo come se fosse fatto d’oro”. Vedendola imrpovvisamente molto più disponbile, lui la invita sulla limousine e dice all’autista, Adriano De Souza, di portarli nella sua villa. Una volta arrivati a destinazione ad Alhambra, un quartiere elegante di Los Angeles abitato dai vip, De Souza rimane in auto aspettando di riaccompagnare a casa la donna. Phil Spector ha proposto alla Clarkosn di visitare il suo maniero chiamato Pyrenees Castle, una fastosa abitazione che un tempo era un albergo. Entrambi sanno che non si tratta di un invito disinteressato. Dopo aver atteso per un’ora circa, l’autista sente un sparo. Poco dopo, Spector esce di casa e, in evidente stato confusionale, si avvicina a De Souza balbettando di aver ucciso qualcuno. I primi successi di Phil Spector Phil Spector nasce a New York nel 1939 da una famiglia ebrea fuggita decenni prima dalla Russia a causa delle persecuzioni politiche. Da bambino, Phil è vittima del bullismo perché piuttosto piccolo e gracile. Quando ha 14 anni, dopo l’incomprensibile suicidio del padre, la famiglia si trasferisce sull’altra costa degli Stati Uniti, a Los Angeles. Due anni dopo Phil fonda una band, i Teddy Bears (gli Orsacchiotti), con tre compagni di scuola. Grazie alla prima canzone scritta da lui, “To know him is to love him”, nel 1958 il gruppo arriva al primo posto delle vendite dei 45 giri, con più di un milione di copie. Un successo strepitoso. Con il secondo disco, però, la band precipita al 91esimo posto, mentre il terzo non entra neppure nella “top 100”. Nel 1959, gli Orsacchiotti si sono già sciolti. Da questo momento in poi, Phil preferisce passare dal ruolo di compositore a quello di produttore, che è un po’ il “regista” dei dischi. Nei primi anni sessanta lancia diversi cantanti di successo, soprattutto donne, anche se i loro nomi verranno dimenticati presto. Diventa famoso per una particolare tecnica musicale chiamata “wall of sound” (muro del suono), che consiste in un effetto audio denso e con un forte riverbero. Questo suono particolare viene ottenuto facendo eseguire lo stesso brano a tanti musicisti insieme, per esempio tre chitarristi invece di uno. È un modo di fare musica che funziona bene nelle radio ancora prive di effetto stereo e nei jukebox, che all’epoca si trovano in ogni bar. Nel 1963 Phil Spector lancia una canzone natalizia, “A Christmas gift for you”, che ancora oggi viene trasmessa in tutto il mondo, e nel 1965 produce “Unchained Melody”, una canzone che ritornerà al successo nel 1990 come colonna sonora del film Ghost. “Ha venduto 13 milioni di dischi”, scrive il famoso giornalista Tom Wolfe, “Phil Spector è il primo industriale nella storia specializzato in adolescenti”. Negli anni sessanta, Phils si sposa due volte con delle cantanti, Annette Merar e Veronica Bennett, divorziando dopo pochi anni di convivenza. Due relazioni da dimenticare, almeno per le mogli, ossessionate dalla sua gelosia. Alla prima Phil regala una piccola bara d’oro massiccio dicendole: “È pronta per te se mi tradisci”. Alla seconda vieta di incontrare i cantanti per cui lavora, temendo che possa tradirlo con loro. Durante il secondo matrimonio adotta tre figli, che rimarranno con la madre. Prediletto da John Lennon Phil Spector ama i dischi a 45 giri, quelli con due sole canzoni, e detesta i 33 giri perché di solito, secondo lui, “contengono due belle canzoni più dieci pezzi da buttare”. Fa un eccezione per John Lennon, che nel 1970 gli dà da arrangiare “Let it be”, l’ultimo album dei Beatles. Spector lo produce mettendo insieme le registrazioni ancora incomplete e il disco batte tutti i record di vendita. Paul McCartney, che non sapeva niente di questa operazione, si infuria perché sono stati aggiunti archi e cori non previsti. Tanto che, dopo Yoko Ono, la compagna giapponese un po’ invadente di Lennon, Spector è considerato la seconda causa dello scioglimento del quartetto di Liverpool. John Lennon, invece, soddisfattissimo, nel 1971 farà produrre da Phil Spector anche il suo singolo più celebre, “Imagine”. Nel 1974, Phil Spector sfonda il parabrezza in un terribile incidente d’auto. I soccorritori, sulle prime, lo credono morto. Solo per caso qualcuno si accorge che il suo cuore batte ancora. I chirurghi devono mettergli più di 400 punti al volto e 300 alla nuca. Da quel momento, chi lo conosce bene sostiene che Phil è diventato un’altra persona. Si comporta stranamente, perde spesso la sua lucidità e il suo talento non è più quello di prima. Continua stancamente la sua carriera fino all’inizio degli anni ottanta, e, dopo aver prodotto alcuni gruppi, tra i quali i Ramones, decide di ritirarsi. Di lui si continua a parlare solo per pettinature eccentriche, diventate più ingombranti per coprire le cicatrici, e per le sue manie di eremita circondato dal lusso. La regina dei barbari L’altra protagonista di questa vicenda, Lana Clarkson, nasce nel 1962 a Long Beach, in California. Bella, alta e atletica, Lana inizia a lavorare come modella. Il suo sogno è quello di diventare la nuova Lana Turner, con la quale condivide il nome di battesimo. All’inizio degli anni ottanta riesce a entrare nel mondo dello spettacolo, interpretando piccole parti al cinema e in televisione. La sua bellezza prorompente viene messa in risalto nelle scene sexy di una serie di film “fanta-storici” prodotta da Roger Corman, intitolata Barbarian Queen (“regina dei barbari”). Pellicole di serie B, inoltre i critici la considerano una biondina inespressiva e legnosa. Chiusa la carriera cinematografica, per sbarcare il lunario Lana inizia a lavorare come cameriera in un locale alla moda. Sarà proprio qui che incontrerà Phil Spector. La polizia, quando arriva al castello del produttore, trova il cadavere della Clarkson riverso su una sedia. La donna è morta per un colpo di pistola in bocca. Lui dichiara che si è sparata da sola per sbaglio mentre simulava un rapporto orale, ma la polizia non gli crede e lo arresta. Per tornare libero, Spector deve pagare la cauzione di un milione di dollari. Il suo primo difensore è Robert Shapiro, uno degli avvocati che avevano fatto assolvere l’ex giocatore di Football americano O.J. Simpson dall’accusa di avere ucciso la moglie. Grazie alla sua consumata abilità di muoversi nelle maglie della giustizia, ogni tre mesi Shapiro riesce a rinvare l’udienza in tribunale. In attesa del processo, nel 2006 Spector si sposa per la terza volta con Rachelle Short, una ragazza più giovane di 41 anni. “Mi sono innamorata di lui perché è un tipo carino, spiritoso e intelligente”, dice Rachelle. “Malgrado apparteniamo a generazioni diverse, condividiamo interessi comuni: amiamo la musica, la gente, la vita, i vecchi film”. Phil Spector alla sbarra Il processo per omicidio di secondo grado, compiuto quindi senza premeditazione, inizia nel 2007. Per l’accusa, Phil Spector è un uomo notoriamente violento e con problemi di alcol: quella sera, dopo aver portato l’ex attrice a casa sua, aveva bevuto più del solito. Dopo alcune avances molto spinte, la Clarkson, offesa, stava per andare via e aveva già la borsetta leopardata sotto il braccio. Ma lui, dopo essere stato respinto, colto da furia improvvisa le aveva sparato in bocca. La tesi della difesa, invece, è che la donna, nel corpo della quale sono state trovate tracce di stupefacenti, si sia suicidata per i suoi insuccessi professionali. Tutti sapevano che, da quando aveva dovuto abbandonare lo spettacolo, soffriva di depressione. Quanto all’autista Adriano De Souza, brasiliano, avrebbe inteso male una parola proferita dal principale, capendo “kill” invece di “call”, cioè “uccidere” invece di “chiamare”. Non avrebbe avuto senso per Spector dire che aveva ucciso “qualcuno”, dato che la vittima poteva essere soltanto la donna appena portata in casa. Gli avrebbe detto, invece, di chiamare qualcuno. Nella giuria ci sono dieci colpevolisti e due innocentisti: in America non si può condannare una persona senza l’unanimità. Il processo, quindi, deve essere ripetuto con un nuovo giudice e un’altra giuria. Malgrado questo mezzo successo, il musicista continua a litigare con i propri avvocati e finisce per doverli cambiare tre volte. Non è lui che li caccia, sono loro che se ne vanno sbattendo la porta, giudicandolo insopportabile. Nel nuovo processo che si tiene due anni dopo, nel 2009, il pubblico ministero trova un giudice più malleabile del precedente, riuscendo così a far deporre cinque donne che si erano trovate in situazioni imbarazzanti nella casa di Spector. Tali testimonianze, di norma, non vengono utilizzate nei processi americani, perché l’accusa è tenuta a dimostrare la colpevolezza dell’imputato trattando solo il fatto in discussione, senza tirare in ballo situazioni precedenti. Per il nuovo giudice, invece, quello che hanno potuto vedere in passato queste donne potrebbe permettere di capire come sia morta la Clarkson. Le testimoni spiegano che Spector ha l’abitudine di girare per casa stringendo una bottiglia in una mano e una pistola nell’altra e che spesso è colto da scoppi d’ira ingiustificati. Il 13 aprile 2009, il musicista viene condannato a una pena variabile dai 19 anni all’ergastolo: a determinare la pena effettiva sarà la condotta tentuta in carcere. All’età di 69 anni, Spector si toglie gli abiti firmati per indossare la tuta arancione dei detenuti e lascia il suo castello hollywoodiano per una piccola cella sovraffollata nella prigione californiana di Corcoran. Da un suo vicino di cella gli arriva subito un biglietto: “Caro Phil, sai che ti ho sempre considerato il più grande produttore vivente? Mi piacerebbe venire a farti una visitina, che ne dici?”. L’autore della lettera è Charles Manson, il musicista fallito che nel 1969 aveva organizzato il massacro nel quale venne uccisa, tra gli altri, Sharon Tate, la moglie incinta del regista Roman Polanski. Una bella differenza rispetto ai vecchi tempi, quando i consigli di Spector erano richiesti da artisti del calibro di John Lennon. Phil Spector muore nel 2021 a 81 anni per il Covid-19, dopo essere stato trasferito dal carcere in un ospedale. (Per leggere gli altri articoli sui delitti famosi pubblicati da Giornale POP clicca QUI). Navigazione articoli LOST E THE WILDS PER UN NUOVO STATO DI NATURA IL VOR È ANCHE MEGLIO DEL COMPLOTTISMO