Distruggi una macchina. Diventi un Eroe.
Vi siete mai chiesti perché la copertina di Action Comics n. 1, convenzionalmente considerata la prima testata a fumetti contenente una storia di supereroi in costume, mostri Superman non mentre compie una impresa nobile, ma mentre distrugge con violenza un’autovettura, apparendo più un “cattivo” che un eroe? Ed avete mai notato che quella copertina è diventata così iconica da aver generato nel tempo decine di imitazioni e omaggi, sino ai moderni meme che impazzano sui social?
Nello spirito del divertissement, senza pretesa di fare storia o critica sul fumetto (e soprattutto senza pretesa, vista l’abbondanza di materiale reperibile in rete, di mostrare tutte le copertine con auto distrutte della storia dei comics), ecco cinque piccole schede utili a chi voglia curiosare sull’argomento.


Action Comics n. 1 (1938)

Il padre di tutti i comics book nasce, come spesso accade, in maniera abbastanza sgangherata. I creatori di Superman, Jerry Siegel e Joe Shuster, avevano cercato di proporre il personaggio nella forma (all’epoca più autorevole e profittevole) di strisce giornaliere per i quotidiani; ma avevano fallito. La casa editrice National, che poi diventerà Dc Comics, comprò il personaggio per due noccioline e gli diede l’onore della copertina, inaugurando una nuova testata che ebbe da subito un enorme successo.

 


Come era normale all’epoca, il giornalino era antologico e ospitava svariati personaggi: su 64 pagine a Superman erano dedicate le prime 13; i rimanenti eroi sono stati giustamente dimenticati, né poteva essere altrimenti con nomi insulsi quali Chuck Dawson, Zatara, Sticky-Mitt Stimson, Pep Morgan, Scoop Scanlon, Tex Thomson. C’erano anche “Le avventure di Marco Polo”… sì, quell’italiano che andò in Cina.

Si ritiene che al mondo siano rimaste circa un centinaio di copie dell’albo, una particolarmente ben conservata è stata venduta recentemente per sei milioni di dollari, non male per un giornalino rivolto ai ragazzini e che costava dieci centesimi.
La scena ripresa in copertina si trova a pag. 9: Superman sta inseguendo una banda di criminali che ha rapito la giornalista Lois Lane e l’ha caricata a forza sull’auto. Dopo aver fatto scendere dal mezzo in modo poco cerimonioso sia i carnefici sia la vittima, l’eroe scaglia rudemente il mezzo contro una roccia posta a lato strada.
Di che veicolo si trattava? Secondo molte fonti, una DeSoto del 1937; su Internet si possono trovare varie foto che mettono a confronto la copertina con l’immagine di questa vettura. DeSoto era un marchio, dal nome ispirato a quello di un navigatore spagnolo, utilizzato negli Usa dalla casa automobilistica Chrysler dal 1928 al 1961.
C’è anche una questione legale su questa copertina: fu realizzata o meno da Joe Shuster, creatore grafico del personaggio e, all’epoca, suo unico disegnatore? Sul punto non c’è certezza; molti studiosi ritengono di sì; ma nella causa legale che oppose la Dc agli eredi degli originari creatori, la casa editrice evidenziò che si trattava invece di un anonimo disegnatore, uno “staff artist” che ricreò l’immagine partendo dalla vignetta interna di Shuster. La circostanza portava acqua al mulino della Dc, perché le consentiva di evidenziare il proprio ruolo propulsivo nella elaborazione del personaggio; un ruolo, cioè, non basato sul mero recepimento delle idee di Siegel e Shuster. Ma lasciamo perdere le beghe legali, anche perché vi torneremo tra brevissimo. La storia del fumetto, non va mai dimenticato, è stata fatta nei tribunali tanto quanto sui tavoli da disegno.

 

Whiz Comics n. 2 (1940)

Superman fece il botto e tutti gli editori cercarono di lanciare (non autovetture ma) altri eroi in costume dalla doppia identità, con poteri sovrannaturali o ausili tecnologici. Tra questi ottenne un enorme successo Capitan Marvel, della casa editrice Fawcett, che fece il suo debutto sul n. 2 di Whiz Comics.


Se la copertina vi ricorda qualcosa, non siete stati i soli a notarlo. La National fece causa alla Fawcett per plagio, e tra gli argomenti utilizzati ci fu anche la similitudine tra le due cover. La causa iniziò nel 1948 e durò a lungo; furono chiamati a testimoniare alcuni tra i più famosi artisti del settore dell’epoca; nel 1952 la National vinse ed ottenne una sentenza che oggi ci appare profondamente ingiusta (tutti i supereroi si assomigliano l’un l’altro, e a loro volta discendono da antiche tradizioni letterarie), e che all’epoca portò al crollo degli albi a fumetti della Fawcett. Poi, nei primi anni Settanta, tramite un accordo il personaggio di Capitan Marvel fu fatto rivivere con il nome di Shazam (perché nel
frattempo un’altra casa editrice aveva creato il “suo” Capitan Marvel, ma questa è un’altra storia…). Alcuni atti del processo sono riportati nel volume americano “Captain Marvel and the Art of Nostalgia”, di Brian Cremins, inedito in Italia.
C.C. Becks, disegnatore della copertina e creatore grafico del personaggio, negò di essersi ispirato alla immagine di Action Comics, affermando invece di avere a sua volta ripreso una vignetta interna della storia (dove però l’eroe lanciava uno dei cattivi, e non un’autovettura). Bill Parker, ideatore letterario, spiegò invece al giudice la differenza concettuale tra le due copertine: in quella di Capitan Marvel si capisce che gli occupanti dell’auto scagliata contro il muro sono dei gangster, poiché dal mezzo schizza fuori una mitragliatrice. Non così per la copertina di Superman, dove solo l’interno della storia consente di contestualizzare l’immagine e comprendere i motivi della rabbia dell’eroe. I giudici, però, a volte non ci capiscono niente, e la causa finì come finì.
Ma l’autore del libro, consigliatissimo anche a chi non è particolarmente amante del personaggio, tenta anche una interpretazione più profonda di queste due celebri copertine. Dopo aver ricordato che, al suo apparire, l’automobile fu vista anche come un infausto presagio di un futuro in cui l’uomo sarebbe stato schiavo della tecnica, Cremins cita un racconto di fantascienza del 1928 intitolato “The Revolt of the Pedestrians”, nonché celebri romanzi, tra cui “Il grande Gatsby” di Scott Fitzgerald, in cui incidenti d’auto anche mortali svolgono un ruolo narrativo rilevante; conclude quindi ipotizzando che, a livello inconscio, le due copertine abbiano lo scopo di far apparire Superman e Capitan Marvel come esseri in grado di sconfiggere il mondo meccanico e, in un certo senso, esprimere così il proprio dominio su un importante simbolo del progresso umano.

 

Amazing Spider-Man n. 306 (1988)

Quando apparve a opera di Todd McFarlane questo omaggio sulla copertina dell’Uomo Ragno, già c’erano state svariate riprese e citazioni, anche provenienti dalla stessa Dc e con protagonista proprio Superman, ridisegnato in chiave più moderna. La casa editrice Marvel, che pubblica le storie di Spider-Man, è diventata nel tempo la grande rivale della Dc, ma ciò non ha impedito questo affettuoso tributo, né risulta siano state intentate azioni legali. Del resto, le due case editrici hanno spesso collaborato facendo incontrare i loro personaggi.



Anche in questo caso, la copertina non consente di capire quale sia il senso dell’azione. Leggendo la storia si comprende che il nemico dell’eroe, Humbug, aveva dato fuoco all’auto della polizia, con il rischio che questa, senza controllo, finisse addosso ai passanti; pericolo sventato proprio dal nostro eroe.
Come non pensare, tuttavia, nel vedere la scena, a quanto spesso il protagonista della serie aveva dovuto difendersi proprio dalle forze dell’ordine, incapaci di comprendere come Spiderman fosse dalla parte dei “buoni”?
In qualche modo, questa copertina esprime l’eterno dilemma dei supereroi classici, che sono sì dalla parte del bene, ma nel contrastarlo commettono qualche dozzina di reati a episodio, si elevano al di sopra delle leggi e si trovano a volte ad essere inseguiti più dagli organi del Potere costituito che dai “cattivi”.
Non dimenticando che questa divaricazione tra Bene e Male nel mondo dei supereroi
è entrata in crisi già dagli anni Ottanta, con opere come “Il ritorno del Cavaliere Oscuro” e “Watchmen”.

 

Nonna Abelarda (variant cover, 2014)

Non tutti amano le edizioni variant, cioè quelle a tiratura limitata che riproducono un singolo libro, o un albo, modificandone la copertina normale e affidandone un’altra a un autore di particolare carisma o notorietà.
C’è chi le considera un modo per spillar quattrini ai collezionisti, e probabilmente lo scopo è davvero quello. Però a volte è bello vedere insieme autori ed opere che altrimenti non sarebbero mai destinati a incontrarsi.
Meglio ancora quando l’autore illustre “gioca” con il passato e, con la sua copertina variant, oltre ad omaggiare l’opera cui fornisce la copertina speciale, dimostra anche di conoscere la storia del fumetto.

 


È il caso di Leo Ortolani, amatissimo creatore di personaggi umoristici e non (Ratman su tutti), chiamato nel 2014 a illustrare la copertina variant di un volume dedicato a Nonna Abelarda, storico personaggio del fumetto umoristico italiano, creato nel 1955 e proseguito in varie incarnazioni (spesso in coppia con Soldino) sino agli anni Ottanta.

Abelarda sembra una vecchia decrepita ma è in realtà dotata di una sorta di superforza, sicché la distruzione di una autovettura rientra pienamente nelle sue prerogative. Tale è stato il successo di questa edizione speciale, che essa risulta ormai introvabile; chi ce l’ha, la vende sulla baia chiedendo un sacco di soldi. Non sei milioni di dollari, però.

Braccio di Ferro, Paperino, Supergirl, She Hulk… sono pochi i personaggi a cui non è capitato di sollevare un’auto e scagliarla da qualche parte. Del resto, a molti lettori di fumetti è accaduto da bambini di prendere una macchinina giocattolo e lanciarla con rabbia. I supereroi fanno solo le cose più in grande.

 

Crea una copertina

Qui sopra abbiamo allestito una piccola serie di immagini prese dal web; bisogna però avvertire che non tutti sono fumetti regolarmente pubblicati nei canali ufficiali, e che a volte si tratta di meme o immagini umoristiche create per strappare un sorriso sui social.
Del resto, con l’intelligenza artificiale, e un po’ di pratica nell’usare qualche programma, ognuno si può costruire la sua copertina variant di Action Comics n. 1. Qualche idea? Tex che solleva una diligenza western, Diabolik che scaglia la Jaguar verso Eva, Dylan Dog con il suo maggiolino (che in fondo, come forme arrotondate, non è così diverso dalla originaria DeSoto).
A proposito di meme, però, il più divertente forse è quello di Kerry Callen, il quale non ricrea semplicemente la copertina, ma dà in qualche modo una spiegazione alternativa della rabbia di Superman (non senza aver avvertito che nel 1938 gli antifurti automatici non erano ancora stati inventati, ma per ridere non bisogna attaccarsi a queste cose…).

Pubblicato sul suo blog nel 2013, crediamo di poterlo riprodurre perché in quella sede l’autore ha dichiarato di averlo realizzato per divertimento e non per scopo di lucro. Confidiamo quindi che non ci faccia causa. Anche perché la Dc potrebbe farla a lui.

 

© Francesco Lentano

 

 

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