Don Oronzo è esistito per davvero, ma di cognome non faceva Canà come il mitico “allenatore nel pallone” impersonato da Lino Banfi in un famosissimo film. Il vero “Mago di Turi”, cittadina nei pressi di Bari in cui nacque il 5 aprile del 1910, si chiamava Oronzo Pugliese, personaggio istrionico, vulcanico e nazional-popolare. Il soprannome se lo guadagnò per essere riuscito a battere con il suo Foggia la fortissima Inter allenata da un altro e ben più noto “Mago”: Helenio Herrera, allora campione d’Italia, d’Europa e del mondo. Oronzo Pugliese Di famiglia contadina, Don Oronzo conservò per tutta la vita la semplicità e la schiettezza che gli derivavano dai suoi umili natali e si riverberavano in un carattere al tempo stesso impulsivo e fatalista, con qualche venatura di superstizione. Nota era la sua abitudine di far cospargere prima di ogni gara il terreno di gioco con il sale (versato in abbondanza dietro la porta altrui) e con la sansa di olive perché gli avversari andavano storditi sia con il caldo di certe giornate della Capitanata che con la puzza. Con lui tutto faceva spettacolo, a partire dalle interviste che riservavano sempre sorprese. A un noto giornalista sportivo, per esempio, così spiegò la sua tattica di gioco: “Tu ti stai, io mi sto, tu me la chiedi e io non te la do”. Per caricare i giocatori inventava strampalati proverbi “ad hoc” quali: “Finché il polso batte, il malato si salva”; o ancora: “Quando il pesce grosso non riesce a mangiare quello piccolo, va su tutte le furie”. E su tutte le furie ci andava lui per primo, se uno dei suoi “picciotti” (come lui era solito chiamare i suoi ragazzi) sgarrava, non rispettando le consegne. Durante i ritiri soleva spiarne il comportamento dal buco della serratura delle loro camere d’albergo. Un giorno rifilò uno scappellotto a un giovane sorpreso a fumare durante la proiezione di un film perché erroneamente scambiato per un suo giocatore. “Mago” lo fu anche perché tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso realizzò imprese memorabili pur allenando squadre non di prima fascia. Nel 1950 fece approdare il Messina in serie B; nel 1956 fu la volta della Reggina portata in C dalla quarta serie; nel 1959 sfiorò la A col Siena. Tuttavia fu a Foggia che Don Oronzo Pugliese compì il vero “miracolo” centrando tre promozioni in tre anni sino a sconfiggere l’Inter di Herrera davanti ai 25.000 spettatori entusiasti che gremivano lo Zaccheria, in una storica partita terminata 3 – 2 per i padroni di casa. Quando un giornalista gli chiese: “Don Oronzo, cosa si prova ad avere la meglio sulla psicologia di gara di Helenio Herrera?”, lui rispose serafico: “La psicologia è roba da ricchi, la grinta da poveri”. E a lui la grinta non fece mai difetto, finché non si spense nella sua Turi l’11 aprile del 1990, compianto da tutti. (Testo di Anselmo Pagani. Riproduzione consentita se indicante il nome dell’autore). Navigazione articoli TOTÒ SCHILLACI, IL ROCKY BALBOA DEL CALCIO ALFONSINA, UN “DIAVOLO IN GONNELLA” AL GIRO