Nel corso degli anni, la fantasia degli autori ha popolato le profondità degli oceani con ogni tipo di abitanti: gigantesche piovre dai molti tentacoli, mastodontici serpenti marini, rielaborazioni di antichi miti e persino “normali” esseri umani. Per decenni, le scintillanti guglie di maestose città sommerse hanno fatto da ambientazione a centinaia di avventure. Dal 1939 le imprese eroiche del principe Namor, creato da Bill Everett per la Timely Comics (futura Marvel), sono servite da apripista a numerosi epigoni di altre case editrici, scatenando una guerra combattuta con le armi del talento. In questa “spietata” concorrenza, spesso e volentieri gli autori hanno fatto ricorso a una delle armi più potenti del loro arsenale: il potere seduttivo della bellezza femminile. Per questo motivo, a molti dei nerboruti eroi acquatici venne affiancata una controparte al femminile. Una di queste era Namora. Namora ha alle spalle una lunghissima carriera fumettistica cominciata nel maggio del 1947 sulle pagine di Marvel Mystery Comics n. 82 (“The Coming of Namora”). Nella seconda metà degli anni quaranta, con il declino dei supereroi si cerca di imporre nuove supereroine in abiti succinti, con scarsa fortuna malgrado i numerosi tentativi. Il viaggio di Namora nell’avventura comincia con un eccidio e un giuramento di vendetta. Aquaria Nautica Neptunia è la giovane cugina di Namor, il principe della terra sottomarina (che verrà chiamata Atlantide solo all’inizio degli anni sessanta, con il ritorno di Sub-Mariner nelle pagine dei Fantastici Quattro). Con l’illustre consanguineo la ragazza condivide una natura ibrida: la madre, infatti, è una donna di superficie. Dopo la fanciullezza trascorsa nella città sottomarina senza nome, che in seguito verrà chiamata Atlantide, Aquaria si trasferisce con il padre in una lontana colonia acquatica degli atlantidei. Sventuratamente, l’insediamento viene attaccato da una banda di criminali umani alla ricerca di antichi tesori custoditi sul fondo marino. Capitanata dallo spietato Stoop Richards, la “squadraccia” stermina la popolazione della colonia. Quando il principe Namor arriva sul posto, trova un’unica superstite. Stringendo al petto il cadavere del padre, la giovane atlantidea giura di consacrare la sua intera vita alla vendetta nei confronti di coloro che si sono macchiati dell’eccidio. Aquaria Nautica Neptunia non esiste più, al suo posto ora c’è Namora, la Figlia Vendicatrice! Con l’aiuto del cugino, Namora riesce a rintracciare i criminali: la morte di Stoop Richards suggella il compimento della sua vendetta. Per un certo periodo, Namora fa da spalla al suo impetuoso cugino, accompagnandolo in avventure che li vedono alle prese con malvagi dai nomi suggestivi come Doctor Macabre, Viking e le Mummie di Tut-Ak-Mut. Fin dall’esordio, Namora si presenta in tutta la sua avvenenza. Le sue radici umane l’hanno dotata di una carnagione rosea e della possibilità di respirare anche fuori dall’oceano, mentre dal retaggio atlantideo le derivano una forza sovrumana e la capacità di spostarsi a piacimento nell’acqua. Come Namor, possiede delle alette sui talloni che (con molta immaginazione) le permettono di volare e, sempre come il cugino, si indebolisce progressivamente quando rimane troppo a lungo priva del contatto con l’acqua. La paternità grafica del personaggio va attribuita a Kenneth “Ken” Bald (nato nel 1920) e a Sydney “Syd” Shores (1913-1973), anche se in seguito fu proprio il creatore di “The Sub Mariner”, Bill Everett (1917-1973), a disegnare la maggior parte delle storie. Le vicende di Namora sembravano avere una certa presa sui lettori, tanto che la Timely decise di dedicarle una serie personale: The Sea Beauty Namora. Purtroppo la Golden Age dei supereroi era ormai agli sgoccioli e la testata durò solo 3 numeri. Nei primi anni cinquanta, quando la Timely diventò la casa editrice Atlas, la principessa guerriera fece la sua ricomparsa, ma il revival fu davvero effimero. In men che non si dica, la città marina e i suoi abitanti ricaddero nell’oblio. L’assenza di Namora durò a lungo, si dovette attendere Sub-Mariner n. 33 del gennaio 1971 per rivederla all’opera. A riportarla sul palcoscenico fu ancora una volta il cartoonist Bill Everett, ma le luci della ribalta non la illuminarono a lungo. Namora aveva solo il compito di fornire nobili origini alla figlia Namorita, destinata a soppiantarla nel ruolo della pupilla di Namor. Espletata questa “formalità”, poco dopo aver dato alla luce la bimba, la vecchia eroina veniva avvelenata dalla perfida “rivale in amore” Llyra. A tal proposito, è da citare la discutibile operazione di “retro-continuità” portata a termine negli anni ottanta dallo sceneggiatore e disegnatore John Byrne. Durante la sua gestione della testata di Namor, smentì questa maternità rivelando che Namorita era un clone della stessa Namora. Per interminabili anni la bellissima Namora venne creduta morta: il suo corpo, invece, era ibernato in una bara di ghiaccio nel Mare del Nord. A un certo punto, lo scrittore Jeff Parker e il disegnatore Leonard Kirk assemblarono un variegato gruppo di individui: c’erano un agente segreto, un robot, una “dea della bellezza”, un astronauta e un gorilla… mancava solo una “sirena”. Sulle pagine di Agents of Atlas n. 4 del gennaio 2007, la Regina dei Mari si risvegliò dal suo algido sonno e riprese il suo posto alla tavola degli eroi. Nel 2010 le è stato dedicato un numero unico. Namora è uno di quei personaggi femminili che hanno saputo ritagliarsi a spallate un ruolo in un mondo dominato da eroi maschili. Pur non avendo mai brillato di una luce di assoluta grandezza, la sua longevità dimostra la benevola attenzione che hanno avuto verso di lei generazioni di lettori. Navigazione articoli LA SCULTURA I PET SHOP BOYS E ALAN MOORE ALLA MARVEL
Solo una piccola precisazione – non me ne vorranno i miei amici ed ex allievi Jeff e Leo – e cioé il fatto che il team di Jimmie Woo è nato sul numero nove di What If prima serie per i testi di Don Glut ed i disegni di Alan Kupperberg ( menzione speciale alla cover di King Kirby ). Il titolo era più o meno E se i Vendicatori fossero nati negli anni cinquanta ? La storia è stata pubblicata anche da noi in un volumetto con altri What if – ne ricordo uno disegnato da Frank Robbins ed un altro da un Geo Tuska annacquato da chine non alla altezza. Nel team era anche l’Uomo 3 D. Rispondi