“La Rai, Radiotelevisione Italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive. Le maggiori trasmissioni dell’odierno programma sono: ore 11, telecronaca dell’inaugurazione degli studi di Milano e dei trasmettitori di Torino e di Roma […]. Signore e signori, buon divertimento!”. Con queste parole, nella mattina di domenica 3 gennaio 1954, l’annunciatrice Fulvia Colombo apre ufficialmente la storia della televisione in Italia: il filmato non è stato conservato, ma dieci anni dopo, per un suo documentario, Ugo Zatterin ha riportato la Colombo davanti alle telecamere per pronunciare ancora lo stesso messaggio. Televisori costosi Gli apparecchi televisivi erano estremamente costosi e ingombranti. Solo le famiglie agiate potevano permettersi il lusso di acquistarne uno. Mio padre riuscì a procurarsene uno nel 1960 perché era nel commercio e una azienda (non ricordo quale fosse), per mettere i clienti nelle condizioni di vedere le Olimpiadi di Roma, regalava un televisore al commerciante che riusciva a vendere una quantità elevata dei suoi prodotti. Era un televisore di una marca americana, mi pare fosse Galaxy. Quel televisore durò poco. Aveva sempre problemi di ricezione (faceva le righe) e si doveva chiamare il tecnico. Molti andavano a vedere la televisione a casa dei vicini provvisti di apparecchio. Una trasmissione aveva avuto grande successo: “Lascia e raddoppia” (26 novembre 1955/16 luglio 1959), un quiz presentato da Mike Bongiorno. Alla fine del 1954 la televisione raggiungeva il 58% della popolazione (nel 1961 raggiungerà il 97% degli italiani), cioè se gli italiani si fossero comprati un televisore il 97% avrebbe in teoria potuto ricevere il segnale. Le trasmissioni radiofoniche, invece, erano diffuse ormai regolarmente dagli anni ’20 con tre reti nazionali: il Primo, il Secondo e il Terzo Programma. La televisione si scontrava con la radio, che aveva un gran numero di utenti. La radio però era piuttosto ingessata, molto perbenista, sottoponeva anche i programmi musicali e la scelta delle canzoni a una censura più o meno esplicita. Anche la televisione era così, perché i dirigenti erano impostati in quel modo. La radio negli anni ’60 La radio non assistette senza reagire alla perdita di ascoltatori dovuta all’arrivo della tv, ma grazie ad alcuni dirigenti (Leone Piccioni, Luciano Rispoli e Maurizio Riganti) diede battaglia e visse una seconda gioventù. Vi parlerò delle trasmissioni che ascoltavo io: lavoravo e facevo l’università, quindi alla sera ero stanca morta e mi sono persa trasmissioni che sicuramente mi sarebbero piaciute “Bandiera gialla” (16 ottobre 1965, 9 maggio 1970) Bandiera gialla andava in onda il sabato pomeriggio alle 17,40. Era destinata a un pubblico giovanile con il compito di trasmettere le novità mondiali della musica leggera. I conduttori erano Gianni Boncompagni e Renzo Arbore, i quali erano stati assunti dalla Rai nel 1964 per fare i programmatori musicali, cioè sceglievano le canzoni e i brani da trasmettere. La dirigenza Rai, nella persona di Luciano Rispoli, pensò di chiamarla Bandiera gialla, collegando tali generi musicali (all’epoca ancora pressoché banditi dalla radio italiana) al simbolo della quarantena per epidemia, appunto la bandiera gialla. Così il maestro Giulio Razzi, direttore della Radio, accordò il consenso alla messa in onda. Nella Rai di Ettore Bernabei (direttore dal 1961 al 1974), di area democristiana, in una situazione di totale monopolio, Bandiera gialla divenne un fenomeno di costume e introdusse scelte musicali totalmente nuove rispetto al gusto corrente, presentando novità discografiche provenienti soprattutto da Gran Bretagna e Usa, senza tuttavia trascurare i gruppi e gli interpreti italiani dell’ondata beat. Solo in un anno i dischi presentati, selezionati dai due presentatori, furono 672. Il programma diede un’importante spinta promozionale ai brani, spesso incentivandone la rapida pubblicazione in Italia. All’epoca il divertimento dei giovani (io avevo da 20 a 30 anni) era il ballo. Tutti ballavamo, sia gli operai sia gli studenti. A Torino e provincia c’erano balere e locali dappertutto. Si poteva spendere anche pochissimo e in alcuni locali le ragazze non pagavano il biglietto. Ballavamo con la musica dei Beatles e dei Rolling Stones. Nei locali suonavano i gruppi, l’Equipe 84 e i Pooh per esempio, di solito due formazioni. Una era più famosa e la seconda era di rincalzo. Nei locali da ballo suonavano tre pezzi veloci e un lento. Quando iniziava il lento si veniva chiuse in una morsa da qualcuno che non sapeva ballare o non voleva ballare i pezzi veloci e che aspettava il lento per saltare addosso alle ragazze. In un locale pubblico non si poteva rifiutare di ballare con qualcuno, era considerato da maleducate. Io, lo confesso, fingevo di incespicare e piantavo un bel pestone al bavoso che stringeva. La musica era importantissima perché c’erano canzoni, pezzi che sembravano farti muovere i piedi da soli. Quindi chi andava a ballare conosceva i pezzi “moderni” e i gruppi famosi di tutto il mondo. Spesso apparivano versioni in italiano di pezzi che avevano avuto successo all’estero. Domanda: era “Bandiera Gialla ” che lanciava i pezzi che poi venivano suonati nelle sale da ballo o erano le sale da ballo che lanciavano i pezzi che poi “Bandiera gialla” trasmetteva? Sinceramente, non lo so. Forse interagivano. Comunque nei locali da ballo ascoltavamo e ballavamo la stessa musica che trasmetteva o aveva trasmesso “Bandiera gialla”. In tutte le altre trasmissioni radio imperava il melodico. I balli latino-americani non esistevano per noi. Il pubblico della trasmissione radiofonica “Bandiera Gialla” era composto da 40 adolescenti, di cui i tre quarti erano ospiti fissi, selezionati tra i frequentatori della discoteca romana Piper Club e alcuni figli di dirigenti Rai, i rimanenti erano scelti di volta in volta tra gli aspiranti che si presentavano agli studi. Si trattava di un pubblico selezionato: i ragazzi non erano spettatori passivi, ma erano essi stessi i protagonisti dell’animazione gridando, cantando, e sebbene si trattasse di un programma radiofonico, abbigliandosi alla moda beat e ballando. Alcuni dei ragazzi erano anche personaggi noti o lo divennero successivamente: Mita Medici, Giuliana Valci, Renato Zero, Loredana Bertè, Giancarlo Magalli, Valeria Ciangottini, Donatella Turri, Roberto D’Agostino, Carla Vistarini. Il ballo Il ballo era già stato un divertimento per mio padre e mia madre, i quali mi raccontavano di un fisarmonicista che veniva nel salone della scuoletta del paese dove, quando erano giovani, ballavano e suonava “due pezzi uguali e la terza come la prima”. Questi balli pare terminassero con scazzottate per una ragazza contesa… Credo ballassero valzer e tanghi… Mia nonna invece raccontava che, ai suoi tempi (primi anni del 1900) suo padre si vantava che le sue figlie (ne aveva sei) fossero morigerate e nemiche del ballo mentre lei e le sorelle scappavano dalla finestra e andavano a ballare. Non sono mai andata a ballare nelle case private, alle feste private. Mi ero fatta l’idea (ero particolarmente diffidente) che alle feste private potesse capitare di tutto, mentre nelle sale da ballo c’era comunque un certo controllo e i gerenti avevano tutto l’interesse che non capitassero guai. “Per voi giovani” (a partire dal 1966 fino al 1976) Condotta inizialmente da Renzo Arbore, che la ideò insieme con Anna Maria Palutan, Maurizio Meschino, Anna Maria Fusco e Maurizio Costanzo, la trasmissione ebbe in seguito come conduttore Paolo Giaccio (dal 6 luglio 1970), e inoltre, dall’ottobre 1971, Claudio Rocchi (rubrica Spazio Rocchi), Carlo Massarini (Pop Club), Mario Luzzatto Fegiz (Servizio Parlato, in collegamento da Milano), Raffaele Cascone, Fiorella Gentile, Michelangelo Romano e Richard Benson. Nell’estate del 1967 la trasmissione venne guidata da cantanti come Caterina Caselli, Patty Pravo e Sergio Endrigo. Nell’autunno 1968 Orazio Gavioli e Gregorio Donato furono nominati curatori della trasmissione. Nell’ottobre 1972 Cascone e Massarini lasciarono il posto a Margherita Di Mauro e Paolo Testa. Nel 1973 la trasmissione venne nuovamente condotta da Massarini e Cascone, oltre che da Massimo Villa e Riccardo Bertoncelli. L’edizione estiva del 1974 venne condotta da Giaccio e Cascone; nel novembre di quell’anno (con la conduzione di Giaccio, Cascone, Villa e Di Mauro) la trasmissione venne ristrutturata riducendo gli spazi musicali in favore degli approfondimenti su scuola, condizione femminile, sport minori, realizzati fin dalle prime edizioni da Paolo Aleotti, Carlo Raspollini e dalla stessa Di Mauro. Nell’edizione estiva del 1975 la guida della trasmissione fu affidata a Massimo Villa e Riccardo Bertoncelli. “Hit parade” (dal 6 gennaio 1967 fino al 31 dicembre 1976) Hit Parade è stata una trasmissione radiofonica condotta da Lelio Luttazzi e andata in onda sul Secondo Programma della Rai. Venne trasmessa il venerdì alle ore 13, mentre la domenica alle ore 12:15 in Vetrina di Hit-Parade venivano replicate e fatte riascoltare le canzoni che occupavano le prime quattro posizioni. La trasmissione era trasmessa dagli studi di Via Asiago e consisteva nella presentazione degli otto 45 giri più venduti della settimana secondo le rilevazioni della Doxa nei negozi di quaranta città. Luttazzi condusse tutte le puntate della trasmissione fino all’ultima il 31 dicembre 1976, tranne alcune puntate da giugno 1970 a febbraio 1971 in seguito al suo arresto (dovuto a un errore giudiziario), periodo in cui fu condotta dapprima da Renzo Arbore e poi dall’ex cantante Giancarlo Guardabassi. Nell’annunciare i brani in classifica, Luttazzi aveva inventato il termine di “canzone regina” per quella al primo posto e “damigella d’onore” per quella al secondo. “Alto gradimento” (dal 7 luglio 1970 fino al 1998 con nomi vari e intervalli) La prima puntata della prima serie fu trasmessa sul Secondo programma Rai il 7 luglio 1970 e il programma proseguì a più riprese fino al 2 ottobre 1976. Andava in onda dal lunedì al venerdì, dalle 12.30 alle 13.30. Il 9 ottobre 1976 la trasmissione riprese di fatto con il nome “Radio Trionfo”, fino al 31 dicembre 1977. Il 1º gennaio 1978 la trasmissione riapparve con il titolo “No, non è la Bbc”, fino al 31 dicembre 1978. Una seconda serie con il nome storico “Alto gradimento” fu trasmessa su Radio 2, dal 2 gennaio 1979 al 30 settembre 1980, il martedì, giovedì e il sabato dalle 12.45 alle 13.30 e la domenica dalle 11 alle 12. Venne infine brevemente riproposta nel 1998, in ventisette puntate. Musica e puttanate Il titolo della trasmissione avrebbe dovuto essere “Musica e puttanate”, ma la dirigenza Rai ripiegò su “Alto gradimento” Ogni puntata era caratterizzata dalla totale assenza di un filo logico, con frequenti interruzioni dei brani musicali, battute varie e ricorrenti interventi surreali, nonsense e demenzialità di ogni genere. La sigla musicale di apertura e chiusura era un medley di 3 successi rock and roll Usa, ovvero Rock Around the Clock, See You Later Alligator e Hound Dog, arrangiato per big band da James Last. Anch’essa era inframmezzata dagli interventi dei due conduttori e dalle voci dei vari personaggi. Le gag erano spesso improvvisate su un canovaccio: i personaggi, ideati e interpretati principalmente da Giorgio Bracardi e Mario Marenco, interagivano con i due conduttori i quali fungevano da spalla e lasciavano spazio all’invenzione estemporanea del comico di turno. Erano impiegati effetti sonori registrati come ad esempio il rumore di una porta che si apre e si chiude a simulare l’improvvisa intrusione dei personaggi nello studio o lo squillo di un telefono, con analoga funzione. Agli interventi si aggiungevano frequentemente anche voci registrate di noti personaggi dello spettacolo o della politica (Amintore Fanfani, Mike Bongiorno, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Marcello Mastroianni…) cui veniva solitamente fatta ripetere una singola frase a tormentone, quasi sempre accompagnati dall’apertura e chiusura della porta. Fra una gag e l’altra venivano programmati successi di musica pop italiana e internazionale. “Dischi caldi” (dal 1973 al 1976) Dischi caldi era una trasmissione radiofonica della Rai della metà degli anni settanta, condotta da Giancarlo Guardabassi. Il suo scopo era quello di passare in rassegna alcuni dei singoli quarantacinque giri più venduti d’Italia secondo dati della Doxa. Il suo curatore era Enzo Lamioni. Andava in onda ogni domenica alle dodici. Assai popolare, arrivò a una audience di circa cinque milioni di ascoltatori. Il titolo, ispirato a quello di una trasmissione americana, allude presumibilmente al disco che viene comprato dal pubblico come una vivanda in vendita per strada, da consumare calda, appena preparata. La sigla del programma era una trascrizione per armonica a bocca del secondo movimento di Eine kleine Nachtmusik di Mozart. Ai tempi di Dischi caldi, la Hit parade italiana (che era partita nel 1967 e veniva condotta da Lelio Luttazzi) presentava la classifica di vendita solo fino all’ottavo posto. Dischi caldi costituiva una continuazione verso il basso di Hit parade, una sorta di serie B che elencava brani a partire dal nono posto. Nella formula era però prevista un’importante eccezione: le canzoni uscite da Hit parade non venivano più riammesse nella scaletta di Dischi caldi, partendo dal presupposto che i loro dati di vendita fossero in fase di calo e che quindi questi singoli non avessero più i requisiti di novità e freschezza di un disco caldo. Le varie trasmissioni che vi ho elencato erano un appuntamento fisso. Se non riuscivamo a sintonizzarci ci facevamo raccontare da qualche amico che cosa fosse successo. Poi, verso la fine degli anni settanta, sono finite tutte le trasmissioni trasgressive della Rai perché sono esplose le radio private e l’offerta è diventata infinita. Navigazione articoli PER ASCOLTARE UN FIUME DI MUSICA LE GRANDI CANZONI DEI MUSICAL DEGLI ANNI TRENTA
no, no, sono una come tutti, ma mi ricordo ancora molto bene quegli anni e, ti giuro, mi sono divertita tanto a ballare… Rispondi
Mi sembra di ricordare che il nome della trasmissione “dischi caldi” fosse dovuto al fatto che erano canzoni in fase di “riscaldamento”; un po’ come un atleta che si riscalda prima di entrare in competizione. I dischi in parola si stavano “riscaldando” in attesa di competere con le canzoni della sorella maggiore (hit parade) Bragadin Rispondi