La studentessa Dani Ardor (Florence Pugh), la cui sorella bipolare ha ucciso i loro genitori per poi suicidarsi, morbosamente attaccata al fidanzato Christian Hughes (Jack Reynor), durante l’estate si reca in Svezia, ad Hårga, nella provincia di Hälsingland. Ci va con gli amici di quest’ultimo, Mark (Will Poulter) e Josh (William Jacson Harper), invitati da un altro amico svedese, Pelle (Wilhelm Blomgren), per celebrare una ricorrenza che la sua comunità festeggia una volta ogni novant’anni.

Tra assunzione di funghi allucinogeni che causano visioni, apparizioni, corpi deformi, rituali ättestupa (1) e altri inquietanti eventi, il bucolico evento si trasforma in un incubo quando gli abitanti del luogo rivelano la propria reale natura e lo scopo dell’ancestrale rito.

MIDSOMMAR, UN NOIOSO VILLAGGIO DEI DANNATI


Scritto e diretto dal regista statunitense, classe 1986, Ari Aster, qui alla sua seconda esperienza cinematografica, dopo Hereditary - Le radici del male (Hereditary, 2018), Midsommar - Il villaggio dei dannati (Midsommar, 2019) segue la tendenza odierna di realizzare film horror con classe, ben confezionati, con immagini lucide e patinate.

Se dopo Hereditary – la sua opera prima – fosse rimasto qualche dubbio sul fatto che Ari Aster non ami particolarmente gli esseri umani, con la sua seconda prova cinematografica eventuali dubbi rimasti vengono completamente spazzati via.

Per tutta la durata del film, il regista americano “chiude” un gruppo di amici in un villaggio svedese durante la celebrazione di un folkloristico rito pagano all’apparenza innocuo e, tra vari divertimenti e cerimonie, cadranno sotto i colpi di una comunità legata a riti ancestrali.

Così il bucolico villaggio si trasforma in una prigione a cielo aperto dove Aster mette in scena quello che più ama fare: mostrare uomini che vengono distrutti e far fare alla sofferenza umana la parte della protagonista. Che sia fisica o interiore, meglio se entrambe, quello che conta è la rappresentazione del dolore e il suo compiacersene.

MIDSOMMAR, UN NOIOSO VILLAGGIO DEI DANNATI


Ari Aster cura molto le scenografie, le atmosfere e la fotografia  (affidata all’ottimo Paweł Pogorzelski, già al lavoro con il regista nel precedente Hereditary e nell’imminente Beau Is Afraid, con Joaquin Phoenix)  ma pecca nella narrazione della storia, basata su una sceneggiatura povera e insufficiente che, contando sulla scarsa memoria (o la totale non conoscenza) dello spettatore moderno, raccoglie influenze dal passato attingendo a piene mani da The Wicker Man, classico cult diretto da Robin Hardy nel 1973, con Cristopher Lee e Edward Woodward (non il remake con Nicolas Cage e Ellen Burstyn, che Neil LaBute ha realizzato nel 2006, intitolato in Italia Il Prescelto), senza però replicarne la forza e la consistenza.

Come già detto, il film si appoggia pesantemente sull’ottima fotografia e sulla scenografia per creare l’atmosfera che lo permea tutto, ma fallisce proprio nel raccontare la storia, che sembra più una sequenza di lunghe inquadrature del villaggio, ripreso da varie angolazioni, “cucite” tra di loro. Il tutto restituisce un film tecnicamente ben costruito, ma noioso, con momenti paradossalmente e inutilmente grotteschi  (per esempio la lunga scena del pubblico congiungimento carnale).

Non viene in aiuto la durata di quasi due ore e mezza, che raggiunge le tre ore nella director’s cut. Scene allungate fin quasi alla nausea compongono un film che potrebbe essere tranquillamente accorciato di un’ora, già nella versione distribuita nelle sale.

Non potremo neanche sperare in una scossa da parte dei personaggi, apatici e freddi anche più del clima della location. Questo nonostante la bravura del cast, prima su tutti l’ottima Florence Pugh, apprezzata attrice britannica vista come protagonista, tra gli altri, di Lady Macbeth (2016), Il prodigio (The Wonder, 2022), Piccole donne (Little Women, 2019), Black Widow (2021), nonché nel cast di Oppenheimer, il film di Christopher Nolan in uscita a metà 2023.

MIDSOMMAR, UN NOIOSO VILLAGGIO DEI DANNATI
Jack Reynor (Christian Hughes) e Florence Pugh (Dani Ardor)
MIDSOMMAR, UN NOIOSO VILLAGGIO DEI DANNATI


Midsommar - Il villaggio dei dannati è un film che traspira autorialità da ogni inquadratura, con le sue dissolvenze incrociate, le prospettive invertite e la fotografia bella ma troppo patinata. Purtroppo questa autorialità non basta per giustificare una sceneggiatura debole e non certo inedita, i dialoghi poco stimolanti, una caratterizzazione dei personaggi atona e il ritmo spossante, quasi esasperante.
Un film pieno di simbolismi e allegorie, che trovano il loro apice nella “rinascita finale”, ma che sanno più di farsa che di dramma.

Florence Pugh (Dani Ardor)


Il film si lascia guardare, ma probabilmente deve la sua ottima accoglienza più alla generale povertà del cinema di genere contemporaneo, piuttosto che al suo reale valore.
In definitiva, per citare il Bardo dell’Avon: Much Ado About Nothing.


Giudizio: STERILE


(1) Ättestupa è la mitica pratica del geronticidio ai tempi della preistoria nordica, durante la quale gli anziani sarebbero stati messi a morte. Secondo le leggende succedeva quando gli anziani non erano più in grado di mantenersi o aiutare le loro famiglie (fonte frwiki).


 

Midsommar
Il villaggio dei dannati

(Midsommar)

regia: Ari Aster
sceneggiatura: Ari Aster

con: Florence Pugh,
Jack Reynor, Will Poulter,
William Jackson Harper,
Vilhelm Blomgren, Ellora Torchia,
Archie Madekwe, BjörnAndrésen

folk horror

A24 (Usa)
Nordisk Film (Svezia)
Eagle Pictures (Italia)

durata:
148 min
172 min (director’s cut)

Usa, Svezia
2019




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