Proprio così, Matrix 4. Che storia, eh? Di un eventuale quarto film se ne parlava da tempo. In questi giorni la bomba: Warner Bros ha annunciato che un nuovo Matrix non è più un sogno, ma una solida realtà in produzione nel 2020. Alla regia tornerà Lana Wachowski e insieme a lei Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss. Che riprenderanno i rispettivi ruoli di Neo e Trinity. L’idea che Reeves, Moss e Wachowski stiano tornando tutti insieme appassionatamente per un altro film, a quasi vent’anni da Matrix Revolutions, non m’entusiasma manco un po’. Anzi, diciamo che… … Matrix 4 è qualcosa di cui non avrei mai voluto sentir parlare. Certo, in tempi piuttosto brevi Matrix è diventato un film di culto, entrando di prepotenza nell’immaginario collettivo. Vero e proprio fenomeno della cultura pop che ha generato videogiochi, cartoni animati, merchandising e compagnia cantante. Però non ho mai capito e perché tutti o quasi sbroccarono. Vedendo Matrix come un’opera pazzescamente profonda, pregna di simbolismo e ricca di significati. Un capolavoro sotto ogni aspetto. Seriously? No, dico, guardiamo un attimo la situazione per quella che è. Nel film, Keanu Reeves è un nerd asociale che passa la vita a fare una beata mazza di niente. Limitandosi giusto a fissare lo schermo del pc. Il sottinteso è palese e, essenzialmente, suggerisce una semplice idea: tutti quegli anni buttati a smanettare al pc lo renderanno automaticamente un super-cazzutissimo cyber-messia 2.0. Allora. Senza un motivo apparentemente valido Keanu viene inseguito da un lato da ‘sto gruppo di feticisti underground. Dall’altro, da impiegati Ibm del 1960 in giacca e cravatta. Gli impiegati della Ibm sono i cattivi. Probabilmente perché indossano completi grigi e occhiali da sole pure di notte. Mentre i feticisti, che vanno ai rave, conoscono il karate e vestono con scintillanti tutine di pelle, sono i buoni. Alla fine viene fuori che il mondo in cui Keanu vive è una simulazione virtuale ferma al 1999. Nel mondo reale siamo molto più in là nel futuro e gli uomini non vivono. Vengono semplicemente coltivati dalle macchine, che estraggono energia dai corpi in coma. Gli esseri umani sono ridotti a semplici batterie. Le pile che alimentano il malvagio impero delle macchine senzienti. Ora, siamo sicuri, ma proprio sicuri sicuri che Matrix sia la grande, rivoluzionaria, profondissima opera d’arte che tutti osannano? Il punto è che nel 1999 internet e la tecnologia in genere erano concetti ancora fantasiosamente idealizzati. Perciò ancora in grado di lasciare un margine di manovra per storie di fantasia. Di film che parlavano di “computer malvagi” ce n’erano a dozzinaia e dozzinaia. Gli hacker in grado di fare qualunque cosa, battendo giusto alla cazzomannaggia su un Sapientino, te li tiravano dietro pochi cent la tonnellata. C’erano sicuramente film validi. Tipo Strange Days o Nirvana, per dire. Ma è altrettanto vero che c’erano tantissime porcate fulminanti. Come The Net con Sandra Bullock, per esempio. Oppure, l’agghiacciante Hackers con Angelina Jolie. L’equivalente cinematografico di quelli che provavano a metterti in guardia da fatti assurdi, leggende metropolitane eccessivamente drammatizzate. Come svegliarti in una vasca piena di ghiaccio senza un rene, tipo. “Attento, gli hacker ruberanno le tue carte di credito… E pure la tua anima, gli basta una tastiera!”. Il punto è che Matrix, lo sconvolgente film che tutti hanno glorificato, era perfetto nel e per il 1999. Il film ideale, paradigma esemplare, della società in cui è nato. L’assunto su cui si basa (macchine malvagie, computer senzienti, uomo schiavizzato da intelligenza artificiale) poteva funzionare all’epoca. Non oggi. Poteva funzionare all’epoca della paranoia del Millennium Bug. Quando eravamo ancora disposti a credere che un ragazzino potesse scatenare un conflitto nucleare comodamente dalla sua cameretta. Oggi, invece, sappiamo benissimo che tecnologia non è sinonimo di alchimia. Ancor prima che uscissero gli orrendi sequel era chiaro che Matrix fosse un film pretenzioso e pacchiano. Al tempo stesso padrone e schiavo dello zeitgeist che lo ha generato. L’orribile colonna sonora nu-metal, la farlocca filosofia new age, l’assurda feticizzazione della pelle… Tutte cose in voga sul finire degli anni novanta. Tutte cose che, messe assieme, rendono Matrix irrimediabilmente, indiscutibilmente datato. In altre parole, Matrix è una moda e, come tale, destinato in breve a diventare un orribile anacronismo. Intrappolato in un ciclo infinito di idee antiquate da cui non potrà mai fuggire. Persino la “sconvolgente” idea di fondo (ciò che percepiamo e consideriamo come realtà è un’illusione) sulla quale i Wachowski hanno provato disperatamente a filosofeggiare con pacchi di retorica spicciola era, all’epoca, già vecchia più di trent’anni (buongiorno Philip K. Dick). La differenza è che viene esplicata in modo del tutto inedito, fresco, giovane e dinamico. Possiamo vedere in Matrix un fottìo di robe mai viste prima: il tizio bianco che salva il tizio nero, per dire. Oppure, il simbolismo cristiano. Tuttavia, il vero tocco di classe è l’innovativo, filosofico, sconvolgente finale in cui è la donna che salva l’uomo. Non con la forza fisica, naturalmente. Ma grazie al supporto emotivo e la forza dei suoi sentimenti. Beh, a parte ogni singolo film che abbia visto in vita mia, queste sono idee veramente originali e rivoluzionarie. Matrix non è per niente un brutto film. Molte analogie sono veramente argute, così come è ben ritmato, visivamente stimolante e con tante scene d’azione emozionanti ancora oggi. Tuttavia l’aspetto e lo stile sono talmente distintivi che non invecchieranno mai con il passare degli anni? No. Il problema è che, a differenza di film come 2001: Odissea nello spazio, Blade Runner o Brazil, Matrix è una specie di mostro di Frankenstein. Fatto di cliché della sua epoca cuciti assieme. Dopo quarant’anni Blade Runner può risultare vecchio nella forma, ma non nella sostanza. Perché gira su una domanda su cui ci arrabattiamo da secoli: cosa ci rende “umani”? I replicanti nascono in laboratorio ma, a parte questo, sono identici in tutto e per tutto a un essere umano. Provano emozioni, hanno sentimenti. Perché considerarli elettrodomestici, allora? Cosa ci distingue da loro, l’anima? E cos’è l’anima? Questo è il punto. Questo rende Blade Runner un film senza tempo. Matrix invece è una giocosa allegoria in chiave action di Cristo e sulla battaglia tra il bene e il male. Fin troppi, a partire dai Wachowsky, hanno preso ‘sta roba troppo sul serio. Quasi come fosse la strada verso una qualche nuova religione o filosofia. Persino il Dudeismo, la religione nata e basata sul pensiero di Drugo Lebowski, è più plausibile. L’unica cosa che separa veramente Matrix dai suoi antenati è un mucchio di canzoni fastidiose di band orribili e balletti in slo-mo. Come le zanzare nell’ambra di Jurassic Park, tutto è intrappolato nel 1999. Matrix non è altro che la progenie riciclata di tutto ciò che l’ha preceduto. All’epoca funzionava alla grande come la plastic music, le boy band e i Vj di Mtv. Lasciamolo lì, all’epoca a cui appartiene. È un film ancora godibile in virtù della nostalgia che si prova guardandolo, ma è invecchiato maluccio. Molto maluccio. Non c’è nulla di male in questo. Bisognerebbe solo ammettere che alcune cose non sono quei “classici senza tempo” in cui molti disperatamente sperano. Proprio per questo, non riesumiamo Matrix dalla tomba in cui riposa. Ebbene, detto questo credo che sia tutto. Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro. 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Non proprio la mia tazzina di Carcadè, ma ammetto di aver visto ed apprezzato il primo film in un cine di Milano che era e non è più. Sic transeat Gloria Gaynor direbbe Massimo Semerano. Erano gli anni di film come Truman Show e Pleasantville che ci spiegavano come forse stavamo tutti vivendo in una illusione e Matrix seguiva il solco. Se lo chiedete a Grant Morrison vi dirà che la saga è un plagio dei suoi Invisibles e che gli attori, per entrare nel mood , erano invitati a leggere le miniserie Vertigo con King Mob e la sua posse. Può darsi: Lana e Lilly Wachowski – quando ancora Laurence ed Andrew Paul Wachowski – erano stati sceneggiatori di comics ( di lavori di Clive Barker tra le altre cose ) e avrebbero potuto essere sensibili al lavoro del papà di Sebastian O e di Crazy Jane e di Fantomex . Matrix ha poco a che spartire con il web e con i computer senzienti. E’ il non plus ultra del post-moderno anche nel prendere e mischiare suggestioni pop. E’ sucker punch molto prima. E’ la filosofia degli autori Valvolinici del decennio precedente. E’ il coevo Dark City. Il Corvo. Il Pasto Nudo di Cronemberg. E’ la combo di Bruce Lee e del trasognato protagonista di Tutto in una Notte contro i MIB di Martin Mystere con il virus senziente Mr Smith che stigmatizza come la specie homo sapiens sia un virus con un algido cipiglio che nemmeno il Landa di Tarantino quando spiega la sua filosofia di cacciatore di ebrei. Brr. Matrix è condannato a tornare e tornare – ben oltre il numero quattro e quando arriviamo a sei qualcuno si ricorderà de Il Prigioniero – perché è la classica scatola vuota che può contenere parecchia roba. Neo/One potrebbe un giorno doversi difendere da altri homo sapiens che vedono in lui la anomalia ovvero l’unico ometto che non distrugge tutto come un virus. Neo contro tutti a difesa della foreste pluviali. Il suo mentore un computer senziente liquido extra dimensionale ecologico generato dal bosone fantasma il secondo dopo il big bang come estrema difesa del tutto nel caso le cose non andassero nel migliore dei modi sul pianeta Ics che noi chiamiamo Terra e che è solo uno dei tanti esperimenti in giro nel tutto che non finisce. Magari non saranno le sorelle ad occuparsene, ma un emulo di Lynch con un occhio geometrico alla Nolan. Chissà Rispondi
Sapere che uno, a cui il primo film non è piaciuto granché e i due seguiti ancora meno, NON sia interessato ad un 4° capitolo è sin troppo scontato. A me la trilogia Matrix piacque abbastanza ma considerando che gli attori sono invecchiati e le sorelle Wachowski non hanno più azzeccato un film da allora, del 4° capitolo ne farei a meno. Comunque Matrix rimane un film seminale. E’ lo Star wars del nuovo millennio (1999) e come Star wars è copiato da destra e manca per creare una cosa nuova. Rispondi