Su Sky Atlantic sta per arrivare la quarta e ultima stagione di Masters Of Sex, che debutterà mercoledì 8 febbraio alle 21.15. Michael Sheen e Lizzy Caplan indossano per l’ultima volta i panni, spesso succinti, di Bill e Virginia nella serie che narra le avventure personali e professionali di William Masters e Virginia Johnson, i pionieri degli studi sulla sessualità umana. Se non avete seguito le tre serie precedenti, sappiate che i due studiosi statunitensi sono realmente esistiti: crearono le basi della “rivoluzione sessuale” negli anni sessanta, cioè quell’evento socio-culturale che modificò le abitudini sessuali in tutto il mondo occidentale. Prima di loro si era distinto nella ricerca sessuologica il lavoro di Alfred Kinsey, svolto negli anni Trenta e Quaranta. Kinsey, per studiare la sessualità, si era servito solo di questionari, mentre Masters e Johnson fecero un salto di qualità, studiando l’attività sessuale in situazioni di laboratorio, attraverso l’uso di strumenti tecnologici per misurare le reazioni fisiologiche durante l’orgasmo. I dati sulla sessualità non venivano più dunque semplicemente riferiti dagli interessati, ma esaminati attraverso l’osservazione diretta, nel coito e nell’autoerotismo (circa 10.000 osservazioni cliniche della fase orgasmica, su 382 donne e 312 uomini fra i 18 e gli 89 anni). Attraverso un poligrafo (usato un tempo in alcuni tribunali americani come “macchina della verità”) venivano registrati numerosi dati, come il battito cardiaco, l’attività cerebrale e il metabolismo. Vennero anche creati strumenti tecnologici appositi per compiere le ricerche, come nel caso del fallo mobile in plexiglas con telecamera incorporata, chiamato “Ulisse”. Queste ricerche durarono circa 11 anni. Se Kinsey aveva dunque turbato i suoi lettori raccontando che anche le donne si masturbano, Masters e Johnson stupirono i loro, spiegando che il livello massimo di eccitazione sessuale femminile lo si raggiunge durante la masturbazione e non durante il coito, dal momento che l’organo principale del piacere nella donna è il clitoride e non la vagina (anche se la vagina è un organo sensibile che risponde alla stimolazione sessuale e che, insieme al clitoride, consente la risposta sessuale femminile). I due studiosi spiegarono che “la femmina umana spesso non è soddisfatta di una sola esperienza orgasmica negli episodi di automanipolazione del clitoride. Se non vi è una tensione psicosociale che viene a reprimere l’eccitazione sessuale, molte donne mature possono godere di tre, quattro esperienze orgasmiche, prima di raggiungere un apparente senso di appagamento”. La sessualità femminile, in seguito a queste osservazioni, risultava essere, per le potenzialità orgasmiche e la complessità degli organi interessati al piacere, superiore o quanto meno uguale a quella maschile. Questo concetto fu utilizzato dalle femministe per rivendicare il diritto alla sessualità e al piacere sessuale. Nella terapia sessuale, Masters e Johnson enfatizzarono il possibile trattamento dei sintomi, superando così la visione freudiana, teorica e clinica, che riteneva i disturbi sessuali come una conseguenza di uno sviluppo psicosessuale problematico. I due sessuologi non avevano la stessa formazione. Masters era un ginecologo (si interessava di terapia ormonale sostitutiva nelle donne in post menopausa) alla Washington University di St. Louis, mentre la Johnson non aveva titoli accademici, ma solo intelligenza, spigliatezza e buona volontà. William Masters aveva iniziato gli studi sull’attività sessuale negli anni cinquanta, osservando il comportamento di persone (uomini e donne) dedite alla prostituzione. Il suo interesse nasceva dal fatto che la funzione sessuale era all’epoca l’unica a non essere stata ancora studiata. A un certo punto il Dottor Masters sentì l’esigenza di avere una collaboratrice donna per continuare le sue ricerche (anche a causa di una sua introversione, che non gli permetteva di relazionarsi con le persone che intendeva studiare). La sua scelta cadde su Virginia Johnson, che lo colpì per la sua estroversione. La Johnson, quando incontrò Masters, si era appena iscritta alla facoltà di sociologia ed era pluridivorziata (aveva sposato un politico del Missouri, matrimonio che durò due giorni, poi un avvocato più anziano di lei e infine, nel periodo 1950-1956, George Virgil Johnson, un musicista dal quale ebbe due figli e da cui prese il cognome). In passato la Johnson era stata pianista e cantante di musica country. Da segretaria, la Johnson divenne collaboratrice scientifica del Dr. Masters e poi sua moglie (nel 1971). La leggenda vuole che i due abbiano fatto sesso insieme, subito dopo aver iniziato la collaborazione, su richiesta di lui, “per comprendere meglio tutto quello che poi avrebbero appreso durante l’osservazione”. L’esperienza sessuale, secondo la ricerca di Masters e Johnson, consta di 4 momenti: fase di eccitazione, fase di plateau, orgasmo e risoluzione. Questi risultati cominciarono a essere pubblicati su riviste scientifiche all’inizio degli anni sessanta, ma la notorietà arrivò con il libro “La risposta sessuale umana” (1966), scritto in freddo linguaggio medico e pubblicizzato solamente fra gli addetti ai lavori, ma che divenne subito un best seller, vendendo più di mezzo milione di copie in pochi mesi. Nel 1970, i due ricercatori pubblicarono un secondo libro, “Inadeguatezza sessuale umana”, in cui si occupavano di disfunzioni sessuali, maschili e femminili (in particolare l’eiaculazione precoce e la disfunzione erettile nell’uomo, e l’anorgasmia nelle donne), creando così le basi per la moderna scienza sessuologica. Il merito principale di queste ricerche è stato quello di avere reso l’aspetto fisico della sessualità una disciplina scientifica, di cui si poteva parlare apertamente; il secondo merito è stato quello di aver approfondito la conoscenza della sessualità femminile, dimostrando che anche le donne hanno desiderio, eccitazione sessuale, e che non aveva fondamento scientifico la concezione freudiana dell’orgasmo clitorideo come “immaturo” rispetto a quello vaginale, considerato “normale”. Il lavoro dei due sessuologi è stato anche molto criticato, specialmente quando la coppia rivolse le sue osservazioni alla sessualità omosessuale e alle relative terapie messe a punto nel periodo 1968-1977 presso il Masters and Johnson Institute, di cui erano fondatori e co-direttori. I due sessuologi definirono infatti un programma per cercare di rendere eterosessuali alcuni soggetti omosessuali. Queste teorie furono pubblicate nel libro “Omosessualità in prospettiva”, un libro criticato da molti sia dal punto di vista etico che clinico. A questo flop ne seguì un altro: il libro di Masters e Johnson sull’epidemia di Aids, di cui si sapeva ancora pochissimo, “Crisi: Comportamento eterosessuale al tempo dell’Aids”(1988), fu giudicato inaccurato ed eccessivamente allarmista. A questo punto, la comunità medica sembrò rivoltarsi contro i due pionieri della sessuologia e, di conseguenza, anche i pazienti cominciarono a diminuire, mettendo in crisi il Masters and Johnson Institute e anche la loro vita di coppia. Il matrimonio terminò nel 1992, quando Masters decise di lasciare Virginia per sposare una vedova che lui, in seguito a un flirt estivo avvenuto nel 1938, considerava l’unico vero amore della sua vita. Altre ricostruzioni dicono che la Johnson fosse stanca di pensare sempre al lavoro e che, al contrario del marito, preferisse godersi la famiglia e il tempo libero. I due rimasero in buoni rapporti e continuarono a collaborare insieme, ma la loro separazione fu sicuramente clamorosa: dopo aver condotto personalmente terapie di coppia a tantissimi pazienti, dopo aver formato schiere di terapeuti della coppia, ora anche Masters e Johnson si separavano… Come dichiararono in un’intervista, i due sessuologi si divertirono al pensiero che la gente potesse pensare che loro stessi avessero avuto un problema sessuale. Il Masters and Johnson Institute fu chiuso (1994) e Virginia Johnson si mise in proprio nel Virginia Johnson Masters Learning Center a Creve Coeur, nel Missouri, dove continuò a studiare le disfunzioni sessuali. William Masters morì nel 2001, a 85 anni, dopo essersi ammalato di Parkinson. La coppia ha avuto due figli (uno dei quali è stato recentemente protagonista di un imbarazzante fatto di cronaca). A parte le luci e le ombre su questi due scienziati, di una cosa possiamo essere comunque certi: se oggi parliamo con disinvoltura di disfunzioni sessuali, di clitoride e di orgasmi, è grazie al lavoro di William Masters e Virginia Johnson. Navigazione articoli AVVOCATI TRA OMICIDI E SESSO EDWIGE FENECH “GIOVANNONA COSCIALUNGA” LANCIA LA COMMEDIA SEXY