Gli anni settanta furono un periodo di profonda crisi per il fumetto. La Marvel era in corsia di sorpasso sulla Dc: Jack Kirby li aveva abbandonati proprio per passare alla rivale, mentre Stan Lee aveva smesso di scrivere e stava meditando di trasferirsi a Hollywood.
In tanti stavano cercando un altro lavoro perché pensavano che il business del fumetto avesse i giorni contati. Eppure in questa atmosfera da fine del mondo qualcosa in sottofondo stava muovendosi. La Dc, dopo averla snobbata per anni, stava cercando di mettere a frutto la lezione della Marvel. La stessa Marvel era alla disperata ricerca di nuove strade poiché sembrava davvero che i supereroi avessero fatto il loro tempo.
Vediamo come andò mettendo a confronto gli episodi più simbolici di ogni anno delle due case editrici.

 

1970 – Conan contro Lanterna Verde

Alla disperata ricerca di generi alternativi rispetto a quello dei supereroi, che sembrava in decadenza, la Marvel arrivò allo sword and sorcery e Roy Thomas, il braccio destro di Stan Lee, riesumò uno dei personaggi più iconici delle pulp: Conan il barbaro. Poiché la Marvel doveva pagare i diritti agli eredi di Robert E. Howard dovette ripiegare su un disegnatore poco conosciuto e dalle miti pretese. La scelta cadde sul giovane Barry Smith (non ancora Windsor-Smith) e il suo stile raffinato ebbe subito un buon riscontro tra il pubblico.

 


La Dc presenta invece un binomio nuovo di zecca: Lanterna Verde e Freccia Verde, di Danny O’Neill e Neal Adams. O’Neill riesce a infondere alle storie una carica emotiva eccezionale. E lo fa abbinando un personaggio ossequioso alla legge come Hal Jordan/Green Lantern a un eroe ribelle come Oliver Queen/Green Arrow, puntando tutto sulla variegata dinamica dei loro rapporti.
Di un’incollatura vince Lanterna Verde per i contenuti, ma Conan stravince nelle vendite.

 

1971 – I Vendicatori contro Batman

Perso Jack Kirby, la Marvel tenta di sedurre il numero uno della concorrenza: Neal Adams, il disegnatore che si sta avviando a diventare la stella polare della sua generazione. E lo fa affidandogli una delle saghe più attese dai fan: la guerra tra gli alieni kree e skrull, che inizia su Avengers n. 93. Si tratta di una delle cose migliori scritte da Roy Thomas, alla ricerca di una caratterizzazione più moderna dei Vendicatori.

 


L’episodio di Batman è uno tra quelli fondamentali nella sua storia. Si tratta della “Figlia del demone”, apparsa sul n. 232 di Batman. Firmata per i testi sempre da Denny O’Neil, lo sceneggiatore maggiormente responsabile del restyling di Batman. Insieme all’iperattivo Nea Aldams, trascina l’eroe creato da Bob Kane nell’epoca moderna arricchendolo di toni cupi e malinconici. Alla fine Neal Adams rifulge di più sulle pagine di Batman che su quelle dei Vendicatori, che è costretto a lasciare per l’eccessivo lavoro.

 

1972 – Dracula contro Lanterna Verde

Come detto, per un po’ la Marvel diede i supereroi per quasi morti e si rivolse ad altri generi, in particolare, dopo l’allentamento delle censure del Comic Code, puntò sull’horror a partire dalla serie di Tomb of Dracula, realizzata da Marv Wolfman e Gene Colan. Anche se le storie di Wolfman non sono male, soprattutto le prime, il titolo è ricordato per i disegni di Colan, che si era già fatto le ossa su Devil ma al suo meglio. Perfettamente a suo agio con le atmosfere cupe, disegna figure indistinte che si fondono l’una con l’altra mescolate a vortici di foschia o immerse nella nebbia.

 

 

La Dc, intanto, continua la serie Green Lantern-Green Arrow di O’Neill-Adams strappando sempre più acclamazioni a parte della critica. O’Neill puntava tutto sulle tematiche sociali che stavano trasformando l’essenza stessa di ciò che si intendeva per fumetto. Non aveva paura di affrontare temi scottanti come la povertà, le droghe e, nel n. 87 della serie, il razzismo. Lanterna Verde prevale così su Dracula.

 

1973 – Ghost Rider contro Batman

Nel perseguire la strada del “new horror”, la Marvel crea Ghost Rider. Si tratta di un personaggio affidato alle matite sfavillanti di Mike Ploog: un centauro notturno dal teschio fiammeggiante e dall’animo tormentato. Nella prima avventura vende l’anima al diavolo per salvare la vita del padre adottivo gravemente malato.
Lo stretto rapporto che il nostro intratterrà con il demonio riflette il clima di profonda inquietudine relativo alle tematiche sataniste che fece seguito al processo alla banda di Charles Manson.

 


La Dc da parte sua continua a calare gli assi O’Neill-Adams. L’importanza di Batman 251 non può essere minimizzata. Erano quattro anni che il Joker non appariva in una storia di Batman, il che era davvero anomalo. In questo numero, Denny O’Neil e Neal Adams lo fanno ridiventare il maniaco omicida che era nelle primissime apparizioni degli anni quaranta. Questo Joker assomiglia poco a quello interpretato da Cesar Romero nello show televisivo: è davvero pericoloso. Per la prima volta dai primi anni quaranta uccide. La coppia Adams-O’Neill vince di nuovo la sfida.

 

1974 – Dottor Strange contro Omac

Quando Steve Ditko abbandonò la Marvel nel 1966 non lasciò orfani solo i fan dell’Uomo Ragno, ma anche quelli dell’altro prestigioso personaggio da lui creato: Dottor Strange, il signore delle arti mistiche. Bisognerà aspettare l’accoppiata fornata da Steve Englehart ai testi e Frank Brunner ai disegni per riportare il mistico dottore ai fasti psichedelici degli esordi. Sul n. 1 di Dottor Strange prende vita una run tra le più riuscite della Marvel degli anni settanta.

 


La Dc invece propone Omac, l’ennesima creazione di un Jack Kirby ormai profondamente deluso dell’andamento dei suoi titoli. Gli albi su cui puntava di più, quelli del nuovo mondo dei Nuovi Dei, uno dopo l’altro sono stati chiusi per scarse vendite. Allo stesso modo in cui i New Gods erano stati concepiti come l’evoluzione di Thor, Omac è l’evoluzione di Capitan America: Buddy Blank è un giovane idealista che viene sottoposto a un trattamento ormonale potenziatore… Purtroppo, malgrado le idee interessanti, Omac sarà un altro flop.


1975 – Iron Fist contro il Joker

Nel 1975 la moda dell’horror comincia a calare. La Marvel, sempre alla ricerca di nuovi generi, incrocia i film di kung fu interpretati da Bruce Lee e crea Iron Fist, Pugno d’Acciaio. La serie ebbe il merito di mettere assieme per la prima volta la coppia formata dallo sceneggiatore Chris Claremont e da John Byrne, che diventerà celeberrima con gli X-Men. Claremont cerca inutilmente di smarcare il personaggio dalle sue fantasiose origini marziali, provando a battere piste legate al supereroismo più classico, senza però riuscirci fino in fondo.

 

La Dc da parte sua tenta di sfruttare il successo del nuovo Joker rilanciato da Danny O’Neill dedicandogli una testata personale. Ma quando l’editor Julius Schwartz comunica a O’Neill che avrebbe dovuto occuparsi di un nuovo albo completamente dedicato all’arcinemico di Batman lo sceneggiatore appare perplesso. Tanto più che la Dc, non intendendo riproporre il pazzo omicida del n. 251 di Batman, chiede agli autori di attenuare la follia del protagonista.
La serie si conclude dopo dieci numeri.

 

1976 – Gli Eterni contro Man-Bat

Jack Kirby torna alla Marvel a fine 1975. Stan Lee gli dà carta bianca e lui propone gli Eterni. Fu chiaro fin da subito che gli Eterni assomigliavano molto ai New Gods realizzati per la Dc, senza però averne la stessa forza creativa, ed entrambi derivavano dalle storie di Thor che Kirby aveva realizzato negli anni sessanta.
L’idea di partenza è ripresa dalle allora popolari teorie fanta-archeologiche di
Erich von Daniken, secondo il quale gli extraterrestri avrebbero visitato la Terra durante la preistoria influenzando lo sviluppo dell’umanità.

 

 

Man-Bat fa la sua prima apparizione in Detective Comics n. 400 del giugno 1970, creato da Frank Robbins ai testi e Neal Adams ai disegni. Nel 1976, sulla falsariga di quello che era stato fatto con il Joker, anche a questo antagonista di Batman viene data una serie tutta sua. La prima storia venne affidata a due transfughi dalla Marvel: lo sceneggiatore Gerry Conway e il disegnatore Steve Ditko. Il risultato non convince i lettori, che non comprano l’albo e lo costringono a chiudere già con il secondo numero.

 

1977 – Gli X-Men contro Jonah Hex

Con il n. 108 di Uncanny X-Men, John Byrne riesce finalmente a mettere le mani sulle matite del gruppo mutante. Ai testi già da un po’ di tempo c’era Chris Claremont. Per Claremont e Byrne vale in parte il discorso di Stan Lee e Steve Ditko: fu l’estrema diversità dei loro caratteri e il punto di equilibrio quasi miracoloso che essi riuscirono a ottenere per un certo periodo di tempo a determinare la fortuna dei personaggi. Il decennio d’oro degli X-Men inizia da questo numero.

 

La Dc presenta invece Jonah Hex, uno dei pochi personaggi innovativi pubblicati dalla Dc Comics durante gli anni settanta. Viene pensato nel 1972 come eroe cupo e misterioso, in un western atipico con sfumature horror e fantasy che narra le storie di un cacciatore di taglie sfigurato. Nel 1977 ottiene una testata personale che grazie ai testi inconsueti del discusso Michael Fleisher e ai disegni classici di Jose Luis Garcia Lopez (seguito da Dick Ayers) diventa presto un cult. Ma contro gli X.Men non c’è storia.

 

1978 – Spider-Woman contro Firestorm

Tra i vari generi che la Marvel toccò durante gli anni settanta c’è quello delle supereroine. Le varie The Cat, Shanna, Red Sonja e Miss Marvel vennero lanciate sull’onda del movimento femminista di quegli anni. Forse la più riuscita di tutte è Jessica Drew alias Spider-Woman, che a dire il vero è anche la meno femminista del mazzo, mostrandosi volentieri in tutta la sua bellezza fisica. Il moderato successo che riscontrò lo deve al suo collegamento nel nome all’asso pigliatutto Spidey.

 


Firestorm è creato da un transfuga Marvel, Gerry Conway, nella speranza di poter rivivere le emozioni provate nello scrivere le avventure dell’Uomo Ragno nel periodo immediatamente successivo all’abbandono di Stan Lee.
Infatti, il giovane liceale Ronny Raymond (una delle due identità segrete di Firestorm) ripropone alcune delle tematiche adolescenziali che avevano fatto la fortuna dell’Arrampicamuri negli anni sessanta, aggiungendo la protesta antinucleare ai tempi in voga. Chiude con il n. 6: il confronto si conclude in un pareggio verso il basso.

 

1979 – Devil contro Lanterna Verde

Nel maggio del 1979 Frank Miller fa il suo esordio alle matite di Devil, in quel periodo le storie le scriveva Roger MacKenzie. L’arrivo di quel nerd innamorato di Neal Adams non passò inosservato: Miller iniziò a riempire le sue tavole di treni sopraelevati, acquedotti, grattacieli di vetro e bar malfamati stipati all’interno di piccoli, claustrofobici rettangoli. il suo primo amore era stato il noir e, in particolare, lo Spirit di Eisner. Così le atmosfere di Devil diventeranno notturne e senza speranza.

 

Con il n. 89 ha termine la run di Neal Adams su Lanterna Verde. Dal n. 90, mentre Danny O’Neill continua a scrivere le storie, le matite passano prima al giovane talentuoso Mike Grell e poi al più ordinario Alex Saviuk. Le avventure della sentinella galattica continuano a essere interessanti, ma perdono in mordente. Sembra quasi che le ambientazioni ultra realistiche di Adams stimolassero lo scrittore di origini irlandesi a produrre racconti e dialoghi legati alle tematiche socio-politiche di quei tempi. Anche se più convenzionale, Lanterna Verde rimane un buon prodotto, anche se certamente non all’latezza di Frank Miller.

 

In conclusione, la Dc cercò di capitalizzare il fatto di avere a disposizione forse il miglior autore degli anni settanta (Danny O’Neill) e il migliore disegnatore (Neal Adams) della nuova generazione: nella prima metà del decennio la coppia sfornò prodotti qualitativamente superiori alla Marvel.
La Marvel rialza la testa nella seconda metà del decennio, quando pone le basi per il suo rilancio negli anni ottanta…

 

 

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