L’idea del clone da tempo imperversa nella narrativa di fantascienza. La riproduzione geneticamente identica di un essere vivente e tutte le conseguenze che essa comporta hanno aperto infinite possibilità narrative, sfruttate anche dal fumetto. Già nel 1958 nel n. 68 di Superboy si fece riferimento a questo procedimento introducendo Bizzarro, una specie di mostruosa parodia di Superman. Un essere nato proprio dal tentativo da parte di Lex Luthor di riprodurre l’Uomo d’Acciaio. Ma è negli anni settanta che la clonazione viene veramente divulgata nel fumetto. Jack Kirby utilizzò diverse volte questo espediente: su Superman’s Pal Jimmy Olsen n. 133 e seguenti (1970), creò il progetto Dna (ribattezzato progetto Cadmus). Un laboratorio di ricerca genetica dove viene realizzato, tra gli altri, il duplicato genetico di Guardian, un supereroe di Simon & Kirby risalente alla Seconda guerra mondiale. Al suo ritorno in Marvel, Kirby creò Armin Zola (1977), un genetista pazzo nemico di Capitan America che vuole portare alla vita un clone di Adolf Hitler. Ma è sulle pagine dell’Uomo Ragno che il concetto di clonazione umana viene sviluppato maggiormente, sia pure in maniera scientificamente bislacca. Nella Saga del clone, una delle run più lunghe e discusse del personaggio. La prima saga del clone L’anno è il 1975, solo due anni prima il mondo dell’Uomo Ragno era stato sconvolto dall’uccisione di Gwen Stacy da parte di Goblin. Dopo il tremendo lutto la vita dell’Uomo Ragno va avanti comunque, pur tra mille difficoltà. Con il trascorrere del tempo ritrova l’amore tra le braccia di Mary Jane Watson. Fin quando su di lui cala l’ombra dello Sciacallo. Questo nuovo misterioso nemico, creato da Gerry Conway e Ross Andru, era apparso per la prima volta su Amazing Spiderman n. 129 del febbraio 1974, dove aveva mandato un sicario a cercare di fare la pelle al nostro eroe accusandolo dell’omicidio di Norman Osborn. La storia di per sé è senza infamia né lode, se non fosse che l’uomo ingaggiato dallo sciacallo altro non è che Frank Castle, alias Il Punitore, alla sua prima apparizione. Lo Sciacallo rimane nell’ombra per un anno. Torna a colpire, sempre da dietro le quinte, su Amazing Spider Man n. 143. L’Uomo Ragno vola a Parigi per sventare un tentativo di rapire J. Jonah Jameson (non prima di aver dichiarato il suo amore a Mary Jane, con tanto di bacio appassionato all’aeroporto), e quando ritorna ad attenderlo sull’uscio di casa c’è nientemeno che la rediviva Gwen Stacy. La tomba di Gwen non è stata profanata, ma le impronte digitali e le analisi del sangue della ragazza confermano in pieno la sua identità. Com’è possibile? Alla fine si scopre che la ragazza è appunto un clone (i cloni dovrebbero crescere lentamente come tutti gli esseri viventi, non ritrovarsi già adulti – NdR), ma chi lo ha creato e perché? La prima domanda trova risposta immediata nello Sciacallo, che manovrando la ragazza per usarla come esca ingaggia il criminale latinoamericano Tarantula come sicario per uccidere l’Uomo Ragno. La seconda domanda, invece, diventa un mistero da svelare di albo in albo: se Sciacallo ha clonato Gwen vuol dire che conosce l’identità segreta di Peter Parker, ma i motivi del suo odio verso il nostro eroe e l’identità del criminale vengono scoperti solo nel numero 149. Quando lo Sciacallo si smaschera rivelando di essere il professor Miles Warren, l’insegnante di biologia di Peter e Gwen alla Empire State University. Il professor Warren era stato creato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1964, per una apparizione occasionale, dove diceva a Peter di concentrarsi nello studio. Fu lo scrittore Gerry Conway a caratterizzarne la personalità circa dieci anni dopo. Rivelò che l’attempato insegnante era segretamente innamorato di Gwen, un amore platonico che tuttavia non gli evitò di rimanere distrutto dal dolore quando venne a conoscenza della morte della ragazza. Warren incolpò l’Uomo Ragno di quella morte, coltivando eterno rancore nei suoi confronti. Quando il suo assistente di laboratorio Anthony Serba riuscì a clonare una rana, Warren gli consegnò dei campioni su cui replicare l’esperimento, omettendo che si trattava di sangue umano, precisamente di Gwen e Peter. Quando Serba si accorse della cosa, cercò di bloccare l’esperimento, ma il professor Warren nel tentativo di fermarlo lo uccise accidentalmente. Non potendo accettare di avere compiuto un omicidio, la psiche sconvolta del professore si sdoppiò nell’identità mascherata dello Sciacallo, su cui scaricare il senso di colpa (un espediente narrativo simile venne utilizzato da Sam Raimi per caratterizzare Goblin, interpretato da Willem de Foe, nel primo film di Spider-Man). Da allora lo Sciacallo mise in moto tutta la serie di eventi per potersi vendicare dell’Uomo Ragno, mettendo in atto il più crudele dei piani. Usando il giornalista e amico di Peter Need Leeds come ostaggio, costringe il nostro eroe a un combattimento con il proprio clone all’interno dello Shea Stadium di New York. Ognuno dei due contendenti si ritiene l’originale in lotta con un impostore. Uscita dal condizionamento mentale, il clone di Gwen si ribella allo Sciacallo definendolo un mostro e strappandogli la maschera. Questo gesto scuote talmente il professor Warren da dargli un momento di lucidità, durante il quale libera Need e sacrifica la propria vita nell’esplosione della bomba a cui lo aveva collegato. Lo scoppio provoca anche un’altra vittima: tra le macerie c’è il corpo di un Uomo Ragno… ma quale dei due è morto? Il clone o l’originale? Dopo essersi congedato dal clone di Gwen, che lascia la città per rifarsi una vita, Peter Parker deve trovare la risposta a questa domanda. Per la risposta si avvale dell’aiuto del dottor Curt Connors, l’alter ego di Lizard, il quale ha verso il Ragnetto un debito di riconoscenza. Il dottore fa diversi prelievi e test sul nostro eroe, ma mentre aspettano il risultato delle analisi, l’Uomo Ragno viene attaccato da uno dei suoi numerosi nemici: il professor Smythe alias l’Ammazzaragni. Provato dalla fatica e colto di sorpresa, l’Uomo Ragno è sul punto di soccombere, ma mentre si trova in punto di morte ripensa a Mary Jane. Questo fatto gli fa dedurre che se fosse stato il clone avrebbe dovuto essere ancora innamorato di Gwen Stacy, in quanto non avrebbe avuto il tempo di maturare dei sentimenti verso Mary Jane (in realtà un clone non condivide i ricordi del proprio “gemello” – NdR). Peter ritrova in questo modo la forza per sconfiggere l’avversario. Quindi distrugge le analisi di Connors senza neppure leggerle: non occorre, lui sa già la verità. Senza perdere altro tempo, l’Uomo Ragno si sbarazza del cadavere del suo clone gettandolo in un inceneritore. La seconda saga del clone Da allora, nelle pagine dell’Uomo Ragno per un bel pezzo non si sente più parlare del clone, considerato un capitolo chiuso. Gli anni ottanta portarono numerose novità nella vita dell’Uomo Ragno. Ha un temporaneo costume tutto nero, un nuovo flirt con la Gatta Nera, dei nuovi nemici come Hobgoblin, Puma, La Rosa, il Mangiapeccati e Venom. E anche altri lutti: la morte di Need Leeds e del capitano di polizia Jean DeWolf. Sopratutto il decennio porta al più drastico dei cambiamenti alla vita del nostro eroe: il matrimonio con Mary Jane Watson. Da uomo sposato, Peter affronta l’arrivo degli anni novanta. Durante i primi anni dei quali le sue storie si riempiono di tematiche adulte, come l’abuso genitoriale in una saga nota come Il “Bambino dentro”, che porta alla morte di Harry Osborn, nemico dell’Uomo Ragno e amico fraterno di Peter. Harry era sprofondato nella follia per aver ingerito la stessa formula chimica che aveva dato i poteri al padre Norman Osborn. Cosa c’entra tutto questo con il clone? Nel 1992 il mondo dei comics era stato scosso da un terremoto, quando la Dc Comics aveva deciso di far morire Superman, sia pure solo per un breve periodo. La notizia andò su tutti i giornali portando nuova notorietà alla Dc, che cercò di oscurare per poco tempo anche Batman, rendendolo paraplegico a causa dello scontro con il criminale noto come Bane (saga che ha ispirato il terzo film di Christopher Nolan). Naturalmente pure Batman alla fine si era ripreso, ma intanto si era riusciti a interessare nuovi lettori di fumetti alle sue avventure. Tutto questo nel 1994 indusse la Marvel ad applicare sul proprio eroe qualcosa di altrettanto clamoroso e per farlo decisero di riesumare il clone. Gli sceneggiatori Terry Kavanagh e Howard Mackie rivelarono che in realtà, anni addietro, il clone non era morto. Uscito dall’inceneritore non visto da Peter, aveva deciso di abbandonare New York girando per l’America alla ricerca di un proprio posto nel mondo con il nome di Benjamin Reilly, prendendo spunto dal nome di zio Ben e il cognome da nubile di zia May. Ben Reilly torna a New York quando viene a sapere che l’amata zia May è ricoverata in ospedale e sta per morire (come detto, il clone manteneva incongruamente i ricordi di Peter – NdR). Il suo rientro nella Grande Mela lo porta prima a scontrarsi e poi ad allearsi con Peter Parker. A questo punto, con un nuovo costume, si fa chiamare Ragno Rosso, diventando l’ennesimo giustiziere urbano di New York. Nei suoi panni “civili”, cerca di distinguersi da Peter Parker ossigenandosi i capelli. Le buone vendite spingono gli sceneggiatori a proseguire la saga del clone il più possibile, facendo risorgere lo Sciacallo (che clonando se stesso diventa virtualmente immortale) e rivelando l’esistenza di altri cloni imperfetti di Peter, come il misterioso Kaine e il Ragnocida. Fino al nuovo lutto straziante, quello della morte di zia May. Finché gli autori decisero di sconcertare i lettori con una rivelazione sconvolgente: siete proprio sicuri che il clone sia veramente Ben Reilly? Il non aver letto le analisi di Connors nella storia del 1975 aveva dato il via alla più grande crisi d’identità della storia del fumetto. E una seconda analisi genetica rivela che Peter Parker, quello che abbiamo seguito negli ultimi vent’anni, è il vero clone, un sostituto, un usurpatore bello e buono per quanto inconsapevole. Superata la crisi emotiva, Peter cede il ruolo dell’amichevole Uomo Ragno di quartiere a Ben, decidendo di trasferirsi con Mary Jane a Portland, dall’altra parte dell’America, e mettere su famiglia. Il ruolo di protagonista della testata va al biondo Ben Reilly, dandoci così un Uomo Ragno totalmente nuovo: nuovo costume, nuovo cast di comprimari, nuovi avversari… praticamente uno sconosciuto. Il segreto del successo dell’Uomo Ragno, fin dagli anni sessanta, era l’immedesimazione con Peter Parker: rivelarci che il personaggio che avevamo seguito (e amato) fino a quel momento non fosse quello vero, per quanto genuinamente convinto di esserlo, fu un clamoroso autogol per la Marvel. Le vendite delle testate ragnesche colarono a picco, costringendo gli autori a una inversione a “U”, cercando di ristabilire la situazione originale (come sicuramente avevano intenzione di fare sin dall’inizio, sia pure non così rapidamente). Mentre la povera Mary Jane partoriva una bambina morta, Peter e Ben venivano catturati da un misterioso avversario che si rivelerà essere Norman Osborn, il Goblin originale padre di Harry, tornato dalla morte per tormentare il nostro eroe. La formula che diede a Norman Osborn i poteri di Goblin aveva, all’insaputa di tutti, anche un potere rigenerante, che gli permise di riprendersi all’obitorio. Approfittò del fatto di essere creduto morto per rifugiarsi in Europa e ripristinare il proprio impero finanziario prossimo al tracollo, rimanendo a tramare nell’ombra. Sconvolto per la morte del figlio Harry, di cui riteneva responsabile Peter, rivela di essere lui l’artefice di tutti gli eventi che fino a quel momento lo avevano colpito. Usando lo Sciacallo come strumento e falsificando le analisi del Dna che convinsero Peter di essere un clone. Al termine dello scontro finale, Ben Reilly viene ucciso da Goblin, e il suo cadavere, sciogliendosi com’era successo a quelli degli altri cloni, conferma le parole di Norman (anche il fatto di “sciogliersi” non corrisponde certo alla natura dei veri cloni, che sono esseri organici come tutti gli altri – NdR). Peter Parker, quello con i capelli castani, quello sposato con Mary Jane, quello che fino a oggi avevamo letto, seguito e amato, si rivela quindi essere l’unico e solo Uomo Ragno di quartiere, tornando a ricoprire il ruolo che gli spetta. Persino la morte di zia May si rivela fasulla, parte del piano di Norman, restituendoci la vecchia zia nel cast del Ragnetto. Un Uomo Ragno che torna alle origini, con la Marvel che, ripristinandone l’immagine e il mito, sembra dire “abbiamo solo scherzato”. Il ritorno dei cloni La risurrezione di Norman Osborn restituisce all’Uomo Ragno il nemico per eccellenza, mettendolo al centro di trame sempre più macchiavelliche, non solo per la serie dell’Uomo Ragno, ma in tutto il cosmo Marvel. Come, per esempio, quando Osborn diventa il capo supremo dello Shield tra i mega-eventi di Secret Invasion e Dark Reign. Nel corso degli anni, la (seconda) Saga del clone è stata citata e a tratti ripresa da alcuni autori, come ha fatto Dan Slott in “Spider Island” e “the Clone Cospiracy”. Storie che hanno riportato in vita Kaine, Ben Reilly, addirittura la stessa Gwen Stacy, ma in cui non è più stata messa in dubbio l’identità dell’Uomo Ragno. Navigazione articoli U.S. AGENT, IL LATO DURO DI CAPITAN AMERICA PV – IDEE CHIARE
Ben Reilly = ( Has) been really ( Peter Parker ). Un inside joke. Quelle sagomacce della Marvel in quei gg lontani avevano pensato davvero di cancellare vent’anni di storie e ricominciare con un nuovo Spidey . Dan Jurgens non era tanto per la quale ed infatti è stato poco al lavoro sul personaggio di Ben. Peccato perché era interessante vedere le sue matite classiche e dirette e pop innervosite dal solito Klaus Janson. Per quel che vale, io ero tra i pochi, forse pochissimi, che apprezzava le possibilità implicite nella nuova direzione. Mi piacevano anche i nuovi characters come Judas Traveller ( almeno all’inizio quando di lui non si sapeva nulla ). Bella anche la mini sul passato del personaggio Ben Reilly di DeMatteis / JR JR. Si sarebbe potuto andare nella direzione presa dal Nomad di Nicieza e parlare degli Stati Mentali d’ America. Naturalmente la scelta dei lettori è stata l’ennesima prova che Steve King nel suo Misery ha ragione quando sostiene che i personaggi seriali appartengono ai fans molto + di quanto siano dei creatori… Rispondi