L’anno scorso, dopo la Lucca alluvionata, avevo espresso la mia sensazione dell’inizio di una certa insoddisfazione da parte degli abituali frequentatori dell’evento. Sensazione che si è rivelata decisamente fondata.

Guardiamo i numeri. Se nel 2022 si erano venduti 320mila biglietti a fronte di un’aspettativa di 350mila, nel 2023 se ne erano staccati 314mila… ma con il limite di vendita quotidiana salito a 80mila (per totali 400mila) rispetto a 70mila dell’anno precedente.

Qualcuno avrà pensato che la cosa fosse dovuta al maltempo che ha imperversato in tutta la Toscana nel periodo della manifestazione. Poco credibile, visto che la maggior parte dei biglietti erano stati acquistati online quando ancora non erano disponibili previsioni meteo di alcun genere.

La conferma che qualcosa era cambiato ce la danno i numeri di quest’anno: quasi 40mila biglietti venduti in meno! Ne sono stati acquistati infatti poco più di 275mila, segno indiscutibile di una mutazione in atto. L’agognato tetto dei 400mila visitatori paganti è stato mancato di ben 125mila unità.

Quali i motivi di questo corposo calo di pubblico?


Avevamo già accennato al fastidio per le ripetute file a cui sono costretti a sottoporsi i visitatori: per acquistare i biglietti, ottenere il braccialetto, entrare nei padiglioni, procurarsi il pranzo… e pure andare in bagno, nei famigerati Sebach “vivibili” solo nelle primissime ore della giornata.

A questo si aggiungono il costo del biglietto ogni anno più alto (con sovrapprezzo se lo si acquista online) e quello di ogni genere di conforto acquistabile nei giorni del festival. Mi diceva l’anno scorso un espositore che, sceso a Lucca un giorno prima per allestire lo stand, aveva pagato il caffè al bar un euro, ma già la mattina successiva con l’apertura della manifestazione il prezzo era salito a un euro e cinquanta. Per non parlare dei pernottamenti, il cui costo lievita ogni anno come se stessimo vivendo in un periodo di boom economico. A lamentarsi sono soprattutto gli espositori (i visitatori, alla fin fine, decidono di stare a casa e tanti saluti), “costretti” a esserci per non perdere quote di vendita ma sempre più in difficoltà dovendo far fronte ad aumenti del prezzo degli stand al limite dello strozzinaggio. Inevitabile che anche loro, pian piano, si ritrovino obbligati a saltare l’appuntamento autunnale, specialmente se il numero dei visitatori cala così vistosamente e vanifica ogni speranza di guadagno. Il vero e proprio crollo del numero di visitatori paganti spingerà gli organizzatori a cambiare rotta? Forse, ma non nel senso che auspicavo nel post dell’anno passato, temo. Le voci colte in giro parlano piuttosto di una ulteriore mutazione “genetica” dell’evento: sembra che nel 2025 il padiglione Giglio sarà occupato completamente dalla Rai, finora sparpagliata tra teatro e vetrine nella stessa piazza (dove verranno spostati gli Alley Artist ospitati fin qui). E che la manifestazione si aprirà – udite, udite – alla moda. Tutti settori in grado di pagare spazi a prezzi certamente maggiori di quelli che può permettersi un mondo fumettistico in crescente crisi e ogni anno più negletto. L’impressione è che ormai il festival venga vissuto come un gran carnevale, e che singoli e famiglie vengano per godersi lo spettacolo all’aria aperta dei cosplayer, senza pagare alcun biglietto. Basta guardare le photogallery dei siti d’informazione locale per rendersi conto che l’interesse è focalizzato sui fantasiosi costumi, mentre albi e libri a fumetti non conservano molto appeal giornalistico.

Per il futuro sembra che ci si debba aspettare una manifestazione ulteriormente variegata pronta a cambiare contenuti e natura per sopravvivere a sé stessa qualora alcuni settori facciano crescente fatica a far quadrare i conti e si trovino costretti a disertarla. Il fumetto, d’altronde ogni anno meno attrattivo nel mercato e nella società, dovrà ridimensionarsi progressivamente a ogni nuova edizione, finché resterà poco più che una presenza storica nel logo.

 

 

2 pensiero su “LA LUCCA COMICS DEL FUTURO”
  1. Il baraccone inizia a traballare e la cosa non mi dispiace. L’ultima mia visita risale al 2016, dopo una pausa di circa 5 anni, quindi ola precedente è stata nel 2010. L’indirizzo ormai è spostato su altro, per farsene un’idea basta fare un salto in Corso Garibaldi e vedere quanti privati mancano all’appello ogni anno. Riporto notizie da chi ci è stato. Il giocattolo si sta rompendo? Qualcuno avrà pure delle responsabilità. Certo che gli argomenti trattati nell’articolo parlano da soli. Tutto vero purtroppo. Sarà una lenta agonia, ma necessaria a rendere l’aria un po’ più pulita.

  2. Quest’anno sono stato proprio bene a Lucca, fregandomene bellamente di tutto ciò che non è fumetto, delle prenotazioni, delle code e di tutto il resto. Ho trascorso la maggior parte del tempo a parlare con amici che vedo solo in questa occasione. Alcune persone hanno passato le giornate al Comics & Science che aveva un programma di relazioni così pieno da superare il numero di 50 in cinque giorni. I commercianti di Via Garibaldi scompariranno e ci daranno appuntamento a Collezionando; gli altri, la maggior parte degli editori grandi e piccoli, continueranno ad esserci, per vendere direttamente, saltando la distribuzione.
    Tutto questo non è bene o male, è l’evoluzione della specie.

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