Le Edizioni Alpe nascono a Milano per iniziativa di Giuseppe Caregaro: la registrazione editoriale è del 1939, l’operatività è attestata a partire dal 1940 nella sede storica di via Piolti de’ Bianchi 4. Dall’inizio Alpe pubblica fumetti, ma anche romanzi popolari e altri periodici: è una piccola casa editrice “generalista popolare” che troverà nel fumetto umoristico la sua vera vocazione solo nel dopoguerra. Nel 1940 Caregaro crea il piccolo e atletico Cucciolo, il personaggio-faro nel quale la casa editrice arriverà negli anni ad identificarsi. Crea anche l’alto e magro, che con Cucciolo formerà una coppia archetipica sul modello di Stanlio e Ollio, o, meglio, Pippo e Topolino. Grazie anche alla ordinarietà dei due, questi fumetti otterrano un successo multigenerazionale. Tra fine guerra e immediato dopoguerra l’editrice attraversa un momento di difficoltà, andando incontro a un fallimento che la porterà ad assumere per alcuni anni il nome di Subalpina. Nel 1949 l’azienda riprenderà il suo nome originario e spiccherà il volo. LE GAIE FANTASIE (1949) L’importanza dell’albo Gaie Fantasie (1949–1956) non potrà mai essere sopravvalutata: fu un laboratorio creativo e la bussola stilistica del fumetto comico italiano del dopoguerra, fu il luogo in cui si saldarono talenti unici (Rebuffi, Bottaro, Chendi), personaggi e innovazioni editoriali che avrebbero dominato il genere “umoristico” per almeno una generazione. L’albo rilancia Cucciolo e Beppe, alternando ristampe “antropomorfe” d’anteguerra (quando ancora imitavano Topolino e Pippo) e nuove storie più moderne (con i personaggi umanizzati) che definiscono l’estetica Alpe e preparano le testate dedicate. Sulle sue pagine debuttano o si affermano alcuni degli autori chiave del fumetto umoristico italiano come Giorgio Rebuffi (che rifonda Cucciolo e Beppe) e Luciano Bottaro (che crea Tim ) oltre a Carlo Chendi ai testi e, poco dopo, Umberto Manfrin e Tiberio Colantuoni. Gaie Fantasie inaugura la riorganizzazione dell’editore verso l’umoristico popolare (con l’eccezione di poche collane avventurose), consolidando un pubblico infantile-familiare che durerà nei decenni successivi. Cucciolo (1952) Cucciolo e Beppe nascono insieme, richiesti dall’editore Giuseppe Caregaro a Federico Pedrocchi per i testi e a Rino Anzi per i disegni. L’esordio in edicola avviene il 4 settembre 1941 su Gli albi di Scimmiottino n. 76 con la storia “Cucciolo e la scure miracolosa”. In questa fase i due sono animali antropomorfi simili a Topolino e Pippo. Nei primi anni Cinquanta Giorgio Rebuffi “libera” la coppia dalle origini disneyane. Cucciolo e Beppe si umanizzano (con fisionomie più personali, gestualità elastica, slapstick accentuato) e il tono diventa più moderno. È la chiave della loro lunghissima fortuna editoriale. Nel 1952 nasce la testata Cucciolo, che uscirà per oltre 600 numeri fino al 1989. Sul personaggio si cimenteranno anche Luciano Bottaro che porta ritmo, nonsense e costruzioni comiche “a orologeria”, e Carlo Chendi che consolida i meccanismi di gag ricorrenti e la brillantezza dei dialoghi. La popolarità della testata crebbe fino a diventare per alcuni anni il principale concorrente di Topolino. Tiramolla (1953) Nato come comprimario nel 1952, Tiramolla diventa nel corso di un anno protagonista. La sua forza sta nell’idea fisico-comica del personaggio (un corpo elastico che è una gag), nel segno elastico reso da Rebuffi e poi rifinito da Manfrin, e in un mondo alle spalle perfetto per storie brevi e seriali. Tiramolla esordisce l’8 agosto 1952 sul mensile Cucciolo (“Il mistero della villa”, come comprimario di Cucciolo e Beppe). La prima storia è di Roberto Renzi, che fu ispirato da un articolo di giornale nel quale si annunciava l’invenzione del silicone (o dalla lettura del fumetto americano Plastic Man), mentre la grafica geniale è merito di Giorgio Rebuffi, che abbandona l’antropomorfismo disneyano tipico di quegli anni per un design minimale con una sua precisa dignità artistica. L’aspetto del personaggio è fantastico, come fantastica è la sua origine: “figlio della gomma e della colla“. Il successo è tale che il 15 luglio 1953 il personaggio ottiene una testata autonoma, l’albo Tiramolla, che continuerà ad uscire per oltre quarant’anni, per un totale di 638 numeri complessivi. Pepito (1955) La prima storia di Pepito e della sua bizzarra ciurma di scalcinati corsari appare nel 1952, sul n. 3 del settimanale Cucciolo con il titolo “Pepito contro il governatore di Las Peras”. Con Pepito, Luciano Bottaro ripropone con maggiore convinzione la sua passione per il mondo dei galeoni, che aveva già messo in mostra con Tim e i pirati. La serie autonoma intitolata Pepito parte nel luglio 1955 e va avanti per 18 albi complessivi a periodicità mensile. La miscela di nonsense e ritmo dà a Pepito un timbro umoristico unico nel panorama fumettistico italiano, che però non venne capito fino in fondo dai lettori. Dopo la chiusura della serie a fine 1956, Pepito continua a comparire sulle testate di casa ritagliandosi un suo spazio come comprimario. Pepito otterrà più successo in Francia, dove viene pubblicato in una prima serie di 249 numeri (1954–1965), in una seconda serie (1965–66) e in una terza serie (1973–76). Picchiarello (1957) Picchiarello non fu una semplice proposizione del Woody Woodpecker di Walter Lantz, fu un prodotto editoriale “ibrido” che integrava il materiale statunitense con creazioni italiane, adattamenti, rimontaggi e un parco-testate (raccoglitori, supplementi, ripartenze) tipico della scuola milanese. È così che il Woody Woodpecker americano diventò nelle edicole un “Picchiarello” autoctono, perfettamente inserito nel più ampio ecosistema umoristico dell’Alpe. L’albo nasce nel 1957, caratterizzandosi per un riuscito mix tra materiale Usa (autori come Del Connell, Carl Fallberg, Paul Murry, Phil DeLara, ecc.) e produzioni originali italiane firmate, tra gli altri, da Giuseppe Perego, Ernesto Piccardo, Franco Aloisi, Giulio Chierchini, Antonio Terenghi, Luciano Capitanio e Leone Cimpellin. Nel corso degli anni la testata cambia formato e foliazione, escono inoltre ripartenze, raccolte estive e supplementi che le permetteranno di rimanere in edicola fino al 1980 per un totale di quasi 300 numeri complessivi. Pugacioff (1963) Pugaciòff, il “luposki della steppaff”, è l’ennesima genialata di Giorgio Rebuffi. L’esordio avviene nella storia “Il lupo della steppa” apparsa su Cucciolo n. 10 (1959), dove il lupo si propone come l’ennesimo comprimario dell’universo di Cucciolo e Beppe. Si tratta di un lupo affamatissimo, inizialmente “vero” (non antropomorfo) e muto (“pensa” soltanto) ed è presentato da un cosacco del Don, Ivan Ilià. Dopo le prime apparizioni “realistiche”, Pugaciòff diventa antropomorfo e sfodera una parlata russo-maccheronica (con suffissi in “-ski/-off/-aff” e lessico finto-slavo) da sbellicarsi dalle risate. La sua “ossessione” è mangiare Bombarda (il grasso bandito dell’universo Alpe) e scontrarsi con la sua corte di guardie (fra cui lo squalo Geraldo). Dietro questo meccanismo slapstick qualcuno volle leggere il contrasto “ribelle affamato contro borghesia ingorda” ma erano altri tempi. Serafino (1964) Serafino è una creatura di Egidio Gherlizza, che la partorisce nel 1948 come canguro antropomorfo. A partire dal 1952 si umanizza e assume fisionomia canina, insieme a un taglio narrativo più “di carattere”. È un vagabondo chapliniano dalla fame cronica e dal cappello a cilindro sdrucito le cui buone intenzioni spesso conducono a guai comici. Riveste per tanti anni un ruolo da comprimario apparendo negli albi Gaie Fantasie e Cucciolo. L’humour è quello tipico della pantomima e del cinema “muto”, con dialoghi essenziali e un pizzico di poesia. La prima testata personale (Le avventure di Serafino) arriva solo nel 1964 e chiude nel 1969. Poi viene rilanciato nel 1973 con un mensile del quale usciranno 30 numeri suddivisi in 4 serie. Oggi lo ricordiamo come un underdog gentile e sfortunato, immediatamente empatico e profondamente umano forse un pò in anticipo sui tempi. Top Mix (1978) Top Mix è uno di quei personaggi minori dell’Alpe che, se riletti oggi, mostrano un umorismo sorprendentemente moderno. Il creatore è Onofrio Bramante (alias Brams), prolifico fumettista e poi pittore. Top Mix compare inizialmente come comprimario nelle testate Alpe degli anni Sessanta, in seguito ottiene una testata propria. È un topo-cowboy in un West tutto antropomorfo: Rat City, fatto di sceriffi e banditi “di razza murina”, con un tono da parodia affettuosa del genere. Top Mix – Rat West esce dal luglio 1978 al dicembre 1988 (con annate, raccolte e “restart” numerati in stile Alpe). Per un personaggio di “secondo piano” è una longevità di tutto rispetto. Oggi è poco ricordato perché nasce e rimane a lungo un comprimario, sbocciando tardi in una testata autonoma, quando ormai l’attenzione del pubblico dei fumetti si stava spostando su altro. Si tratta comunque di un personaggio importante. Andy Panda (1978) Andy Panda è un altro Personaggio di Walter Lantz. In Italia esordisce su Picchiarello, che fin dall’inizio ospita l’universo Lantz al completo: dunque anche Andy Panda, spesso con Charlie Chicken, Oswald the Rabbit, Chilly Willy eccetera. È qui che il panda diventa familiare al lettore italiano. Come per Picchiarello anche per Andy Panda vale la formula mista tipica dell’Alpe, che fa confluire sullo stesso albo traduzioni di storie statunitensi (Del Connell, Carl Fallberg, Paul Murry, Phil DeLara…) e produzioni italiane originali di Perego, Piccardo, Aloisi, Chierchini, Terenghi, Capitanio, Cimpellin e altri. Spesso la Alpe riorganizza addirittura le storie (ordine, impaginazione, foliazione), amalgamando tavole Usa con brevi inserti italiani in una continuità leggibile “alla Alpe”. Il segno degli autori italiani convive così con quello dei cartoonist statunitensi, smussando le differenze. Dopo anni di presenza costante su Picchiarello, Alpe pubblica una collana a nome Andy Panda nel 1978. Navigazione articoli DRAGON BALL, STORIA DI UN SUCCESSO MONDIALE MATITE BLU 457