Richard Hickock, 28 anni, e Perry Smith, 31, dopo alcuni anni di reclusione nel carcere statale del Kansas, ottengono la libertà vigilata. Siamo nel 1959, i due dovranno comportarsi bene per non finire di nuovo dentro. Viaggiando sulle polverose strade della prateria degli Stati Uniti, invece di cercare lavoro, Hickock e Smith tirano a campare commettendo qualche piccolo furto.

La sera del 15 novembre, arrivano a Holcomb, un paesino nel Kansas occidentale. È un villaggio tagliato in due dalla ferrovia e circondato dalle fattorie. Nella più grande e appartata di queste, vive serenamente la famiglia Clutter. Un esempio per fervore religioso e dedizione al lavoro.

I Clutter possiedono grandi estensioni di terreno, dove coltivano grano e allevano centinaia di mucche. Il capofamiglia si chiama Herbert, un uomo di 48 anni con la mascella squadrata. Laureato in Agraria, è stato consulente del ministero dell’Agricoltura durante il primo mandato del presidente Eisenhower.
Sua moglie Bonnie, 45, soffre di depressione. Il medico ha detto che ha bisogno di silenzio e solitudine, per questo sta in una camera separata dal marito.
Infine ci sono i figli. Nancy, 16, bella e bravissima negli studi, è una pianista di talento. Kenyon, 15, è un ragazzino che sa già fare affari vendendo al macellaio un centinaio di conigli catturati in un solo giorno o rimettendo a nuovo, insieme a un amico, una vecchia auto scassata.

Alle dieci, i Clutter spengono la televisione per andare a letto. Nancy li raggiunge dopo aver dato un bacio sulla guancia a Bob, il fidanzatino che era venuto a trovarla. La governante e i braccianti sono andati da tempo nelle loro rispettive abitazioni. Quando, con passo felpato, Richard Hickock e Perry Smith penetrano nella fattoria, tutto è buio e silente.

I due avevano deciso di venire fin qui dai tempi del carcere. Hanno un obiettivo preciso e sono sicuri che, dopo questa visita, non avranno problemi economici per un bel po’. Svegliano rudemente uno a uno i membri della famiglia Clutter, legandoli ai polsi e alle caviglie nelle quattro stanze dove si trovano.

Poi iniziano a torturarli a turno: dov’è quello che cercano? Dove si trova la cassaforte con il malloppo? La risposta è sempre la stessa: «Siamo persone agiate, è vero, ma amiamo la vita semplice e nella fattoria non teniamo nulla di valore. Non abbiamo mai avuto una cassaforte». Dopo ore di inutili ricerche, Richard Hickock e Perry Smith si convincono di essere stati presi in giro dal loro compagno di cella. In questa fattoria di Holcomb non esiste alcun forziere pieno di soldi.

Non rimane che far tacere per sempre gli scomodi testimoni, perché i due criminali non avevano nemmeno preso la precauzione di coprirsi il volto. Prima Hickock vorrebbe violentare Nancy, la sedicenne, ma il complice lo blocca perché non c’è tempo da perdere.
Così, con estrema freddezza, i banditi uccidono uno a uno i Clutter, sparandogli un colpo alla tempia con un fucile o pugnalandoli con un coltello. Poi rubano l’auto in garage e si danno alla fuga.

PERRY SMITH E TRUMAN CAPOTE
Richard Hickock



Raccontiamo dall’inizio la storia dei due ragazzi destinati a diventare assassini.
Richard Hickock nasce in una famiglia contadina di Kansas City, nel 1931. I suoi genitori lo fanno studiare fino alle superiori, dove è uno studente molto popolare e si distingue come atleta. A 19 anni rimane vittima di un incidente automobilistico, che gli lascia il volto leggermente deturpato. Una volta dimesso dall’ospedale, Richard inizia a lavorare come meccanico e sposa una ragazzina di 16 anni, che in breve gli dà tre figli.

La moglie lo lascia quando scopre che ha un’amante. Per pagare gli alimenti alla vecchia famiglia e trovare i soldi da spendere al bordello, dove sceglie sempre prostitute adolescenti, le più costose, Richard si arrabatta come può. Prima svolge un lavoro extra, guidando l’ambulanza di sera, poi commette alcune truffe con assegni falsi. A causa di queste, nel 1956, viene condannato a 5 anni di detenzione. In prigione incontrerà Smith, il suo futuro socio.

PERRY SMITH E TRUMAN CAPOTE
Perry Smith



Perry Smith nasce nel 1928 in Nevada, in un paesino che spopolandosi scomparirà dalle carte geografiche. In questo Stato semidesertico non ci sono ancora città vere e proprie, Las Vegas, per esempio, è solo un pugno di case in mezzo al nulla. Suo padre John, detto Tex, è un mezzo pellerossa. Insieme alla moglie Florence organizza tornei di rodeo, uno sport popolare in quei paraggi.

Ciononostante gli affari vanno male, e la coppia si trasferisce con i quattro figli nella fredda Alaska, dove il padre si guadagna da vivere distillando clandestinamente whisky durante il proibizionismo (gli anni in cui la vendita dei superalcolici è vietata in America).

Nel 1935, Florence, stufa di essere picchiata da Tex per i suoi tradimenti con un marinaio, prende i bambini e li porta con sé a San Francisco, in California. La donna è un’alcolista cronica e muore prematuramente, quando Perry ha solo 13 anni. Lui e i fratellini vengono portati in un orfanotrofio gestito dalle suore.

Dopo un anno, il padre li viene a prendere e se li porta appresso nella sua vita di vagabondo. In questo periodo, Perry entra in una gang di strada e viene messo in riformatorio per reati minori. Il giovane finisce così per perdere nuovamente il padre, che in seguito si suiciderà, e i fratelli: due dei quali si suicideranno a loro volta, ancora giovani, mentre di una sorella non avrà più notizie.

Nel 1948, a 16 anni, Perry si imbarca nella marina mercantile e due anni dopo viene arruolato per combattere in Corea. Durante la guerra gli capita un incidente in moto e finisce in ospedale per sei mesi, mentre altri sei li passa con le stampelle. In seguito, soffrirà sempre di gravi dolori alle gambe. Per attenuarli, diventa grande consumatore di aspirina e altri farmaci.

Quando, nel 1952, lascia l’esercito, Perry inizia a lavorare come verniciatore d’auto. Nel 1956, viene condannato dai 5 ai 10 anni (in America esistono pene variabili a seconda della condotta in carcere) per aver rapinato un negozio.

A Lansing, il penitenziario di stato del Kansas, i detenuti Richard Hickcok e Perry Smith ascoltano con interesse il loro compagno di cella Floyd Wells. Il quale racconta di aver lavorato come bracciante per i Clutter di Holcomb. È una famiglia che invece di portare i soldi in banca preferirebbe tenerli in cassaforte, lui stesso avrebbe visto lì dentro la somma di 10 mila dollari. Nell’estate del 1959, a breve distanza di tempo, Hickock e Smith ottengono la libertà condizionata. Il loro obiettivo diventa trovare quella cassaforte.

Quando i cadaveri dei Clutter vengono scoperti, tutti i poliziotti del Kansas vengono messi in allarme e l’Fbi attivata per organizzare una vasta caccia all’uomo. All’inizio le ricerche sembrano non portare a nulla finché, dal carcere di Lansing, Floyd Wells, speranzoso di ottenere un sconto di pena, si decide a fare i nomi di Richard Hickock e Perry Smith come probabili responsabili della strage. Indirettamente a causa sua.

I due assassini, malgrado le loro foto segnaletiche si trovino su tutti i giornali, riescono a trascorrere tranquillamente un tiepido Natale in Florida. Pochi giorni dopo, il 30 dicembre, vengono catturati a Las Vegas, la città del Nevada che si sta ingrandendo grazie ai casinò.

L’arresto avviene per caso a opera di due agenti della stradale che, prendendo nota della targa dell’auto guidata da due giovani dall’aria sospetta, scoprono che è stata rubata. Una volta in prigione, Richard Hickock e Perry Smith ammettono di avere sterminato la famiglia Clutter. Anche se all’inizio ognuno accusa l’altro delle uccisioni, alla fine riconoscono di esserne entrambi responsabili.

Al processo il procuratore della contea conclude la requisitoria rivolgendosi ai giurati: «Potete avere un qualsiasi dubbio sulla colpevolezza degli imputati? C’è un solo modo per assicurarsi che questi due individui non si aggirino più nei nostri villaggi. Chiedo che siano condannati a morte».

Sia la giuria, esprimendo il verdetto di colpevolezza, sia il giudice, con la sentenza di condanna capitale, accolgono la tesi del procuratore. I due vengono rispediti a Lansing, il carcere nel quale si erano incontrati, in attesa di essere giustiziati.

Mentre Richard Hickock si chiude sempre più in se stesso, Perry Smith, che aveva frequentato solo le scuole elementari, passa il tempo leggendo libri, scrivendo poesie e realizzando ritratti per gli altri detenuti.

Truman Capote, lo scrittore di “Colazione da Tiffany” (romanzo dal quale è stato tratto il film con Audrey Hepburn), ottiene il permesso di intervistare i due assassini. In particolare, Capote stringe un legame con l’espansivo Perry Smith, e grazie a lui ricostruisce nei dettagli le fasi del delitto. Pubblica l’opera a puntate sulla rivista New Yorker. Alcuni criticano il suo stile di scrittura, dato che l’autore si mette nei panni degli assassini e sembra, in questo modo, voler spingere i lettori all’emulazione. Inoltre, sottolineare la spietatezza dei condannati non giova certo alla loro causa, dato che sono ancora alle prese con appelli e rinvii.

Truman Capote



Il 14 aprile 1965, sul patibolo del penitenziario di Lansing viene stretto il cappio intorno al collo di Richard Hickock, che ha compiuto 33 anni, e di Perry Smith, 36. Muoiono impiccati dopo un’agonia durata circa venti minuti.

Nel 1966, Truman Capote pubblica in forma integrale il libro dedicato al caso, “A sangue freddo”, che lo consacra come autore del primo romanzo-reportage. L’anno dopo, l’opera viene adattata per il grande schermo da Richard Brooks. Le polemiche però perseguitano Capote, soprattutto perché ha organizzato un mega party per il lancio del libro. Il che è sembrato un po’ cinico, dato che i suoi “protagonisti” erano appena stati uccisi. L’accusa è di aver lucrato sulla pelle di due condannati a morte.

A causa degli attacchi o per altri motivi non chiariti, Capote non riuscirà più a scrivere altri romanzi (su questa crisi interiore verrà girato un altro film: Truman Capote – A sangue freddo, con Philip Seymour Hoffman). Lo scrittore muore nel 1984, e otto anni dopo Harold Nye, un investigatore che nel 1959 aveva seguito il caso dello sterminio della famiglia Clutter, dichiara: «Lo scrittore ha passato un’eternità da solo insieme a Smith, nella sua cella. Capote ha speso somme considerevoli di denaro, per corrompere la guardia e farla guardare dall’altra parte. Sono sicuro che tra i due c’è stata una relazione omosessuale».

Relazione confermata da Joe Fox, redattore della casa editrice dello scrittore. Anche il carteggio inedito fra Truman Capote e Perry Smith, messo all’asta da Christie’s nel 2004, sembrerebbe confermare tale tesi, per le numerose confessioni sulla loro vita sessuale che contiene.



In apertura dell’articolo un’immagine del film A sangue freddo di Richard Brooks (1957).




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Di Sauro Pennacchioli

Contatto E-mail: info@giornale.pop

Un pensiero su “L’ASSASSINO PERRY SMITH E TRUMAN CAPOTE”
  1. I Tuoi articoli mi ricordano CINZIA TANI grande amore di mia moglie. Apettiamo che siano pubblicati in volume. Per età sono legato al cartaceo. Forse già sono in libreria mi fai sapere ?

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