Quando i personaggi dei fumetti iniziano a diffondersi in Italia agli inizi del Novecento (pur ancora privi di nuvolette) sulle pagine del Corriere dei Piccoli non manca, tra le tante tavole umoristiche, una serie dichiaratamente patriottica, in un’epoca in cui alcune regioni del Nord-Est erano ancora occupate dall’Austria. Il protagonista, il piccolo contadino Italino, creato nel 1915 dal grande illustratore Antonio Rubino, si prende continuamente gioco dei soldati austriaci. Più che nella Storia, siamo qui nel campo della propaganda bellica, per quanto simpatica e graficamente raffinata. Meno ironica e più cupa è la propaganda fascista dei decenni seguenti. Negli anni trenta e quaranta, diversi autori di fumetti rileggono la Storia in chiave fascista. Anche il Corriere dei Piccoli si allinea e lo stesso Antonio Rubino passa dallo scherzoso patriottismo del primo Italino all’aperta retorica di regime dei due balilla Dado e Lio, che con candore esortano i bimbi italiani a “combattere e obbedire”. In questo clima di fervore nazionalista non può mancare l’adattamento a fumetti della rivolta antiaustriaca innescata nel 1746 dal sasso lanciato dal piccolo genovese Giovan Battista Perasso, detto Balilla. Il racconto intitolato “I Ragazzi di Portoria” esce nel 1937 sul giornale a fumetti nerbiniano Giungla!, con testi di Ugo Romagnoli e disegni di Ferdinando Vichi. Pur riportando gli avvenimenti essenziali dell’epoca, attribuisce ogni malvagità agli austriaci e ogni eroismo e nobiltà d’animo agli insorti, per cui di realmente storico rimane ben poco. Tipico di molti altri fumetti “storici” di quegli anni è il retorico finale in cui viene predetta la futura ascesa al potere di Benito Mussolini, descritto come “continuatore dell’opera di Napoleone e dei padri della patria italiani”. Negli ultimi anni del fascismo i protagonisti dei fumetti erano prevalentemente italiani, anche perché a partire dal 1938 fu vietata l’importazione dei personaggi statunitensi e stranieri in genere (con la temporanea eccezione di Topolino). Il risultato fu che, in qualunque parte del mondo fosse ambientato un fumetto, si poteva star certi che il protagonista sarebbe stato un viaggiatore, un colonizzatore o un emigrante italiano. A meno che non si trattasse di prendere in giro popoli o governanti stranieri. Perfino i rari fumetti western avevano titoli come “Pionieri italiani sui sentieri di guerra del Grand-Ovest”. Dopo la liberazione dal nazifascismo e la conseguente forte influenza culturale americana nel nostro paese, la tendenza si inverte bruscamente: adesso diventa raro trovare una serie a fumetti italiana il cui protagonista non sia un eroe statunitense, con una diffusione prevalente proprio degli albi western, ambientati nella frontiera americana dell’Ottocento. La nostra Storia, come le vicende del Risorgimento, è invece abbastanza trascurata dai nostri fumetti, pur con alcune eccezioni. Il settimanale a fumetti cattolico Il Vittorioso, nato, come si intuisce dal nome, durante il ventennio e all’inizio improntato a una linea incentrata sulle gesta di “italici eroi” e legionari della Guerra civile spagnola, dopo la caduta del regime per oltre vent’anni continua a pubblicare vari “cineromanzi” storici a scopo educativo, rifiutando di allinearsi all’esterofilia della maggioranza dei fumetti italiani e contribuendo al formarsi di una scuola nostrana di grandi illustratori, come Franco Caprioli, Gianni De Luca e Lino Landolfi. Nel 1961 Il Vittorioso festeggia il primo centenario dell’Unità d’Italia nel generale disinteresse del mondo del fumetto di allora, con un numero speciale contenente il racconto “Il giallo di Garibaldi”, disegnato da Antonio Sciotti. Sul versante politico opposto, troviamo, dal 1949, il settimanale a fumetti Il Pioniere, di ispirazione comunista, che, rivolgendosi come il Il Vittorioso a un pubblico infantile, ospita racconti dedicati a storie della Resistenza partigiana. Il tema viene trattato anche da altri fumetti dell’immediato dopoguerra, come gli albi di Pam il Partigiano del 1945, Pinotto, avventure di un ragazzo partigiano del 1946 e Bill dei Marines disegnato da Guido Buzzelli nel 1952. Il partigiano a fumetti più noto è sicuramente Sciuscià, di Tristano Torelli e Ferdinando Tacconi, che dal 1949 al 1956 narra in formato a striscia le avventure di un ragazzino napoletano vagamente ispirato al protaqonista dell’omonimo film di Vittorio De Sica, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Saltuari fumetti storici italiani appaiono anche in due settimanali a fumetti cattolici come Il Messaggero dei Ragazzi e Il Giornalino, che dopo gli anni sessanta proseguono idealmente l’impostazione de Il Vittorioso, piegando a volte la Storia allo spirito religioso. Piene di partecipazione umana risultano le cronache storiche a fumetti di uno scrittore e giornalista colto come Mino Milani sulle pagine del Corriere dei Piccoli prima e del Corriere dei Ragazzi poi, negli ultimi anni sessanta e nella prima metà dei settanta. Tra queste storie si possono segnalare, come facenti parte della Storia d’Italia, vari episodi disegnati da Sergio Toppi, molti dei quali poi raccolti nel volume Cronache d’armi. Episodi come “I due giuramenti”, sul medico e capitano borbonico Ferdinando Palasciano, che nel 1848 tentava di sostenere i principi di umanità in guerra da cui poi sarebbe sorta la Croce Rossa. “L’uomo della terza bomba” è sull’attentato fallito di alcuni patrioti italiani contro Napoleone III nel 1858. “Perché brigante” è sui difficili inizi dell’unità nazionale e le ingiustizie sociali alle origini del brigantaggio. “Le due bandiere”,è sulla vita e la morte nelle trincee italiane della Prima guerra mondiale che accumunarono monarchici e repubblicani. “La vita di un soldato”, riguarda il paradosso di un soldato italiano la cui vita viene indirettamente salvata dalla disfatta di Caporetto. “Quel grido…”, tratta della tregua concessa da un gruppo di alpini ai soldati nemici perché potessero mettere in salvo i feriti durante la ritirata di Russia (episodio quest’ultimo tratto da un capitolo de “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern). Tra il 1976 e il 1978, le Edizioni Ottaviano pubblicano una “Storia d’Italia a Fumetti” in più volumi con disegni acerbi, che si concentra sui primi anni dell’Unità e sui problemi e conflitti sociali di quel periodo, come il brigantaggio e l’emigrazione. Temi simili sono trattati a livello più alto nell’album “L’uomo del sud”, scritto e disegnato da Alarico Gattia per la collana della Cepim “Un uomo un’avventura”. Ambientato nel 1861, subito dopo l’Unità d’Italia, vi si narra in modo romanzato degli scontri sanguinari tra i ribelli filoborbonici del Sud e le truppe piemontesi regolari, che spesso si comportavano come un esercito occupante. La storia mostra in modo equilibrato come entrambe le parti si macchiarono di stragi ed esecuzioni sommarie, anche ai danni della popolazione civile. Subito dopo, lo stesso Gattia è uno dei tanti disegnatori che collaborano alla Storia d’Italia a fumetti firmata dal noto giornalista Enzo Biagi e pubblicata in tre volumi cartonati da Mondadori, tra il 1978 e il 1980. È un’opera ambiziosa ma non del tutto riuscita per un eccesso di narrazione didascalica forse inevitabile, ma premiata da un innegabile successo anche grazie all’apporto di ottimi disegnatori come Carlo Ambrosini, Giacinto Gaudenzi e Milo Manara. Contemporaneamente a questa sorta di lungo e realistico “saggio disegnato”, che riassume la nostra storia dalle invasioni barbariche alla Seconda guerra mondiale, in seguito ulteriormente ampliato, escono le satiriche “Storie d’Italia” di Alfredo Chiappori, pubblicate in quattro volumi da Feltrinelli. Qui si approfondiscono gli aspetti politici del Risorgimento e dei primi anni dell’Unità d’Italia: dal 1846 all’avvento del fascismo. Alternano le tavole satiriche a commenti scritti da esperti di storia italiana, in modo da rendere comprensibili i riferimenti d’epoca. Negli anni settanta si segnalano altri esempi di “satira storica”, come le biografie a fumetti pubblicate sulla rivista Linus da Altan, che confeziona impietosi ritratti di personaggi famosi come Colombo, San Francesco e Casanova. Mentre sulla rivista Alter Alter un giovane Riccardo Mannelli crea il personaggio di Lupelio, un incolto sottoproletario coinvolto suo malgrado in eventi del Risorgimento, rappresentati in modo ferocemente provocatorio e antiretorico, con costanti riferimenti all’attualità. Più leggeri e ironici, benché nettamente schierati a sinistra, risultano i fumetti di Sergio Staino, il cui personaggio semiautobiografico Bobo, anch’esso pubblicato inizialmente su Linus, viene saltuariamente proiettato nel passato. Come nel volume 150 la Coop Canta, uscito nel 1994 per l’anniversario delle prime cooperative. Attraverso i precursori delle attuali coop, si ripercorre a grandi linee la storia toscana, e quindi italiana, tra Ottocento e Novecento dal punto di vista dei ceti più deboli costretti ad associarsi in cooperative per sopravvivere decorosamente. Il settimanale cattolico Il Giornalino continua a pubblicare, tra gli altri, fumetti a carattere storico secondo l’ottica cristiana come I giorni dell’Impero del 1993 (ultima e incompiuta storia disegnata da Gianni De Luca con la consueta accuratezza iconografica), a quelli basati su fatti storici più vicini a noi, come le Storie di Resistenza sulla guerra partigiana scritte e disegnate da Renzo Calegari nel 1995. Uno dei pochi albi popolari Bonelli dedicati a un periodo della storia d’Italia è la miniserie Volto Nascosto, sceneggiata da Gianfranco Manfredi e ambientata durante la Guerra d’Africa coloniale di fine Ottocento. Mentre sul n. 6 della serie Storie da Altrove uscito nel 2003 compare un avventuroso e aitante Giuseppe Garibaldi protagonista di una storia di fantasia. Alcuni originali autori di fumetti dell’ultima generazione preferiscono trattare certi periodi della nostra storia con un tono tra il grottesco e l’umoristico, come il fiorentino Alberto Pagliaro, che ha pubblicato sul settimanale satirico livornese Il Vernacoliere le sue Storie partigiane, raccolte poi nel volume “I figli della schifosa”. Qui la guerra rimane quasi sempre fuori campo e sono poste invece in primo piano le persone comuni che si trovano a dover convivere con l’occupazione nazifascista e la Resistenza. Un altro autore, il bolognese Andrea Paggiaro, in arte Tuono Pettinato (scomparso prematuramente nel 2021), nel 2010 ha pubblicato con la Rizzoli-Lizard il volume “Garibaldi, resoconto veritiero delle sue valorose imprese, ad uso delle giovani menti”, per festeggiare ironicamente il cinquecententenario dell’Unità d’Italia. Un’altra iniziativa celebrativa, all’inizio del 2011, è allegata a Il Giornalino e a Famiglia Cristiana, con il patrocinio del Museo del fumetto di Lucca. Si tratta di due volumi intitolati 150° – Storie d’Italia, che concludono la collana “Sulle rotte dell’immaginario” dedicata alle opere di Sergio Toppi. Raccolgono sei episodi di autori vari con protagonisti persone comuni, ambientati in diversi momenti della nostra storia. Il primo volume, intitolato “Il lungo cammino”, ospita innanzitutto l’omonimo racconto di Sergio Toppi, a sua volta suddiviso in quattro parti, in cui con toni tragici e teatrali si riassume il lungo periodo che va dalle lotte tra gli antichi popoli italici al Risorgimento, dove si forma lentamente una coscienza nazionale. Tutti gli altri racconti sono scritti da Francesco Artibani con uno stile più colloquiale e “cinematografico”. In “Una giornata a Roma” disegnato da Carlo Ambrosini, si descrive l’incontro tra uno dei primi bersaglieri che entrano a Porta Pia e un dispettoso ragazzino romano. In “La cura”, disegnato ad acquarello da Ivo Milazzo, il protagonista è un tenente medico che, durante la Prima guerra mondiale, diserta per soccorrere gli abitanti del suo paese affetti da un’epidemia. Il secondo volume, intitolato “L’avventura comune”, si apre con l’episodio “Il postino”, disegnato da Pasquale Frisenda e Ivo Milazzo, ambientato nella Toscana del 1944, in cui una coppia di partigiani accompagna in un pericoloso viaggio un misterioso smemorato con una lettera da consegnare. Segue “Arrivi e partenze”, disegnato da Marco Nizzoli e Giorgio Cavazzano, che mette a confronto gli sbarchi dei clandestini nell’Italia di oggi con un viaggio in treno dal Sud al Nord Italia compiuto dal protagonista quand’era bambino. Conclude l’iniziativa la storia comica “Una gita scolastica”, disegnata da Corrado Mastantuono e Giorgio Cavazzano, su una scolaresca in visita a Roma che si imbatte nei padri della patria, ridotti a organizzare spettacoli da baraccone per attirare l’attenzione sulla loro e nostra storia. Completano i due volumi le illustrazioni di Renzo Calegari e i begli acquerelli di Sergio Tisselli. Lo stesso Sergio Tisselli, è anche il disegnatore de Le avventure di Giuseppe Pignata, un fumetto storico ad acquerello scritto da Roberto Raviola (in arte Magnus) apparso a puntate sulla rivista Nova Express nel 1993. È una storia, tratta da un diario del 1704 che narra eventi di poco precedenti, di un segretario cardinalizio romano che, rinchiuso per presunta eresia nelle carceri dell’Inquisizione, riesce fortunosamente a fuggire e a rifarsi una nuova vita all’estero dopo varie disavventure. Ristampato nel 2009 in un unico lussuoso volume a tiratura limitata da Grifo Edizioni-Edizioni Di, il Pignata di Magnus e Tisselli può essere considerato, per la meticolosità della ricostruzione storica e l’umanità della vicenda, una delle migliori opere a fumetti sul passato del nostro paese. (Da Segreti di Pulcinella). Navigazione articoli MATITE BLU 298 SHADE, IL SUPEREROE FOLLE DI STEVE DITKO
E ancora una volta devo intervenire, non per farmi bello, ma è giusto far notare che nel 1993 io e Nives Manara avevamo scritto e disegnato una Storia di Torino e Piemonte a fumetti che fu edita dal quotidiano La Stampa di Torino, distribuita a dispense in allegato al giornale. Fu un lavoro di 240 pagine a colori più 36 di atlanti storici. Chi volesse dargli uno sguardo può farlo con questo link: http://www.atlanteditorino.it/fumetti/index-h5.html?page=1 Rispondi
Questo è un altro link per chi volesse vedere l’atlante storico del Piemonte, che era in coda ai fumetti. http://www.atlanteditorino.it/Atlante/index-h5.html?page=1 Nella storia di Italino disegnata da Rubino c’è un fatto storico. Nell’agosto del 1918 Gabriele d’Annunzio portato da una squadriglia di aerei, lanciò i manifestini tricolori sulla capitale nemica Vienna. Rispondi
Complimenti Franco, molto bello il tuo fumetto :)) Si vede che c’è un bel lavoro di documentazione dietro…la comparsa di Don Bosco è una chicca 😉 Rispondi
Una piccola mancanza: In “Sturiellet” Andrea Pazienza ha disegnato la storia d’Italia in una tavola (gli avanza pure una vignetta!). Rispondi