La regina Elisabetta II, nata nel 1926, ha sempre fatto la sua bella figura. Mia madre era convinta che Elisabetta sapesse, per l’educazione che aveva ricevuto, che cosa si dovesse fare in tutte le situazioni della vita. Apparteneva alla generazione di donne nate dopo la fine della Prima guerra mondiale: la generazione di mia madre, che era del 1921. I nobili non sono persone necessariamente migliori Mia madre aveva lavorato come cameriera e sfoglina presso una famiglia nobile che d’inverno andava a svernare a Genova. Era addetta al servizio della madre più anziana. Lei la ammirava per il tratto, il comportamento, la gentilezza squisita con i dipendenti. Ma non tutti nella grande casa nobiliare erano così. C’erano i vanagloriosi, le ragazze fortemente depresse, i dipendenti infidi e bugiardi. Mia madre però era convinta che la vecchia signora sapesse sempre come ci si doveva comportare e lo faceva. Manteneva con lei una giusta distanza. Non cercava, come avevano fatto altri suoi datori di lavoro, di insinuarsi nella sua vita privata. La bella figura Per mia madre era estremamente importante “fare bella figura”. Fare bella figura consisteva in una specie di decoro, in un comportamento rispettoso di se stessi, della propria condizione, della propria famiglia e degli altri. Fare bella figura non garantiva il rispetto degli altri. Non garantiva la felicità. Tuttavia, secondo mia madre, bisognava continuare a comportarsi in modo da “fare bella figura”. Spesso quello che noi potevamo considerare giusto e appropriato poteva non esserlo per gli altri. Era a quel punto che l’esempio di una signora avveduta, non necessariamente nobile, ma nobile di animo, era importante per capire come ci si dovesse comportare. Il savoir faire di Elisabetta II La regina Elisabetta II era il modello per eccellenza per mia madre. I comandamenti fondamentali che scaturivano dalla sua vita erano: una signora e anche una ragazza “per bene” non urla, non calza scarpe con i tacchi a spillo spropositati, non tradisce il marito e se il marito la tradisce non ne parla in giro e soprattutto non ne parla con le amiche. Figurarsi con la stampa. Rispetto a queste regole di vita io ero e mi sentivo assolutamente inadeguata. Avevo perso in partenza. Le mie vicende personali mi avevano messo fuori gara fin da subito. Era impossibile per me diventare o essere una ragazza “per bene”. Se mi fossi finta tale, la gente avrebbe scoperto immediatamente che non lo ero. Tanto valeva non aspirare neanche a esserlo. Meglio non considerare il giudizio della gente. Aspiravo a essere felice, a fare le cose che mi appassionavano, non quelle da ragazza perbene. La leva di mia madre Le piccole italiane Tutte le donne della leva di mia madre avevano la fissa di “fare bella figura” come l’aveva lei? Spiavo i suoi discorsi con le amiche perché ero molto curiosa. Eh sì, penso che il concetto di “bella figura” fosse un valore condiviso. Poi capitava anche che molti non riuscissero a stare al passo, o perché non avevano la forza di volontà necessaria o perché le vicende della vita erano tali per cui venivano travolti. Era una generazione che in Italia era stata allevata e cresciuta sotto il fascismo. Il fascismo era giunto al potere nel 1922 e vi rimase fino alla fine della guerra. Mia madre era stata una piccola italiana, così si chiamavano le appartenenti a una organizzazione fascista cui le giovanissime erano obbligatoriamente iscritte dagli 8 ai 14 anni. I valori propagandati erano la patria, l’onore e, dopo l’accordo di Mussolini con la Chiesa cattolica (I Patti Lateranensi), i valori cristiani. La santa additata a esempio per tutte le fanciulle era Maria Goretti, una ragazzina che aveva preferito farsi uccidere piuttosto di cedere a uno stupro. La lezione era che è più importante la verginità della vita stessa. Il divorzio All’epoca il punto cruciale erano le libertà individuali e, nello specifico, il divorzio. Per la Chiesa cattolica il matrimonio è indissolubile, non si può dividere ciò che Dio ha unito. Per la Chiesa il matrimonio cattolico è un sacramento. Così per fare “bella figura” non ci si doveva separare, mentre divorziare non era neppure legalmente possibile. Quindi, poiché la carne è debole, bisognava sopportare pazientemente i tradimenti aspettando che il traditore/la traditrice ritornasse sui propri passi. Clara Petacci, l’amante di Mussolini Il maschilismo sotto il fascismo rendeva ancora più difficile la situazione, perché l’uomo farfallone, con molte avventure femminili, da alcuni era addirittura portato a esempio. Il divorzio nella famiglia reale Edoardo VIII Windsor nel 1932 La regina Elisabetta II era inglese e in Inghilterra il divorzio era consentito per la legge civile sin dal 1857. Tuttavia il re e la regina inglesi sono anche i capi della Chiesa anglicana, la quale non vedeva di buon occhio neanche un eventuale matrimonio del sovrano con una persona divorziata. La salita al trono di Elisabetta II era dovuta proprio a uno scandalo relativo al matrimonio con una persona divorziata. Elisabetta era la figlia del fratello del re e non aveva nessuna speranza di salire al trono, ma lo zio Edoardo VIII regnò per un solo anno nel 1936. Il re Edoardo VIII, zio di Elisabetta II, nel 1936 con Wallis Simpson in vacanza in Iugoslavia Poi si innamorò perdutamente dell’americana pluridivorziata Wallis Simpson e rinunciò a tutte le proprie prerogative per poterla sposare (almeno questa è la spiegazione ufficiale data all’epoca, ma alla decisione spinsero anche i contatti segreti della Simpson con la Germania nazista). Così salì al trono il fratello di Edoardo, re Giorgio VI e, quando lui morì, la figlia Elisabetta. Margaret, la sorella minore di Elisabetta II La principessa Margaret, sorella della regina Elisabetta II Margaret, la sorella minore di Elisabetta, nata nel 1930, si era innamorata del colonnello Peter Townsend. Era un eroe di guerra, molto ben introdotto nella casa reale inglese, anche se proveniva dalla classe media. Purtroppo era divorziato. Nel 1953, all’incoronazione di Elisabetta al trono, fu chiaro a tutti che Margaret ne era perdutamente innamorata. Ma all’epoca la legge e la consuetudine che vietava ai membri della famiglia reale inglese di sposare un divorziato, erano ancora molto forti. Margaret aveva tutti contro compresa, si disse, la sorella. Non abbiamo nessun proclama di Elisabetta in tal senso, nessuna intervista, eppure sicuramente ci fu qualche discorso a bassa voce tra le sorelle, come quelli che mia madre sussurrava alle sue. Il risultato fu che Margaret cedette alla ragione di stato e lasciò il colonnello. Margaret rinunciò pubblicamente al suo amore nel 1955. La principessa Margaret, famosa per il suo difficile carattere, intervistata anni dopo, alla domanda se il suo matrimonio con il colonnello Townsend sarebbe stato un successo rispose: “Non lo so, ma mi sarebbe piaciuto provare”. Il divorzio in Italia Amintore Fanfani, segretario della Democrazia cristiana nel 1974 Nel 1936, l’anno in cui Edoardo VIII sposò la pluridivorziata Wallis Simpson, non esisteva l’istituzione del divorzio in Italia. Non esisteva neanche nel 1955, l’anno in cui Margaret rinunciò al colonnello Townsend. Eravamo un po’ indietro rispetto all’Europa, si diceva, perché in Italia c’è la sede del Vaticano. L’istituzione della legge sul divorzio in Italia è del 1970. Fino a quell’anno ci si poteva separare, ma non divorziare. Il referendum sul divorzio del 1974 Nel 1974 si votò un referendum abrogativo della legge che aveva introdotto il divorzio in Italia. Naturalmente la Chiesa cattolica e la Democrazia cristiana guidata da Amintore Fanfani, il partito di maggioranza, erano a favore dell’abrogazione della legge che aveva istituito il divorzio. Vinse, invece, con il 52% la conservazione dell’istituzione del divorzio. Penso che mia madre come molte sue amiche avesse votato contro il mantenimento della legge che aveva istituito il divorzio. Non me lo disse mai apertamente, né all’epoca né in seguito, ma non ce n’era bisogno. Sicuramente seguiva i dettami della Chiesa. Pensava poi che la vita non fosse una passeggiata di salute e che tutti i matrimoni fossero molto difficili da far funzionare. Se era andata male una volta era assurdo secondo lei ritentare. Però si guardava bene dal dare lezioni, dal consigliare la malcapitata di turno perché si comportasse in un modo piuttosto che in un altro. Come la regina Elisabetta calzava le sue décolleté con la fibbia e il mezzo tacco, indossava una gonna scozzese a pieghe e aiutava per quello che poteva, ma non dava consigli a nessuno né faceva prediche. The Queen Nel 2006 uscì The Queen, un film di Stephen Frears, con Helen Mirren e Michael Sheen, incentrato sulle vicende reali del 1997. Il 31 agosto 1997 la principessa Diana, ex nuora della regina Elisabetta, insieme al suo amico Dodi Al Fayed, morì in un incidente stradale avvenuto a Parigi nel tunnel che passa sotto il ponte dell’Alma. Mia madre era già anziana. Guardava lo schermo televisivo sgranando gli occhi, stupefatta. Poi veniva a chiamarmi e mi indicava lo schermo, addolorata. Una folla immensa di gente comune si assiepava davanti a Buckingham Palace, deponendo mazzi di fiori per la principessa. Nelle interviste le persone si lamentavano che la regina Elisabetta fosse rimasta in Scozia a Holyroodhouse nel castello di Balmoral, dove andava in vacanza, e non fosse tornata a Londra ad accogliere la ex nuora morta. La accusavano di insensibilità, di freddezza. Mia madre ascoltava stupita. Come poteva essere considerata insensibile una donna che non aveva mai detto una parola contro la nuora e che si stava prendendo cura dei nipoti? Io, di solito, lo ammetto, la prendevo bonariamente in giro. Con la sua fissa della “bella figura” andava dietro alle paranoie di tutti e non ne valeva assolutamente la pena. Però mi faceva pena, così smarrita. E mi sembrava esagerato che i sudditi potessero criticare la regina, accusarla di insensibilità. In fondo era sempre stata zitta, non aveva detto una parola delle interviste e dei tradimenti di Diana. Non osavo pensare che cosa avrebbe fatto una suocera italiana per molto di meno! Alla fine Diana aveva sposato un principe, un po’ bietolone, ok, ma non si può certo avere tutto! Le faceva le corna, ma le corna erano equamente distribuite. Che cosa pretendeva? Il principe azzurro? Ma per favore! Alla fine la regina fece l’elogio funebre di Diana con la permanente perfetta, gli occhiali e i tre fili di perle. Aveva ingoiato il rospo, oppure aveva provato pena per quella splendida ragazza che il figlio non aveva mai amato, forse perché “costretto” a sposarla pur essendo innamorato di Camilla? Nel film The Queen, la bravissima Helen Mirren tratteggia l’immagine della regina. Più che insensibile appare strattonata dal marito, mal consigliata dalla madre, incitata dai consiglieri, ma comunque capace di decidere da sola anche contro corrente. La principessa Diana durante l’intervista alla Bbc nel 1995 Le ultime inchieste (2021) hanno rivelato che Diana concesse l’intervista esplosiva alla Bbc nel 1995 perché l’allora direttore della rete, Martin Bashir, le aveva mostrato documenti falsi: credette che la famiglia reale stesse complottando contro di lei e di essere spiata. Tutte le inchieste sull’incidente dell’Alma, dove Diana ha trovato la morte, hanno dimostrato che l’impatto dell’auto è stato determinato dall’alta velocità, dal fatto che l’autista avesse bevuto e avesse assunto psicofarmaci. Inoltre, Diana e Dodi Al Fayed non indossavano le cinture di sicurezza. Alla fine Carlo è diventato re La regina Elisabetta II e il figlio primogenito Carlo Alla fine ha avuto ragione lui, Carlo. Come si dice: “Chi muore giace e chi vive si dà pace”. La povera Diana è morta in quell’incidente tremendo, lui si è sposato la divorziata, il primo amore della giovinezza. La Chiesa anglicana evidentemente si è ammorbidita. La regina Elisabetta è morta, forse ruzzolando per le scale, e Carlo è diventato re. Mia madre è morta nel 2005. Sarebbe addolorata per la fine della sua campionessa di savoir faire, ma certamente non troppo stupita dalla elezione di Carlo. La regina Elisabetta ha sempre fatto bella figura, il figlio Carlo no. Enrico VIII ritratto da Hans Holbein il giovane Ma, forse, per gli uomini non è così importante. Pensate a Enrico VIII. Lui risolveva il problema delle mogli in esubero con la mannaia o ripudiandole, e la Chiesa anglicana non trovava nulla da ridire. Navigazione articoli MICROFONI E FUMETTI RACCONTATI DAL MIO GOMMISTA TIK TOK, MI ESIBISCO DUNQUE ESISTO