In quello spazio di tempo che sta tra il 31 dicembre e il giorno del nuovo anno che stava per arrivare se ne è andato Garcilaso Sombra, il poeta di Colle Val d’Elsa che abbiamo conosciuto leggendo alcune liriche su queste pagine. Forse Garcilaso ha pensato che, dopo gli eventi dell’anno appena terminato, aveva già visto tutto quello che gli bastava per capire che cosa sarebbe stato l’immediato futuro. E forse ha pensato di non nutrire molto interesse alla cerimonia del 2021. Questo è stato il primo pensiero che mi ha attraversato. Il secondo è che il suo saluto d’addio poteva essere una sua poesia, libero finalmente di educatamente conversare. La cerimonia di esistere Vorrei una pausa nella guerra aperta del convivere di una pace vasta come leggere un lungo racconto spazioso di steppe e boschi di betulle un romanzo russo ampio del respiro della taiga con ventosità innumerevoli cariche di erbe di funghi di legno resinoso di vita o vecchio e solenne di bianco, far parte dei sassi dell’acque e dei ghiacci dei fiori e delle bacche. Educatamente conversare con dignitosi macigni muscosi e con l’aria ruzzare fra gli alberi, accettando di giocare il gioco di tutto ciò che non è uomo. Ma questo è per pensieri non antropomorfi di fate e di maghi ed io ho solo deboli gambe anelastiche per recitare l’esigente liturgia dell’esistenza. World © di Garcilaso Sombra. All rights reserved Dal volume di poesie “La falce, la cartuccera e la chitarra” di Garcilaso Sombra Florence Mary Anderson (1874-1930) Navigazione articoli IL SALUTO ROMANO NON ERA ROMANO KA-TZETNIK, IL SESSO DELL’OLOCAUSTO